…se il vaccino viene assunto come fonte di salvezza va da sé che chi oppone o mostra dei dubbi è un “retrogrado, ignorante, selvaggio, medioevale”.
Roberto Prinzi – 29 luglio 2021
Fa ancora rabbia la becera strumentalizzazione politica pro-vaccini del governatore siciliano Mesumeci riguardo alla tragedia della bambina di 11 morta di Covid l’altro giorno. Una violenza inaudita che fa il paio con la caccia ai “disertori” No Vax del generale Figliuolo e quelle gravissime del virologostar Burioni – quello che mediaticamente e non solo ha dettato la linea politica anti-Covid pro-lockdown (per gli esseri umani, non per le aziende per cui faceva marchette) e che tanto è piaciuta a molta sinistra – secondo cui i “no vax” devono restare “agli arresti domiciliari chiusi in casa come dei sorci”. Più o meno sulla stessa lunghezza d’onda vanno messi anche coloro che, tra i “compagni”, vorrebbero tirare dei “pugni in faccia” a chi tra “compagni” (ormai per loro rinnegati) protesta contro il vergognoso strumento del green pass.
Se condannare Mesumeci è facile, bisogna chiederci da dove nasca questa violenza verbale (e non solo). Non è una mela marcia, un “cretino” a parlare così. Queste parole sono state sdoganate e permesse. Io credo che tutto nasca dalla creazione del mito totemico rappresentato dei vaccini. Al di là o meno della loro utilità anti-Covid, sin dall’inizio della pandemia il vaccino ha assunto un ruolo profetico quasi da Cristo redentore: la sua venuta avrebbe sconfitto il virus e, con esso, anche cancellato i peccati (politici) da questa terra. Il vaccino è assurto a un totem, impregnato di simbolismo più religioso e sempre meno letto come mero prodotto scientifico, e si è arricchito di valori al di là dei suoi più o meno effettivi meriti. Il ragionamento è semplice: se il vaccino (ma quale poi?) viene assunto come fonte di salvezza va da sé che chi oppone o mostra dei dubbi è un “retrogrado, ignorante, selvaggio, medioevale”. Siamo di fronte alla stessa violenza di Mesumeci, la stessa di Figliuolo, la stessa di Burioni perché corrisponde alla stessa logica: o sei con noi (con il vaccino) – sei quindi un alleato di questa “guerra” – o sei un nemico. E se sei un nemico, allora nessuna pietà.
A creare la funzione simbolica del totem ha partecipato la quasi intera popolazione italiana, non solo le istituzioni criminali. Penso alle centinaia di foto sui social di persone sorridenti con la prima dose iniettata. Una gioia in parte che si poteva capire: la fine dell’incubo – così ci ha raccontato la quasi totalità dei media – ci sembrava vicina con una semplice siringa. La salvezza della comunità era prossima. La nostra vita – biologica, perché é solo quella che a molti interessa – salvaguardata. A quale prezzo e a quelle costo, poco importa: in Italia l’importante è tirare a campare in una visione tipicamente cattolica dove vivere è in fondo un martirio. E’ quella croce su cui Cristo è stato inchiodato: non possiamo non vivere senza portare i segni sui nostri corpi del peccato originale di cui dobbiamo pagare il prezzo ogni giorno. Chi non vede anche una forte componente culturale (reazionaria) di stampo religioso nella risposta tardiva e inconsistente della popolazione italiana alla vergogna dell’isolamento sociale, alla richiesta immediata delle riapertura delle scuole almeno per i soggetti più in difficoltà, esclude secondo me un elemento importante di analisi. Imbarazzante il confronto con altri Paesi dove le mobilitazioni ci sono state e sono state di massa anche nei mesi più duri quando in gioco c’erano altre partite politiche ritenute (giustamente o meno) da loro più importanti. Possibili che erano tutti fascisti o “irresponsabili”?
Con quell’iniezione ci siamo sentiti tutti parte della storia, di stare tra i “responsabili”, tra i “giusti” della storia e di fare il bene della collettività. Nel fotografarci, però, non abbiamo analizzato l’intera questione. A partire dal fatto che abbiamo fatto un assist ai politici nazionali che, invece, nel loro fotografarsi con il vaccino hanno fatto operazione di vaccine-washing per ripulirsi la faccia: dimenticare le colpe assassine della Bergamasca, delle case per anziani, del piano pandemia fermo da anni, sul mese di assoluto nulla dall’annuncio dell’emergenza (fine gennaio 2020) al primo caso accertato di Covid (giusto per citare qualche crimine). Chi parla più di questi punti ora?
In queste ore pone leggo a sinistra e tra i movimenti, migliaia di post solo su vaccino sì, vaccino. Per me chi lo fa, chi spende il tempo a parlare di questo, non solo non sta centrando il punto, ma sta facendo un regalo alla politica assassina delle istituzioni. Si è di sinistra – nelle sue varie incarnazioni – se i fenomeni vanno analizzati a 360 gradi: al netto o meno dell’utilità del vaccino, resta da chiederci quale è il suo vero ruolo e funzione. Il nostro obiettivo è distruggere la sua funzione totemica alimentato da una tossica narrazione politica e mediatica. Il suo ruolo non è affatto la nostra salute per la politica: se fosse a cuore la nostra salute, a Bergamo la gente non sarebbe morta in mezzo ai fumi delle fabbriche. Se fosse a cuore la nostra salute, alla sanità sarebbero stati accordati fondi incredibili e si sarebbero contrastati con forza i sostenitori della sanità privata. Se fosse stata a cuore la nostra salute pubblica, le famose “ondate” sarebbero state controllate meglio. Invece, non è stato fatto nulla di tutto ciò: i media e politica hanno vinto la loro partita perché hanno lasciato noi dividerci in una dicotomia sui vaccini che non serve a nulla, che ci logora soltanto, che ci fa perdere il senso della nostra unica lotta per una sanità pubblica, per l’arresto di questi criminali e assassini complici di (o essi stessi) padroni. Hanno creato nemici: l’hanno fatto con il lockdown dove chi violava l’uscio di casa era per forza di cosa un “nemico” perché, da “irresponsabile” e da “egoista”, metteva la comunità intera “a repentaglio”. Lo hanno fatto in contemporanea anche con le mascherine sebbene alcuni stessi dei virologostar (Capua su tutti) ci dicessero inizialmente (salvo poi convertirsi non sulla strada di Damasco ma su quella del successo) che all’aperto non avessero alcun tipo di senso. Ma anche lì, il pezzo di stoffa aveva (e ha) funzione totemica: controllarci, istruirci, dividerci, farci perdere la bussola, aumentare la paura. E se hai paura, non ragioni. Se non ragioni, smetti di lottare o lotti flebilmente. E se non lotti, le colpe dei padroni possono essere cancellate o giustificate al grido “è una pandemia, difficile da gestire”, o nel più vergognoso “in fasi di crisi, il Paese deve restare unito”, slogan quest’ultimo abbracciato anche da molta sinistra.
Ecco perché mai come in queste ore bisogna lottare contro il Green Pass, provvedimento non “timido” come dicono molti a sinistra “perché non è obbligatorio”: lo è e lo è nel modo più infame perché il governo, non facendolo, si dimostra fintamente “democratico” (“rispettiamo il dissenso anche se..”) e perché, a mio giudizio, teme così di poter entrare in un contenzioso nei casi – pur irrisori – in cui qualcuno dovesse morire per gli effetti di qualche iniezione. Ovviamente, lo si ricorda troppo poco e pur andrebbe sottolineato, il Green pass deve essere fatto solo con i vaccini dei nostri amici: i russi e cubani sono cattivi quindi il loro vaccino è brutto. Il vaccino è un Cristo redentore ma pur sempre inserito in una partita geopolitica senza esclusione di colpi.
Ma non basta dire no al ricatto del governo e gridare contro il greenpass. Così come non basta iniettarsi il vaccino e stare al posto con la coscienza. Il compito immediato è quello di ricostruire una nuova grammatica e un nuovo vocabolario ripulendolo da termini fallaci e inutili come No Vax (sono quattro gatti), negazionisti (termine pernicioso e connotato politicamente), “responsabili”, “sicurezza”. Rimettere al centro invece la parola “pubblico” – il nostro unico vaccino che durerà sempre – rimettere al centro l’essere umano nei suoi rapporti umani – questa deve essere la nostra unica sintassi di vita – respingendo le zone rosse che non servono a nulla se non a controllare le nostre esistenze e che fanno restare indietro gli ultimi, i dannati di questa terra. Se, nonostante i dati a nostra disposizioni, continuiamo a credere agli effetti positivi del lockdown – isolamento sociale e non come era più giusto contenimento – allora non abbiamo il diritto di indignarci di fronte a Musumeci. Se non respingiamo il green pass e lo salutiamo addirittura come “provvedimento timido”, allora non indigniamoci se qualcuno partirà contro una crociata contro un nuovo “nemico” perché siamo noi che la stiamo sponsorizzando perché ne condividiamo il quadro ideologico. Sbaglia chi, nel criticare giustamente il green pass, mette in mezzo in queste ore gli ebrei al tempo dei nazisti o di “dittatura sanitaria”: sono paragoni e confronti che, oltre ad essere fuori luogo,non servono alla nostra lotta. Tuttavia, è innegabile che ci sia da tempo un arretramento pericoloso dei diritti che la pandemia ha solo accelerato. Lo abbiamo visto durante il lockdown come se ne sono accorti pure all’estero. La militarizzazione dei territori è un dato di fatto e con essa l’accettazione di zone in cui l’accesso è negato. Zone prima pubbliche, della collettività. Ricordiamoci sempre che a guidare queste operazioni è un militare: vedere uno in tuta mimetica a gestire in prima linea il Coronavirus a me fa venire i brividi. E’ evidente che stiamo perdendo certe libertà per cui nostri fratelli e sorelle sono morte: li stiamo immolando non per il bene della comunità. I numeri ci dicono senza alcuna pietà i fallimenti della gestione del Covid da parte dell’Italia. E la colpa non è ascrivibile alla categoria inesistente in termini numerici dei No Vax”.
Smettiamola con questo mito delle persone “responsabili”: l’ “egoismo” non è di chi si oppone al green pass, ma di chi copre a avalla il quadro d’azione delle istituzioni. Il nostro nemico non è chi, pur in modo insostenibile, sostiene di un fantasioso complotto. Non è chi ha paura di iniettarsi nelle vene una dose di vaccino. Non è nemmeno chi, pur suscitando in noi rabbia, nega che il Covid esista. Alcuni sono molto più vicino a noi di quanto si crede: sono figli spaesati perché non hanno riferimenti, intorno a loro vedono il crollo della sinistra. Non sono esenti da colpe, non sono angeli. Ma non sono demoni. I nostri nemici sono i fascisti che su di loro stanno avendo una visibilità e stanno ottenendo un minimo guadagno politico a livello territoriale. Ma soprattutto sono le istituzioni di uno stato che, per come è stato fondato, non può avere “buon senso” e che pertanto non va neanche un po’ aiutato a salvarsi. Nessun “buon senso” ci può essere da parte sua. Ce lo dicono i morti di Covid, quelli delle nostre guerre in giro per il mondo – le industrie belliche mai si sono fermate – ce lo dicono i migranti che continuano a morire nel silenzio di una popolazione che si guarda impaurita ad uno specchio chiedendosi solo vaccino sì- vaccino no, tralasciando la vera partita che è quella della sanità pubblica e, va da sé, di giustizia sociale.