Palestina Invisibile: Nascondere le violazioni della salute e dei diritti umani

L’idea che ci sono due parti egualmente ponderate di una storia quando si tratta di salute in Palestina ignora lo squilibrio di potere tra lo Stato colonizzatore e il colonizzato, ed è quindi una forma di “epistemicidio” (distruzione dei saperi propri dei popoli causata dal colonialismo) delle realtà palestinesi.

Fonte: english version

Di Alice Rothchild – 26 luglio 2021

Riviste di scienze mediche, sociali e politiche hanno iniziato a evidenziare un apprezzamento del razzismo strutturale e dei costi per la salute personale e pubblica del fanatismo e dello stress cronico. Per le popolazioni oppresse, la comprensione di queste forze è essenziale per l’istituzione dei diritti umani fondamentali, compreso il diritto alla salute nel senso più ampio del termine: accesso ai servizi sanitari, all’acqua potabile, ai servizi igienici, all’alimentazione, all’alloggio, l’istruzione, l’occupazione e libertà di movimento. La legge internazionale sui diritti umani richiede agli Stati di sostenere questi diritti e richiama governi, gruppi o individui che violano questi principi. Tuttavia, c’è un settore di studio in cui queste intuizioni spesso non si applicano, e cioè la Palestina.

La recente smentita dell’articolo su Scientific American, “Come Operatori Sanitari, Sosteniamo la Palestina”, è l’ultimo esempio. La pandemia COVID-19 e le ripetute aggressioni israeliane hanno chiarito che la salute dei palestinesi dipende dalla loro liberazione e dalla fine dell’occupazione e dell’assedio israeliani.

Motivati dall’assalto israeliano di 11 giorni nel maggio 2021, un gruppo di operatori sanitari e professionisti della sanità pubblica ha iniziato a comunicare l’impatto degli attacchi sulla popolazione e sull’infrastruttura sanitaria palestinese, e il silenzio sulle macro e micro aggressioni che sperimentano costantemente. Ciò ha portato a un articolo di Policy & Ethics Opinion pubblicato il 2 giugno su Scientific American sui palestinesi a Gaza, Gerusalemme, Cisgiordania e Israele (ora disponibile solo in un pdf* non sul sito originale).

L’articolo di opinione si riferiva all’impatto devastante dell’ultimo attacco israeliano, alle violazioni del diritto internazionale e alla complicità del governo degli Stati Uniti. Gli autori hanno invitato i sistemi sanitari, le istituzioni e i lavoratori statunitensi a condannare l’aggressione israeliana, la continua distruzione dell’assistenza sanitaria palestinese e il blocco in corso. Hanno sottolineato la sproporzione delle morti e la “violenza strutturale dell’occupazione israeliana”. Hanno denunciato l’impatto di oltre 70 anni di dominio coloniale, violenza, violazioni dei diritti umani e il conseguente impatto sui risultati sanitari, ora dolorosamente visibile durante la pandemia e la politica israeliana di apartheid vaccinale. Il saggio è stato accuratamente esaminato e verificato dal personale di Scientific American prima della pubblicazione.

Nove giorni dopo, l’intero pezzo è stato rimosso dal sito Web con la dichiarazione “Questo articolo non rientrava nell’ambito di Scientific American ed è stato rimosso”. Il titolo è stato cambiato in “Appello Degli Operatori Sanitari per il Sostegno dei Palestinesi”, cancellando di fatto il concetto di Palestina come luogo riconosciuto e legittimo. Una fonte ha dichiarato che il linguaggio dell’editore intendeva trasmettere che la ritrattazione “non era dovuta a errori di fatto nell’articolo stesso”. È insolito ritirare un saggio d’opinione se le informazioni sono accurate; questo è un chiaro esempio di palese insabbiamento delle scomode questioni palestinesi.

Due organizzazioni hanno dichiarato pubblicamente la vittoria. Voice4Israel ha organizzato una lettera firmata da medici e scienziati definendo il saggio impreciso e indottrinamento politico anti-israeliano. Uno degli autori dell’editoriale ha osservato su Twitter che era ironico che una strategia di resistenza nonviolenta per porre fine all’oppressione (il Movimento di Boicottaggio, Disinvestimento e Sanzioni – BDS) fosse lo stesso strumento utilizzato per “fare pressione sulle riviste scientifiche per violare la libertà accademica e consentire la censura.” Il Comitato di Controllo Relazioni e Analisi del Medio Oriente ha definito l’editoriale “un insieme di diffamazioni anti-israeliane e propaganda pro-terrorismo priva di verità” e ha accusato Scientific American di “parteggiare per i terroristi”.

Questi sono i classici punti di discussione, che armano le accuse di terrorismo e antisemitismo e attaccano in modo aggressivo chiunque inquadri la conversazione sulla base dell’anticolonialismo, dei diritti umani e del diritto internazionale e/o supporti il ​​movimento BDS. Gli accademici e altri hanno perso il lavoro, il mandato, le borse di studio e le carriere a causa delle azioni di questi gruppi e di altri simili. C’è anche una campagna incessante a livello locale e federale per criminalizzare il Movimento BDS e per sostenere che qualsiasi critica a Israele è intrinsecamente antisemita, come si vede attualmente nella definizione di antisemitismo del Dipartimento di Stato.

Questa schermaglia fa parte di una lunga e tormentata storia quando si tratta dell’accademia e della tolleranza delle informazioni sulla storia palestinese, dell’assistenza sanitaria e delle ramificazioni quando è in conflitto con i confini della messaggistica israeliana, che risale al 1981. Nel 21° secolo, articoli sul Journal of Medical Ethics, il British Medical Journal, The Lancet e i loro blog sono stati aggressivamente attaccati, screditati e diffamati.

Dalla fondazione di Israele, gli sforzi per documentare la storia e i diritti palestinesi sono stati costantemente accolti da proteste ben organizzate che includono un gran numero di lettere a giornali e media con attacchi personali ostili ad autori ed editori. Queste campagne condividono i messaggi forniti dalle organizzazioni di monitoraggio, utilizzano la negazione piuttosto che argomenti reali, chiedono scuse e dimissioni, arruolano persone che non conoscono l’argomento ma rispondono alla chiamata e spesso ricorrono all’oscenità e all’accusa di antisemitismo. Questo è lontano dal dibattito scientifico intellettuale che dovrebbe caratterizzare il tono e il rigore delle riviste scientifiche o mediche, ed è lontano da un linguaggio che porti a una maggiore comprensione e allo scambio di idee basato sui fatti. Questi sforzi mirano più a chiudere la conversazione, diffamare una parte, distruggere le carriere e far temere agli editori di entrare nella mischia in futuro.

L’idea che ci sono due parti egualmente ponderate di una storia quando si tratta di salute in Palestina ignora lo squilibrio di potere tra lo Stato colonizzatore e il colonizzato, ed è quindi una forma di “epistemicidio” (distruzione dei saperi propri dei popoli causata dal colonialismo) delle realtà palestinesi. Pertanto, la narrativa dei potenti e dell’eccezionalismo di Israele è vista come normativa e determinante.

The Global Alliance on War, Conflict and Health (L’Alleanza Globale per la Guerra, i Conflitti e la Salute), un crescente movimento di “ricercatori, praticanti e sostenitori della salute accademica, umanitaria e dei conflitti”, ha appena pubblicato un invito all’azione, “per inserire la guerra, la violenza contro l’assistenza sanitaria, il colonialismo, l’apartheid e l’occupazione, ovunque si verifichi, nell’agenda sanitaria globale”, con un’attenzione urgente ai Territori Palestinesi Occupati. L’Alleanza si unisce a un crescente movimento di ricercatori di principio che comprendono che sostenere i diritti umani palestinesi richiede il riconoscimento della realtà delle vite palestinesi e la documentazione dei fatti senza censura e attacchi personali.

Note: [*] https://drive.google.com/ file/d/15Lh5bu2TpT5WT_ bESMz5R7zufkm0F4Ky/view

Alice Rothchild è un medico, autrice, regista e attivista per i diritti umani con un’attenzione su Israele/Palestina. Ha praticato ostetricia e ginecologia per quasi 40 anni e ha lavorato come assistente professore di ostetricia e ginecologia alla Harvard Medical School. Scrive e tiene conferenze e fa parte del consiglio di amministrazione di diverse organizzazioni focalizzate sul Medio Oriente. E-mail: contact.alicerothchild@gmail. com.

Traduzione: Beniamino Rocchetto – Invictapalestina.org