Israele penalizza l’agricoltura palestinese invadendo il mercato con prodotti a basso costo

Israele sta inondando i mercati palestinesi con grandi quantità di prodotti agricoli a basso costo con l’obiettivo di danneggiare il mercato agricolo palestinese.

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Amany Mahmoud – 3 agosto 2021

Immagine di copertina: Una donna palestinese raccoglie l’uva per produrre il Grape Malban, una miscela di uva e semola, nel villaggio di Halhoul, vicino a Hebron, in Cisgiordania, 4 settembre 2020. – Hazem Bader/AFP via Getty Images

I palestinesi si lamentano del fatto che Israele sta distruggendo e bruciando i raccolti agricoli e inondando il settore agricolo con prodotti a basso prezzo.

Alcune delle stagioni durante le quali Israele infligge deliberatamente perdite finanziarie agli agricoltori sono  quelle dell’uva e delle olive; Israele infatti  inonda i mercati palestinesi in Cisgiordania con grandi quantità di quei frutti a prezzi più convenienti, ostacolando la produzione palestinese e incoraggiando la dipendenza economica palestinese da Israele.

La stagione della vendemmia palestinese, che inizia ad agosto, è minacciata in particolare dalla concorrenza israeliana. Israele coltiva vigne negli insediamenti vicino alle città palestinesi e invia migliaia di tonnellate di uva israeliana nei mercati palestinesi. Israele usa fertilizzanti e prodotti chimici nella coltivazione dell’uva per far sì che il raccolto maturi rapidamente.

I palestinesi in Cisgiordania coltivano circa 64 milioni di metri quadrati (15.800 acri) di vigna, dove vi lavorano circa 10.000 contadini palestinesi. Secondo il Palestinian Fruit and Grapes Council, i palestinesi producono circa 50 milioni di kili di uva all’anno, di cui 27 milioni prodotti nel governatorato di Hebron, 6 milioni nel governatorato di Betlemme e altri 6 milioni nel governatorato di Jenin. La produzione di uva in Cisgiordania costituisce circa il 12% della coltivazione totale delle colture in Palestina.

I palestinesi esportano grandi quantità di raccolti vari in Israele; il valore annuo delle esportazioni agricole palestinesi in Israele ammonta a circa 300 milioni di dollari, con circa 280.000 kili di prodotti agricoli esportati ogni giorno. Nel frattempo, le importazioni agricole palestinesi da Israele ammontano a circa 1 miliardo di dollari all’anno.

L’Autorità Palestinese (AP) impedisce l’importazione di uva dagli insediamenti israeliani e per proteggere il prodotto palestinese criminalizza chiunque tratti merci israeliane. Indipendentemente da ciò, il mercato palestinese è in gran parte sopraffatto da prodotti israeliani vietati che recano marchi israeliani. Tali prodotti vengono contrabbandati dai principali mercanti palestinesi nelle ore tarde della notte per evitare i posti di blocco palestinesi.

L’agricoltore palestinese e attivista anti-insediamenti Mahmoud Abu Merhi, proprietario di un vigneto di 5 acri, ha detto ad Al-Monitor che la stagione dell’uva palestinese è una delle stagioni agricole più famose in Palestina, e le famiglie palestinesi la celebrano cantando canzoni tradizionali dedicate ai vigneti, perché  la stagione  sia abbondante e porti sostentamento e fortuna ai contadini.

“Tuttavia, temiamo la stagione della vendemmia; ogni anno i coloni rovinano deliberatamente i nostri vigneti e sabotano la stagione, spruzzando i raccolti con pesticidi tossici che li distrugge o espellendo gli agricoltori e le loro famiglie dai loro terreni agricoli”, ha affermato.

Abu Merhi teme che la stagione dell’uva per quest’anno vada persa a causa del mercato locale invaso da grandi quantità di uva israeliana a prezzi bassi. “Grandi quantità di uva palestinese potrebbero essere rovinate, alla luce delle alte temperature e del surplus di prodotti israeliani nei mercati palestinesi”.

L’agricoltore palestinese Atef Abu Wadi ha detto ad Al-Monitor che Israele sta cercando di espellere gli agricoltori palestinesi dalle loro terre e li spinge a lasciare questa professione, che viene tramandata di generazione in generazione, in modo da stabilire avamposti ed espandersi sulle terre palestinesi vicine agli insediamenti.

Ha dichiarato: “Quando i cittadini palestinesi vanno nei mercati, trovano grandi quantità di frutta e verdura israeliana a prezzi che competono con il prodotto locale. In alcuni casi, i prodotti israeliani sono più economici di quelli palestinesi. Anche se la qualità è peggiore, i cittadini spesso finiscono per acquistare i prodotti israeliani a basso costo”.

Abu Wadi ha aggiunto: “Nonostante le pesanti perdite che subiamo, noi come agricoltori continueremo a coltivare le nostre terre in modo che non vengano confiscate e Israele non raggiunga i suoi obiettivi”. Ha accusato Israele di imporre ulteriori restrizioni agli agricoltori palestinesi, poiché di recente ha iniziato a chiudere le strade agricole che portano ai vigneti di Hebron, nel sud della Cisgiordania, il che ha portato all’isolamento di 5.000 acri di terra, la maggior parte dei quali coltivati ​​a uva.

Le avanzate attrezzature agricole israeliane, i prodotti chimici, i fertilizzanti e i moderni metodi di irrigazione aiutano gli agricoltori israeliani a offrire i loro prodotti agricoli, in particolare l’uva, circa un mese prima che i prodotti palestinesi vengano introdotti sul mercato. Israele vieta di fornire agli agricoltori palestinesi queste tecnologie e materiali, in particolare pesticidi e fertilizzanti chimici che servirebbero a prolungare la freschezza delle uve palestinesi e migliorarne il gusto e la qualità.

Fathi Abu Ayyash, direttore del Fruit and Grapes Council, ha dichiarato ad Al-Monitor che i mercati palestinesi sono invasi da circa 27.000 tonnellate di uva israeliana che si caratterizza per la maturazione costante, qualità che attira l’attenzione degli acquirenti.

Ha aggiunto: “I mercati palestinesi non sono protetti; le merci israeliane possono quindi inondarli. Ciò è dovuto all’assenza di un controllo effettivo nel mercato palestinese sui prodotti israeliani. I mercati palestinese e israeliano sono intrecciati, il che consente a molti commercianti di contrabbandare ampiamente merci e prodotti israeliani”.

Abu Ayyash ha spiegato che le autorità competenti che controllano i mercati soffrono di una mancanza di risorse finanziarie, circostanza che indebolisce la capacità palestinese di esaminare vari beni e prodotti. “Ci mancano anche standard tecnici obbligatori per tutto ciò che viene venduto in Palestina e vi sono solo poche o nessuna azione legale contro i trasgressori”.

 

Traduzione: Grazia Parolari “Tutti gli esseri senzienti sono moralmente uguali” – Invictapalestina.org