Se questi due atleti africani alle Olimpiadi e un giocatore di football americano negli Stati Uniti riescono a trovare un modo per resistere, lo dovrebbero fare tutte le persone di coscienza.
Fonte: english version
Di Miko Peled – 4 agosto 2021
Visitare una famiglia in lutto che ha perso un figlio è una cosa terribile. È davvero qualcosa che nessuno dovrebbe mai provare. In Palestina, dove le vite dei bambini vengono prese quasi quotidianamente dai soldati israeliani, è un evento normale. Ogni giorno in Palestina si troveranno persone sedute in una stanza piena di persone in lutto, tappezzata con manifesti di un bambino assassinato, caffè e datteri pronti per essere serviti, e tra la folla di persone in lutto si potranno facilmente individuare i volti inconfondibili dei genitori del bambino.
Nella realtà attuale in Palestina, non si possono assolutamente visitare tutte le famiglie che piangono la perdita del loro figlio perché sono semplicemente troppe. Soldati israeliani dal grilletto facile sparano e i giovani palestinesi disarmati cadono come se la loro vita non avesse nessun valore. Nessuno li protegge dalla brutalità delle forze israeliane e non c’è nessuno a cui possano chiedere aiuto. Le famiglie non possono fare ricorso e sui media israeliani la morte di un palestinese è una notizia di poco conto, riportata una volta e poi dimenticata.
Raramente si sente parlare di una richiesta di indagine e la stampa, come l’opinione pubblica israeliana, sono ignari della perdita di queste preziose e inestimabili vite. Essere un palestinese significa non avere protezione e qualsiasi accenno di protesta o richiesta di cambiamento arriverà solo dopo che si sarà stati uccisi. Qualsiasi palestinese vivo oggi può essere morto domani e non ci saranno conseguenze per i colpevoli.
Prendere posizione
Mentre la maggior parte del mondo rimane in silenzio di fronte agli orrori che i palestinesi affrontano quotidianamente, due persone hanno preso posizione e hanno detto “No!” Questo è successo in quello che forse è il posto meno probabile sulla terra. A Tokyo, durante i Giochi Olimpici del 2021, quando due concorrenti di Judo si sono rifiutati di gareggiare contro gli atleti della squadra israeliana. Si sono schierati e hanno detto che non avrebbero dato legittimità allo Stato sionista, e così facendo hanno anteposto il principio e la giustizia alle loro carriere e alle loro ambizioni personali. Quello era uno spettacolo raro.
Come qualcuno che ha praticato arti marziali quasi tutta la vita ed allenato per più di due decenni, so che tutte le arti marziali sono basate su valori di giustizia e moralità. I due concorrenti hanno dimostrato al mondo di essere prima dei veri maestri di arti marziali e poi degli atleti olimpici.
Questi due campioni di arti marziali, che sono anche due atleti olimpici, sono il judoka algerino Fathi Nourine e il judoka sudanese Mohamed Abdelrasool. Si sono rifiutati di competere con un membro della squadra di Judo israeliana e si sono invece ritirati dai Giochi Olimpici. Poche persone riescono a realizzare il sogno di competere ai Giochi Olimpici. Coloro che ci riescono, essendo stati ammessi in questo club esclusivo, dedicano tutta la loro vita, tutto il loro essere per essere degni di essere degli olimpionici. Le innumerevoli ore di preparazione, allenamento, sia mentale che fisico, sono al di là di ciò che la maggior parte di noi può comprendere.
Quello che forse è ancora più difficile da comprendere è aver raggiunto l’obiettivo della propria carriera e prendere la decisione di non gareggiare. Per prendere la decisione di mettere da parte tutto quel duro lavoro e ambizione e dire “no”, non gareggerò perché scelgo di stare con gli oppressi. Sono una persona di principio e non darò una mano a legittimare il razzismo, la violenza e l’oppressione, anche se non sono diretti a me ma a qualcun altro.
Questa non era la prima volta che Fathi Nourine si rifiutava di competere contro un membro di una squadra israeliana. Ha fatto la stessa cosa nel 2019 quando si è ritirato dai Campionati del Mondo di Judo. Ha detto che il suo sostegno politico alla causa palestinese gli ha reso impossibile competere contro un israeliano. Non sorprende che quando è tornato a casa ha ricevuto un’accoglienza da eroe per il suo rifiuto di gareggiare con un concorrente israeliano.
Colin Kaepernick
La presa di posizione e la dichiarazione dei concorrenti di judo algerino e sudanese non è diversa da quella assunta dalla leggenda del football americano Colin Kaepernick, che si inginocchiò mentre veniva cantato l’inno nazionale americano. Quando Kaepernick, il principale attaccante dei San Francisco 49ers, si è inginocchiato è stato in risposta alla violenza della polizia nei confronti delle persone di colore negli Stati Uniti. Ha chiarito che non poteva e non voleva omaggiare l’inno nazionale mentre il razzismo e la violenza venivano perpetrati contro gli afroamericani.
Il gesto di Kaepernick è stato una atto coraggioso da parte di un atleta che sapeva di avere l’opportunità di parlare e lo ha fatto. In una dichiarazione rilasciata da Kaepernick, in seguito, ha detto: “Continuerò a stare con le persone che vengono oppresse”, aggiungendo: “Questo gesto non era per me, è per le persone che non hanno una visibilità.”
Fathi Nourine e Muhamed Abdelrasool si sono rifiutati di legittimare Israele e così facendo hanno difeso milioni di palestinesi che non vengono ascoltati. Inoltre, questi atleti olimpici sono stati degli esempi per tutti noi. Israele dovrebbe essere bandito dai Giochi Olimpici perché è uno stato violento e razzista. Dal momento che il Comitato Olimpico non bandirà Israele per ragioni politiche, gli atleti stessi possono prendere posizione e fare la differenza.
Con una mossa deludente, il Comitato Esecutivo della Federazione Internazionale di Judo (IJF), ha annunciato la sospensione temporanea di Nourine e del suo allenatore, Ammar Benkhlef. Il Comitato ha dichiarato che il gesto di Nourine e Abdelrasool era “completamente incoerente con la filosofia della federazione”. Questa filosofia include “la promozione della solidarietà come principio fondamentale”. La dichiarazione chiarisce anche che “Fathi Nourine e Amar Benikhlef sono ora sospesi e dovranno affrontare una decisione da parte della Commissione disciplinare dell’IJF”.
La dichiarazione dell’IJF su questo tema si conclude dicendo che “lo sport del judo si basa su un forte codice morale, che include rispetto e amicizia, per promuovere la solidarietà”. Se tutto questo è vero, allora questi due uomini hanno agito in conformità con la filosofia dell’IJF, ed è il Comitato Esecutivo dell’IJF che dovrebbe essere sospeso per aver permesso a Israele di partecipare e non aver rispettato l’appello palestinese per un boicottaggio di Israele.
L’unico modo per impedire a Israele di uccidere giovani palestinesi innocenti è prendere una posizione, resistere in ogni modo possibile. La resistenza all’ingiustizia può assumere molte forme. Chiaramente, se questi due atleti africani alle Olimpiadi e un giocatore di football americano negli Stati Uniti riescono a trovare un modo per resistere, lo dovrebbero fare tutte le persone di coscienza.
Miko Peled è uno scrittore e attivista per i diritti umani, nato a Gerusalemme. E’ autore di ”The General’s Son. Journey of an Israeli in Palestine,” e “Injustice, the Story of the Holy Land Foundation Five.”
Traduzione: Beniamino Rocchetto – Invictapalestina.org