Le opportunità per i palestinesi di festeggiare come nazione sono poche e rare, quindi quando è arrivata la notizia della fuga di sei prigionieri palestinesi di alto profilo da una delle prigioni più famose di Israele, la gente è scesa in piazza trionfante.
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Di Miko Peled – 10 settembre 2021
Foto di copertina: Zakaria Zubeidi viene portato dai sostenitori durante una manifestazione per la campagna elettorale presidenziale a sostegno di Mahmoud Abbas nel 2004. Nasser Nasser | AP
PRIGIONE DI GILBOA, PALESTINA — Si dice che i palestinesi siano le persone più incarcerate al mondo. Raramente si trova un palestinese che non sia stato vittima del sistema carcerario israeliano, e quando succede avrà sicuramente un fratello, un genitore o un altro parente stretto che sta scontando o ha scontato una pena in una prigione israeliana. Le opportunità per i palestinesi di celebrare come nazione sono poche e rare. Quando è arrivata la notizia della fuga di sei prigionieri palestinesi di alto profilo da una delle prigioni più sicure di Israele, è stato un motivo per festeggiare. Questo è stato un motivo di gioia non solo per i palestinesi, ma anche per tutti coloro che credono nella giustizia e nella libertà.
Questa fuga, che Reuters ha descritto come una “fuga in stile Hollywood”, è stata un’operazione audace e coraggiosa. Ha fatto festeggiare i palestinesi nelle strade e offre all’Autorità Palestinese e ai paesi che circondano la Palestina l’opportunità di dimostrare a chi sono leali. Il mondo vedrà se sosterranno gli sforzi dell’oppressore per catturare i prigionieri politici evasi o se sosterranno la causa della libertà e aiuteranno questi sei uomini coraggiosi a trovare protezione.
La prigione
La prigione di Gilboa si trova nel nord-est della Palestina in quello che era conosciuto come il distretto di Baisan. È una regione bellissima e molto fertile e sede di alcuni degli insediamenti più prosperi di Israele, molti dei quali stabiliti prima del 1948.
Secondo Addameer, l’Associazione Palestinese per il Sostegno ai Prigionieri e i Diritti Umani, la prigione di Gilboa è stata costruita nel 2004 vicino alla prigione di Shatta nella zona di Baisan. È una prigione di massima sicurezza descritta come “la più sicura del suo genere in cui le autorità di occupazione incarcerano i prigionieri palestinesi.”
Secondo un rapporto di Adalah, il Centro Legale per i Diritti delle Minoranze Arabe in Israele, nella prigione di Gilboa ogni gruppo di sei “prigionieri di sicurezza” è ospitato in celle di 22 metri quadrati, incluso un wc e un bagno in comune. Le celle contengono tre letti a castello e i detenuti non sono in grado di mantenere il distanziamento sociale. I letti sono situati a meno di un metro e mezzo l’uno dall’altro e le cuccette superiori sono posizionate a soli 80 centimetri sopra le cuccette inferiori.
Il fallimento dell’apparato di sicurezza israeliano
L’inettitudine dell’apparato di sicurezza israeliano è ben nota, anche se non viene spesso chiamata in causa. Ora l’intero sistema di sicurezza israeliano sta cercando disperatamente di affrontare questa violazione della sicurezza e un fallimento enormemente imbarazzante. Le circostanze della fuga trapelano lentamente alla stampa e mostrano un enorme falla, nessun gioco di parole, nel sistema. I pochi dettagli emersi dalla stampa israeliana rivelano errori umani, disattenzione e forse anche l’aiuto di agenti all’interno del carcere, che ha portato al successo dell’evasione.
Inizialmente, è stato riferito che il tunnel attraverso il quale i prigionieri sono fuggiti era strutturale, o parte della prigione. Successivamente, è stato riferito che era stato apparentemente scavato per un periodo di cinque mesi, e quindi i rapporti affermavano che ci sarebbe voluto un intero anno di pianificazione. Quindi, la guardia che avrebbe dovuto sorvegliare l’area in cui si trovava l’ingresso del tunnel dormiva mentre era in servizio e le guardie carcerarie al centro di comando, dove diversi schermi di computer mostrano immagini di ogni centimetro della prigione, non stavano prestando attenzione.
A ciò si aggiunga che le autorità carcerarie non erano a conoscenza della fuga dei prigionieri fino a diverse ore dopo l’evasione. Tutto è iniziato quando un civile ha chiamato la polizia riferendo di aver visto degli uomini dall’aspetto “sospetto” attraversare un campo. Ci sono volute un paio d’ore prima che la prigione fosse avvisata e poi, a quanto pare, è trascorso del tempo prima che le autorità carcerarie si rendessero conto che i sei uomini erano spariti. In altre parole, i prigionieri hanno avuto un vantaggio di diverse ore prima che le autorità iniziassero a cercarli, il che significa che potevano essere ovunque all’interno o anche al di fuori dal paese.
Mentre scrivo, sono trascorsi diversi giorni da quando i prigionieri sono fuggiti e tutto ciò che le autorità israeliane sono state in grado di fare è innescare rivolte all’interno delle varie carceri che detengono i palestinesi e intense rivolte in tutta la Palestina. Il campo profughi di Jenin, che è la casa di tutti e sei gli uomini, è particolarmente festoso, ed è blindato da combattenti della resistenza armata palestinese, che tengono lontani l’esercito israeliano e altri che potrebbero collaborare con le autorità israeliane.
È stato anche riportato dalla stampa israeliana che quattro dei sei avevano già cercato di fuggire ed erano stati classificati come “ad alto rischio di fuga”. Tuttavia, sono stati messi insieme nella stessa cella.
I sei
Zakaria Zubeidi è l’unico prigioniero palestinese ben noto sia a livello locale che internazionale. È presente nel film “I Figli di Arna”. Il film è del regista Juliano Mer-Khamis, che ha diretto una serie di promettenti attori bambini in un gruppo teatrale da lui fondato con sua madre, Arna, nel campo profughi di Jenin durante la Prima Intifada. Juliano è tornato al campo profughi di Jenin nell’aprile 2002 a seguito di un massacro israeliano nel campo per vedere cosa è successo ai bambini che conosceva e amava. Ha scoperto che tutti tranne uno sono stati uccisi; l’unico sopravvissuto era Zakaria Zubeidi, che è apparso nel film da bambino e poi come comandante della resistenza palestinese nel campo.
Zubeidi è entrato e uscito dalle prigioni israeliane ed è sopravvissuto a diversi tentativi di assassinio. Ricordo di averlo visto parlare dopo una proiezione del film a Jenin durante il Jenin Film Festival diversi anni fa. È stato arrestato nel 2019 ed è ancora in attesa di condanna.
Mahmoud Abdullah Ardah, 46 anni, di Jenin, era il capo dell’operazione di fuga dalla prigione di Gilboa, secondo un articolo di Middle East Eye che cita il gruppo armato palestinese delle Brigate al-Quds. Ardah è stato arrestato nel 1996 e condannato all’ergastolo con l’accusa di essere un membro delle Brigate al-Quds e per il suo coinvolgimento nell’uccisione di soldati israeliani. Secondo quanto riferito, ha cercato di fuggire nel 2014 dalla prigione di Shatta scavando un tunnel, ma il suo piano non è riuscito.
Mohamed Qassem Ardah, 39 anni, è di Jenin ed è stato arrestato nel 2002 e condannato all’ergastolo. Anche lui è stato accusato di appartenere alle Brigate al-Quds e di essere coinvolto nell’uccisione di soldati israeliani.
Yaqoub Mahmoud Qadri, 49 anni, di Bir al-Basha, Jenin, è stato arrestato nel 2003 e condannato all’ergastolo con l’accusa di appartenere alle Brigate al-Quds e di aver ucciso un colono israeliano. Nel 2014, lui e alcuni altri prigionieri, tra cui Mahmoud Abdullah Ardah, hanno cercato di fuggire dalla prigione di Shatta attraverso un tunnel, ma il tentativo è fallito.
Ayham Nayef Kamanji, 35 anni, è di Kafr Dan. È stato arrestato nel 2006 e condannato all’ergastolo con l’accusa di aver ucciso un colono israeliano e di aver partecipato ad altre attività armate contro obiettivi israeliani.
Munadil Yaqoub Nfeiat, 26 anni, viene da Ya’bad, a sud-ovest di Jenin. È in carcere senza accusa dal 2019.
La comunità internazionale deve schierarsi in difesa di questi sei uomini e chiedere che siano protetti dalle autorità israeliane. Inoltre, devono essere fornite garanzie per l’incolumità dei loro parenti e delle comunità da cui provengono questi uomini, che saranno senza dubbio vittime di ulteriori violenze israeliane.
Nota del redattore | Poco dopo la pubblicazione di questo articolo, Yaqoub Kadri e Muhammad Ardah sono stati catturati dalle forze israeliane a Nazareth.
Miko Peled è uno scrittore e attivista per i diritti umani, nato a Gerusalemme. E’ autore di “The General’s Son. Journey of an Israeli in Palestine” e “Injustice, the Story of the Holy Land Foundation Five”.
Traduzione: Beniamino Rocchetto – Invictapalestina.org