Ma non possiamo farlo da soli. Per avere successo, la comunità internazionale deve porre fine al suo silenzio e stare con noi.
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Janna Jihad – 14 set 2021
Immagine di copertina: I bambini palestinesi, come tutti i bambini, hanno diritto a stare al sicuro nelle loro case e scuole, scrive Janna Jihad, attivista e giornalista palestinese di 15 anni. [Samar Hazboun/ActionAid]
Non molte persone in tutto il mondo sanno com’è la vita per i bambini palestinesi, quanto ci sentiamo insicuri nelle nostre case e cosa dobbiamo affrontare ogni singolo giorno a causa dell’occupazione israeliana.
Sono cresciuta nel villaggio di Nabi Saleh, nella Cisgiordania occupata. Quando avevo sette anni, ho iniziato a filmare con il cellulare di mia madre momenti della nostra vita da condividere sui social media e con le testate giornalistiche.
Nei miei video, cerco di mostrare com’è per noi la vita quotidiana. Le incursioni notturne: svegliarsi alle 3 del mattino con i suoni dei candelotti lacrimogeni, gli spari vicino alla tua finestra o le forze israeliane che cercano di entrare in casa tua. C’è stato anche un momento in cui mi sono svegliata e ho trovato un soldato israeliano nella mia stanza, che rompeva i miei giocattoli con la sua pistola. Proseguì puntandomi la sua arma alla testa.
Questa settimana, i leader mondiali si incontrano all’Assemblea generale delle Nazioni Unite a New York e a Ginevra si svolgono le riunioni del Consiglio per i diritti umani delle Nazioni Unite. Questa è una grande opportunità per la comunità internazionale di porre fine al silenzio sugli abusi subiti dai bambini palestinesi. Israele sta impunemente violando i nostri diritti e il diritto internazionale.
I nostri diritti e le nostre libertà fondamentali, compreso il nostro diritto alla vita, vengono violati. Spesso lottiamo per superare i sentimenti di tristezza, stress, solitudine e paura causati dall’uso eccessivo della forza contro di noi, dal prendere di mira le nostre famiglie, scuole e case. I miei amici a Gaza vivono ogni giorno con la paura di essere presi di mira dalle bombe israeliane.
Mio cugino, Mohammad Munir al-Tamimi, è stato assassinato quest’anno durante l’ultimo giorno di Eid
I soldati israeliani hanno fatto irruzione nel nostro villaggio e hanno iniziato a sparare a tutti quelli che vedevano per le strade. Quando Mohammad è uscito di casa per cercare suo fratello, un soldato gli ha sparato allo stomaco con proiettili veri. Aveva solo 17 anni.
Piangiamo i nostri amici e parenti perduti, ma rimaniamo forti. Ogni proiettile che non ci uccide, ci dà più speranza e ci rende più determinati a resistere a questa occupazione.
Israele è l’unico paese al mondo che regolarmente arresta, trattiene e processa i bambini in un sistema giudiziario militare.
Mia cugina, Ahed Tamimi, è stata incarcerata per otto mesi in una prigione israeliana quando aveva solo 16 anni. Era lì con molte altre donne e bambini. Alcuni erano in “detenzione amministrativa”, il che significa che potrebbero essere tenuti in prigione, senza alcuna accusa ufficiale o processo, per anni.
I bambini palestinesi detenuti nelle carceri israeliane affrontano molti traumi. A causa di quello che hanno passato, anche dopo il loro rilascio, molti non potranno più godersi la loro infanzia.
Quando avevo solo 12 anni, sono stato fermata al confine di ritorno dalla Giordania e interrogata per tre ore dalle forze israeliane. Non avevo con me né un genitore né un avvocato, quindi secondo il diritto internazionale l’interrogatorio era illegale. Ma a loro non importava.
Dopo questo incidente, ho deciso di registrarmi come giornalista. Ben presto sono diventata la più giovane giornalista al mondo in possesso della tessere stampa. Essere accreditata mi ha fornito una certa protezione. Ma, naturalmente, anche i giornalisti vengono regolarmente arrestati, feriti e persino uccisi nella Palestina occupata.
Oggi parlerò come testimone a un’udienza pubblica, organizzata dalle ONG ActionAid e Al-Haq. Parlerò di alcuni degli abusi dei diritti umani e delle violazioni del diritto internazionale che i bambini palestinesi devono affrontare. Anche la giornalista araba di Al Jazeera Givara Budeiri – che è stata violentemente arrestata dalle forze israeliane mentre seguiva una manifestazione pacifica nel quartiere di Sheikh Jarrah di Gerusalemme Est occupata a giugno – sarà presente per parlare degli attacchi israeliani alla libertà di stampa. Altri testimoni riferiranno sullo sfollamento forzato di famiglie palestinesi da Sheikh Jarrah e sul furto di terre e risorse naturali nella Valle del Giordano.
Nel frattempo, il Consiglio per i diritti umani delle Nazioni Unite chiede agli Stati membri di cooperare pienamente con la sua Commissione d’inchiesta sulle violazioni del diritto internazionale umanitario e dei diritti umani nel territorio palestinese occupato. Questa indagine è attesa da tempo. La comunità internazionale non può continuare a chiudere un occhio sulla sofferenza dei palestinesi.
I bambini palestinesi, come tutti i bambini, hanno il diritto di stare al sicuro nelle loro case e scuole. Hanno il diritto di essere liberi da molestie, violenze, arresti arbitrari e attacchi da parte di soldati e coloni israeliani.
Ma nonostante tutte le difficoltà che affrontiamo, sono fiduciosa riguardo al futuro. Siamo la generazione del cambiamento e la generazione che, spero, libererà la Palestina. Renderemo il mondo un posto migliore, un posto dove non ci sarà occupazione o colonizzazione, dove tutti saranno uguali, dove i palestinesi potranno vivere la loro vita liberamente e con dignità. Ma non possiamo farlo da soli: la comunità internazionale deve porre fine al suo silenzio e stare al nostro fianco nella nostra lotta contro l’oppressione.
Le opinioni espresse in questo articolo sono proprie dell’autore e non riflettono necessariamente la posizione editoriale di Al Jazeera.
Janna Jihad è una giornalista, attivista e studentessa palestinese
Traduzione di Grazia Parolari “Tutti gli esseri senzienti sono moralmente uguali” -Invictapalestina.org