Negli ultimi anni in Palestina si è verificato un nuovo stimolante sviluppo, uno sviluppo che la macchina israeliana dell'”hasbara” (propaganda) vegana non avrebbe mai potuto prevedere: i palestinesi hanno avviato il proprio movimento di liberazione vegana e animale.
Laura Schleifer – Institute for Critical Animal Studies Total Liberation -ottobre 2021
Immagine di copertina: foto di Palestinian Animal League – Ramallah 2018
Negli ultimi anni in Palestina si è verificato un nuovo stimolante sviluppo, uno sviluppo che la macchina israeliana dell'”hasbara” (propaganda) vegana non avrebbe mai potuto prevedere: i palestinesi hanno avviato il proprio movimento di liberazione vegana e animale. Inutile dire che dovrebbe essere pienamente comprensibile il motivo per cui ciò è accaduto solo ora. Vivendo da decenni sotto il controllo e l’occupazione militare quotidiana, i palestinesi lottano ogni giorno per i diritti umani più elementari, per non parlare dei diritti degli animali. Eppure, negli ultimi anni tra alcuni palestinesi c’è stata una crescente consapevolezza che proprio come la loro stessa liberazione è così ovviamente legata alla liberazione della loro terra, essa è anche profondamente intrecciata con la liberazione delle altre specie con cui condividono quella stessa terra .
Nell’ultimo decennio, nella West Bank palestinese sono sorti diversi rifugi per la cura e il salvataggio di animali.
Fondato da Maad Abu-Ghazalah nel 2011, il santuario per animali Daily Hugz (abbracci quotidiani), così chiamato perché consapevole dell’effetto curativo che il contatto con gli animali può avere sui bambini traumatizzati, offre rifugio agli animali senzatetto e maltrattati e offre uno spazio sicuro dove i bambini possono giocare. Unisce inoltre gli sforzi pratici di salvataggio e di cura con la sensibilizzazione, concentrandosi sulla diffusione della consapevolezza della protezione ambientale e degli animali e sulla lotta alle percezioni negative della società palestinese nei confronti degli animali di strada. Un punto chiave del lavoro di Daily Hugz è aiutare ad alleviare la paura dei cani da parte dei palestinesi, risultato dell’uso militare israeliano di cani da attacco addestrati per terrorizzarli. Abu-Ghazalah racconta che quando al santuario aveva accolto un pastore tedesco, i bambini e persino gli adulti ne erano spaventati perché i pastori tedeschi sono comunemente usati dall’esercito israeliano. Abu-Ghazalah si è dato molto da fare per fare sembrare Olive non minacciosa, mettendole persino un fiore tra i “capelli” per farla sembrare inoffensiva. Una volta che i bambini hanno conosciuto Olive, si sono innamorati tutti di lei, il che ha contribuito a mutare i loro sentimenti nei confronti dei cani in generale. Daily Hugz fornisce anche supporto emotivo ai bambini disabili, che trascorrono molto tempo al santuario a contatto con gli animali. Inoltre, lavora con il Dr. Bilal, un veterinario locale che dona gratuitamente i suoi servizi a questa organizzazione senza scopo di lucro. Attualmente il Daily Hugz e il Dr. Bilal stanno collaborando per finanziare aspiranti studenti di veterinaria palestinesi per studiare negli Stati Uniti, in modo che possano eventualmente riportare le competenze acquisite per prendersi cura degli animali in Palestina.
Un’altra organizzazione, l’Animal and Environment Association in Bethlehem Palestine, ha aperto l’unico rifugio per animali in Cisgiordania. Fondata da Diana Babish e aperta nel 2016, l’organizzazione fornisce una casa per migliaia di cani e gatti e lavora per impedire che le municipalità locali avvelenino e sparino ai cani per limitarne la crescita. L’AEA-Betlemme fornisce cure a cani, gatti e altri animali feriti, compresa la preparazione di documenti legali per la loro adozione. Fornisce anche servizi di sterilizzazione agli animali che ha in cura e a quelli che adotta. L’AEA-Betlemme sta anche lavorando per cambiare le politiche che consentono ai cani di essere maltrattati o avvelenati senza penalità, e affinché i veterinari smettano di permetterlo. L’AEA-Betlemme non riceve alcun finanziamento dal governo, basandosi totalmente su donazioni urgenti. Incoraggiano anche le persone locali a fare volontariato presso il rifugio.
Altri attivisti nella regione lavorano in modo indipendente per salvare i singoli animali di strada nella loro zona fornendo loro cibo, cure mediche e trovando loro una casa. Suzana Zorko, con sede ad Al-Azariya, combina i suoi sforzi per il salvataggio degli animali con il lavoro sui diritti umani, nel suo caso, l’istruzione dei bambini, l’emancipazione economica delle donne e progetti di ripristino ecologico locale. Lavorando per fornire cibo, acqua e cure mediche per cani e gatti randagi, Suzana ricicla gli avanzi di cibo dei produttori alimentari locali per fornire pasti agli animali. Fornisce anche acqua, che è particolarmente critica in questo clima desertico dove gli israeliani controllano l’approvvigionamento idrico e dove ci sono gravi carenze idriche. Anche Heba Al-Junaidi lavora in modo indipendente e ha costruito un rifugio di fortuna per 50 gatti nel giardino della sua casa a Hebron.
Un’altra organizzazione che opera in Cisgiordania è la Palestine Animal League. Fondata da Ahmed Safi nel 2011, è stata creata come risposta ai bambini traumatizzati dei campi profughi che spesso sfogano il loro dolore e la loro rabbia per aver vissuto sotto l’occupazione militare israeliana e l’apartheid abusando di animali ancora più impotenti di loro, con la convinzione che incoraggiare i bambini a prendersi cura degli animali piuttosto che abusarli aiuti sia gli animali, che i bambini. Un altro obiettivo è stato aiutare i palestinesi a diventare più coscienziosi su come trattano gli animali da lavoro, per lo più cavalli e asini. Mentre l’obiettivo finale è la liberazione di tutti gli animali, questi attivisti riconoscono che in un luogo dove c’è povertà di massa e dove le persone stanno lottando per la propria sopravvivenza quotidiana, gli obiettivi immediati siano garantire che gli animali siano trattati bene e aumentare la consapevolezza su di loro e sulla loro sofferenza. Inoltre, PAL salva cani e gatti di strada e trova loro case, gestisce una clinica veterinaria e ha avviato il primo programma di TNVR (cattura, sterilizzazione, vaccinazione e rilascio) in Palestina per impedire alle autorità municipali locali di avvelenare i randagi. Lavora anche per promuovere il veganismo. Studenti attivisti hanno creato con successo la Cafeteria Sudfeh, il primo caffè vegano palestinese, convincendo la caffetteria dell’Università Al Qud di Gerusalemme Est a diventare completamente vegana e a dividere tutti i proventi tra il finanziamento del salvataggio degli animali e la fornitura di borse di studio per gli studenti. (Purtroppo, Sudfeh ha attualmente chiuso, con l’intenzione di riaprire nella capitale della Cisgiordania, Ramallah.) Organizza anche laboratori scolastici sul veganismo e tour vegani nella Cisgiordania palestinese occupata. Nel 2018, ha organizzato la prima conferenza vegana internazionale in Palestrna. I partecipanti alla conferenza sono stati anche guidati nella Cisgiordania occupata per avere un’idea reale di come si viva sotto l’occupazione militare straniera permanente e la colonizzazione in corso e di come le conseguenze dell’apartheid stiano influenzando le persone, gli animali e gli ecosistemi in quella regione.
A Gaza, Sulala Animal Rescue è stata particolarmente attiva nel fornire cure mediche e un rifugio agli animali che sono stati feriti e resi senzatetto durante la recente campagna di bombardamenti israeliani. Il fondatore è Saeed Al Err, che salva animali dal 2006 e che tiene in casa 40 gatti. Altri 30 sono ospitati da volontari e il suo rifugio ospita più di 200 cani. La politica di Saeed è quella di non rifiutare mai aiuto agli animali bisognosi e, soprattutto dopo il recente bombardamento, il bisogno è veramente grande. Il rifugio si basa esclusivamente su donazioni, comprese le donazioni di beni e manodopera gratuiti da cliniche veterinarie locali e fornitori di cibo per animali. Sulala è anche attiva nelle scuole, con progetti per educare i bambini e le loro famiglie al rispetto per gli animali e l’ambiente.
A Gaza è nata anche un’organizzazione per fornire cibo vegano. Fondata da Anas Arafat, un avvocato di Gaza, e Laura Schleifer, un’attivista animalista e pro-Palestina ebreo-americana , la missione di Plant the Land Team è quella di collegare la comunità vegana internazionale a Gaza per fornire cibo vegano alle persone che ne hanno bisogno. A causa del blocco economico israeliano, gli abitanti di Gaza non hanno accesso al cibo (un funzionario israeliano ha persino “scherzato” sul fatto che Israele stesse “mettendo Gaza a dieta” facendoli affamare intenzionalmente), così come ad acqua pulita, elettricità, medicine, benzina, materiali da costruzione e tutte le altre vitali necessità. La disoccupazione è di circa l’80% lì. Il team di Plant the Land fornisce aiuti alimentari immediati a base vegetale e altre forme di aiuto di emergenza (insulina vegetale, cappotti e coperte invernali caldi, ricostruzione della casa, ecc.), lavorando anche per soluzioni a lungo termine come coltivare su terreni pubblici, costruire pozzi d’acqua nei villaggi e fornire alle persone strumenti per la coltivazione, con obiettivi a lungo termine di acquistare terreni da condividere con la comunità e aprire una scuola per insegnare ai bambini come coltivare, oltre a insegnare loro il rispetto per la terra e gli animali. Risolutamente non gerarchico e ispirato ai principi del mutuo aiuto e del comunitarismo, il team ha recentemente collaborato con l’organizzazione statunitense Million Dollar Vegan per fornire 3.500 pasti plant-based agli abitanti di Gaza all’indomani del recente bombardamento israeliano. Il nome di Plant the Land Team si riferisce al lavoro letterale di piantare la terra per aiutare Gaza a diventare autonoma dal punto di vista alimentare, alla bonifica della terra e all’idea metaforica di piantare semi di pace e giustizia per un futuro migliore.
Infine, Vegans for BDS è uno sforzo collaborativo tra attivisti internazionali e palestinesi che per motivi di sicurezza scelgono di rimanere anonimi e che lavorano per promuovere il movimento di Boicottaggio, Disinvestimento e Sanzioni (BDS) guidato dai palestinesi all’interno della comunità vegana e per colpire specificamente con boicottaggi organizzati i marchi vegani che traggono profitto e collaborano con l’occupazione israeliana. Attualmente, Vegans for BDS sta organizzando una campagna per spingere il venditore di prodotti di consumo a base vegetale PlantX a porre fine alla sua prevista espansione a Tel Aviv, finanziata per un importo di 11,5 milioni di dollari da Psagot, una società di investimento finanziariamente collegata all’occupazione militare israeliana.
Laura Schleifer ha creato la parola “artivista” per descrivere la sua vocazione di artista-attivista. Laureata alla NYU Tisch (BFA, Drama), ha girato la Cisgiordania palestinese, la Giordania e l’Egitto, esibendosi con una troupe di teatro/circo per bambini rifugiati palestinesi e iracheni, ha insegnato in Cina, Nicaragua, e alla Green Street Arts della Wesleyan University Center, si è esibita off-Broadway e ha coinvolto i giovani senzatetto di New York con mentore artistico. La sua sceneggiatura, The Feral Child, è stata finalista al Sundance Lab. I suoi saggi compaiono su The Leftist Review, Project Intersect, The New Engagement e un’imminente antologia di Black Rose Books Kropotkin. Attualmente sta scrivendo un libro, Liberating Veganism, per Vegan Publishers. Laura è anche direttore dell’Institute for Critical Animal Studies Total Liberation e co-fondatrice di Plant the Land, un team di progetti di comunità e giustizia alimentare vegana a Gaza.
Traduzione e adattamento di Grazia Parolari “Tutti gli esseri senzienti sono moralmente uguali” -Invictapalestina.org