Le famiglie rifiutano il piano che le costringerebbe a pagare l’affitto agli israeliani insediati illegalmente nei territori occupati e ad andarsene dopo 15 anni.
Fonte: english version
Di Latifeh Abdellatif a Gerusalemme -2 novembre
Immagine di copertina: I residenti di Sheikh Jarrah Muna e Nabil al-Kurd davanti alla loro casa a Gerusalemme (MEE/Latifeh Abdellatif)
Le famiglie palestinesi che rischiano l’espulsione dalle loro case nel quartiere di Sheikh Jarrah nella Gerusalemme Est occupata hanno rifiutato la proposta di un tribunale israeliano che avrebbe infine portato al loro sgombero a favore dei coloni ebrei.
“Abbiamo rifiutato la ‘proposta’ della Corte Suprema israeliana, che ci avrebbe resi ‘inquilini protetti’ alla mercé delle organizzazioni di coloni”, hanno detto le famiglie in una nota.
“Rimaniamo fermi nel nostro rifiuto di scendere a compromessi sui nostri diritti nonostante la mancanza di garanzie istituzionali che tutelerebbero la nostra presenza come palestinesi nella Gerusalemme occupata”.
Le autorità israeliane stanno tentando da mesi di espellere quattro famiglie palestinesi dal quartiere di Gerusalemme Est, nonostante i palestinesi vivano in quelle case da generazioni.
‘Questa è la nostra decisione, che abbiamo preso molto tempo fa, non oggi. La gente di Sheikh Jarrah ha dimostrato la sua ferma posizione durante i mesi passati’- Muna el-Kurd, residente a Sheikh Jarrah
La difficile situazione delle famiglie è diventata un problema che ha attirato l’attenzione da tutto il mondo ed è stato un grido di battaglia per i palestinesi nella Cisgiordania occupata, nella Striscia di Gaza assediata, a Gerusalemme, in Israele e oltre.
A maggio, i possibili sgomberi hanno innescato proteste in paesi e città palestinesi in Israele e hanno contribuito a un’esplosione di violenza a Gaza, dove Israele ha condotto una micidiale campagna di bombardamenti. Le forze israeliane hanno ucciso almeno 260 palestinesi, tra cui 66 bambini. Dodici persone sono state uccise in Israele da razzi palestinesi, tra cui due bambini.
“Questa è la nostra decisione, che abbiamo preso molto tempo fa, non oggi. La gente di Sheikh Jarrah ha dimostrato la sua ferma posizione durante i mesi passati”, ha detto a Middle East Eye Muna el-Kurd, 23enne residente nel quartiere e rinomata attivista.
Muna e suo fratello Mohammed el-Kurd sono diventati il volto pubblico della lotta delle famiglie contro l’espulsione.
Fuori dalla loro casa, il padre, Nabil, ha detto che la famiglia “rimarrà seduta qui e ci resterà fino all’ultimo respiro”.
” Vogliamo restare e resistere per questa terra,, e continuare a essere un nodo alla gola dei coloni e dei loro sostenitori”, ha detto a MEE.
I Kurdi sono solo una delle 28 famiglie che stanno affrontando simili sfratti ordinati dal tribunale nel quartiere di Sheikh Jarrah, occupato da Israele nella guerra del 1967. Circa 500 palestinesi sono complessivamente a rischio di espulsione.
All’inizio di quest’anno, un tribunale di Gerusalemme si era pronunciato contro le famiglie, che hanno poi presentato una serie di ricorsi portando il caso alla Corte Suprema israeliana. Con il caso che ha attirato l’attenzione di tutto il mondo, la corte ha ripetutamente rinviato il giudizio e, più recentemente, ha tentato di raggiungere un accordo tra i coloni israeliani e le famiglie palestinesi.
La Corte Suprema ha chiesto ai palestinesi di accettare un regime in cui possono vivere nelle loro case per 15 anni, pagando una cifra simbolica di affitto. Secondo il diritto internazionale è illegale per Israele insediare i suoi cittadini nella terra palestinese occupata.
Ora la corte deve considerare l’appello dei palestinesi. Le famiglie si sono originariamente stabilite a Sheikh Jarrah nel 1956 dalla Giordania, che all’epoca controllava i quartieri orientali di Gerusalemme, e dai campi profughi delle Nazioni Unite. Erano stati sfollati dalle loro case durante la guerra arabo-israeliana del 1948.
Gruppi di coloni sostengono che la terra apparteneva in precedenza a famiglie ebraiche, alcune delle quali sarebbero state anch’esse sradicate nel 1948. Israele non consente il ritorno dei palestinesi espulsi durante quel conflitto o dei loro discendenti, ma insedia regolarmente i propri cittadini nelle terre occupate nel 1967.
Muna el-Kurd ha dichiarato: “Siamo rimasti in silenzio a causa della riservatezza della procedura legale e della necessità di non divulgarla ai coloni. Il governo di occupazione è responsabile del furto delle nostre case”, ha aggiunto.
Aref Hammad, un altro proprietario di casa a rischio di sfratto, ha detto a MEE: “Ringraziamo tutti gli avvocati che sono stati al nostro fianco nel nostro caso e respingiamo qualsiasi accusa contro di loro. Confermiamo che nessuno ci ha fatto pressioni per farci prendere questa decisione: è stata una decisione della gente del quartiere”.
Traduzione di Grazia Parolari “Tutti gli esseri senzienti sono moralmente uguali” – Invictapalestina.org