Coloro che stanno danneggiando il pianeta non hanno il diritto di affermare che lo stanno salvando.
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Ramzy Baroud – 9 novembre 2021
Immagine di copertina: – Bill Gates partecipa alla sessione “Accelerating Clean Technology Innovation and Deployment” del Summit dei leader mondiali il terzo giorno della COP26 il 2 novembre 2021 a Glasgow, in Scozia. [Jeff J Mitchell – Piscina/Immagini Getty]
Coloro che non hanno familiarità con il modo in cui Israele, in particolare con la sua occupazione militare della Palestina, stia danneggiando attivamente e irreversibilmente l’ambiente, potrebbero concludere erroneamente che Tel Aviv sia in prima linea nella lotta globale contro il cambiamento climatico. La realtà è l’esatto contrario.
Nel suo discorso alla Conferenza delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici – COP26 – a Glasgow, il primo ministro di destra Naftali Bennett ha insistito con il marchio israeliano di “innovazione e ingegno” per “promuovere l’energia pulita e ridurre i gas serra”. Israele usa questo particolare marchio per vendere tutto, sia che si promuova come salvatore dell’Africa o che aiuti governi ad intercettare i profughi in fuga da violenze e guerre, spinga le armi mortali nel mercato globale o, come fece Bennett in Scozia, salvi presumibilmente il pianeta.
Prima di liquidare la retorica di Bennett come parole vuote, dobbiamo ricordare che alcune persone credono davvero in questa propaganda israeliana. Uno di questi è il miliardario americano Bill Gates.
Il giorno dopo il discorso di Bennett, Gates ha incontrato il primo ministro israeliano a margine della COP26 per discutere l’istituzione di un “gruppo di lavoro” per studiare la potenziale cooperazione “tra lo Stato di Israele e la Fondazione Gates nell’area dell’innovazione del cambiamento climatico”, ha riferito il Times of Israel. Secondo il quotidiano Gates, che nel suo incontro con Bennett aveva affermato che solo l’innovazione può risolvere il problema del cambiamento climatico, ha commentato: “Questo è davvero ciò per cui Israele è conosciuto”.
L’ossessione del miliardario Microsoft per “l’innovazione”, tuttavia, potrebbe avergli impedito di riconoscere altre cose per cui Israele è anche “noto”: essere il principale violatore dei diritti umani al mondo, ad esempio, il cui orribile curriculum di apartheid razzista e di violenza è noto ad ogni Stato membro delle Nazioni Unite.
Un’altra cosa di cui Gates potrebbe non essere a conoscenza è la distruzione sistematica e mirata dell’ambiente palestinese da parte di Israele, risultante dalla sua occupazione della Palestina e dall’insaziabile appetito di Tel Aviv per la superiorità militare e la costante “innovazione” in termini di armi e munizioni. Ogni atto compiuto per rafforzare l’occupazione militare consolida il controllo coloniale israeliano e l’espansione degli insediamenti ebraici illegali, che hanno tutti un impatto diretto sull’ambiente palestinese.
Non passa giorno senza che un albero o un frutteto palestinese venga incendiato o abbattuto da un israeliano. “Ripulire” l’ambiente palestinese è, ed è sempre stato, il prerequisito per la costruzione o l’espansione degli insediamenti ebraici. Perché queste colonie possano essere costruite, devono essere “rimossi” innumerevoli alberi, insieme ai palestinesi che li hanno piantati, coltivati e raccolti per secoli.
Nel corso degli anni, milioni di ulivi e alberi da frutto palestinesi sono stati sradicati dalla costante richiesta israeliana di più terra. La risultante erosione del suolo in molte parti della Palestina occupata la dice lunga su questo orrendo ecocidio.
Ma non finisce qui. Per l’esistenza di centinaia di insediamenti ebraici illegali che ospitano più di 600.000 coloni, l’ambiente palestinese deve quotidianamente pagare un prezzo pesante. Secondo la ricerca approfondita di Ahmed Abofou, un ricercatore legale indipendente di Al-Haq, gli insediamenti illegali israeliani “generano circa 145.000 tonnellate di rifiuti domestici ogni giorno”. Infatti, “solo nel 2016 sono stati pompati circa 83 milioni di metri cubi di acque reflue in tutta la Cisgiordania”.
Inoltre, Israele ha il controllo quasi totale dell’acqua palestinese. Si affida alle falde acquifere della Cisgiordania occupata per soddisfare il proprio fabbisogno idrico, negando ai palestinesi l’accesso alle proprie risorse idriche naturali.
Secondo Amnesty International, l’israeliano medio riceve 300 litri d’acqua al giorno, mentre un palestinese ne riceve solo 73 litri. Il problema si accentua se si tiene anche conto dell’utilizzo dell’acqua da parte dei coloni ebrei illegali. Il colono medio usa fino a 800 litri al giorno, mentre a intere comunità palestinesi può essere negata una goccia d’acqua per giorni e settimane, spesso come forma di punizione collettiva.
Il problema non riguarda solo il furto totale, la negazione dell’accesso o la distribuzione ineguale delle risorse idriche. Riguarda anche la mancanza di acqua potabile pulita e sicura, un problema che da molti anni è evidenziato dai gruppi internazionali per i diritti umani.
Il risultato di queste politiche sleali ha costretto molti palestinesi “ad acquistare acqua portata dai camion” a prezzi “che vanno dai 4 ai 10 dollari al metro cubo”, ha riferito Amnesty. L’organizzazione per i diritti umani ha evidenziato che, per le comunità palestinesi più povere, “le spese per l’acqua possono, a volte, costituire la metà del reddito mensile di una famiglia”.
Per quanto grave possa sembrare questa situazione, le condizioni della Striscia di Gaza assediata sono ancora peggiori di quelle della Cisgiordania occupata. Il territorio minuscolo e sovraffollato è un ottimo esempio della crudeltà israeliana. A due milioni di palestinesi che vivono a Gaza vengono negati i diritti umani più elementari, per non parlare della libertà di movimento.
Dall’inizio del blocco militare israeliano su Gaza nel 2007, l’ambiente della regione costiera si è costantemente deteriorato. Con l’accesso limitato alle forniture di elettricità e con gli impianti fognari bombardati, i palestinesi di Gaza sono costretti a scaricare liquami grezzi in mare. Inoltre secondo i rapporti delle Nazioni Unite, la principale falda acquifera di Gaza è ora inquinata a tal punto che il 97 per cento dell’acqua disponibile è imbevibile,
Questa è solo la punta dell’iceberg. Dalla distruzione dei pozzi palestinesi all’avvelenamento degli alberi, dalla demolizione di interi ecosistemi per fare spazio al muro dell’apartheid israeliano, all’uso dell’uranio impoverito nelle sue varie offensive militari contro Gaza, Israele sta inesorabilmente distruggendo l’ambiente della Palestina in tutti i suoi aspetti.
In verità, signor Gates, questo è ciò per cui Israele è “conosciuto” da chiunque si preoccupi di prestare attenzione. Consentire a Bennett di presentare il suo paese come un potenziale salvatore dell’umanità, legittimando Israele con massicci investimenti in “innovazione”, caratterizza in modo errato – di fatto, invalida – l’intera campagna globale per comprendere veramente la natura del problema climatico in questione.
Coloro che stanno danneggiando il pianeta non hanno il diritto di affermare che lo stanno salvando. Così com’è, Israele è nemico dell’ambiente che devasta volontariamente. Questo è davvero ciò per cui dovrebbe essere “conosciuto”.
Traduzione di Lorenzo Poli – Invictapalestina