Il suo atto di solidarietà ci ha dato una vera speranza e glie ne siamo grati.
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Haidar Eid – 10 novembre 2021
Immagine di copertina: L’autrice Sally Rooney posa in vista dell’annuncio del vincitore dei Costa Book Awards 2018 a Londra il 29 gennaio 2019 [File: Reuters/Henry Nicholls]
Carissima signora Rooney,
Sono un’accademico palestino-sudafricano che insegna letteratura presso l’Università Al-Aqsa di Gaza. Desidero renderle onore per la sua decisione di non concedere all’editore israeliano Modan i diritti di tradurre il suo romanzo “Beautiful World, Where Are You?” e violare così il boicottaggio culturale di Israele, un aspetto chiave dell’appello generale al Boicottaggio, Disinvestimento e Sanzioni (BDS) della società civile palestinese.
Nel momento in cui a Gaza abbiamo appreso della sua decisione, abbiamo celebrato, con evidente sollievo, il fatto che qualcuno del suo calibro stia ascoltando le nostre voci. Tale sollievo è diventato una merce rara da quando più di dieci anni fa Israele ha imposto un blocco medievale sulla nostra piccola striscia.
Ogni giorno ci troviamo di fronte a nuove sfide e difficoltà crescenti in questa prigione a cielo aperto un tempo nota per la sua bellezza, i siti storici e culturali e il vivace commercio.
Mentre le sto scrivendo questa lettera, Gaza è di nuovo nell’oscurità. Le interruzioni di corrente quotidiane, per lunghe ore, sono ormai una parte ordinaria della nostra vita in questa città assediata.
Dal 2009, Israele ha compiuto quattro massacri a Gaza. L’ultimo, a maggio, ha provocato la morte di 260 persone, tra cui 67 bambini.
Siamo preoccupati, frustrati e arrabbiati.
Ma il suo atto di solidarietà ci ha dato una vera speranza. Ci ha fatto capire che ci sono ancora persone in questo mondo che riconoscono la nostra sofferenza, che si rifiutano di voltare le spalle alla nostra richiesta di giustizia.
L’arcivescovo Desmund Tutu, premio Nobel per la pace e attivista anti-apartheid, ha affermato: “Se sei neutrale in situazioni di ingiustizia, hai scelto la parte dell’oppressore. Se un elefante ha il piede sulla coda di un topo e dici di essere neutrale, il topo non apprezzerà la tua neutralità”.
Lei, ascoltando il nostro appello a boicottare tutti i tentativi di mascherare i crimini di Israele contro il nostro popolo, ha chiarito che ha scelto di stare dalla parte degli oppressi. E noi palestinesi le siamo eternamente grati.
Dopo più di sette decenni di espropriazione, pulizia etnica, massacri e ciò che equivale a una cospirazione internazionale del silenzio sui crimini di Israele, stiamo ancora resistendo ai nostri oppressori in ogni modo possibile. Ma abbiamo bisogno di sostegno: abbiamo bisogno che la comunità internazionale riconosca la sua responsabilità nell’opporsi ai crimini che vengono impunemente commessi contro di noi.
Le nostre richieste sono semplici. Vogliamo che Israele rispetti il diritto internazionale e rispetti i più elementari diritti umani dei palestinesi.
Per dimostrare di rispettare il diritto internazionale, Israele deve:
- porre fine -all’occupazione della Striscia di Gaza e della Cisgiordania, compresa Gerusalemme orientale;
- revocare leggi e politiche discriminatorie che ostacolano la vita dei suoi 1,2 milioni di cittadini palestinesi;
- attuare la risoluzione 194 delle Nazioni Unite che chiede il ritorno dei rifugiati palestinesi nelle loro terre ancestrali.
La società civile palestinese ha lanciato l’appello del BDS per incoraggiare le persone di coscienza in tutto il mondo, come lei, a parlare e a svolgere un ruolo efficace nella lotta palestinese per la giustizia. Significa molto per noi che lei abbia ascoltato la nostra chiamata.
Nelle mie classi, tratto spesso i romanzi e i racconti di Ghassan Kanafani, un famoso scrittore palestinese assassinato dal Mossad nel 1972 per aver scritto opere che incoraggiavano i palestinesi a resistere ai loro oppressori.
Per coincidenza, quando abbiamo appreso la notizia della sua decisione, stavo discutendo con i miei studenti del noto romanzo di Kanafani “Man In the Sun”.
Il racconto , scritto appena un decennio dopo la Nakba del 1948, racconta la storia di tre palestinesi in Iraq che cercano di entrare clandestinamente in Kuwait per trovare lavoro. Alla fine, soffocano nel serbatoio del camion che li contrabbanda – e in questo non così “bel mondo”, non una sola persona sente le loro urla morenti.
Il triste finale della novella di Kanafani ricorda l’importanza della solidarietà, l’importanza di ascoltare le “urla” della gente comune bisognosa. Dopotutto, se quelle urla cadono nel vuoto, siamo tutti condannati all’estinzione.
Quindi, quando ho saputo della sua decisione mentre discutevo di questa storia con i miei studenti, l’ho vista come un’opportunità di insegnamento.
Ho detto ai miei studenti, che sono tutti rifugiati che vivono nei campi di Gaza e che stanno soffrendo sotto l’occupazione israeliana, che il mondo sta cambiando. Che una famosa, talentuosa, influente romanziera irlandese sta ascoltando le urla dei nipoti e delle nipoti di quegli uomini che sono morti soffocati nel deserto del Golfo nella storia di Kanafani.
E’ stato come se lei fosse con noi in quell’aula di Gaza, a leggere le parole di Kanafani e a rispondere: “Vi ascolto!”
Ascoltando la nostra chiamata, ascoltando la nostra difficile situazione, rifiutando coraggiosamente di far parte degli sforzi di Israele per mascherare i suoi crimini, si è unita a una lunga lista di artisti che danno la priorità ai loro principi e impegno per i diritti umani rispetto ai guadagni personali immediati.
E per questo, la ringraziamo dal profondo del nostro cuore.
Haidar Eid è professore associato all’Università di Gaza
Traduzione di Grazia Parolari “Tutti gli esseri senzienti sono moralmente uguali” – Invictapalestina.org