Questa inchiesta documenta le sistematiche violazioni ai danni dei più famosi siti archeologici della Striscia di Gaza e le mancanze nel proteggerli.
Fonte: english version
Amjad Yaghi – 24 novembre 2021
Come altre zone nella Striscia di Gaza, i siti archeologici sono vulnerabili all’aggressione israeliana in qualsiasi momento. Nonostante le leggi che proibiscono l’intervento su questi siti, sono anche soggetti a gravi distruzioni a causa di violazioni da parte di entità palestinesi ufficiali e non. Questa inchiesta documenta le sistematiche violazioni ai danni dei più famosi siti archeologici della Striscia di Gaza e le mancanze nel proteggerli.
Il sito archeologico di Tall Al-Ajjul nel villaggio di Al-Mughraqa nel centro della Striscia di Gaza è stato trasformato in un’area residenziale e in un terreno agricolo. Le caratteristiche del sito sono svanite in vent’anni di ripetute invasioni da parte dei residenti.
Dopo gli scavi condotti sui siti palestinesi durante il periodo del mandato britannico (1920 -1945), nella sua classificazione la British School of Archaeology afferma che questo sito risale all’età del Bronzo Medio tra (2200 – 1500 a.C.) e al Bronzo Tardo tra (1500 – 1200 a.C.). Il sito è stato attivo anche nelle epoche successive, comprese l’età del ferro, quella romana, quella bizantina, fino al periodo islamico.
Gli scavi furono condotti nei primi anni Trenta del secolo scorso sotto la supervisione dello scienziato britannico William Flinders Petrie, che rinvenne manufatti, monete, antichi strumenti, edifici e palazzi. Questo è stato documentato in un’opera di quattro volumi dal titolo “Old Gaza”, e i reperti del sito sono esposte ancora oggi al British Museum di Londra.
Il dottor Mu’in Sadiq, professore di Storia e Archeologia all’Università di Toronto, spiega che queste scoperte vengono insegnate nelle università di Canada, Stati Uniti e Gran Bretagna.
Durante un tour del sito nel maggio 2021, abbiamo trovato solo alcuni pezzi di ceramica come testimonianze archeologiche e i vari strati documentati negli anni ’30, oltre che i resti di scavi effettuati tra il 1999 e il 2000. Case e terreni agricoli hanno invaso l’area del sito.
Il nuovo stato del sito di Tall Al-Ajjul ha sbalordito l’archeologo austro-svedese Peter Fischer, specializzato in archeologia del Mediterraneo orientale e del Vicino Oriente, che aveva guidato la spedizione palestino-svedese a Tall Al-Ajjul nel 2000.
Quando abbiamo mostrato a Fischer le foto recenti del sito, ha detto che “Da quello che vedo , costruire case, piantare ulivi e radere al suolo il sito ha distrutto il più importante patrimonio antico palestinese. Le persone pensano a breve termine e ignorano la loro responsabilità nei confronti delle generazioni precedenti che hanno costruito il nostro mondo. È nostro dovere preservare quei resti».
Fischer considera Tall Al-Ajjul un “sito multiculturale” importante per il patrimonio mondiale. Spiega: “Il sito mostra le interconnessioni tra le culture che si estendono attraverso la regione mediterranea e persino nell’entroterra verso est. Era una porta che collegava l’Egitto e la Siria e aveva ampi rapporti commerciali con Cipro, ma ora l’umanità ha perso una delle sue eredità più importanti nel Levante”.
Il recente deterioramento delle condizioni di Tall Al-Ajjul è stato preceduto da una serie di violazioni documentate dallo stesso Fischer durante la sua ultima visita nella Striscia di Gaza nel 2011, prima che Israele gli vietasse di visitare nuovamente l’area. Spiega come le case e gli ulivi stessero invadendo ovunque il sito di scavo che aveva fatto recintare durante la sua prima visita. Dice che le vestigia della tarda età del bronzo erano state distrutte. Questo lo fece interrogare sulla sorte dei manufatti che dovevano essere stati trovati durante la costruzione delle case o coltivando la terra.
Oggi, i residenti trattano il terreno del sito come se fosse di loro proprietà. Uno di loro ha affrontato l’investigatore mentre era in visita nella zona affermando che “gli estranei non sono autorizzati a scattare foto del mio appezzamento di terreno agricolo”. Il residente ha espresso il suo timore per le bande che potrebbero rubare i reperti dal sito, mentre mostrava un buco scavato in un’area coltivata a ulivi che sembra i ladri avessero realizzato di notte.
Abbiamo trasmesso queste informazioni al Ministero del Turismo e delle Antichità gestito da Hamas a Gaza. Il direttore del dipartimento di conservazione e restauro, Ahmad Al-Bursh, ha ammesso che il suo ministero non aveva agito per proteggere il sito “perché questo processo richiede capacità materiali e umane”. Ha detto: “L’attacco a Tall Al-Ajjul è una vecchia questione e il ministero non ne era a conoscenza. Il sito è stato abbandonato dopo i tempi dell’Autorità Palestinese”.
Mu’in Sadiq era il Direttore Generale del Dipartimento delle Antichità del Ministero quando l’Autorità Palestinese controllava Gaza tra il 1994 e il 2005. Ammette che il sito è stato oggetto di violazioni durante quel periodo, come anche durante l’occupazione israeliana della Striscia di Gaza tra il 1967 e il 1993. Tuttavia, conferma che il suo ministero aveva adottato alcune misure per mettere in sicurezza il sito, tra cui l’apposizione di un cartello per mettere in guardia contro l’accedervi in quanto proprietà statale, oltre a fornire sicurezza. Queste misure non sono attualmente disponibili.
Sadiq dice: “Di solito al venerdì, il giorno in cui le guardie non erano in servizio, venivano rase al suolo parti del sito. Ad esempio, alcune operazioni con il bulldozer da parte di sconosciuti hanno creato ulteriori appezzamenti agricoli sulla collina, specialmente sul suo lato meridionale. Un’altra violazione venne commessa prima del 2007 per costruire una casa, nonostante le nostre obiezioni. Sfortunatamente, il proprietario della casa usò la sua influenza per procedere con le costruzione. Solo persone con influenza politica o supportate da tali persone o dalle loro famiglie avrebbero avuto il coraggio di farlo”.
Lo status di Tall Al-Ajjul non è molto diverso dagli altri 76 siti archeologici sparsi nella Striscia di Gaza. Le autorità chiaramente non sono state in grado di proteggerli dalle violazioni, ma in alcuni di essi sono state anche parti delle violazioni stesse.
Durante l’era del controllo della Striscia di Gaza da parte dell’Autorità Palestinese, tra il 1994 e il 2007, sono state registrate quattro violazioni “intenzionali” di siti archeologici, mentre altre undici violazioni sono state registrate durante il periodo in cui Hamas controllava Gaza. Secondo l’investigatore, dal 2007 vi è stato un aumento delle violazioni dei siti archeologici.
Durante l’era del controllo della Striscia di Gaza da parte dell’Autorità Palestinese tra il 1994 e il 2007, sono state registrate quattro violazioni “intenzionali” di siti archeologici mentre altre undici violazioni sono state registrate durante il periodo in cui Hamas controllava Gaza.
Tall Al-Ajjul, Tall Al-Sakan, Al-Blakhiyah e Tall Rafah, o Zo’rob sono i più grandi siti archeologici della Striscia di Gaza, che coprono circa 740 dunum, cioè 740 mila metri quadrati. Questi siti non sono protetti e tre di loro hanno visto violazioni effettuate da enti ufficiali e da cittadini. Il sito di Tall Rafah è sfuggito alle violazioni dirette, ma è un sito a rischio per gli effetti degli elementi naturali, poiché gli scavi e le operazioni di restauro sono stati interrotti.
Il governo ha fornito la sicurezza necessaria solo a tre siti archeologici nella Striscia di Gaza: questi sono Tall Umm Al-Amer o il Monastero di Saint Hilarion nel centro della Striscia di Gaza; Tall Rafah o Zo’rob a sud di Rafah; e il sito della chiesa bizantina a Jabalia a nord della striscia. Questi siti sono stati ripristinati utilizzando fondi offerti da organizzazioni internazionali, mentre altri sette siti non sono stati adeguatamente protetti e ora sono circondati da serre. Altre parti sono disseminate di spazzatura.
Un team di giovani chiamato “Canaan Team” specializzato nel monitoraggio di importanti punti di riferimento antichi tramite una piattaforma digitale inglese e araba ha affermato che i punti di riferimento in trentuno siti archeologici della Striscia di Gaza sono scomparsi a causa dell’espansione urbana e delle continue invasioni dovute all’assenza di qualsiasi classificazione come siti archeologici nel catasto di Gaza. Questo secondo un membro di Canaan, Sundos Al-Nikhaleh.
Il Ministero del Turismo e delle Antichità di Gaza attribuisce all’Autorità Palestinese la responsabilità di proteggere le terre dalle invasioni della popolazione durante il periodo in cui controllava la Striscia. Ritiene inoltre la PA responsabile di non aver registrato ri siti archeologici e di non averli classificati come intoccabili. Infatti, lo stesso Ministero (controllato dal movimento Hamas a Gaza) non è stato nemmeno in grado di proteggere questi siti dalle usurpazioni come dalla legge n. (11) del 2018 che disciplina il patrimonio culturale e che è in vigore in Cisgiordania e nella Striscia di Gaza. Questa legge vieta la violazione dei siti e la distruzione di elementi e componenti dei siti del patrimonio materiale e immateriale.
Il Ministero del Turismo e delle Antichità dell’Autorità Palestinese in Cisgiordania non ha risposto alle nostre domande relative alle violazioni avvenute mentre controllava la striscia di Gaza.
Questa indagine potrebbe rivelare anche che la tipologia di violazioni al sito di Tall Al-Ajjul si verificano nella maggior parte dei siti archeologici della Striscia di Gaza.
Nome del sito: Porto di Anthedon o Blakhiyah
Posizione: a ovest di Gaza City
Storia e significato:
Risale all’800 aC o prima
Era uno dei porti commerciali più importanti in quel periodo, testimonianza della mobilità e delle attività commerciali degli antichi palestinesi con il mondo esterno.
Le scoperte più importanti:
- Edifici di epoca greca ellenistica e mura romane
- Una cinta muraria costruita nell’era degli Assiri
- Monete e manufatti che risalgono a periodi diversi, a partire dai Cananei fino ad arrivare agli Ayyubidi
- Le infrazioni più rilevanti sono:
- -Distruzione del pavimento a mosaico di una chiesa bizantina prima del 2007 (la data in cui Hamas ha assunto il controllo di Gaza e l’autorità è stata divisa tra Ramallah e Gaza)
- Costruzione della stazione di polizia di Shate’e sul sito nel 2013
- Costruzione di uno stadio sul sito nel 2018
Il direttore del Dipartimento di Conservazione e Restauro presso il Ministero del Turismo di Gaza, Ahmad Al-Bursh, sostiene che le violazioni contro il sito di Al-Blakhiyah non sono motivo di preoccupazione in quanto ritiene che il costruire in loco aiuti a proteggere i siti archeologici quando quelli costruzioni o violazioni sono temporanee. Spiega che ciò che danneggia le antichità è la demolizione dell’area e la costruzione di edifici con muri in cemento armato. A suo avviso, la sospensione degli scavi e la mancata messa in sicurezza dei siti archeologici sono dovuti alla mancanza di finanziamenti esterni. Nel frattempo, il ministero dell’Interno non ha risposto alle domande dell’investigatore sulla costruzione di una stazione di polizia nel sito di Al-Blakhiyah.
Il direttore del Dipartimento di Archeologia della Scuola francese di ricerca biblica e archeologica, Jean Baptiste, ha sottolineato che nel 2013 le autorità palestinesi di Gaza gli impedirono di proseguire gli scavi nel sito. Jean Baptiste aveva guidato la squadra francese che scavò il sito tra il 1995 e il 2005. Era tornato a Gaza nel 2012 per riprendere gli scavi, ma fu bandito l’anno successivo, quando Al-Blakhiyah divenne una stazione di polizia.
Baptiste afferma: “Nel 2005, la delegazione francese aveva ottenuto l’approvazione dall’Autorità Palestinese affinché l’intero sito di Al-Blakhiyah diventasse un parco archeologico nazionale, ma il governo di Gaza non ha riconosciuto la decisione e il sito è ora sotto il controllo della polizia.”
Nome del sito: Tall Al-Sakan
Località: Madinat Al-Zahra’a, a sud di Gaza
Storia e significato:
Questo è uno dei più antichi siti archeologici scoperti nella Striscia di Gaza. Rappresenta la prova di insediamenti umani che risalgono a più di 5.000 anni nella prima età del bronzo antico (3000-3300 a.C.) e nella terza età del bronzo antico (2650-2200 a.C.)
Le scoperte più importanti:
- Strati archeologici, resti di case, strutture, tetti e muri
- Resti di ceramiche che combinano antichità faraoniche e cananee, come ciotole, piatti e brocche per mescolare
- Sette facciate di palazzi risalenti alla prima antica dinastia egizia
Le infrazioni più rilevanti sono:
- Operazioni di demolizione da parte del governo per costruire progetti abitativi nel 2017
- Ampliamento degli edifici dell’Università privata della Palestina invadendo il sito
- Anche l’Università islamica privata di Gaza ha spazzato via parti del sito
Non abbiamo ricevuto risposte dal Ministero degli Interni o dall’Università della Palestina o dall’Università Islamica di Gaza
Nome del sito: Tall Aslan
Località: Beit Lahia, a nord della Striscia di Gaza
Storia e significato:
Risale all’età bizantina. Beit Lahia è indicata come “Beit Elijah”,il luogo di nascita dello storico ecclesiastico Sozomenus che scrisse la storia della chiesa nel sud della Palestina.
Le scoperte più importanti:
- Nel 2011 sono stati scoperti pavimenti a mosaico risalenti all’epoca bizantina
Infrazioni più importanti:
- La maggior parte del sito si trova al di sotto di case abitate da varie famiglie
- I residenti hanno costruito un muro intorno al sito
Nome del sito: Tall Al-Raqish
Località: Deir al-Balah, nella parte centrale della Striscia di Gaza
Storia e significato:
Risale all’età del ferro (332 – 538 a.C.)
Era usato come porto sulla rotta commerciale che collegava Gaza all’Egitto
Le scoperte più importanti:
- Un cimitero risalente alla seconda età del ferro
- Una recinzione lunga 800 metri sostenuta da torri di sicurezza
- Pezzi di ceramica risalenti all’VIII secolo a.C. e ai periodi persiano e greco
Le infrazioni più rilevanti sono:
- I residenti hanno costruito vasche d’acqua agricole adiacenti al sito
Traduzione di Grazia Parolari “Tutti gli esseri senzienti sono moralmente uguali” -Invictapalestina.org