Fiera dell’Arte di Ramallah: un successo palestinese tra occupazione e pandemia

Con la mostra, che durerà fino al 15 febbraio, gli organizzatori vogliono porre l’accento sul lavoro prodotto da artisti locali.

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Di Naima Morelli – 26 gennaio 2022

Immagine di copertina: La Zawyeh Art Gallery ospita la seconda “Ramallah Art Fair” (MEE/fornita)

Presentare la prima fiera d’arte in Palestina durante una pandemia globale può sembrare un’iniziativa  scoraggiante, ma per Ziad Anani e Yusef Hussein, della Zawyeh Art Gallery, era un modo necessario per riunire i palestinesi in questo periodo di difficoltà

“La Ramallah Art Fair non è qualcosa che abbiamo iniziato “nonostante” la pandemia. È qualcosa che abbiamo iniziato “a causa” della pandemia”, afferma Hussein, gallerista di Zawyeh nella città occupata di Ramallah, in Cisgiordania.

Dice a Middle East Eye che la decisione di organizzare la fiera è stata presa dopo che la gran parte del mondo dell’arte stava spostandosi online per rispettare le misure di distanziamento sociale.

“Abbiamo dovuto continuare a ristampare le immagini in vendita, poiché le opere migliori si sono esaurite già cinque giorni prima dell’apertura ufficiale”.

La prima edizione è andata in scena tra il dicembre 2020 e il marzo 2021 e ha visto la partecipazione di 26 artisti palestinesi. La seconda, che durerà fino al 15 febbraio, include oltre 30 artisti palestinesi, che spaziano da giovani emergenti ad artisti noti, che vivono in Palestina e nella diaspora.

Sono presenti anche artisti del Golan siriano occupato, del Libano e della Turchia. La maggior parte delle opere d’arte sono state prodotte appositamente per la fiera.

L’artista Suleiman Mansour afferma che la fiera è una buona opportunità per i giovani artisti per farsi conoscere e presentare il proprio lavoro al pubblico.

Questa seconda edizione della fiera si concentra sull’arte a prezzi accessibili (MEE/Zawyeh Gallery)

“Questa edizione della fiera d’arte di Ramallah è incentrata su pezzi più piccoli e convenienti, quindi per gli artisti affermati è un’opportunità per realizzare opere più contenute ma di buona qualità, utilizzando una varietà di mezzi, compresi quelli tradizionali”, spiega Mansour.

Mansour ha esposto due acquerelli alla fiera di quest’anno: uno di Gerusalemme e uno schizzo preparatorio per un murale.

‘Carattere speciale’

La fiera ha raccolto un ampio consenso, sia dagli artisti che dal pubblico, che hanno salutato come “coraggiosa” la decisione di lanciare la fiera durante una pandemia.

Hussein voleva che la fiera si distinguesse dalle altre fiere internazionali. Mentre la maggior parte delle fiere d’arte internazionali stanno diventando più grandi e più simili nello stile, gli organizzatori della Ramallah Art Fair erano desiderosi di offrire qualcosa di diverso, prestando particolare attenzione all’atmosfera e includendo una vasta gamma di artisti.

“L’intimità della Ramallah Art Fair è ciò che le conferisce un carattere speciale”, afferma l’artista Vera Tamari, che ha partecipato alla fiera con tre dei suoi paesaggi astratti.

“Jerusalem Rooftops” è uno dei due pezzi di Suleiman Mansour in mostra (MEE/Zawyeh Gallery)

Sebbene la Zawyeh Gallery non sia ampia, la sua posizione ha un significato particolare per la comunità locale. L’edificio è l’ex casa di Nabil Anani, artista e padre di Ziad Anani, fondatore e direttore di Zawyeh.

E mentre la maggior parte delle fiere d’arte durano in genere non più di cinque giorni, la Fiera d’arte di Ramallah dura più di due mesi, poiché mira ad attirare il maggior numero di visitatori da tutta la Palestina.

Gli organizzatori hanno anche scelto di includere una vasta gamma di stili e incoraggiato un alto livello di sperimentazione da parte degli artisti.

 “Abbiamo dovuto continuare a ristampare i fogli di vendita, poiché le opere migliori erano esaurite già cinque giorni prima dell’apertura ufficiale” – Yusef Hussein, gallerista

Sebbene i dipinti siano solitamente il tipo di arte più popolare e da collezione, questa mostra espone fotografie, collage, sculture e schizzi.

L’arte è notoriamente costosa, ma gli organizzatori volevano mantenere i prezzi accessibili  a una gamma più ampia di persone. I pezzi partono da un minimo di 10 dollari e arrivano fino a 2.000.

“La risposta dei collezionisti è stata ottima”, afferma Hussein. “Nella prima edizione della fiera, il 30 per cento delle opere è stata venduta vendute online prima dell’apertura della fiera. I collezionisti e il pubblico erano entusiasti. La scena artistica palestinese è molto piccola e questo ha dato il via a un certo slancio, nonostante l’incertezza della pandemia.

“Abbiamo dovuto continuare a ristampare le immagini in vendita, poiché le opere migliori si sono esaurite già cinque giorni prima dell’apertura ufficiale”.

Per i suoi organizzatori, la Ramallah Art Fair è anche un’occasione per cambiare la percezione dell’arte all’interno del paese.

“Diventare un artista qui non è ancora considerata una professione rispettabile”, dice Hussein a MEE. “Vogliamo incoraggiare i collezionisti a investire a livello locale, poiché qui vediamo un talento davvero incredibile”.

Con una nuova sede della Zawyeh Gallery a Dubai, Hussein afferma che il fascino dell’arte in mostra alla fiera si estende oltre la Palestina e la diaspora.

La fiera comprende dipinti, fotografia e scultura (MEE/Supplied)

Reemm Renno, collezionista con sede a New York, afferma di aver iniziato a interessarsi maggiormente all’arte realizzata da artisti palestinesi.

“In qualche modo parla di questa lotta alla mia consapevolezza, e sento profondamente la causa di questa  terra colonizzata”, dice.

Renno afferma di scegliere la sua arte in base all’estetica e alle emozioni, con la sua collezione personale che include pezzi di artisti tra cui Hazem Harb, Larissa Sansour, Bashar Hroub e Mona Hatoum.

Allontanandosi con due acquisti dalla fiera, Renno afferma che la mostra simboleggia la “resilienza” palestinese.

“È incredibile assistere a una fiera d’arte nel mezzo di una pandemia globale e nelle peggiori condizioni di vita per i palestinesi sotto occupazione. La vedo come un barlume di speranza e un segno di resilienza. Mi conferma che la creatività umana raggiunge il picco nei momenti peggiori”.

Le sfide dell’occupazione

Nonostante il successo della fiera, sia gli organizzatori che gli artisti sostengono che una delle maggiori sfide che devono affrontare è l’occupazione in corso.

“La mobilità tra le aree è ostacolata dall’occupazione”, afferma Tamari. “Forse un’opzione nella nostra situazione particolare potrebbe essere una fiera d’arte online parallela con informazioni sulle opere d’arte, interviste con gli artisti e qualche dibattito”, suggerisce.

Trasportare le opere nei territori occupati, con i numerosi posti di blocco israeliani e i controlli doganali, è stato uno degli aspetti più impegnativi per gli organizzatori. Tuttavia, come aspetto inestricabile dell’esperienza palestinese, l’occupazione influenza inevitabilmente l’arte in mostra e può essere vista, anche in misura sottile, in modi sia fisici che astratti.

Un esempio è “The Eternal” di Saher Nassar, l’omaggio dell’artista a Naji al-Ali, il fumettista palestinese famoso per le sue critiche ai regimi arabi e a Israele, assassinato a Londra nel 1987.

Ali è famoso soprattutto per l’immagine iconica di “Handala , un bambino palestinese girato di spalle , per sempre bloccato all’età della sua espulsione dalla Palestina, arruffato ma comunque provocatorio.

Saher Nassar è stato ispirato dall’iconica immagine di Handala di Naji al-Ali (galleria MEE/Zawyeh)

“Ogni palestinese conosce Handala, che è diventato un simbolo di resistenza e indignazione di fronte all’ingiustizia”, ​​dice Nassar. “Ho semplicemente creato una versione di Handala che lo umanizza dandogli una base per il corpo, ma le ali dell’immortalità”.

Per Nassar, come per gli altri partecipanti, la simbolica resilienza di Handala si riflette nel fiorire della cultura palestinese nonostante gli ostacoli dell’occupazione.

“Il fatto che la fiera si stia svolgendo in una regione così conflittuale, la rende ancora più importante come piattaforma per gli artisti per esprimere i loro pensieri a livello globale”.

 

Traduzione di Grazia Parolari “Tutti gli esseri senzienti sono moralmente uguali”- Invictapalestina.org