La nostalgia coloniale di Macron: il progetto anti-musulmano

Non è la fede nella laicità che guida il regime francese, ma la nostalgia coloniale.

Fonte: versión  española

Prof. Salman Sayyid  – Agenzia di stampa Anadolu – 11 febbraio 2022

Immagine di copertina: Il presidente francese Emmanuel Macron a Parigi, Francia, l’11 gennaio 2022 [Consiglio UE/Agenzia Anadolu].

Con un’altra mossa islamofoba, il  governo francese si prepara a creare un nuovo organismo per gestire la   più grande popolazione musulmana dell’Unione europea: il Forum dell’Islam in Francia. Questo Forum sarà composto da persone selezionate da Parigi, non per rappresentare la comunità musulmana, ma per aiutare Macron a modellare l’Islam a immagine della Francia.

La Francia secolare finanzia le scuole cristiane nei paesi musulmani

Macron e i suoi ministri affermano che il Forum eviterà l’estremismo, limiterà l’influenza delle potenze straniere negli affari delle minoranze religiose in Francia e garantirà che i musulmani rispettino le indicazioni secolari nella vita pubblica del Paese. È difficile prendere sul serio queste giustificazioni quando, allo stesso tempo, il regime francese raddoppierà il finanziamento delle scuole cristiane nei Paesi con una grande popolazione musulmana.

Il fatto che un paese autoproclamatosi laico come la Francia finanzi scuole cristiane all’estero sembra contraddire la sua politica sull’Islam e sui musulmani in patria. Sfortunatamente, ci siamo così abituati ai doppi standard delle potenze occidentali che queste contraddizioni non ci sorprendono più.

L’islamofobia diventa una posizione predefinita. Le potenze occidentali hanno una lunga storia di predicazione della democrazia in patria e di sostegno a tiranni e dittatori all’estero, e si potrebbe sostenere che la Francia si stia impegnando in questa usuale ipocrisia. Dall’inizio degli anni ’90 infatti, i governi francesi che si sono succeduti hanno intrapreso una crociata contro le espressioni dell’Islam.

Molti analisti ritengono che l’islamofobia di Macron sia solo uno stratagemma elettorale. Tuttavia, questo punto di vista trascura il modo in cui l’islamofobia non regredisce ai livelli pre-elettorali dopo ogni campagna elettorale, ma invece si stabilizza, e come si diffonde ulteriormente nella successiva campagna.

Come risultato di questo continuo movimento a scatti, l’islamofobia è passata dall’essere appannaggio dei partiti di destra a diventare la posizione predefinita di ampi settori dello Stato e della società francesi in tutto lo spettro politico.

L’islamofobia è diffusa in tutto il mondo

L’effetto di questa normalizzazione dell’islamofobia spazia dalle molestie della polizia e dalla violenza contro i musulmani, dalla discriminazione nelle opportunità di lavoro, dall’uso di numerosi processi amministrativi per vietare i diritti dei musulmani e delle organizzazioni civili, tra cui, ad esempio, il collettivo contro l’islamofobia in Francia, che ha registrato e denunciato casi di razzismo nei confronti dei musulmani. Pertanto, l’establishment francese non solo ha promosso politiche islamofobiche, ma ha anche cercato di mettere a tacere coloro che combattono l’islamofobia e aumentano la consapevolezza delle sue conseguenze.

Sarebbe un errore considerare l’ascesa dell’islamofobia in Francia come un episodio isolato. L’islamofobia si sta diffondendo a livello globale. I regimi ultranazionalisti di tutto il mondo esprimono sempre più le loro paure e desideri attraverso il linguaggio dell’islamofobia. Questa generalizzazione implica una crescente convergenza nelle giustificazioni che gli islamofobi utilizzano per spiegare le loro azioni discriminatorie.

Ciò che è particolarmente pericoloso nella diffusione dell’islamofobia in Francia non è solo il fatto che essa minaccia direttamente sei milioni di musulmani, ma è stata favorita per decenni in una ben nota e consolidata democrazia liberale. In questo modo, viene mostrato che l’islamofobia non è associata solo a dittature militari, regimi totalitari, colonie di coloni o despoti dinastici. Il liberalismo e la democrazia sono stati complici del colonialismo, del razzismo, e non c’è motivo per cui non dovrebbero esserlo con l’islamofobia.

Politiche islamofobe come forma di razzismo

L’islamofobia non riguarda l’odio per i musulmani o le controversie su questioni di fede. È un tipo di razzismo che prende di mira comportamenti e gruppi percepiti come musulmani. L’islamofobia si riferisce non solo agli attacchi contro i musulmani in strada da parte di singoli individui, ma anche alla discriminazione da parte delle istituzioni. Il razzismo non è solo una convinzione che le persone hanno fatto propria, ma è un sistema di norme. Ciò che è fondamentale non è l’esistenza delle “razze”, ma il processo di razzializzazione.

È un processo che converte i raggruppamenti sociali in gruppi biologici identificabili. Ad esempio, quando i musulmani arrivano negli aeroporti, c’è un intero sistema di sorveglianza che li identifica in base al loro abbigliamento, al loro aspetto, ai paesi da cui provengono o in cui vanno, cosa portano nel bagaglio a mano, come parlano. Il sistema di sorveglianza identifica i musulmani non in base al loro grado di devozione o alle loro intenzioni e caratteristiche individuali, ma in base al fatto che indossino i simboli dell’Islam.

Tuttavia, lo status di musulmano non è semplicemente una questione di hijab, barbe e cibo halal; è sempre più vista come un’identità connessa in tutto il mondo piuttosto che contenuta all’interno dello stato-nazione. La figura del musulmano si presenta come antinazionale; diventa un segno di doppia lealtà, irrimediabilmente alieno, un segno che la nazione non è completa.

Nostalgia coloniale

Secolarizzazione significa disfare l’Islam. La secolarizzazione non è la separazione della “chiesa” dallo Stato; in relazione ai musulmani, significa l’annessione allo Stato delle istituzioni islamiche e la loro nazionalizzazione obbligatoria. I tentativi di nazionalizzare i musulmani e tagliarli fuori da ogni senso di solidarietà come nella ummah, sono una caratteristica dei regimi islamofobici di tutto il mondo.

Non è la fede nella laicità che guida il regime francese, ma la nostalgia coloniale. Parigi non può accettare il declino del suo posto sulla scena mondiale e vede nella persistenza ostinata dell’Islam un affronto al suo senso di sé immaginato. L’ascesa dell’islamofobia in Francia, come nel resto del mondo, annuncia la sostituzione della promessa di cittadinanza inclusiva con l’apartheid del dominio coloniale.

Se il Forum dell’Islam in Francia cercasse veramente di conciliare il musulmano con l’identità francese, avrebbe una struttura che rappresenterebbe le voci dei musulmani, piuttosto che essere complice del silenzio dei musulmani. Non sarebbe un organismo composto da persone nominate dal governo. Concorderebbe sul fatto che il problema in Francia è l’islamofobia, non lo status di musulmano.  Accetterebbe il fatto che l’islamofobia è un tipo di razzismo e che dovrebbe essere contrastato, non promosso. Riconoscerebbe che la lotta contro l’islamofobia non è solo una lotta per la giustizia per i musulmani o coloro che sono percepiti come musulmani o alleati dei musulmani, ma piuttosto è una lotta per preservare ed espandere le libertà faticosamente conquistate per tutti.

 

Traduzione di Grazia Parolari “Tutti gli esseri senzienti sono moralmente uguali” -Invictapalestina.org