Nel campo di Mar Elias a Beirut, la causa palestinese non sta perdendo rilevanza

Molti libanesi sollevano  la questione che i palestinesi stanno mettendo a dura prova i servizi del Paese che a malapena riesce a prendersi cura della propria gente.

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Di Katarzyna Rybarczyk – 1 aprile 2022

Immagine di copertina:  Murale di Yasser Arafat all’ingresso del campo profughi di Mar Elias. (Foto: Katarzyna Rybarczyk)

Dato che gli occhi del mondo intero sono ora puntati sull’Ucraina, può sembrare che la lotta palestinese sia passata in secondo piano, ma nel campo di Mar Elias di Beirut, rimane molto viva.

Nel corso degli anni, il Libano ha accolto più di 200.000 palestinesi in fuga dall’aggressione israeliana. Nonostante ce ne sia un numero così significativo nel Paese, tuttavia, i palestinesi rappresentano una delle comunità più vulnerabili e oppresse del Libano.

Eppure, pur subendo gravi assalti alla loro dignità umana, i palestinesi in Libano hanno dato esempio di spirito di adattamento e sono riusciti a trovare la felicità in un ambiente alquanto ostile.

Uno sguardo all’interno del campo di Mar Elias permette di capire meglio come i palestinesi abbiano cercato di superare un trattamento ingiusto e di affrontare numerosi ostacoli alla loro integrazione.

Radici dell’esclusione palestinese

“Non possediamo passaporti, ci vengono rilasciati solo documenti di viaggio. Inoltre, non possiamo accedere all’assistenza sanitaria, possedere terreni o praticare determinate professioni come avvocati o medici”, mi ha detto Ahmad, un palestinese che vive in Libano. I suoi genitori sono fuggiti dalla Palestina prima della sua nascita ma, nonostante la sua lunga residenza in Libano, non ha, e non avrà mai, il diritto ai documenti di identità libanesi e alle libertà fondamentali.

 

Foto: Bambini palestinesi che giocano a calcio davanti al campo di Mar Elias. (Foto: Katarzyna Rybarczyk)

Le politiche discriminatorie del Libano nei confronti dei palestinesi risalgono al settembre nero quando, dopo che l’Organizzazione per la Liberazione della Palestina (OLP) ha tentato di rovesciare Re Hussein di Giordania, le forze armate giordane sotto il suo comando hanno cercato di espellere i palestinesi dal Paese. A loro volta, i combattenti palestinesi, così come molti civili, sono stati costretti a fuggire nei Paesi vicini e decine di migliaia sono arrivati ​​in Libano.

Successivamente, l’OLP avrebbe effettuato attacchi contro Israele dal Libano, che alla fine è diventato un importante fattore che ha contribuito allo scoppio della Guerra Civile Libanese. Quindi, ancora oggi, alcuni libanesi incolpano i palestinesi per le vite perse all’epoca.

Molti libanesi sollevano inoltre la questione che i palestinesi stanno mettendo a dura prova i servizi del Paese che a malapena riesce a prendersi cura della propria gente.

Campo profughi di Mar Elias

Mar Elias, che si estende su una superficie di circa duecento metri quadrati, è un campo profughi urbano situato nel Sud di Beirut. Ospita prevalentemente cristiani palestinesi, ma vi è anche una notevole popolazione siriana.

Nel campo, i palestinesi hanno avviato le proprie attività, vendendo cibo e bevande o aprendo officine di riparazione auto. Vivere in un campo profughi urbano piuttosto che in una tenda offre alle persone la possibilità di lavorare, consentendo loro di ridurre la loro dipendenza dalle ONG.

 

I vicoli di Mar Elias sono stati dipinti con colori vivaci e il campo è diventato uno spazio colorato e creativo, diverso da quello che molti immaginano quando pensano a un campo profughi. I bambini trascorrono la maggior parte del loro tempo fuori a giocare e si sente il brusio delle conversazioni e delle risate.

Lo status di inferiorità dei palestinesi è diventato così radicato nella società libanese che coloro che vivono a Mar Elias hanno perso la speranza di smettere di sentirsi emarginati. Quindi, anziché cercare di fuggire da Mar Elias e trasferirsi in altre parti della città, i rifugiati hanno cercato di costruire la propria vita nel campo, circondati da persone che condividono la stessa cultura ed esperienze.

 

Foto: Strade del campo di Mar Elias. (Foto: Katarzyna Rybarczyk)

 

Sognando una Palestina libera

I palestinesi che vivono a Mar Elias rimangono fedeli alla loro identità. Nel campo c’è un chiaro senso di comunità e fratellanza con bandiere palestinesi orgogliosamente appese ad ogni angolo e murales con ritratti di Yasser Arafat che decorano le pareti. Si possono anche scorgere numerosi graffiti con la scritta “Free Palestine” a favore di una “Palestina libera”.

Molti giovani residenti del campo non sono mai stati in Palestina poiché sono nati e cresciuti a Mar Elias. Quindi, per loro, tali immagini sono un modo per conoscere la loro eredità.

“Per ora il Libano è la mia casa ma spero di poter tornare in Palestina un giorno”, mi ha detto una donna che vive a Mar Elias da più di dieci anni.

A causa delle restrizioni imposte ai palestinesi in Libano, il lavoro svolto dalla maggior parte dei palestinesi è considerato poco qualificato e spesso fornisce loro un reddito molto basso. “I beni stanno diventando molto costosi attualmente. Sta diventando difficile vivere qui”, ha detto Muhammad, proprietario di un chiosco di cibo di strada a Mar Elias.

 

Le condizioni a Mar Elias non sono così degradanti come in altri campi più grandi in Libano, ma sono tutt’altro che confortevoli. Dopotutto, non importa quanto sforzo venga fatto per ampliare lo spazio, è impossibile dimenticare il fatto che si tratta di un insediamento in cemento simile a un ghetto, isolato dai vicini distretti di Beirut.

Dopo anni passati a sopportare maltrattamenti e discriminazioni quando tutto ciò che desideravano era essere al sicuro, la frustrazione sembra crescere tra i palestinesi che vivono a Mar Elias. Non esigono la piena assimilazione, ma desiderano semplicemente godere del rispetto e dei diritti civili fondamentali.

 

Katarzyna Rybarczyk è una corrispondente politica per Immigration Advice Service, uno studio di consulenza legale in materia di immigrazione con sede nel Regno Unito ma operante a livello globale. Attraverso i suoi articoli, mira a sensibilizzare sulle minacce alla sicurezza in tutto il mondo e sulle sfide che devono affrontare le comunità che vivono nei Paesi a basso e medio reddito. Ha contribuito con questo articolo a The Palestine Chronicle

Traduzione: Beniamino Rocchetto – Invictapalestina.org