Le milizie di estrema destra israeliane si uniscono alla campagna terroristica istituzionale dello Stato di Apartheid israeliano

Gli israeliani ritengono che il lavoro svolto dall’enorme apparato di sicurezza israeliano sia insufficiente e ci sono richieste ai cittadini per armarsi. Ciò che è ancora più allarmante è che assistiamo all’emergere di milizie estremiste gestite da civili che già operano nelle comunità palestinesi.

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Di Miko Peled – 4 aprile 2022Immagine di copertina: Le milizie estremiste israeliane di Bentzi Gopstein affrontano i palestinesi che manifestano per il rilascio senza processo del prigioniero palestinese trattenuto da Israele e che è caduto in coma dopo uno sciopero della fame di quasi due mesi, nella città di Ashkelon. Foto | AP

PALESTINA OCCUPATA – La violenza che ha caratterizzato lo Stato di Israele sin dalla sua istituzione è, senza dubbio, estrema e irrefrenabile. Nel corso degli anni Israele ha sviluppato molte agenzie di “sicurezza” rinomate per la loro spietatezza. L’IDF, o l’esercito israeliano; lo Shabak (Shin Bet), o servizio di sicurezza interna; il Mossad; le varie unità di intervento speciali che sono semplicemente glorificate squadre terroristiche; la polizia israeliana con le sue unità terroristiche, e così via. Eppure, sembra che la sete di violenza degli israeliani non sia ancora soddisfatta.

Gli israeliani ritengono che il lavoro svolto dall’enorme apparato di sicurezza israeliano sia insufficiente e ci sono richieste ai cittadini per armarsi. Ciò che è ancora più allarmante è che assistiamo all’emergere di milizie gestite da civili che già operano nelle comunità palestinesi.

Violenza del Ramadan

All’inizio del mese sacro musulmano del Ramadan, Israele sta intensificando gli attacchi violenti contro i palestinesi. La violenza è perpetrata non solo dalle consuete agenzie statali, ma anche da milizie civili recentemente armate gestite per lo più da bande razziste radicali ben organizzate e ben armate.

In tutto il Paese si sta diffondendo la violenza sia delle autorità israeliane che delle bande armate nazionaliste israeliane. Ci si può aspettare che durante il Ramadan potremmo assistere a una ripetizione degli eventi di maggio 2021, e c’è la possibilità che le cose andranno molto, molto peggio.

Il 22 marzo di quest’anno, i musulmani si sono riuniti presso la Moschea Al-Aqsa di Gerusalemme per osservare Isra e Miraj, quando i musulmani commemorano il viaggio notturno del profeta Maometto dalla Mecca ad Al-Aqsa, e poi da Gerusalemme al cielo. La celebrazione si è trasformata in un caos violento quando la polizia israeliana ha brutalmente aggredito i palestinesi in città.

Il quotidiano israeliano Haaretz ha riferito che “le forze israeliane hanno arrestato almeno 20 palestinesi negli scontri nella Città Vecchia di Gerusalemme e 14 sono rimasti feriti, secondo la Mezzaluna Rossa palestinese, quattro dei quali sono stati portati d’urgenza in ospedale”. Questo, scriveva il giornale israeliano, “è un segnale delle crescenti tensioni prima del Ramadan”.

Il Naqab

Il Naqab, che costituisce l’intera metà meridionale della Palestina e in cui vivono quasi trecentomila palestinesi, è stato preso di mira anche dalle autorità israeliane e sempre più dalle violente milizie sioniste. Diversi attacchi, aggressioni e uccisioni sono stati documentati nel Naqab solo nel marzo del 2022.

Organizzazioni come Lehava, che persino il Ministro della Sicurezza Interna israeliano sta considerando di dichiarare illegale a causa delle sue sfumature razziste e terroristiche, insieme a Regavim e altri gruppi militanti sionisti, incitano e diffondono bugie su una “presa del potere” palestinese e tentano di creare un “Beduinstan” senza legge nel Naqab. Negli ultimi mesi la violenza contro i palestinesi nel Naqab è aumentata e una milizia paramilitare armata in uniforme è stata vista terrorizzare la popolazione locale.

La più recente milizia di vigilantes che si è formata in particolare per il Naqab è la “Bar’el Unit”. Haaretz ha riferito che “​un attivista di estrema destra ha istituito un’unità civile armata di ranger per ‘salvare il Negev dalla problematica assenza di sicurezza personale’, in mezzo alle crescenti tensioni arabo-ebraiche nel sud di Israele”.

Secondo il giornale, “l’ex agente di polizia Almog Cohen avrebbe dovuto ingaggiare oltre cento volontari per quella che immaginava come una brigata cittadina armata”. Inizialmente, ciò è stato fatto con il sostegno della polizia israeliana. Tuttavia, continua Haaretz, “macchiata da accuse di razzismo e problemi di finanziamento, la polizia ha fatto un passo indietro”.

Eppure attivisti palestinesi nel Naqab riferiscono che questa unità di vigilantes è già operativa, completamente equipaggiata con uniformi, veicoli e armi semiautomatiche.

Secondo Aljazeera, “Nella città di Rahat, all’interno del deserto del Naqab, i miliziani dell’unità israeliana sotto copertura fingendosi palestinesi hanno ucciso un 27enne padre di tre figli, Sanad Salem al-Harbed”.

I palestinesi locali sospettano che l’uccisione sia stata opera della milizia di vigilantes e non della polizia israeliana.

Il 20 marzo, quando è stata costituita la nuova milizia di vigilantes “Bar’el”, un autista di autobus palestinese nella città di Rahat nel Naqab è stato attaccato da coloni israeliani. Salah Abu Zaid, 48 anni, è stato aggredito, gli sono stati spruzzati gas lacrimogeni sul viso ed è stato poi portato via dalla polizia. Secondo gli attivisti del Naqab, la polizia ha fatto pressioni su Abu Zaid affinché non sporgesse denuncia contro i suoi aggressori.

El-Lyd

Durante il Ramadan dello scorso anno, la città di Lyd è stata oggetto di numerosi episodi di violenza sia da parte della polizia israeliana che delle milizie dei coloni. La città è diventata un centro di resistenza, ma ha anche sofferto molto, poiché la proprietà palestinese è stata vandalizzata. Un palestinese, Musa Hassuna, è stato ucciso a colpi di arma da fuoco e coloni armati seminavano il panico per le strade dei quartieri palestinesi della città terrorizzando le persone.

I coloni, membri della “Progenie della Torah” (o Programma di Progenie Ebraica), Lehava e Regavim, tra gli altri, hanno guidato la carica in città, in particolare dopo l’omicidio di Hassuna il 10 maggio.

In un video, una banda di coloni è stata filmata vicino alla moschea nella Città Vecchia di Lyd. Il video mostra i coloni chiaramente armati di fucili semiautomatici e di quelle che sembrano mazze da baseball. Verso la fine del video, uno della banda rompe il parabrezza di un’auto parcheggiata in strada. Il video è stato girato da palestinesi locali che hanno assistito allo svolgersi degli eventi dalle loro case. La banda alla fine è scappata quando i palestinesi hanno iniziato a lanciargli pietre e petardi.

Un altro video, che è stato girato da una banda di coloni e pubblicato online, mostra chiaramente il linciaggio di un uomo nella sua macchina. L’uomo nel video è Fayz Abu-Ghanem, 23 anni. L’attacco è avvenuto il 12 maggio. Abu-Ghanem è stato duramente picchiato e accoltellato due volte, e gli è stato fratturato un braccio.

Quando ha cercato di sporgere denuncia alla polizia, la stazione di polizia locale ha detto a lui e suo padre che la polizia non avrebbe accolto la denuncia.

Chi protegge i palestinesi?

Diversi adesivi che chiedono il trasferimento forzato di palestinesi dalla Palestina sono stati trovati su edifici pubblici a Lyd.

Non esiste alcun organismo o organizzazione, governativa o non governativa, a cui i palestinesi possano rivolgersi poiché la loro stessa esistenza è minacciata. Al di fuori della Palestina, nelle capitali di tutto il mondo, la rappresentanza palestinese è nella migliore delle ipotesi debole. Nel peggiore dei casi, come nel caso di Washington, è inesistente. Fino all’adozione di questi cambiamenti e delle raccomandazioni del recente rapporto di Amnesty International sull’Apartheid israeliano, la vita dei palestinesi continuerà a peggiorare progressivamente.

Miko Peled è uno scrittore e attivista per i diritti umani, nato a Gerusalemme. È autore di “The General’s Son. Journey of an Israeli in Palestine” (Il figlio del generale. Viaggio di un israeliano in Palestina) e “Injustice, the Story of the Holy Land Foundation Five” (Ingiustizia, Storia dei Cinque Della Fondazione Terra Santa).

Traduzione: Beniamino Rocchetto – Invictapalestina.org