Copertina: foto di Mohammad Al-Saadi durante il funerale di Shereen
Chiediamo al presidente dell’Ordine dei Giornalisti Carlo Bartoli- che negli ultimi giorni si è espresso a favore della tutela della professione nel caso ucraino- di riservare le medesime attenzioni nei confronti dei colleghi palestinesi che da anni cercano di raccontare la realtà dell’occupazione militare, della violazione dei diritti umani e dei crimini di apartheid commessi da Israele
Milano, giovedì 12 maggio 2022
Alla cortese attenzione del Presidente del Consiglio Nazionale dell’Ordine dei Giornalisti Carlo Bartoli,
Alla cortese attenzione del Presidente dell’Ordine dei Giornalisti della Lombardia Riccardo Sorrentino,
È di ieri 11 maggio 2022 la notizia dell’uccisione di Shereen Abu Aqleh, famosissima giornalista palestinese e storica corrispondente Al Jazeera, da anni in prima linea per raccontare al mondo ciò che succede in Palestina.
Abu Aqleh stava documentando l’attacco condotto dall’esercito israeliano all’interno del campo profughi di Jenin, nei Territori Occupati palestinesi – considerati sotto occupazione illegittima dalla risoluzione 242 delle Nazioni Unite e dalla IV Convenzione di Ginevra.
Abu Aqleh indossava il giubbotto antiproiettile identificativo con la scritta “press” e l’elmetto protettivo. Nonostante ciò un proiettile sparato da un cecchino israeliano l’ha colpita all’altezza del collo, provocandone la morte immediata.
Israele al momento si trova sotto accusa per crimini di guerra e crimini di fronte al massimo tribunale in materia di protezione dei diritti umani, la Corte Penale Internazionale. Assassinare i giornalisti in contesti di occupazione militare significa silenziare la voce di chi lavora per documentare la verità. L’abbattimento del palazzo che ospitava Al Jazeera e Associated Press nel 2021 nella Striscia di Gaza, l’uccisione di Shereen Abu Aqleh, costituiscono delle chiare violazioni del diritto umanitario internazionale, che garantisce protezione alla professione giornalistica. Negli ultimi 10 anni sono stati 24 i giornalisti palestinesi uccisi dall’esercito israeliano.
Chiediamo al presidente dell’Ordine dei Giornalisti Carlo Bartoli- che negli ultimi giorni si è espresso a favore della tutela della professione nel caso ucraino- di riservare le medesime attenzioni nei confronti dei colleghi palestinesi che da anni cercano di raccontare la realtà dell’occupazione militare, della violazione dei diritti umani e dei crimini di apartheid commessi da Israele ( si guardi sul tema i report pubblicati dalle ong internazionali Human Rights Watch, B’Tselem, Amnesty International). Chiediamo a Ricardo Gutierrez presidente della Federazione Europea dei Giornalisti, che in passato ha dichiarato: “i giornalisti vengono deliberatamente presi di mira allo scopo di creare terrore o di impedire che emerga la verità” di esprimersi in conformità a queste parole, prendendo posizione contro l’assassinio di Shereen Abu Aqleh.
Chiediamo inoltre che l’Ordine dei Giornalisti si esprima riguardo alla violazione del Codice Deontologico da parte di molti giornali italiani e da parte della RAI- Radiotelevisione italiana, per ciò che concerne l’accesso all’informazione senza ingerenza e al rispetto delle fonti, che devono essere imparziali e non espressione di una verità unilaterale. La Rai, in merito all’omicidio della Abu Aqleh, ha cercato di occultare la responsabilità dei militari israeliani, definendo la sua uccisione frutto di uno “scontro”. Ribadiamo quanto scritto all’inizio: i territori della Cisgiordania sono occupati militarmente e in violazione delle principali convenzioni in materia di protezione di diritti umani.
Manca poco alla giornata mondiale in difesa della libertà di stampa, l’Italia si trova al 58imo posto nella classifica dei paesi dove viene rispettata la libertà di stampa, principio sancito dalla Costituzione italiana all’art. 21, pertanto chiediamo che l’Ordine Nazionale dei Giornalisti prenda posizione e che chieda il rispetto del codice deontologico, delle convenzioni internazionali e del rispetto della libertà di stampa e di espressione.
Giovani Palestinesi d’Italia