Google e Amazon affrontano la rivolta degli azionisti per il progetto di difesa di Israele

Il “Progetto Nimbus” isolerebbe il cloud computing del governo israeliano dalle pressioni politiche derivanti dall’occupazione militare della Palestina.

Fonte: english version

Di Sam Biddle – 18 maggio 2022

Immagine di copertina: Una poliziotta di frontiera israeliana fa la guardia mentre i palestinesi si fanno strada attraverso il checkpoint di Qalandia per partecipare all’ultimo venerdì di preghiera del sacro mese di digiuno del Ramadan nella moschea di Al Aqsa, Territori Palestinesi, Ramallah, il 29 aprile 2022. Foto: Ilia Yefimovich/Picture Alliance tramite Getty Images

Google E Amazon sono entrambi propensi a partecipare alla realizzazione del “Progetto Nimbus”, un nuovo mastodontico progetto di cloud computing (banche dati esterne) per il governo e le forze armate israeliane che sta fomentando un intenso dissenso tra i dipendenti e il pubblico allo stesso modo. Gli azionisti di entrambe le società voteranno presto su risoluzioni che imporrebbero la riconsiderazione di un progetto che temono abbia gravi conseguenze sui diritti umani.

Poco si sa del piano, che avrebbe un valore di oltre 1 miliardo di dollari (945 milioni di euro), oltre al fatto che consoliderebbe le esigenze di cloud computing del settore pubblico del governo israeliano su server ospitati all’interno dei confini del Paese e soggetti esclusivamente alla legge israeliana, piuttosto che banche dati remote disseminate intorno al mondo. Parte della promessa del piano è che proteggerebbe le esigenze informatiche di Israele dalle minacce di boicottaggio internazionale, sanzioni o altre pressioni politiche derivanti dall’occupazione militare in corso della Palestina; secondo un rapporto del Times of Israel, i termini del contratto del Progetto Nimbus vietano a entrambe le società di interrompere il servizio al governo o di escludere selettivamente alcuni uffici governativi dall’utilizzo della nuova banca dati nazionale.

Non è chiaro quali tecnologie verranno fornite esattamente tramite Nimbus o a quale scopo, secondo i critici l’ambiguità è frustrante. Google in particolare è noto per la sofisticatezza delle sue offerte basate su cloud che sono perfettamente adatte per la sorveglianza su scala della popolazione, inclusa la potente tecnologia di riconoscimento delle immagini che inizialmente ha reso l’azienda così allettante per il programma di droni del Pentagono. Nel 2020, The Intercept ha riferito che l’agenzia delle Dogane e della Protezione delle Frontiere avrebbe utilizzato il programma Google Cloud per analizzare i dati video della sua controversa iniziativa di sorveglianza lungo il confine tra Stati Uniti e Messico.

Mentre un’ampia varietà di ministeri del governo utilizzerà la nuova potenza di calcolo e memorizzazione dei dati, il fatto che Google e Amazon possano rafforzare direttamente le capacità dell’esercito israeliano e dei servizi di sicurezza interna ha generato allarme sia dagli osservatori dei diritti umani che dagli ingegneri dell’azienda. Nell’ottobre 2021, il Guardian ha pubblicato una lettera di un gruppo di dipendenti anonimi di Google e Amazon che si opponeva alla partecipazione della loro azienda al progetto. “Questa tecnologia consente un’ulteriore sorveglianza e la raccolta illegale di dati sui palestinesi e facilita l’espansione degli insediamenti illegali israeliani in terra palestinese”, si legge nella lettera. “Non possiamo guardare dall’altra parte, poiché i prodotti che costruiamo vengono utilizzati per negare ai palestinesi i loro diritti fondamentali, costringere i palestinesi a lasciare le loro case e attaccare i palestinesi nella Striscia di Gaza, azioni che hanno portato a indagini per crimini di guerra da parte della Corte Penale Internazionale”. A marzo, un dipendente americano di Google che aveva contribuito a organizzare l’opposizione dei dipendenti a Nimbus ha detto che la società le aveva improvvisamente detto che poteva trasferirsi in Brasile o perdere il lavoro, una mossa che a suo dire era una ritorsione per la sua posizione.

Nimbus dovrà ora affrontare una sorta di referendum tra gli azionisti di Google e Amazon, che il mese prossimo voteranno un paio di risoluzioni che richiedono revisioni finanziate dall’azienda della loro partecipazione a quel progetto e ad altri che potrebbero danneggiare i diritti umani. I depositari della risoluzione di Google possiedono collettivamente circa 1,8 milioni di dollari (1,7 milioni di euro) in azioni, secondo Parker Breza dell’Institute for Middle East Understanding (Istituto per la Comprensione del Medio Oriente), che sta aiutando a coordinare i depositi. Mentre questi investitori si oppongono a Nimbus in gran parte per gli stessi motivi morali degli autori della lettera del Guardian, stanno anche soffrendo le tipiche ansie dell’investitore di Wall Street: e se la cattiva stampa del Progetto Nimbus ci facesse perdere soldi? Citando le controversie molto pubbliche che circondano il Progetto Nimbus e altri contratti precedenti con varie agenzie di sicurezza governative, la risoluzione degli azionisti di Google avverte che “l’opposizione dei dipendenti e del pubblico a tali contratti aumenterà e rappresenterà un rischio per la reputazione di Google e il suo posizionamento strategico sulla responsabilità sociale”,  e chiede che “l’azienda pubblichi un rapporto, razionalizzando i costi ed escludendo le informazioni proprietarie, rivalutando le politiche dell’azienda sul supporto alle attività delle agenzie di polizia militari e militarizzate e il loro impatto sugli azionisti, sulle comunità di utenti e sulla reputazione e sulle finanze dell’azienda”.

La risoluzione Amazon, presentata da Investor Advocates for Social Justice (Investitori a Difesa della Giustizia Sociale), richiede anche un’indagine indipendente su Nimbus e altri contratti di sorveglianza, affermando: “Il governo di Amazon e i clienti e fornitori affiliati al governo con un passato di comportamenti che violano i diritti rappresentano dei rischi per l’azienda” e “un’attività di investigazione e di approfondimento inadeguata e presenta rischi concreti per la privacy e la sicurezza dei dati, nonché rischi legali, normativi e reputazionali”.

Ed Feigen, azionista di Google dal 2014 e capofila di quella risoluzione, ha detto che lui e diversi altri investitori si sono sentiti in dovere di opporsi a Nimbus non appena ne vennero a conoscenza. “Sono anche un membro dell’organizzazione Jewish Voice for Peace”, ha detto Feigen, “che lavora per garantire che la politica estera degli Stati Uniti promuova la pace, i diritti umani e rispetti il diritto internazionale in modo da poter garantire libertà e giustizia ai palestinesi”. Feigen ha aggiunto che la risoluzione è stata elaborata in collaborazione con i dipendenti di Google che si oppongono allo stesso modo al contratto per motivi di diritti umani. “Sentivamo anche il bisogno di supportare i dipendenti di Google che si erano espressi contro i contratti che Google stava perseguendo con i militari e le agenzie di polizia come l’agenzia delle Dogane e della Protezione delle Frontiere e il Servizio Immigrazione”, ha detto Feigen, “sia perché crediamo che trarre profitto dalla violenza sia chiaramente immorale, sia perché noi consideriamo il perseguire tali contratti come una responsabilità per gli investitori, specialmente considerando la protesta dei dipendenti di Google contro tali contratti”.

Un ingegnere programmatore di Google che ha fornito una valutazione per la risoluzione e ha parlato in condizione di anonimato ha detto che sono preoccupati che i dipendenti siano all’oscuro del Progetto Nimbus tanto quanto il pubblico in generale e temono come la tecnologia dell’azienda verrebbe utilizzata per opprimere i palestinesi. “È diventata una questione di principio”, hanno detto in un’intervista. “Sappiamo che uno dei progetti dell’esercito israeliano è la sorveglianza costante di massa di varie aree dei Territori Occupati e non credo che ci siano restrizioni sui servizi cloud che il governo israeliano vuole procurarsi da Google Cloud. Google offre strumenti per l’analisi gestita delle informazioni e comunicazioni (Big Data), l’apprendimento automatico e l’intelligenza artificiale tramite Cloud; Non credo ci sia alcun motivo per presumere che non stiano promuovendo tutti questi prodotti per aiutarli a lavorare su questo”.

Lo stesso ingegnere ha aggiunto che mentre hanno trovato colleghi che la pensano allo stesso modo e che sono ugualmente disturbati dalla prospettiva che le loro tecnologie cloud vengano utilizzate per rafforzare l’occupazione israeliana, l’attivismo dei dipendenti contro Nimbus è molto diminuito dall’ondata di proteste guidate dai lavoratori contro i precedenti contratti di Google come il Progetto Maven e Dragonfly, il motore di ricerca cinese personalizzato progettato dall’azienda. “In questo momento siamo in una specie di crisi”, hanno detto. Mentre i movimenti dei dipendenti del passato hanno stimolato accese discussioni sui forum di chat interni, hanno detto: “Non abbiamo avuto niente del genere da Nimbus, il che è davvero spiacevole”. Oltre a temere ritorsioni da parte di Google stessa, questa fonte ha affermato che i dipendenti di Google che altrimenti potrebbero opporsi apertamente al contratto Nimbus sono rimasti in silenzio per evitare accuse di antisemitismo. “Il danno è documentato, la sottomissione dei palestinesi alla sorveglianza costante è molto ben documentata, eppure questo contratto è quello in cui se i lavoratori se ne preoccupano, non solo subiscono ritorsioni da parte della dirigenza, ma alcuni colleghi potrebbero vendicarsi a modo loro”. I googler potrebbero pensare di più su come le loro creazioni potrebbero essere utilizzate in modo improprio, hanno aggiunto: “Se i programmatori stanno lavorando su prodotti di intelligenza artificiale cloud o sulla gestione dei dati su larga scala, dovrebbero pensare a se stessi come a una tecnologia che opprime le persone”. Ma l’ingegnere ha sottolineato il fatto che gli ingegneri di Google probabilmente si fidano dei vaghi impegni pubblici dell’azienda nei confronti dei valori dei diritti umani e dei “principi dell’Intelligenza Artificiale”, anche se ingenuamente. “La dirigenza non ha preso sul serio questi impegni, quindi ha scaricato la responsabilità di garantire che la nostra tecnologia venga utilizzata in modo responsabile su di noi”.

Come con la maggior parte delle risoluzioni degli azionisti attivisti, queste saranno probabilmente un’impresa difficile. I contratti governativi come Nimbus sono estremamente redditizi e sia Amazon che Google hanno chiarito che stanno continuando a cercarli anche di fronte alle proteste interne ed esterne. I giganti globali di Internet hanno visto aumentare i loro profitti negli ultimi anni, una tendenza che sperano di continuare svolgendo attività militari e di applicazione della legge che in epoche precedenti potrebbero essere state affidate ai tradizionali appaltatori della difesa. Sarà difficile convincere gli investitori principalmente interessati alla massimizzazione dei prezzi delle azioni che queste aziende dovrebbero rinunciare ai giganteschi profitti che la difesa o i progetti relativi alla sicurezza nazionale porterebbero. Anche in caso di successo, nessuna delle due risoluzioni porrebbe fine al Progetto Nimbus o ostacolerebbe il coinvolgimento di nessuna delle due società. L’ingegnere programmatore di Google ha aggiunto che la maggior parte dei colleghi contrari al Progetto Nimbus non crede che la risoluzione sia sufficiente: “Richiede la preparazione di un rapporto sui potenziali impatti, ma per il resto non propone alcuna azione vincolante”. Tuttavia, sperano che la risoluzione, condannata o meno, contribuirà ad attirare il controllo e la pressione pubblica sul progetto, un sentimento condiviso da Feigen: “Questa è la prima volta che viene introdotta una risoluzione come questa, quindi sappiamo che è una grande sfida,” ha detto. “È ancora troppo presto per sapere se la risoluzione passerà, ma indipendentemente dal fatto che lo faccia o meno, questo è solo il primo passo per richiamare l’attenzione su queste importanti questioni”.

Sam Biddle è un giornalista specializzato su illeciti e abuso del potere della tecnologia. Mentre lavorava presso Gizmodo e Gawker, ha coperto storie che vanno da vaste violazioni dei dati aziendali e hackeraggio di celebrità a modelli di webcam trafficati e violazioni della privacy di Facebook. In qualità di editore di Valleywag, ha fornito una visione critica e contraddittoria dell’economia delle startup e della cultura della Silicon Valley. Il suo lavoro è apparso anche in GQ, Vice e The Awl.

Traduzione: Beniamino Rocchetto – Invictapalestina.org