“L’esercito e l’impresa di insediamento sono la stessa cosa”. Un Colonnello dell’esercito di occupazione israeliano esprime pubblicamente ad alta voce i suoi sentimenti sul sionismo. È sempre stato un movimento religioso messianico.
Fonte: english version
Di Jonathan Ofir – 3 giugno 2022
Immagine di copertina: Roy Zweig (al centro) al comando di un’unità dell’esercito israeliano al Checkpoint di Tappuah fuori Nablus nel 2021.
Domenica, il Colonnello israeliano Roi Zweig ha dichiarato:
“L’esercito e l’impresa di insediamento sono la stessa cosa”.
Zweig è il Comandante della Brigata Samaria, e stava parlando nell’insediamento religioso nazionalista di Elon Moreh, appena a Nord-Est di Nablus, nella parte settentrionale della Cisgiordania palestinese occupata, nel suo seminario religioso della Yeshivah. La dichiarazione del Colonnello non è stata un errore, era voluta:
L’evento ha avuto luogo nel Giorno di Gerusalemme, la più famosa celebrazione nazionalista israeliana che glorifica la conquista israeliana nel 1967 e l’annessione palesemente illegale di Gerusalemme Est, una giornata che include la “Marcia della Bandiera” in cui decine di migliaia di israeliani marciano attraverso Gerusalemme Est cantando regolarmente “Morte agli Arabi”. All’evento ha partecipato il capo del Consiglio Regionale di Samaria Yossi Dagan, a cui Zweig si riferisce come “il mio caro amico Yossi”.
Le parole di Zweig sono eclatanti se si guarda al loro significato, i coloni non sono cittadini o civili in quanto tali, sono una specie di esercito, che lavora insieme all’esercito vero e proprio per qualche missione sacra. Questa è una palese cancellazione retorica del principio di distinzione, ma in realtà conferma ciò che abbiamo visto accadere sempre più negli ultimi anni: i coloni attaccano i palestinesi non solo con la protezione dell’esercito, ma anche con l’assistenza attiva, a volte con i soldati che consegnano letteralmente le loro armi ai coloni.
Ma è un grande pericolo cancellare completamente questa distinzione. Quel principio di distinzione è al centro del diritto internazionale di guerra, significa che c’è una differenza tra un civile e un soldato, altrimenti semplicemente non ci sono persone protette, e questo significa non solo i palestinesi, a cui Zweig tiene poco, ma anche gli ebrei, a cui tiene molto.
Sicuramente per questo motivo, secondo quanto riferito, il Capo di Stato Maggiore dell’esercito israeliano Aviv Kochavi ha deciso che Zweig dovrebbe essere rimproverato per i suoi commenti, e anche per il fatto che non ha coordinato la sua apparizione all’evento con l’esercito. Il “colloquio di chiarimento”, come è stato soprannominato dall’esercito, è stato gestito dal Comandante della Divisione Giudea e Samaria Avi Blot. Secondo il Times of Israel, i commenti di Zweig “hanno suscitato critiche da parte di esperti di sinistra, che li hanno definiti essere un’ulteriore prova di una relazione inappropriatamente stretta tra le Forze di Difesa Israeliane e i coloni della Cisgiordania, che ritengono vada a scapito dei palestinesi e impedisce ai soldati di agire contro i coloni che infrangono la legge”.
Questa è la presunta rettifica politica da parte dei vertici dell’esercito. Ma guardiamo cosa è successo allora: Bezalel Smotrich, il leader del Partito del Sionismo Religioso, non avrebbe avuto niente da ridire su tutto questo. Smotrich ha risposto alla decisione dell’esercito di rimproverare Zweig affermando che i commenti di Zweig erano totalmente accurati e che “mille umilianti capitolazioni da parte dell’Alto Comando dell’IDF agli attacchi da sinistra e dal quotidiano Haaretz non cambieranno questo”.
E questa è la voce che i coloni religiosi ascoltano veramente: Smotrich e Zweig, non Kochavi e Blot (e certamente non Haaretz).
Questa non è la prima volta che Zweig ha fatto un’uscita che ha messo in imbarazzo l’esercito. Ad aprile era incaricato di proteggere la ristrutturazione della Tomba di Giuseppe, un sito appena alla periferia orientale di Nablus, a meno di cinque chilometri da Elon Moreh, un sito che è un’attrazione per quei coloni religiosi. L’esercito ha cercato di tenerlo sotto controllo per motivi di sicurezza, ma Zweig lo ha gridato ai media e lo ha fatto trasmettere in diretta. Disse ai soldati che erano entrati nella tomba “non come profanatori, ma come figli di Re” e che: “anche noi dobbiamo avere il privilegio di ristabilire l’onore della terra e del popolo d’Israele”.
Questa retorica messianica ricorda un altro comandante religioso fanatico, il Generale di Brigata Ofer Winter, che nel 2014, in qualità di Comandante della Brigata Givati, ha chiamato i suoi soldati a combattere una guerra santa a Gaza nel nome del Dio di Israele, contro “il nemico che profana il suo nome”. Winter è stato singolarmente responsabile del forse più eclatante crimine di guerra in quei 51 giorni di morte e distruzione: il cosiddetto bombardamento del “venerdì nero” di Rafah il 1° agosto, un tentativo di uccidere il soldato israeliano Hadar Goldin catturato sotto la famigerata Direttiva Annibale, il cui principio è di colpire la zona in modo da garantire che non siano necessarie trattative per gli ostaggi. L’ordine di Winter di colpire massicciamente con migliaia di bombe, missili e proiettili di artiglieria in una densa area residenziale, ha causato tra le 135 e le 200 vittime civili in poche ore. Da allora Winter è stato promosso.
Questo è pazzesco ma è proprio la tendenza culturale predominante dell’esercito israeliano, come definito da Winter e Zweig. Stanno conducendo una guerra santa e stanno tirando fuori tutto il repertorio. E chi li fermerà? Nessuno lo farà.
Questa è la “mutazione ebraica”, come l’ha recentemente definita la giornalista di Haaretz Amira Hass:
“C’è ora in tutti i Paesi del mondo un solo adulto responsabile che dirà apertamente: “Al diavolo, questa mutazione ebraica che si sta sviluppando lì in Medio Oriente, in altre parole, lo Stato di Israele ha perso il controllo. Ha dato di matto, ha perso la testa, è impazzito. A causa della sua potenza militare, nucleare e tecnologica, unita a tutto il fervore religioso, a causa della sua alleanza con gli Stati Uniti, questo deve preoccuparci. Molto”.
Ma penso che questo sia il punto per ricordare che i presunti liberali laici come il Ministro della Difesa Benny Gantz potrebbero essere meno espliciti dal punto di vista religioso, per così dire meno “ebrei”, ma il loro fervore nazionalista a favore dello Stato ebraico può essere altrettanto sfrenato. Quando Gantz è entrato in politica nel 2019, si è vantato di aver riportato Gaza “all’età della pietra” come Capo di Stato Maggiore, durante l’assalto del 2014. Ofer Winter la definì una guerra santa, Gantz raccolse i semi secolari della distruzione.
E devo dire che è tutta una questione di sionismo. Il sionismo è la mutazione ebraica, questa fusione della religione con il fervore nazionalista. So che ci sono presunti sionisti laici. Ma il sionismo nel suo essere non è realmente laico, e anche se c’erano quelli che forse erano abbastanza ingenui da credere che ci sarebbe stato un sionismo pacifico, la sua natura colonialista semplicemente non è accomodante per quella pace e convivenza. Alcuni pensavano che l’aspetto religioso sarebbe stato contenuto o moderato, anche se si chiama Stato Ebraico. Ma come potrebbe essere, quando il proprio motto nazionale è la supremazia ebraica? Era chiaro che le cose sarebbero andate in questo modo, anche se i primi leader israeliani erano presumibilmente laici. Il fondatore dello Stato David Ben-Gurion, un presunto laico, parlava di tanto in tanto in termini scandalosamente messianici: quando parlò alla Commissione Reale Britannica Peel nel 1936, si riferì alla Bibbia come alla sua “guida” per la Palestina; durante la guerra di Israele del 1956 con l’Egitto, Ben-Gurion disse in Parlamento che Israele aveva intrapreso la campagna non per “scopi difensivi ma per stabilire parte del Regno di Davide e Salomone” (per il defunto Israel Shahak).
Il sionismo ha alimentato questo fondamentalismo religioso. È vero che oggigiorno ci sembra di sentire proclami religiosi più espliciti da capi militari come Zweig e Winter. Ma che provenga da loro o da israeliani laici come Gantz, il risultato è praticamente lo stesso: stanno tutti cercando di riportare la Palestina all’età della pietra affermando la supremazia ebraica basata sulla mitologia dell’età del bronzo. Cosa ci si può aspettare quando si considerano gli ebrei una “nazione” e si nega persino una nazionalità israeliana a favore della supremazia ebraica?
Sono d’accordo con Amira Hass. Al diavolo. Israele ha perso il controllo. Ha dato di matto, ha perso la testa, è impazzito. Ma non è una sorpresa, e avremmo dovuto vederlomolto tempo fa.