L’indegna “lista della vergogna” delle Nazioni Unite: l’equazione tra il carnefice israeliano e la vittima palestinese

Il messaggio inviato dalla più grande istituzione internazionale del mondo a Manasra e al resto dei bambini della Palestina rimane invariato: “Siamo spiacenti di non essere riusciti a proteggervi”.

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Di Ramzy Baroud – 21 luglio 2022

Immagine di copertina: Ahmed Manasra è stato processato e incriminato dal tribunale militare israeliano all’età di 13 anni. (Foto: via IMEMC)

“Ci dispiace di non essere riusciti a proteggerti.” Questa frase fa parte di una dichiarazione rilasciata dagli esperti dei diritti umani delle Nazioni Unite il 14 luglio, in cui si esorta il governo israeliano a rilasciare il prigioniero palestinese Ahmad Manasra. Di soli 14 anni al momento del suo arresto e della tortura da parte delle forze israeliane, Manasra ha ora 20 anni. Il suo caso è una rappresentazione del trattamento disumano riservato da Israele ai bambini palestinesi.

La dichiarazione degli esperti è dura e sentita.  Accusa Israele di aver privato il giovane Manasra “della sua infanzia, dell’ambiente familiare, della protezione e di tutti i diritti che avrebbero dovuto essergli garantiti come bambino”. Si riferisce al caso come “ossessionante”, considerando le “condizioni mentali in deterioramento” di Manasra. La dichiarazione va oltre, affermando che “questo caso … è una macchia su tutti noi come parte della comunità internazionale dei diritti umani”.

Condannare Israele per il maltrattamento dei bambini palestinesi, siano quelli sotto assedio nella Gaza colpita dalla guerra, o sotto occupazione militare e apartheid nel resto dei territori occupati in Cisgiordania e Gerusalemme est, è ormai diventato un luogo comune.

Eppure, in qualche modo, a Israele è stato comunque risparmiato un posto nell’elenco poco lusinghiero, pubblicato ogni anno dal Segretario generale delle Nazioni Unite, che nomina e stigmatizza governi e gruppi che commettono gravi violazioni contro bambini e minori in qualsiasi parte del mondo.

Stranamente, il rapporto riconosce l’orribile record di Israele nell’aver violato i diritti dei bambini in Palestina. Descrive in dettaglio alcune di queste violazioni, che i funzionari delle Nazioni Unite hanno verificato direttamente. Ciò include “2.934 gravi violazioni contro 1.208 bambini palestinesi” nel solo anno 2021. Tuttavia, il rapporto equipara il record di Israele, uno dei più tristi al mondo, e quello dei palestinesi, vale a dire il fatto che in quello stesso anno 9 bambini israeliani sono stati colpiti dalla violenza palestinese

Sebbene il danno deliberato a un singolo bambino sia deplorevole indipendentemente dalle circostanze o dall’autore, è sbalorditivo che il Segretario generale delle Nazioni Unite Antonio Guterres abbia ritenuto appropriato equiparare le violazioni sistematiche perpetrate dall’esercito israeliano ai 9 minori israeliani danneggiati da gruppi armati palestinesi, intenzionalmente o meno.

Per affrontare l’evidente discrepanza tra le vittime minorenni palestinesi e quelle israeliane, il rapporto delle Nazioni Unite ha raggruppato insieme  tutte le categorie per distrarre dall’identità dell’autore, minimizzando così l’attenzione sui crimini israeliani. Ad esempio, il rapporto afferma che un totale di 88 bambini sono stati uccisi in tutta la Palestina, di cui 69 a Gaza e 17 in Cisgiordania e Gerusalemme est. Tuttavia, il rapporto scompone questi omicidi in modo tale da mettere insieme i bambini palestinesi e israeliani come se si cercasse di proposito di confondere  il lettore. Se letto attentamente, si scopre che tutti questi omicidi sono stati perpetrati dalle forze israeliane, tranne due.

Inoltre, il rapporto utilizza la stessa logica per scomporre il numero di bambini mutilati nel conflitto, sebbene dei 1.128 bambini mutilati, solo 7 fossero israeliani. Dei restanti, 661 sono stati mutilati a Gaza e 464 in Cisgiordania, compresa Gerusalemme est.

Il rapporto continua ad incolpare “gruppi armati palestinesi” per alcune delle vittime palestinesi, che sarebbero rimaste ferite a seguito di “incidenti che hanno coinvolto bambini vicini a esercitazioni militari”. Supponendo che questo sia il caso, incidenti di questa natura non possono essere considerati “gravi violazioni” in quanto, secondo la stessa definizione dell’ONU, sono accidentali.

La  confusa suddivisione di questi numeri, tuttavia, non è stata di per sé casuale, poiché ha concesso a Guterres lo spazio per dichiarare che “se la situazione si ripetesse nel 2022, senza miglioramenti significativi, Israele dovrebbe essere inserito nell’elenco”.

Peggio ancora, il rapporto di Guterres è andato oltre, rassicurando gli israeliani che sono sulla strada giusta  in quanto “finora quest’anno non abbiamo assistito a un numero simile di violazioni”, come a suggerire che il governo israeliano di destra di Naftali Bennett e Yair Lapid hanno volutamente cambiato le loro politiche riguardo al prendere di mira i bambini palestinesi. Naturalmente, non ci sono prove di questo tipo.

Il 27 giugno, la Defense for Children International-Palestine (DCIP) ha riferito che Israele “ha intensificato la sua aggressione” contro i bambini in Cisgiordania e Gerusalemme est dall’inizio del 2022. Il DCIP ha confermato che ben 15 bambini palestinesi sono stati uccisi dalle forze israeliane nei primi sei mesi del 2022, quasi lo stesso numero di morti di tutto l’anno precedente. Questo numero include 5 bambini nella sola città occupata di Jenin. Israele ha anche preso di mira i giornalisti che hanno tentato di riferire su queste violazioni, tra cui la giornalista palestinese Shireen Abu Akleh, uccisa l’11 maggio, e Ali Samoudi, colpito alla schiena lo stesso giorno.

Si può dire molto di più, ovviamente, sull’assedio di centinaia di migliaia di bambini nella Striscia di Gaza, conosciuta come la “prigione a cielo aperto più grande del mondo”, e di molti altri nella Cisgiordania occupata. La mancanza di diritti umani fondamentali, comprese le medicine salvavita e, nel caso di Gaza, l’acqua pulita, non suggerisce alcun miglioramento misurabile nel track record di Israele per quanto riguarda i diritti dei bambini palestinesi.

Se  Guiterres pensa che il rapporto delle Nazioni Unite sia un passo nella giusta direzione, deve ripensarci . Il 2014 è stato uno degli anni più tragici per i bambini palestinesi in cui, secondo un precedente rapporto delle Nazioni Unite, 557 bambini sono stati uccisi e 4.249 feriti, la stragrande maggioranza dei quali è stata presa di mira durante la guerra israeliana a Gaza. Human Rights Watch ha affermato che il numero di palestinesi uccisi “era il terzo più alto al mondo quell’anno”. Tuttavia, Israele non è stato inserito nella lista nera della “Lista della vergogna” delle Nazioni Unite. Il messaggio chiaro è che Israele può prendere di mira i bambini palestinesi a suo piacimento, poiché non ci sarà alcuna responsabilità legale, politica o morale per le sue azioni.

Questo non è ciò che i palestinesi si aspettano dalle Nazioni Unite, un’organizzazione che presumibilmente esiste per porre fine ai conflitti armati e portare pace e sicurezza per tutti. Per ora, il messaggio inviato dalla più grande istituzione internazionale del mondo a Manasra e al resto dei bambini della Palestina rimarrà invariato: “Siamo spiacenti di non essere riusciti a proteggervi”.

 

– Ramzy Baroud è  giornalista e redattore di The Palestine Chronicle. È autore di sei libri e  ricercatore senior non residente presso il Center for Islam and Global Affairs (CIGA).

 

Traduzione di Grazia Parolari “Tutti gli esseri senzienti sono moralmente uguali” -Invictapalestina.org