Osservando il cielo: l’astronomia nell’Islam medievale

Cosa c’è al di là di ciò che è noto? Chi è l’autore della maestosità delle stelle? Fin dalla rivelazione dell’Islam, il cielo notturno ha offerto a filosofi e teologi allo stesso modo una finestra sulla comprensione di Dio, del cielo e del nostro viaggio verso la salvezza.

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Achab Bdaiwi – 21 luglio 2022

Come attivo utente di Twitter, posso testimoniare in prima persona che il cyberspazio è, il più delle volte, un pozzo nero di interminabili disaccordi e litigi vessatori.

Ogni tanto, però, gli utenti trovano un terreno comune, un avvenimento che li unisce, almeno temporaneamente. L’unificazione più recente è arrivata dopo che la NASA ha pubblicato le prime immagini del telescopio James Webb.

Tutti sono rimasti sorpresi dalle inedite fotografie dello spazio profondo di una bellezza mozzafiato.

“Per gli astronomi e gli scienziati musulmani medievali, i cieli ispiravano parole colme di ammirazione e riflessione ponderata. Numerosi versetti del Corano, il primo testo sopravvissuto dell’Islam delle origini, istruiscono i credenti a meditare sui segni di Dio sparsi in tutti i cieli”

Pochi oggi sarebbero in disaccordo sul fatto che ci sia qualcosa di sconcertante e al tempo stesso semplice nei cieli e nel cielo stellato.

Come noi, i nostri antichi predecessori amavano guardare il cielo notturno. Ma per gli antichi sacerdoti  e scienziati, c’era qualcosa di più della pura curiosità e ammirazione.

NGC 3324 nella nebulosa Carina [photo credit: Nasa/Getty Images]
Fissare il cielo significava comunicare con gli dei e raggiungere il regno della metafisica. La pratica apparteneva all’astrologia e alla magia bianca.

Altrettanto ci viene detto nell’antico romanzo greco “Aethiopica” di Eliodoro. Quando il sacerdote egiziano ammonisce il giovane Teagene, lo informa che studiare i cieli è percorrere la via della saggezza e dell’onestà:

“C’è una scienza volgare e una che, direi, striscia sulla superficie di questa terra… L’altra, figlio mio, è la vera saggezza, di cui la forma volgare è una versione illegittima mascherata sotto lo stesso nome… Ha dimestichezza con cose celesti, vive con gli dei e partecipa della natura superiore, studiando il movimento delle stelle e acquisendo da ciò una conoscenza del futuro, lontano dai mali terreni e indirizzando tutte le cose all’onestà e alla comodità degli uomini”.

Avanzando velocemente di diversi secoli nel mondo dell’Islam, si troverà un sentimento simile.

Per gli astronomi e gli scienziati musulmani medievali, i cieli ispiravano parole colme di ammirazione e profonda riflessione.

Numerosi versetti del Corano, il primo testo sopravvissuto dell’Islam delle origini, istruiscono i credenti a meditare sui segni di Dio sparsi in tutti i cieli, così come espresso in diversi punti delle scritture musulmane, come i seguenti versetti:

“In verità nei cieli e sulla terra vi sono segni per coloro che credono” (45,3).

“Ha fatto sorgere l’alba, ha fatto riposare la notte, ha fatto viaggiare con precisione il sole e la luna. Questo è il progetto dell’Onnipotente, Onnisciente. Ed Egli è Colui che ha fatto delle stelle la tua guida attraverso le tenebre della terra e del mare. Abbiamo già chiarito i segni alle persone che sanno” (6,97-8).

“Egli è il Signore dei cieli e della terra e di quello che vi è in mezzo, il Signore degli Orienti!» Invero abbiamo ornato di stelle il cielo più vicino” (37:5-6)

Le generazioni successive di pensatori musulmani fecero un ulteriore passo avanti.  Escogitarono modi ingegnosi per osservare e studiare i cieli.

Costruirono osservatori che li aiutarono a scoprire costellazioni e stelle lontane – ecco perché la maggior parte delle costellazioni odierne portano nomi arabi, come Acrab, Caph, Furud, Lesath, Maaz, Thuban e Zurac – escogitarono strumenti per mappare il cielo notturno, scrissero trattati sui movimenti celesti longitudinali,  svilupparono argomenti a sostegno di una terra sferica e un modello planetario eliocentrico e  prestarono molta attenzione al sole e alla luna per arrivare a descrizioni precise delle eclissi lunari e solari, tra molte altre cose.

Consideriamo alcuni importanti esempi. Già nel IX secolo d.C. i musulmani costruirono punti di osservazione e osservatori.

Durante il regno del califfo abbaside al-Maʾmun (r. 813-833) furono fondati due osservatori: lo Shammasiyyah, a Baghdad, e il Qasiyun, a Damasco.

Folio 7r del Corano 45:3ss. Forschungsbibliothek Gotha [credito foto: Corpus Coranicum]
Operavano come postazioni di osservazione solare e lunare, risultando in una serie di tavole planetarie, movimenti longitudinali e manuali astronomici, noti come Mumtahan Zij.

Fu durante la ricerca condotta presso l’Osservatorio Shammasiyyah a Baghdad che lo scienziato musulmano persiano Habash al-Hasib (morto nell’869 d.C.) calcolò le circonferenze, i diametri, i raggi e altre questioni relative alla Terra, al Sole e alla Luna.

Le sue scoperte, pubblicate nel suo “The Book of Bodies and Distances”, sono notevolmente vicine alla scienza moderna. Al-Hasib calcolò che la circonferenza della Terra fosse 32.444 km (la scienza moderna dice 40.000 km) e la circonferenza della Luna 9538 km (la scienza moderna dice 10921 km). I suoi calcoli sulla circonferenza del Sole furono tuttavia piuttosto variabili

Nasir al-Din al-Tusi e gli studenti che lavorano all’Osservatorio Maraghah [photo credit: Wikimedia]
Nei secoli successivi i musulmani costruirono altri sette osservatori. Tra i più importanti ci furono gli osservatori di Maraghah e di Samarcanda.

L’Osservatorio di Maraghah fu costruito nel 1259 d.C. in quella che oggi è la provincia dell’Iran dell’Azerbaigian orientale.

Fu progettato dal formidabile filosofo, teologo e matematico Nasir al-Din al-Tusi (morto nel 1274). Funzionava come centro per la ricerca astronomica, ospitando una biblioteca, un deposito di attrezzature e diversi posti di osservazione circolari per osservare stelle e oggetti planetari.

L’Osservatorio di Samarcanda fu costruito nel 1420 d.C. dall’erudito matematico e astronomo Ulugh Beg (morto nel 1449). Prese ispirazione dal modello di Maraghah basandosi sulle intuizioni accademiche di Ulugh Beg in trigonometria e geometria sferica.

“Giudicando dai numerosi commentari sui cieli e sulle meraviglie dell’universo, sembra che le società musulmane medievali si siano impegnate assiduamente nella comprensione delle grandi meraviglie delle stelle e dello spazio profondo”

Desiderosi di sviluppare le loro attività di osservazione, gli astronomi musulmani medievali si interessarono molto a quella che oggi potremmo chiamare cosmografia. “The Epitome of Introductory Theoretical Astronomy” è solo un esempio lampante.

Fu scritta dall’astronomo e medico del XIII secolo d.C. Mahmud al-Jaghmini. L’opera è in arabo e contiene spiegazioni introduttive su come funzionano i movimenti celesti, insieme a discussioni sulla natura dei corpi e, più specificamente, della Terra.

Indubbiamente popolare, per i numerosi commenti ricevuti in arabo e persiano (e per la pletora di manoscritti esistenti dell’opera), l’opera rappresenta un esempio medievale di uno studio   volto a educare i laici e gli appassionati di astronomia.

Una copia dell’Epitome di al-Jaghmini [photo credit: Al-Khalil Collection of Islamic Art]
Giudicando dai numerosi commentari sui cieli e sulle meraviglie dell’universo, sembra che le società musulmane medievali si siano impegnate assiduamente nella comprensione delle grandi meraviglie delle stelle e dello spazio profondo

Un esempio rappresentativo di un nuovo genere dedicato a tale comprensione è il giustamente intitolato “Le meraviglie delle creature e le meraviglie della creazione” di Abu Yahya Zakariyah al-Qazwini (morto nel 1283 d.C.).

Immensamente popolare, l’opera contiene decine di disegni dettagliati di pianeti e oltre 400 dipinti in miniatura. Segue un ordinato ordine gerarchico del cosmo, comprese le sfere celesti, i 12 segni dello zodiaco, le costellazioni stellari e i fenomeni celesti osservabili, come le eclissi.

A cavallo tra il razionale e l’immaginazione, al-Qazwini dimostra feconde capacità creative nelle sezioni sulla cosmologia celeste. Queste includono discussioni su tempo e spazio, angeli e demoni e il regno della divinità.

Folio dalle Meraviglie della Creazione di al-Qazwini [Photo credit: Qatar National Library]

Allontanandosi dall’immaginazione e indirizzandosi maggiormente  verso la scienza, i musulmani medievali  lavorarono duramente per trovare metodi con cui misurare e osservare gli eventi celesti nel vasto cielo notturno.

Le innovazioni teoriche inclusero la Tusi-Couple, dal nome del già citato Tusi. Era un dispositivo matematico contenente un piccolo cerchio sottoposto a movimento rotatorio all’interno di un cerchio più grande, noto come ipocicloide a 2 cuspidi.

Allontanandosi dall’immaginazione e indirizzandosi maggiormente  verso la scienza, i musulmani medievali  lavorarono duramente per trovare metodi con cui misurare e osservare gli eventi celesti nel vasto cielo notturno.

Secondo le autorità scientifiche contemporanee, come George Saliba, la Coppia Tusi ha fornito una “soluzione per il movimento latitudinale dei pianeti inferiori e in seguito fu ampiamente utilizzata come sostituto dell’equante introdotto più di mille anni prima nell’Almagesto di Tolomeo”, celebre opera dell’antica astronomia.

Schema medievale della Coppia Tusi [Photo credit: Biblioteca Apostolica Vaticana]
Fu un discepolo di Tusi di nome Muʾayyad al-Din al-ʿUrdi, morto nel 1266 d.C. e originario della Siria, che lasciò un segno indelebile nella scienza araba diventando probabilmente il più celebre costruttore di strumenti nell’astronomia islamica medievale.

Al-ʿUrdi scrisse un testo intitolato “Trattato sulle osservazioni dedicato all’ingegneria delle apparecchiature necessarie nei luoghi di osservazione”, alcune delle quali erano invenzioni uniche dello stesso al-ʿUrdi.

 “Muʾayyad al-Din al-ʿUrdi, morto nel 1266 d.C. e originario della Siria, ha lasciato un segno indelebile nella scienza araba diventando probabilmente il più celebre costruttore di strumenti nell’astronomia islamica medievale”

Ogni posto di osservazione, ci viene detto, richiede i seguenti strumenti, come sintetizzato da Petra G. Schmidl: un quadrante murale per le altitudini, una sfera armillare per la longitudine e la latitudine dell’eclittica, un’armilla solstiziale per l’obliquità dell’eclittica, un’armilla equinoziale per calcolare l’ingresso del Sole nel piano equatoriale e il suo percorso agli equinozi, e un righello diottrico per misurare il diametro apparente del Sole e della Luna, e quello che è noto come l’anello azimutale per determinare l’altitudine.

Questi sono solo alcuni esempi rappresentativi per evidenziare le innovazioni medievali musulmane in astronomia. Si potrebbe dire molto di più di altri grandi astronomi i cui contributi sono troppo vasti per essere ricordati in poche parole.

Questi includerebbero gli studi del genio dell’XI secolo d.C. Abu Rayhan al-Biruni, probabilmente il più grande erudito nella storia dell’Islam, che sostenne l’eliocentrismo e la rotazione della Terra attorno al suo asse, oltre ad essere uno dei primi a suddividere l’ora in modo sessagesimale in minuti, secondi, terzi e quarti.

 

Il dottor Ahab Bdaiwi è docente universitario di filosofia araba e medievale e storia intellettuale tardoantica presso l’Università di Leiden. La sua ricerca si avventura in una serie di argomenti e temi negli studi islamici, ma spesso ruota attorno alle discipline della storia intellettuale e religiosa, della filosofia, della teologia e dei manoscritti orientali nelle società islamiche.

 

Traduzione di Grazia Parolari “Tutti gli esseri senzienti sono moralmente uguali” -Invictapalestina.org