Quando Roger Waters ha pianto

Nessuna persona perbene può rimanere indifferente davanti alle lacrime del musicista. Waters, il grande uomo di coscienza.

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Gideon Levy – 11 agosto 2022

Immagine di copertina: un uomo ispeziona la sua casa danneggiata nella città di Gaza. Credit: Mohammed Abed / AFP

Mercoledì Roger Waters ha pianto. Era su Twitter, mentre leggeva, davanti alla telecamera, un articolo che la sera prima aveva trovato sul sito di notizie Mondoweiss. Parlava di un ragazzo della Striscia di Gaza.

“Vorrei davvero poter riposare, o farmi aiutare da uno psicologo, come fanno altre persone nel mondo che subiscono le guerre”, dice Mohammed. “Nessuno, durante o dopo la guerra, chiede a me o alla mia famiglia ‘Come stai?'”

È il capofamiglia, un ragazzo di 13 anni. E solo il suo pianto, scrive Tareq Hajjaj, “scioglie lo scudo virile” che è costretto a indossare. “Non voglio che mia madre soffra come le madri dei bambini che sono stati uccisi”, singhiozza il ragazzo.

Mohammed avrebbe potuto crescere da qualche altra parte, dove sarebbe morto solo “quando il suo corpo sarà completamente cresciuto”, scrive Hajjaj. Ed è qui che Waters non è più riuscito a trattenere le lacrime ed è scoppiato a piangere. Nessuna persona perbene può rimanere indifferente davanti alle lacrime del musicista. Waters, il grande uomo di coscienza.

Ma per gli israeliani, questa è stata una performance da un pianeta alieno. Hanno mille meccanismi di difesa contro le lacrime di Waters. Supponiamo che Waters sia davvero un “antisemita” e “qualcuno che odia Israele”, cosa che non è. Ma piangere per un ragazzo di Gaza? E i bambini di Sderot allora?

Qualche israeliano ha pianto per un ragazzo di Gaza? Ci sono degli israeliani consapevoli di ciò che è successo ai bambini a Gaza durante quei tre giorni di colossale successo che hanno sommerso Israele di ondate di orgoglio e soddisfazione personale come qui non vedevamo da molto tempo? Non c’è stato un successo come questo dalla vittoria di Israele nella Guerra dei Sei Giorni del 1967. Ancora qualche giorno di combattimenti e ci sarebbero stati anche degli album ricordo.

Solo la morte di Zili, un cane della polizia di frontiera, a Nablus – che ha ottenuto un titolo in prima pagina sul quotidiano Yedioth Ahronoth, insieme al suo funerale, alle lacrime, alla tomba, agli elogi e alla dichiarazione ufficiale di lutto del primo ministro – ha pesato un po’ sull’inebriante stato d’animo della vittoria. Non è invece stato disturbato neppure per un secondo dalle scene di Gaza, perché le scene di Gaza qui non sono mai state mostrate. Mai prima d’ora c’è stata un’operazione omicida così sterile qui. I media israeliani questa volta non hanno mostrato niente, assolutamente niente.

Questa è stata una delle operazioni più manipolate nella storia di Israele. Invece di avere un prezzo scontato, come le precedenti a Gaza, è stata completamente gratuita. Non una goccia di sangue israeliano, non una sola casa distrutta e nessuna condanna dal mondo, nemmeno zoppa. Con un costo zero come questo, l’appetito per ulteriori operazioni aumenterà, ovviamente.

Questa volta la solita arroganza è stata accompagnata dalla sensazione di una vittoria dolce e facile. Portateci altre guerre a prezzi stracciati. Dopotutto, nessuno è stato ucciso e quasi nessuna casa è stata danneggiata nell’operazione Breaking Dawn dello scorso fine settimana.

Ma è impossibile ignorare un altro fattore che ha alimentato questi sentimenti di vittoria. Questa volta l’operazione è stata lanciata dai bravi israeliani. Sono quelli al potere ora. Guarda come hanno condotto questa guerra, a pieni voti.

Di conseguenza, questa è stata la guerra più politica che Israele abbia mai combattuto. La destra era unita; del resto essa non può mai pronunciare una parola di critica sull’uccisione degli arabi. Il centrosinistra era pieno di orgoglio: che successo, che gestione, che audacia. Le lusinghe per i comandanti dell’operazione – il primo ministro Yair Lapid e il ministro della Difesa Benny Gantz, che sono due dei “nostri” – hanno oltrepassato ogni limite.

Yossi Verter ha descritto come è cambiato il guardaroba di Lapid grazie a questo successo. Il suo “abito vuoto è stato riempito”, ha scritto in modo discreto. E il giorno dopo ha aggiunto: “Senza dubbio, questo è un fiore all’occhiello” per Lapid (Haaretz, 8 agosto). L’abito pieno (di sangue) e la piuma sul berretto sono il vero bottino di questa guerra, che si è conclusa con “un sogno per Israele”. Un sogno di guerra.

Verter è stato presto seguito da Uri Misgav, che si è spogliato di tutti i travestimenti. La vera immagine della vittoria di questa guerra, ha scritto, è stata quella del leader dell’opposizione Benjamin Netanyahu (Haaretz in ebraico, 7 agosto) durante il briefing di Lapid. Valeva la pena andare in guerra per questa immagine della vittoria. Per Misgav e i suoi simili, niente potrebbe essere più dolce.

Roger Waters ha pianto. “Cosa c’è che non va nei fottuti israeliani? Cos’hanno di sbagliato?” ha chiesto, con rabbia e disperazione. Vorrei solo sapere come rispondergli.

 

Traduzione di Grazia Parolari “Tutti gli esseri senzienti sono moralmente uguali” -Invictapalestina.org