Doniana Al-Imoor sognava il giorno in cui si sarebbe laureata all’Istituto d’Arte. Dopo che Israele ha bombardato la casa della sua famiglia la scorsa settimana, quel giorno non arriverà mai.
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Di Mohammed Rafik Mhawesh – 12 agosto 2022
Immagine di copertina: Due dei dipinti di Doniana Al-Imoor sono stati condivisi dalla sua pagina Facebook nel luglio 2021. (Per gentile concessione della famiglia Al-Imoor)
“Sii così appassionato del tuo sogno che il solo pensarci ti faccia sorridere.” Queste le parole appuntate in cima al profilo Facebook di Doniana Adnan Al-Imoor, la giovane artista palestinese uccisa dai bombardamenti israeliani della sua casa a Gaza la scorsa settimana.
L’8 agosto, quando i carri armati israeliani hanno iniziato a sparare contro il suo quartiere di Khan Younis, un Governatorato a Sud della Striscia di Gaza, Doniana stava dipingendo, cercando di sfuggire al suono dei bombardamenti. Pochi minuti dopo, il suo corpo, la tela su cui stava dipingendo e i colori di un dipinto che non sarebbe mai stato finito furono spazzati via da una bomba israeliana.
Il padre di Doniana, Adnan Al-Imoor, ha detto che l’intera famiglia era a casa quando sono iniziati i bombardamenti israeliani, e la deflagrazione che ha ucciso Doniana ha ferito anche i suoi fratelli. “Israele ci ha quasi ucciso tutti, non riesco ancora a credere che siamo sopravvissuti”, ha detto.
Doniana credeva che gli oppressi non dovessero mai smettere di lottare per la loro liberazione. Secondo suo padre, la sua missione artistica era “fare eco alla voce del nostro popolo oppresso, della nostra terra rubata, della nostra cultura cancellata e delle nostre esigenze umane”. Per lui, “i dipinti di Doniana erano la vera incarnazione della speranza”, aggiungendo che “aveva un cuore molto sensibile e compassionevole”.
Doniana significa “le nostre vite” in arabo. Aveva una visione per una vita e un futuro migliori, meno tragici e incerti, in una Palestina libera e indipendente, dove sognava di diventare un’artista di successo. Aggrappandosi a questa speranza, ha aiutato la sua famiglia ad avere una visione più ottimista della vita, indipendentemente dalle difficoltà che hanno dovuto affrontare e da quanto i suoi genitori hanno lottato per crescere nove figli in una Striscia di Gaza già devastata.
Accattivanti, affascinanti, ma “molto semplici” dal suo punto di vista, i dipinti di Al-Imoor ricordavano la fermezza della Palestina contro l’indiscutibile potere dell’esercito israeliano e il desiderio per molti lunghi anni di vivere in libertà.
“Ha immortalato i suoi sogni su questi dipinti prima che Israele la uccidesse”
La ventiduenne Doniana Al-Imoor è stata una dei due milioni di palestinesi a Gaza che hanno sopportato le difficoltà imposte da un blocco disumano su terra, aria e mare. Rifugiata, la sua famiglia fu espulsa nel 1948 da Bir al-Saba’ (oggi Be’er Sheva, una città nel Sud di Israele), un tempo nota per la bellezza della sua vita rurale, e alla quale la sua famiglia e migliaia di persone come loro è vietato di tornare.
Il brutale assedio di Gaza non solo impedisce l’ingresso di quantità sufficienti di beni essenziali come cibo e carburante, ma priva anche i giovani, che costituiscono la maggior parte della popolazione della Striscia, dei prodotti di cui la maggior parte dei bambini di tutto il mondo gode per il proprio accrescimento e svago. Ma nonostante queste restrizioni e usando solo un pacchetto di pastelli, un pennello consumato e una tavola da pittura, Doniana ha dimostrato talento artistico fin dalla tenera età che sua cugina ha descritto come un “insieme di aspirazione e genialità che è straordinario da possedere per un bambino”.
Nella Facoltà di Belle Arti dell’Università Al-Aqsa di Gaza, la giovane artista era ben conosciuta dai suoi professori e compagni di classe. Uno degli insegnanti di Doniana ha detto a suo padre che era stata “un’ispirazione per tutti, amici e insegnanti, e un faro di talento e distinzione accademica”.
Suo padre, ancora in difficoltà a parlare di lei al passato, descrive come Doniana “sognava giorno e notte la sua cerimonia di laurea”, ma è stata costretta a posticiparla quest’anno a causa delle condizioni economiche a Gaza. “Ha lavorato duramente per tre anni e mezzo per ricevere il diploma di laurea e farci sentire orgogliosi di lei”, ha detto.
Su Facebook, dove ha esposto il suo lavoro, alcuni mesi fa Doniana ha sottotitolato un post con una citazione: “Per me, non sto facendo nulla di spettacolare, ma sto cercando, in mezzo a questo isolamento, di rendere la vita sopportabile”. L’artiglieria israeliana e i bombardamenti aerei sulla sua casa la scorsa settimana le hanno tolto anche quello.
Muath Al-Imoor si è addolorata per la perdita di sua cugina su Facebook dopo che è stata dichiarata morta. “La mia defunta cugina Doniana ha fissato i suoi sogni e le sue ambizioni su questi dipinti prima che l’occupazione israeliana la uccidesse”, ha scritto. Muath ha detto che “il suo colore preferito era il nero. E dominava i suoi dipinti a causa della tragedia interiore di cui soffriva, per il sua popolo e per la sua famiglia”.
Nonostante la sua giovane età, Doniana si era già guadagnata la fiducia e l’ammirazione di altri artisti e istituti di Gaza. L’Istituto di Letteratura per la Cultura e le Arti Iwan, che ha curato la pubblicazione dei dipinti di Alimoor, ha dichiarato dopo la sua morte: “Tutte le prospettive e le idee sono state proposte per produrre un nuovo dipinto, ma il carro armato che ha sparato aveva una prospettiva diversa, un intento malvagio. Un brutale proiettile ha ucciso la ragazza e l’ha trasformata in un’immagine conservata nello scrigno della memoria.
Per uno dei suoi dipinti che mostrava la delusione del volto di una persona semi nascosto dietro un muro, Doniana ha scritto una didascalia che recita semplicemente: “Aspettando”. Ha usato la stessa parola per molti dei dipinti che ha prodotto dall’attacco israeliano a Gaza nel maggio 2021. Ora che se n’è andata, crudelmente uccisa, non sta più aspettando o sognando una vita migliore, ma lascia un’eredità di perseveranza e speranza, che i suoi cari devono conciliare con la tristezza che pervade il loro cuore.
Mohammed Rafik Mhawesh è un giornalista e scrittore palestinese, residente a Gaza. Ha collaborato al libro “A Land With A People: Palestines and Jewish Confront Sionism” (Una Terra con un Popolo: Palestinesi ed Ebrei si Confrontano con il Sionismo) Monthly Review Press Publication, 2021 (Pubblicazione mensile di rassegna stampa, 2021).
Traduzione: Beniamino Rocchetto – Invictapalestina.org