HEBRON, PALESTINA: UN’ANTICA GEMMA DEVASTATA DALL’APARTHEID E OCCUPATA DAI COLONI

La Palestina è un Paese ricco. Come testimonia la città di Hebron, in Palestina, che è ricca di storia e di un patrimonio che non ha eguali.

English version

Di Miko Peled – 9 settembre 2022

Immagine di copertina: Donne palestinesi camminano in una strada dove i negozi sono stati chiusi nella città di Hebron, in Cisgiordania, occupata da Israele.

Troppo spesso ci concentriamo sui problemi che affliggono la Palestina a causa dell’occupazione sionista. Tuttavia, di tanto in tanto è importante ricordare il ricco patrimonio e le meraviglie uniche che si trovano in Palestina: la sua bellezza, storia, architettura e come il popolo palestinese ha conservato scrupolosamente e amorevolmente il patrimonio storico di questa terra unica.

HEBRON

Una città che è fin troppo spesso nei notiziari per la violenza e il razzismo che i coloni sionisti e l’esercito israeliano costantemente impongono a questa città, è in realtà un gioiello antico. Contiene al suo interno uno dei più bei tesori della Palestina. Ho avuto la fortuna di vedere la bellezza di questa antica città con un amico che è figlio di questa terra e che ama e conosce la città come uno che ama e conosce la sua casa.

Quando arrivo a Hebron da Gerusalemme, mi piace entrare attraverso quello che è l’ingresso principale della città fuori dalla Statale 35. Da lì si entra direttamente nel cuore di quella che è nota per essere una delle città palestinesi più grandi, più trafficate ed economicamente più ricche. Ci sono pochissimi luoghi che si distinguono per la loro bellezza in questa città altrimenti polverosa e frenetica. Si compone di strade su strade polverose piene di automobili e negozi. Ma questa è la città principale, la moderna Hebron.

Devo percorrere una decina di chilometri prima di raggiungere il punto in cui parcheggio l’auto e mi incammino all’interno della Città Vecchia, dove salgo su uno dei luoghi più magici della Palestina, Tel-Rumeida. È una piccola collina con rovine romane e ulivi i cui possenti tronchi testimoniano il loro tempo.

Ancient olive trees on Tel-Rumeida

Foto: Ulivi secolari a Tel-Rumeida. Credito | Miko Peled

 

Da Tel-Rumeida si può godere della straordinaria vista dell’intera città vecchia di Hebron, o come è chiamata in arabo, Alkhalil.

The moon over the old city of Hebron, view from Tel-Rumeida

Foto: La luna sopra la città vecchia di Hebron, vista da Tel-Rumeida. Credito | Miko Peled

Il degrado e la devastazione causate nella città vecchia da coloni e soldati israeliani sono evidenti quasi ovunque. Questo è vero tanto che i palestinesi hanno dovuto erigere speciali coperture protettive per il mercato della città per timore che sassi, blocchi di cemento e immondizia gli venissero lanciati addosso dai coloni israeliani che si sono impadroniti di molti degli appartamenti sopra il mercato. Tuttavia, in questo articolo non parleremo degli agenti che cercano di far morire la città e la sua vita e ci concentreremo su ciò che è stato creato per secoli dai palestinesi che ora è protetto da coloro che ancora vivono nella città.

VICOLI NASCOSTI

Entrando nel Souk, il mercato, ci avviciniamo lentamente alla città vecchia. Camminiamo per vicoli tortuosi con archi, nascosti come se cercassero di proteggersi dalla distruzione perpetrata dai coloni che sta affliggendo la città come un cancro. Le persone vivono in case costruite dai Mamelucchi, che governarono la Palestina dalla fine del XIII° secolo all’inizio del XVI° secolo, o dagli Ottomani, che governarono la Palestina dal XVI° all’inizio del XX° secolo. Si vedono bambini correre e giocare attraverso questi vicoli lastricati di pietre posate lì secoli fa.

Qua e là si trova un bar o un ristorante o un negozio di specialità. Camminavamo velocemente per questi vicoli quando notai una luce intensa proveniente da una piccola porta aperta. Siamo entrati e ci siamo ritrovati in una grotta, con quello che sembrava il tesoro nella grotta di Aladino. Era uno dei laboratori di vetreria più famosi della città. Hebron è rinomata per la lavorazione del vetro e questo negozio/laboratorio era il più bello della città. Come ci si siamo imbattuti ora sembra un mistero, ma è stato davvero magico.

Era la vetreria artistica The Land of Canaan (Terra di Canaan), un’istituzione ben nota e rispettata nella città vecchia di Hebron, che mantiene una delle antiche tradizioni della città. Vetro soffiato in vasi e tazze e quant’altro, con il tipico blu e verde acqua Hebroniti. Tutti fatti artigianalmente e alcuni delicatamente dipinti a mano con incantevoli disegni elaborati.

Hebron vase

Foto: Vaso di Hebron. Credito | Miko Peled

LA MOSCHEA

La struttura più impressionante e imponente di Hebron, e ciò che le conferisce il suo significato religioso è la Moschea Ibrahimi. Si dice che sia stata costruita sopra la grotta, che secondo la tradizione religiosa, fu costruita dal patriarca profeta Abramo, o Ibrahim, che la acquistò come luogo di sepoltura per lui e la sua famiglia. Il sito è stato utilizzato come luogo di culto per ebrei, cristiani e musulmani per diversi millenni. Si dice che le imponenti mura siano state costruite dal Re Erode, gli archi e le finestre da successivi costruttori e architetti musulmani.

 

Steps leading into the Ibrahimi mosque, HebronFoto: La scalinata che conduce alla moschea Ibrahimi, Hebron. Credito | Miko Peled

Il pulpito, o manbar in arabo, dal design elaborato, è il più antico e uno dei più belli del mondo islamico. Vi fu collocato per ordine del sovrano e condottiero curdo Saladino nel XII° secolo ed è ancora oggi utilizzato per i sermoni.

The Saladdin Rostrum in Hebron

Foto: Il pulpito di Saladino a Hebron. Credito | Miko Peled

Sul muro della moschea è ancora incastonata una lapide con un’iscrizione in greco. Si dice che sia stata inscritta da Elena, madre dell’imperatore Costantino, nel IV° secolo, all’epoca in cui il sito fungeva da chiesa.

Greek inscription

Foto: Iscrizione greca di Elena madre dell’imperatore Costantino. Credito | Miko Peled

Fino al 1948 il sito fu utilizzato per il culto misto. Ebrei e musulmani pregavano fianco a fianco durante i loro servizi. Dopo l’occupazione sionista della Palestina, è stato deciso che la città di Hebron, insieme a un’area della Palestina designata come “Cisgiordania”, sarebbe stata governata dal Regno hascemita di Giordania di recente creazione.

Dopo la Guerra dei Sei Giorni del 1967, Israele occupò la Cisgiordania e gli ebrei ricominciarono a visitare il sito. Una parte della moschea doveva essere destinata al culto ebraico, ma fino al 1994 musulmani ed ebrei vi pregavano insieme. Poiché i coloni ebrei che vennero a Hebron dopo il 1967 non erano i residenti ebrei che vivevano lì prima dell’occupazione sionista della Palestina, la tensione era alta.

Questi coloni israeliani sono un nuovo tipo di ebrei coloniali, per così dire: violenti, razzisti armati e pieni di odio. Volevano che i musulmani non avessero alcun ruolo in quello che consideravano un sito ebraico. Alla fine, il 25 febbraio 1994, durante il mese del Ramadan, un colono ebreo, che era un ufficiale medico dell’esercito israeliano, si è recato alla moschea e ha aperto il fuoco contro i fedeli con il suo fucile semiautomatico. Ha ucciso 29 persone e ferite oltre 150 prima di essere sopraffatto e neutralizzato.

A quel punto, i coloni ebrei ottennero ciò che volevano e gran parte della moschea fu separata per il culto degli ebrei. Sono state imposte severe restrizioni ai musulmani, ma i coloni insieme ai soldati entrano nella moschea ogni volta che lo desiderano, senza preoccuparsi nemmeno di togliersi le scarpe come è consuetudine fare quando si entra in una moschea.

CAMBIAMENTO POLITICO, NON CARITÀ

La Palestina è un Paese ricco. Come testimonia la città di Hebron, in Palestina, che è ricca di storia e di un patrimonio che non ha eguali. Contrariamente al modo in cui l’Occidente tende a vederla, la Palestina non è un Paese che ha bisogno di carità, ma di un cambiamento politico. I palestinesi non sono né mendicanti né terroristi, ma un popolo che sta combattendo per ciò che è loro: il diritto di vivere liberi e indipendenti nella loro Patria, la Palestina.

Miko Peled è uno scrittore e attivista per i diritti umani, nato a Gerusalemme. È autore di “The General’s Son. Journey of an Israeli in Palestine” (Il Figlio del Generale. Viaggio di un Israeliano in Palestina) e “Injustice, the Story of the Holy Land Foundation Five” (Ingiustizia, Storia dei Cinque Della Fondazione Terra Santa).

Traduzione: Beniamino Rocchetto – Invictapalestina.org