Proteste e scioperi si sono diffusi da Gerusalemme al resto della Cisgiordania in risposta alle crescenti chiusure e repressioni israeliane.
Fonte: English version
Di Shatha Hammad a Ramallah, Palestina occupata – 12 ottobre 2022
Immagine di copertina: Manifestanti palestinesi affrontano le forze israeliane a Hebron, nella Cisgiordania occupata, il 12 ottobre 2022 (AFP)
Mercoledì le forze israeliane hanno ucciso un palestinese, mentre centinaia di persone hanno partecipato a una giornata di disobbedienza civile in solidarietà con un campo profughi di Gerusalemme bloccato dagli israeliani da cinque giorni.
Uno sciopero commerciale generale si è tenuto a Gerusalemme Est e nella Cisgiordania occupata, mentre centinaia di persone si sono unite alle proteste contro la recente escalation delle forze israeliane.
Osama Adawi, 18 anni, è stato ucciso a colpi di arma da fuoco all’addome dalle truppe israeliane nel campo di al-Aroub a Hebron, ha detto il ministero della salute palestinese.
Gli scioperi sono stati indetti dai residenti del campo di Shuafat a Gerusalemme est, bloccati dalle autorità israeliane da sabato, e da un gruppo armato di recente formazione in Cisgiordania chiamato Lion’s Den.
L’annuncio dei combattenti di Nablus è arrivato dopo aver rivendicato la responsabilità dell’attacco di martedì a una postazione dell’esercito israeliano vicino a un insediamento, che ha provocato la morte di un soldato.
In una dichiarazione il gruppo ha chiesto “giorni di rabbia” contro l’occupazione israeliana e ha esortato i cittadini a unirsi a scioperi e proteste vicino ai posti di blocco israeliani.
Allo stesso tempo, martedì i residenti di Shuafat hanno proclamato una giornata di disobbedienza civile per protestare contro le misure israeliane loro imposte, che sono state descritte come “punizioni collettive”.
“La continua espansione degli insediamenti e delle uccisioni non lascia a noi palestinesi altra scelta che continuare a difendere noi stessi e le nostre vite” – Omar Assaf, Gruppo Democratico Palestinese
Lo sciopero di mercoledì, a differenza dei precedenti svoltisi in Palestina, è visto come un evento significativo da alcuni osservatori perché è stato convocato da un piccolo gruppo armato e dalle famiglie di Shuafat, piuttosto che da gruppi politici o civili organizzati, che normalmente guidano tali iniziative.
Omar Assaf, un membro del Palestine Democratic Grouping, ha detto a Middle East Eye che la risposta positiva a livello nazionale all’appello alla disobbedienza civile indica un ampio sostegno alla resistenza armata e un entusiasmo per una nuova leadership lontana dall’Autorità Palestinese.
“I crimini dell’occupazione, nella continua espansione degli insediamenti e delle uccisioni, non lasciano a noi palestinesi altra scelta che continuare a difendere noi stessi e le nostre vite”, ha affermato Assaf.
“Quello a cui stiamo assistendo oggi in Cisgiordania conferma la volontà del popolo palestinese di continuare a lottare per la sua causa, ma il problema è l’assenza di una leadership palestinese in grado di capitalizzare queste lotte”
Blocco israeliano
La tensione è aumentata sabato notte.
I residenti del campo di Shuafat, situato a soli due chilometri dalla Città Vecchia di Gerusalemme, sono assediati nel quartiere da sabato sera, dopo che un soldato israeliano è stato colpito a morte da un colpo di arma da fuoco a un posto di blocco che porta al campo.
Shuafat è uno dei campi più sovraffollati della Palestina. Ospita quasi 140.000 rifugiati – e i loro discendenti – sfollati dalla Palestina storica da gruppi paramilitari sionisti nel 1948, per far posto alla creazione di Israele.
È l’unico campo profughi che si trova all’interno dei confini municipali di Gerusalemme, ma si trova dall’altra parte del muro di separazione israeliano e dalla maggior parte della città.
Quasi il 90 per cento dei suoi residenti ha documenti d’identità come residenti a Gerusalemme.
Le forze israeliane hanno identificato un sospetto per la sparatoria di sabato in un palestinese di 22 anni residente nell’area, che si ritiene si nasconda all’interno del campo.
E’stata quindi imposta una rigida chiusura al campo in cui nessuno può entrare e uscire. Ciò ha impedito a molti palestinesi di raggiungere gli ospedali per trattamenti sanitari critici.
Anche l’istruzione all’interno del campo è stata sospesa e nei negozi ora mancano le forniture di base, compresi latte e farina.
Inoltre, da allora i soldati israeliani hanno fatto irruzione nel campo frequentemente, disperdendo violentemente le proteste, facendo irruzione nelle case ed effettuando numerosi arresti.
Un residente di Shuafat ha detto a MEE che anche il comune di Gerusalemme non è riuscito a inviare raccoglitori di rifiuti al campo, così che le strade sono piene di spazzatura.
Il comune ha anche detto che chiuderà un importante panificio appartenente alla famiglia Tamimi – da cui le forze israeliane ritengono provenga il sospetto – anche se serve quasi 30.000 palestinesi.
La chiusura è stata definita come “punizione collettiva” da molti sostenitori dei diritti umani palestinesi.
Disobbedienza civile
I residenti del campo si sono riuniti martedì sera e hanno deciso una serie di misure per contrastare le restrizioni israeliane.
Hanno annunciato una giornata di disobbedienza civile e incoraggiato i palestinesi di Gerusalemme a unirsi a loro nelle proteste e negli scioperi. La loro dichiarazione è stata letta attraverso gli altoparlanti della moschea, stampata e distribuita in tutta la città.
Suhaib Masalmeh, un attivista di Shuafat, ha affermato che l’impegno per lo sciopero di mercoledì è stato “notevole”. La risposta è stata ottima da parte dei residenti, sembra che tutti abbiano obbedito”, ha detto a Middle East Eye.
Masalmeh ha detto che quando i residenti hanno presentato le loro richieste scritte all’esercito, un soldato ha strappato i fogli e ha detto loro che i blocchi sarebbero state revocati solo se il sospetto fosse stato consegnato.
Mercoledì mattina, centinaia di residenti del campo hanno organizzato una marcia, composta principalmente da donne e studenti, che è stata attaccata e dispersa dalle forze israeliane.
Molti giovani si sono sparpagliati attraverso gli ingressi del campo e hanno innalzato barricate per impedire ai veicoli di circolare.
Masalmeh ha aggiunto che anche circa 35.000 lavoratori, impiegati in aziende israeliane a Gerusalemme, hanno aderito allo sciopero, paralizzando le imprese in tutta la città.
Secondo Masalmeh, circa 600 conducenti di Shuafat che lavorano per la compagnia israeliana di trasporto pubblico Egged non si sono presentati in servizio mercoledì, causando interruzioni nel servizio.
La Cisgiordania accoglie la chiamata
Fuori dal campo, la chiamata alla disobbedienza civile è risuonata in tutta Gerusalemme e oltre.
Proteste e scioperi sono stati segnalati nei quartieri di Issawiya e Beit Hanina, con la Città Vecchia che sembrava una città fantasma, con negozi chiusi per la giornata.
In Cisgiordania, molte città, scuole e università hanno accolto l’appello, soprattutto dopo che il gruppo Lion’s Den ha rilasciato una dichiarazione in cui chiedeva un’escalation contro l’occupazione israeliana.
Nella sua dichiarazione, il gruppo ha affermato: “Chiediamo di bruciare pneumatici, costruire barricate e bloccare strade per inviare un chiaro messaggio che le persone si stanno radunando a sostegno della resistenza e ai perseguitati a Gerusalemme”.
Nablus, dove ha sede il gruppo armato, ha subito blocchi israeliani, simili a quelle imposte a Shuafat, dalla serata di martedì.
I posti di blocco e le strade che portano alla città sono stati chiusi, imponendo rigide restrizioni ai movimenti in entrata e in uscita, poche ore dopo che un soldato israeliano è stato ucciso da combattenti che si ritiene siano fuggiti in città.
“Lo stato della resistenza attuale riflette una chiara consapevolezza tra i combattenti, che stanno coinvolgendo l’esercito israeliano in piccoli ma efficaci attacchi” – Khaled Dwaikat, Movimento palestinese unificato
Khaled Dwaikat, un membro del Movimento Palestinese Unificato, ha affermato che le tattiche usate dai palestinesi armati in Cisgiordania contro obiettivi israeliani indicano una nuova strategia.
“Lo stato della resistenza attuale riflette una chiara consapevolezza tra i combattenti, che stanno ingaggiando l’esercito israeliano in piccoli ma efficaci attacchi”, ha detto a MEE.
“Si rendono conto che è meglio per loro evitare scontri su larga scala come nella Seconda Intifada”.
Almeno quattro soldati israeliani sono stati uccisi da combattenti palestinesi da maggio, nel corso di una crescente resistenza armata in Cisgiordania.
Nel frattempo, quest’anno più di 160 palestinesi sono stati uccisi dal fuoco israeliano, di cui 50 nella Striscia di Gaza e almeno 110 in Cisgiordania e Gerusalemme est. Il bilancio delle vittime in Cisgiordania è il più alto registrato in un solo anno dal 2015.
Mercoledì, le truppe israeliane hanno disperso violentemente le proteste in diverse aree della Cisgiordania, tra cui il campo di Dheisheh a Betlemme, l’ingresso settentrionale della città di al-Bireh, il campo di al-Aroub a Hebron e il villaggio di Sebastia a Nablus, tra gli altri.
Traduzione di Grazia Parolari “Tutti gli esseri senzienti sono moralmente uguali” – Invictapalestina.org