Il Libano inizierà a rimandare a casa i rifugiati siriani nonostante il “rischio di abusi”

Il Libano afferma che il programma è “volontario”, ma i gruppi per i diritti umani avvertono che numerosi rimpatriati hanno subito arresti, detenzioni, sparizioni forzate e torture.

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Bel Trew – Beirut -12 ottobre 2022

Il presidente libanese Michel Aoun ha annunciato mercoledì che il Libano inizierà a rimandare a casa i rifugiati siriani “in gruppi” la prossima settimana,  una decisione che le associazioni per i diritti umani hanno definito “incredibilmente allarmante”, poiché la Siria rimane insicura.

Si stima che circa un milione di rifugiati siriani vivano in Libano, che ha il più alto numero di rifugiati pro capite al mondo.

Secondo le Nazioni Unite, oltre il 90 per cento vive in condizioni di estrema povertà e non può permettersi cibo o vestiti.

Con il paese precipitato in una delle peggiori crisi economiche della storia moderna, le condizioni sono solo peggiorate e le tensioni con le comunità libanesi sono aumentate La valuta libanese ha perso oltre il 95% del suo valore, facendo salire i prezzi e costringendo tre quarti della popolazione totale al di sotto della soglia di povertà.

Mercoledì, l’ufficio del presidente ha annunciato che a partire dalla prossima settimana gli sfollati siriani torneranno a casa. L’annuncio fa seguito a una dichiarazione di settembre, secondo cui coloro che desiderano tornare in Siria possono farlo registrandosi tramite un apposito programma.

Rafic Chlala, un consigliere di Aoun, ha detto a The Independent che i rimpatri sarebbero “volontari” e organizzati dal Ministero degli Affari Sociali e dalla Sicurezza Generale.

“Il processo avverrà in gruppi dopo l’approvazione del governo siriano”, ha aggiunto.

Una ragazza rifugiata siriana che ha lasciato il Libano guarda da una finestra mentre arriva a Qalamoun, in Siria(Reuters)

The Independent ha contattato il ministero degli Affari sociali per chiarimenti sul processo di selezione, ma non ha ricevuto risposta.

A luglio, il ministro libanese per gli sfollati, Issam Charafeddine, ha dichiarato all’Associated Press che avrebbe cercato di riportare circa 15.000 rifugiati in Siria ogni mese, sostenendo che la Siria era diventata in gran parte sicura dopo più di un decennio di guerra.

Il Libano aveva già avviato un programma di rimpatrio nel 2018, ma lo aveva interrotto a causa della pandemia.

L’UNHCR, l’agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati, ha affermato che “non sta facilitando né promuovendo il rimpatrio volontario su larga scala dei rifugiati in Siria”.

“Tuttavia, ogni anno migliaia di rifugiati scelgono di esercitare il loro diritto al ritorno “, ha affermato Lisa Abou Khaled, portavoce dell’UNHCR.

“L’UNHCR sostiene e chiede il rispetto del diritto umano fondamentale dei rifugiati di tornare liberamente e volontariamente nel loro paese di origine in un momento di loro scelta”, ha aggiunto.

Resta inteso che l’UNHCR è coinvolto nel processo nell’ambito della sua funzione di protezione, e quindi conduce colloqui prima del rimpatrio volontario ed è presente durante lo spostamento delle persone.

 “È incredibilmente allarmante, visti i continui abusi contro le persone che tornano in Siria” -Aya Mazjoub, Human Rights Watch

La notizia ha generato serie preoccupazioni sulla sicurezza di chi decide di partire.

Aya Majzoub, di Human Rights Watch, ha affermato che anche se le famiglie decidono di tornare da sole, molte rischiano di essere torturate e di essere fatte sparire dal regime del presidente siriano Bashar Al-Assad.

“L’annuncio è incredibilmente allarmante visti i continui abusi contro le persone che tornano in Siria per mano del governo siriano e delle sue milizie affiliate”, ha detto a The Independent.

“Per i rimpatriati la Siria non è sicura. Abbiamo documentato numerosi casi di abusi contro persone che sono tornate dal Libano e dalla Giordania, inclusi arresti, detenzioni, sparizioni forzate e torture”.

Nel frattempo, ha affermato che l’ambiente in Libano è “sempre più coercitivo” e quindi è difficile determinare quanto sia stata volontaria la decisione di lasciare il paese.

Ha detto che molti hanno sentito la pressione di andarsene a causa della mancanza di residenza legale per i rifugiati siriani, del crescente incitamento all’odio contro la comunità dei rifugiati, della difficoltà di accesso all’assistenza sanitaria e all’istruzione, nonché agli arresti dei siriani ai posti di blocco.

Le autorità siriane hanno emesso un’amnistia per una serie di crimini, che dovrebbe includere anche quelli commessi da siriani fuggiti dal loro paese durante gli 11 anni di conflitto.

Hanno anche affermato di aver allentato le misure per coloro che sono fuggiti dal servizio militare obbligatorio, un importante fattore di spinta per i giovani in fuga dalla Siria.

Un ragazzo rifugiato siriano siede fuori da una tenda in un campo a Bar Elias, nella valle della Bekaa, Libano (Reuters)

Nel suo rapporto di settembre, la commissione per la Siria delle Nazioni Unite ha affermato che il Paese non è ancora sicuro per i rimpatriati.

Traduzione di Grazia Parolari “Tutti gli esseri senzienti sono moralmente uguali” -Invictapalestina.org