L’Olocausto funge, paradossalmente, da alibi per gli europei per presumere di essere moralmente superiori agli altri, come mostra la cancellazione di un premio artistico a Caryl Churchill.
Fonte: English version
Di Jonathan Cook – 23 novembre 2022
Immagine di copertina: Un manifestante mostra un cartello con la scritta: “Palestinian Lives Matter” (Le Vite dei Palestinesi Valgono) durante una protesta filo-palestinese a Berlino il 19 maggio 2021 (AFP)
Ci sono intuizioni preoccupanti da acquisire sul moderno razzismo europeo dalla decisione della comunità artistica tedesca di revocare un premio alla carriera all’apprezzata drammaturga britannica Caryl Churchill per il suo deciso sostegno alla causa palestinese.
Il 31 ottobre, a Churchill è stato revocato il Premio Europeo di Drammaturgia (European Drama Prize) che le era stato assegnato ad aprile in riconoscimento del lavoro della sua vita. La decisione è stata sostenuta da Petra Olschowski, Ministro delle Arti dello Stato del Baden-Württemberg, uno dei sedici Stati federati (Bundesländer) della Germania, che ha affermato: “Noi come Paese prendiamo una posizione chiara e non negoziabile contro qualsiasi forma di antisemitismo. Questo è un motivo in più per cui un premio finanziato dallo Stato non può essere assegnato in queste circostanze”.
La giuria, composta da eminenti personalità della rappresentanza culturale tedesca, ha affermato di aver attirato la propria attenzione, sin dalla consegna del premio, su due problemi. Il primo, Churchill aveva sostenuto il BDS, un movimento popolare palestinese che chiedeva il boicottaggio delle istituzioni israeliane direttamente coinvolte nell’oppressione decennale dei palestinesi da parte di Israele.
Nel 2019, la stragrande maggioranza del parlamento tedesco ha designato il sostegno al BDS come “antisemita”.
Il secondo, alla giuria è stata ricordata una breve commedia intitolata: Sette Bambini Ebrei (Seven Jewish Children), scritta 13 anni fa all’indomani del selvaggio ed esteso bombardamento da parte di Israele della popolazione palestinese assediata di Gaza nell’inverno 2008-2009. In una dichiarazione, la giuria tedesca ha affermato che lo spettacolo potrebbe “essere considerato antisemita”.
Nella commedia ormai in gran parte dimenticata di Churchill, i genitori ebrei espongono il loro trauma generazione dopo generazione.
I palestinesi non sono presenti. Sono ombre. Sono il dolore riflesso di una ferita europea. Invece, lo spettacolo contestualizza la sofferenza a Gaza attraverso una serie di monologhi mentre ogni generazione di genitori ebrei lotta per decidere cosa dovrebbero dire ai propri figli e quali realtà dovrebbero nascondere, che si tratti degli orrori dell’Europa, dei crimini legati alla creazione di Israele o del bombardamento di Gaza.
La commedia allude a verità scomode: che gli oppressi possono trasformarsi in oppressori; che i traumi non necessariamente guariscono o illuminano; e che i loro effetti possono essere complessi e paradossali.
Amici degli aguzzini
Una conclusione da trarre dalla revoca del premio di Churchill, l’ultimo episodio delle infinite “saghe di antisemitismo” in Europa, è che le élite tedesche, che controllano il dibattito pubblico, non sono evidentemente riuscite a interiorizzare la lezione fondamentale dell’Olocausto.
È universale: che non dovremmo mai tollerare la demonizzazione dei gruppi oppressi ed emarginati, o di coloro che sono solidali con essi, soprattutto quando lo Stato stesso o i suoi rappresentanti sono dietro a tale demonizzazione. È la via che portò a persecuzioni e sterminio.
In che modo il sostegno alla causa palestinese del BDS, per il boicottaggio di coloro direttamente coinvolti nell’oppressione decennale di Israele e nella pulizia etnica dei palestinesi, è stato reinterpretato come razzismo contro gli ebrei?
Questo, ovviamente, non è una distorsione esclusivamente tedesca. La maggior parte degli Stati occidentali, inclusi Stati Uniti, Francia e Gran Bretagna, hanno volontariamente confuso le critiche a Israele per la sua oppressione dei palestinesi con l’antisemitismo e hanno cercato di mettere a tacere o criminalizzare gli appelli per punire Israele attraverso il boicottaggio.
Ma questa distorsione dovrebbe essere tanto più sorprendente visti gli enormi sforzi che la Germania ha speso per molti decenni nell’educazione all’Olocausto, presumibilmente per sradicare la suscettibilità dei tedeschi al razzismo sponsorizzato dallo Stato. Come sono passati, così facilmente, a quanto pare, da un tipo di razzismo sancito dallo Stato, l’antisemitismo, a un altro tipo di razzismo anti-palestinese?
Ma ancora più paradossalmente, la Germania ha diffamato non solo i palestinesi e i loro sostenitori attraverso la repressione del BDS, ma anche gli ebrei. Li tratta tutti come intrinsecamente responsabili delle azioni di Israele, uno Stato che non rappresenta tutti gli ebrei più di quanto l’Arabia Saudita rappresenti tutti i musulmani.
L’ostentato filosemitismo tedesco, espresso nel suo sostegno riflessivo a Israele, è semplicemente antisemitismo recondito. Se gli ebrei sono visti come intrinsecamente legati alle azioni di Israele, allora il loro destino dipende da come Israele viene visto in un particolare momento. Se le élite occidentali appoggiano Israele, come fanno ora, gli ebrei sono al sicuro. Se le élite occidentali si rivoltassero contro Israele, gli ebrei non sarebbero al sicuro.
Fondamentalmente, ciò che Caryl Churchill e la stragrande maggioranza dei palestinesi e dei loro sostenitori stanno sottolineando è che Israele e “gli ebrei” non sono la stessa cosa. La critica a Israele non è una critica agli ebrei. E quelli che lo sostengono commettono un azzardo. Stanno fornendo le condizioni affinché coloro che ora considerano amici diventino in seguito i loro aguzzini.
“L’ombra del fascismo”
Allora, come è arrivata la Germania al punto in cui può annullare un premio a una famosa drammaturga, e diffamarla come antisemita, perché sostiene il diritto dei palestinesi alla libertà e alla dignità e perché desidera parlare contro la loro non considerazione in Europa? In che modo la Germania è diventata così disinvoltamente e sconsideratamente razzista nei confronti dei palestinesi e dei loro sostenitori, e ancora una volta nei confronti degli ebrei?
Come Mike Leigh, un famoso regista britannico ebreo, ha osservato in difesa di Churchill, la decisione di revocare il premio “puzza proprio del fascismo a cui si vuole opporsi”. C’è un contesto più ampio per la riproposizione da parte della Germania del suo razzismo.
Le stesse élite che erano attratte da una visione del mondo che incolpava gli ebrei, e altri, per la sovversione di una presunta “civiltà ariana” sono ora attratte da una visione del mondo che incolpa i musulmani, compresi i palestinesi (non tutti i quali, è troppo spesso dimenticato, sono musulmani), per il sovvertimento della civiltà europea.
Questa visione del mondo monocromatica è attraente perché spazza via la complessità e offre soluzioni semplici che capovolgono il mondo e mettono l’oppressore, le élite occidentali, dalla parte del Bene e gli oppressi dalla parte del Male. Negli anni ’30 e ’40 quelle soluzioni spinsero la Germania verso gli orrori dei campi di sterminio.
Lo stesso razzismo che ha alimentato l’Olocausto non deve, ovviamente, portare precisamente a un altro Genocidio su scala industriale. Quel crimine supremo ha eredi, alcuni dei quali apparentemente sembrano meno brutali dei loro predecessori. Può portare all’esclusione, alla demonizzazione e al maccartismo, che servono tutti da preludio a crimini peggiori.
Nella nostra epoca presumibilmente più illuminata, lo stesso impulso schematico divide il mondo in campi del Bene e del Male. In “bianchi” nativi europei contro invasori musulmani e arabi. In moderati contro estremisti. E in qualche modo, unita a queste altre categorie, contrappone i sostenitori di Israele agli “antisemiti”.
Il lato oscuro
Questo non è un caso. Israele ha contribuito a coltivare questa divisione, mentre i suoi sostenitori l’hanno ampiamente sfruttata. Israele ha fornito la storia di copertura alle élite occidentali per progettare un presunto confronto di civiltà tra Occidente e Oriente, tra il mondo giudaico-cristiano e il mondo musulmano, tra umanesimo e barbarie, tra “Bene” e “Male”.
Questa storia morale, paradossalmente con l’Olocausto che funge da precedente, è stata scritta per rassicurare il pubblico occidentale sulla benevolenza dei loro rappresentanti. Suggerisce che attraverso il suo pentimento, la Germania, l’epicentro del Genocidio degli ebrei, ha purificato se stessa e il resto dell’Europa dai suoi peccati.
Perversamente, il crimine industrializzato dell’Olocausto funge da alibi per un’Europa illuminata. Il misuratore dell’espiazione e della redenzione tedesca ed europea è il loro sostegno a Israele. Sostenere Israele acriticamente è presumibilmente la prova che l’Europa di oggi è moralmente superiore a un Sud del mondo in cui molti condannano Israele.
Attraverso la creazione di Israele, secondo questa storia morale, l’Europa non ha perpetuato il suo razzismo, trasferendo le sue vittime in un’altra regione e trasformandole nei carnefici della popolazione autoctona. No, l’Europa ha voltato pagina. Ha fatto ammenda. La sua natura migliore ha trionfato.
Per sostenere questa storia improbabile, per darle vita, serviva un parametro di confronto. Proprio come “gli ebrei” un tempo servivano a questo scopo contrapponendo una razza pura ariana a una presunta razza ebrea degenerata, ora il mondo musulmano viene presentato come l’opposto di una civiltà europea bianca avanzata.
E chiunque si schieri con gli oppressi da Israele, e da un Occidente coloniale che ha forzato uno Stato ebraico autodichiarato in Medio Oriente distruggendo la Patria dei palestinesi, deve essere escluso, come lo è stata Churchill dalla Germania. Queste persone non fanno più parte di un’Europa illuminata. Sono passati al lato oscuro. Sono traditori, sono antisemiti.
‘Infamia pianificata’
Questa storia, per quanto possa sembrare assurda, ha un grande peso anche fuori dalla Germania. Basti ricordare che poco tempo fa un leader politico britannico, Jeremy Corbyn, è arrivato vicino ad essere eletto prima di trovarsi schiacciato dalle stesse calunnie di antisemitismo affrontate da Churchill.
Ma c’è una notevole differenza.
Nel caso di Churchill, è stato più difficile contenere la reazione, almeno al di fuori della Germania. Artisti di spicco, tra cui attori, registi e scrittori ebrei, sono accorsi in sua difesa.
Forse ancora più sorprendente, così come i media liberali in Gran Bretagna, come il Guardian, che, secondo un’indagine, è stato profondamente coinvolto come il resto dei media dell’apparato nell’indebolire Corbyn e la sinistra anti-razzista e anti-imperialista che ha brevemente guidato.
Prendiamo, ad esempio, il commento di Dominic Cooke, un regista associato al Teatro Nazionale (National Theatre), che difende l’opera teatrale di Churchill: Sette Bambini Ebrei, che ha presentato alla Corte Reale (Royal Court).
Viene citato benevolmente dal Guardian: “L’infamia pianificata per l’opera di Caryl è stata progettata per distogliere l’attenzione da questo fatto: l’ampio bilancio delle vittime palestinesi causato dal bombardamento israeliano di Gaza nel 2009 e per far tacere i possibili critici al riguardo”.
Cooke ha ragione. Ma “l’infamia pianificata” diretta a Churchill è esattamente la stessa che è stata diretta a Corbyn, un infamia creata ad arte, progettata nel caso di Corbyn sia per distogliere l’attenzione dall’opposizione antimperialista dell’ex leader laburista all’oppressione dei palestinesi da parte di Israele e a zittire i suoi critici.
Nel caso dei laburisti, il semplice fatto di notare che l’infamia era stata “pianificata”, o armata, era motivo sufficiente per sospendere o espellere i membri del partito per antisemitismo. Infatti, è stato proprio il commento di Corbyn sul problema dell’antisemitismo “drammaticamente esagerato” per ragioni politiche che alla fine è servito da pretesto per estrometterlo dal Partito Laburista.
Timido mondo culturale
Ci sono ragioni per cui artisti di spicco e organi di stampa dell’apparato mediatico come il Guardian stanno intervenendo in difesa di Churchill in un certo senso mentre, di fatto, hanno abbandonato Corbyn.
In un senso molto reale, la lotta per difendere i palestinesi culturalmente e artisticamente è ora in gran parte una causa persa. Chi può immaginare che Sette Bambini Ebrei venga programmata nel West End adesso, come 13 anni fa? O Peter Kosminsky, un altro ebreo firmatario della lettera in difesa di Churchill, possa essere autorizzato a produrre La Promessa (The Promise), come lo era 11 anni fa da Canale 4, una serie drammatica che ha rivelato il panorama completo della violenza associata alla creazione di Israele e alla sua occupazione?
Il nostro mondo culturale è ancora una volta molto più timido e intimidito nell’esplorare e rappresentare le realtà della sofferenza palestinese, paradossalmente anche se queste realtà sono meglio comprese che mai grazie ai social media.
L’altro motivo per cui Churchill sta ricevendo il tipo di sostegno negato a Corbyn è che l’annullamento del suo premio è davvero una schermaglia ai margini della lotta per dare voce all’oppressione palestinese, motivo per cui il Guardian può permettersi di assecondarla. Difendere una rispettata e anziana drammaturga dall’accusa di antisemitismo per un’opera teatrale che è stata rapidamente dimenticata non comporta alcun costo reale.
C’era molto di più in gioco nella battaglia per difendere Corbyn. Aveva il potere potenziale, se fosse diventato Primo Ministro, di fare ammenda per il colonialismo europeo, di espiare davvero, negando il sostegno britannico e le armi a Israele per perpetuare quel colonialismo in Medio Oriente e continuare la sua oppressione sui palestinesi.
Più probabilmente, tuttavia, se Corbyn fosse stato in grado di formare un governo e di sfidare la collusione dell’Europa nei crimini di Israele contro i palestinesi, avrebbe affrontato una resistenza ancora più selvaggia di quella che ha sopportato come leader laburista, e non solo dall’istitutivo britannico ma da uno occidentale più ampio.
Ciò avrebbe rischiato di smascherare come un mito la favola morale che gli europei sono stati incoraggiati a raccontare di se stessi. Avrebbe rischiato di mettere in luce l’assurdità dell’alibi dell’Olocausto per la superiorità morale europea.
Caryl Churchill è stata privata del suo premio perché il razzismo sponsorizzato dallo Stato è ancora al centro del progetto europeo. Il razzismo in Europa non è mai stato debellato. I suoi semi non sono stati eliminati. Hanno semplicemente bisogno di un nuovo tempo e scopo per germogliare ancora una volta.
Jonathan Cook è vincitore del Premio Speciale Martha Gellhorn per il giornalismo. I suoi libri includono “Israele e lo Scontro di Civiltà: Iraq, Iran e il Piano per Ricostruire il Medio Oriente” (Pluto Press) e “Palestina Scomparsa: Gli Esperimenti di Israele Nella Disperazione Umana” (Zed Books). Visitate il suo sito web www.jonathan-cook.net.
Fonte: Traduzione: Beniamino Rocchetto – Invictapalestina.org
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