Nonostante la mancata qualificazione al torneo, l’ubiquità delle bandiere palestinesi e il boicottaggio verso i giornalisti israeliani hanno posto la Palestina al centro di Qatar2022
Fonte:English version
Di Baker Zoubi, 6 dicembre 2022
Immagine di copertina: Maha Ighbaria (in alto) ai Mondiali 2022 in Qatar.
“L’atmosfera in Qatar è qualcosa che accade una volta ogni cento anni. È un sogno che si è avverato, un sogno arabo. Le bandiere palestinesi sono ovunque: negli stadi, nei mercati. Ovunque tu vada, incontrerai i qatarioti vestiti con abiti tradizionali e con una bandiera palestinese in mano o drappeggiata sul collo. Anche i tifosi sudamericani vengono a fare foto con noi e dicono “Viva Palestina”.
Così ha descritto la sua esperienza Maha Ighbaria, attivista politica palestinese della città di Umm al-Fahm che si è recata in Qatar per i festeggiamenti dei Mondiali di calcio. Le sue osservazioni riflettono ciò che i palestinesi di tutta la Palestina e di tutto il mondo, giovani e meno giovani, chiamano la “Coppa del mondo palestinese”.
I palestinesi sono stati uniti nel sostenere le squadre nazionali arabe, compresa l’Arabia Saudita, che negli ultimi anni non è stata popolare tra i palestinesi. I risultati delle squadre arabe e musulmane – dal Marocco all’Arabia Saudita, dalla Tunisia al Senegal – hanno rafforzato il sentimento di unità. Ma soprattutto, è chiaro che questa Coppa del Mondo ha riportato la questione e il popolo palestinese in primo piano nel mondo arabo, dopo anni di declino e un generale senso di isolamento.
Tutti, ovviamente, festeggiano il fatto che le bandiere palestinesi vengano issate negli stadi dai tifosi delle nazionali arabe. Ma ciò che ha ugualmente riscaldato il cuore di molti palestinesi sono i video virali che hanno riempito i social media dall’inizio del torneo, nei quali si vedono le reazioni della gente ai giornalisti israeliani in Qatar. I tifosi di tutto il mondo arabo e oltre hanno alzato la bandiera palestinese o si sono rifiutati di essere intervistati quando hanno scoperto che il giornalista era israeliano, ricordando ai media israeliani che sono sgraditi nel mondo arabo, anche dopo aver creduto che gli Accordi di Abramo avrebbero magicamente reso la loro presenza accettabile e legittima nella regione.
“Non c’è dubbio che questa Coppa del mondo sia la Coppa del mondo arabo”, ha detto a +972 il membro della Knesset Ahmad Tibi, presidente del partito Ta’al e appassionato tifoso di calcio. “Le ottime prestazioni delle nazionali arabe ci hanno reso orgogliosi. La presenza della Palestina è stata fortemente sentita in ogni stadio, la bandiera della Palestina è stata sventolata ovunque. Dopo anni in cui la sensazione che tra gli arabi la questione palestinese fosse divenuta meno importante, il popolo [arabo] ha chiarito che questa questione è centrale per l’intera nazione araba”.
“Una sensazione che prima non conoscevamo”
Tibi ha anche fatto riferimento al “comportamento sfacciato” dei giornalisti israeliani che sono rimasti “delusi” dall’ostilità nei loro confronti. “I giornalisti israeliani si sono comportati in modo arrogante e hanno cercato di spingere il microfono verso le persone, aspettandosi di essere accolti con baci e abbracci. Ma la gente odia l’occupazione e gli occupanti. C’è molta ipocrisia nella rabbia degli israeliani per come vengono trattati, perché dimenticano come si è comportato e si comporta Israele nei confronti dei giornalisti palestinesi, dalle imprecazioni agli attacchi fisici, mentre nessun giornalista israeliano è stato attaccato in Qatar”.
Mentre Yedioth Ahronoth, uno dei quotidiani più popolari di Israele, ha definito il torneo la “Coppa del mondo dell’odio”, Tibi l’ha definita la “Coppa del mondo della libertà, della Palestina e degli arabi”. È impossibile, ha detto, separare la politica dallo sport. “Il mondo, che ha escluso la Russia dalle competizioni sportive a causa dell’occupazione dell’Ucraina, abbraccia Israele, responsabile dell’occupazione più lunga del mondo. La Germania, che ha cercato di espellere l’ex giocatore della nazionale Mesut Özil perché ha mostrato solidarietà con i musulmani uiguri oppressi in Cina, critica il Qatar sulla questione del trattamento riservato agli omosessuali. Questa Coppa del Mondo ha smascherato coloro che applicano doppi standard”.
Ighbaria, che è stata in Qatar dall’inizio della Coppa del Mondo, ha notato che la maggior parte dei tifosi che sono venuti nel paese provengono dai paesi arabi o dal Sud America, a differenza della maggior parte dei precedenti Mondiali che di solito sono dominati dai tifosi europei. “I bianchi europei hanno per lo più boicottato”, ha detto. Ai suoi occhi, questo è in realtà un fenomeno positivo, perché la “cosiddetta superiorità dei bianchi sugli arabi” in Qatar era assente
I giornalisti israeliani, ha affermato Igbaria, “non hanno rispettato il luogo in cui si trovavano, né il Qatar né gli arabi. Non potevano credere ai loro occhi quando hanno visto quanto sono odiati in Qatar. La cosa più divertente e patetica è che sono rimasti in qualche modo sorpresi. Sei un israeliano, stai occupando e opprimendo un altro popolo da decenni, uccidendolo a sangue freddo, commettendo crimini contro l’umanità – come mai sei sorpreso? Sarà perché il sogno della normalizzazione si è sgretolato davanti ai tuoi occhi? Il Qatar non è gli Emirati Arabi Uniti”.
Ma per Ighbaria, l’aspetto più potente è stata la possibilità, per lei in quanto cittadina palestinese di Israele, di rompere la barriera della solitudine. “C’è un sentimento di unità che abbiamo sempre sognato e di cui abbiamo parlato, ed era molto lontano dal realizzarsi”, ha spiegato. “Noi, i cittadini palestinesi di Israele, sperimentiamo una disconnessione con il mondo arabo, ma improvvisamente siamo qui tra i nostri fratelli che sventolano la bandiera palestinese”.
“Il Qatar ci ha dato una sensazione che prima non conoscevamo”, ha continuato. “La bandiera palestinese è presente insieme a tutte le bandiere dei Paesi partecipanti, come se la Palestina fosse il 33esimo Paese ai Mondiali. Stiamo incontrando persone provenienti da tutto il mondo arabo e tutti ci abbracciano. È difficile da esprimere a parole”.
Baker Zoubi è un giornalista di Kufr Misr che attualmente vive a Nazareth. Baker lavora nel campo del giornalismo dal 2010, inizialmente come reporter per i media arabi locali, e successivamente come redattore del sito Web Bokra. Oggi lavora anche come ricercatore ed editore per programmi televisivi sui canali Makan e Musawa. Scrive e pubblica sulla sua pagina Facebook vari articoli di opinione su questioni politiche e sociali legate alla società palestinese. Di recente ha anche iniziato a scrivere per Local Call.
Traduzione di Grazia Parolari “Tutti gli esseri senzienti sono moralmente uguali” – Invictapalestina.org