Senza il Tigri e l’Eufrate, la civiltà come la conosciamo non sarebbe esistita. Tale è il significato di questi fiumi per l’Iraq. Con il peggioramento delle condizioni di siccità, la sorte delle paludi mesopotamiche potrebbe ancora influenzare il destino del Paese
Fonte: English version
Saud Khalaf – 12 gennaio 2023
Conoscete le paludi mesopotamiche nel sud dell’Iraq?
Un bellissimo paesaggio che si estende per decine di migliaia di miglia quadrate, dove il terreno principale è l’acqua. Qui, dove le persone vivono in villaggi di canne lungo la riva del fiume, la principale forma di trasporto sono le canoe lunghe e strette conosciute come mashoof.
Uomini e donne si dedicano ugualmente alla pesca, mentre i bambini a valle si immergono per rinfrescarsi dalle temperature torride. A perdita d’occhio, si estende una bellissima tavolozza di colori, dal ceruleo al ciano e dal verde acqua al turchese.
“Mentre le paludi si prosciugano davanti ai nostri occhi, è diventato evidente che l’acqua, la risorsa più essenziale e ambita dell’Iraq, è gravemente minacciata”
Le riunioni della comunità si svolgono all’interno di edifici noti come mudhif.
Queste case tradizionali sono fatte di canne e qasab (uno speciale tipo di erba) intrecciate in spesse colonne e archi.
I mudhif sono stati costruiti dai residenti delle paludi per circa 5.000 anni. Alcune delle prime scoperte sono state fatte nell’antica città di Uruk, a est dell’odierna città di Samawah, durante il periodo sumero.
Si pensa che le paludi ospitino oltre un milione di uccelli e ospitino il più grande stormo al mondo di Cannaiola di Bassora (Acrocephalus griseldis). In questo sito del patrimonio mondiale dell’UNESCO, sia la flora che la fauna sono straordinari
Le paludi occupano un posto speciale nel mio cuore, poiché le mie radici giacciono sulle rive del fiume Amarah, una città nel sud-est dell’Iraq che si trova sul fiume Tigri, a sud di Baghdad e a soli 50 km dal confine iraniano.
Ad Amarah i miei nonni sono nati e cresciuti, prima di trasferirsi a monte verso la metropoli e la capitale. Oltre ad essere motivo di orgoglio, per molti iracheni le paludi sono un caposaldo della storia e della cultura.
Un iracheno nelle paludi mesopotamiche a Zikar, in Iraq. Il bestiame, che è l’unica fonte di reddito per la popolazione della regione, è stato colpito da condizioni avverse, poiché le grandi aree paludose alimentate dal fiume Eufrate stanno subendo la siccità a causa della diminuzione delle precipitazioni e dell’aumento delle temperature [Getty Images]
Definita “La culla della civiltà”, nel corso della storia l’antica regione della Mesopotamia ha visto sorgere e cadere una miriade di imperi, come i Sumeri, gli Accadi e i Babilonesi.
La parola “Mesopotamia” è formata dalle antiche parole greche “meso”, che significa tra, e “potamos”, che significa fiume, dandole così il nome “la terra tra i fiumi”.
La regione si trova principalmente all’interno dei confini dell’attuale Iraq, ma comprende anche parti del vicino Kuwait, Iran, Siria e Turchia.
Non sorprende che quest’area all’interno della Mezzaluna Fertile abbia generato alcune delle innovazioni e degli sviluppi più importanti dell’umanità, in campi che vanno dall’agricoltura alla matematica e all’astronomia.
Migliaia di anni dopo, siamo testimoni di uno scenario molto diverso. Chi avrebbe creduto che la civiltà che ha introdotto la ruota, sia oggi in un tale tumulto sociale e politico?
Mentre le paludi si prosciugano davanti ai nostri occhi, è diventato evidente che l’acqua, la risorsa più essenziale e ambita dell’Iraq, è gravemente minacciata.
Con l’avvicinarsi del 20° anniversario della fatidica e catastrofica invasione dell’Iraq guidata dagli Stati Uniti, trovo opportuno analizzare quale effetto la guerra, così come altri fattori politici, ha avuto su questa preziosa risorsa. Quali sono i reali effetti sui civili che in Iraq soffrono a causa delle crisi idriche?
⏪ 2022 look-back: Herders long for water as Iraq's southern marshes dry up pic.twitter.com/JBzPThj7ay
— Reuters (@Reuters) 10 dicembre 2022
Acque agitate e guerre
“L’accesso all’acqua e ai servizi igienico-sanitari sono riconosciuti dalle Nazioni Unite come diritti umani”.
Senza un flusso e un approvvigionamento idrico pulito e importante, i civili affrontano terribili conseguenze, specialmente quelli del sud che dipendono dal flusso del fiume per il loro sostentamento.
Questo, unito all’inquinamento, costituisce una catastrofe per gli abitanti di Bassora, Amarah e delle altre città vicine alle paludi.
Da una popolazione di mezzo milione negli anni ’50, mezzo secolo dopo sono rimasti circa 20.000 abitanti. Negli anni ’90, Saddam Hussein fece prosciugare le paludi per punire i suoi abitanti, che aveva accusato di tradimento durante la guerra tra Iraq e Iran tra il 1980 e il 1988.
Una delle sue tattiche era costruire dighe, distruggendo i mezzi di sussistenza dei residenti. Centinaia di migliaia di residenti furono sfollati e nel 2000 si stimava che il 90% delle paludi fosse scomparso.
Dopo l’invasione irachena del Kuwait nel 1991, l’esercito americano reagì con l’operazione Desert Storm. La campagna di bombardamenti di 43 giorni contro l’Iraq provocò danni per un valore di 232 miliardi di dollari.
Le vittime civili stimate della Guerra del Golfo sono state comprese tra 100.000 e 200.000. Le principali infrastrutture idriche sono state distrutte, comprese quattro delle cinque dighe idroelettriche del paese, disabilitando così molti impianti di trattamento delle acque.
Inoltre, anche un impianto di trattamento delle acque reflue fu una vittima dell’operazione, provocando il riversamento delle acque reflue nel Tigri. Le sanzioni statunitensi sono state l’ultimo chiodo nella bara, ponendo fine alla possibilità di guarire il Tigri e l’Eufrate.
I prodotti chimici per la purificazione dell’acqua furono solo alcune delle risorse chiave vietate. La combinazione di tutti questi fattori contribuì alle epidemie di colera e ad altre malattie trasmesse dall’acqua, che hanno afflitto il paese per decenni a venire.
L’ultima volta che la guerra aveva avuto un effetto così profondo sui fiumi dell’Iraq era stato nel 1258. Il sovrano mongolo Hulagu Khan pose l’assedio alla città di Baghdad e distrusse la Casa della Saggezza, l’epicentro intellettuale del mondo islamico. Secondo la leggenda, furono gettati nel Tigri così tanti libri che le acque divennero nere per l’inchiostro. Quasi 800 anni dopo, è cambiato qualcosa?
Enlightening the world with the House of Wisdom: Does modern science owe its development to 9th-century Baghdad?
✍@UfukNecat https://t.co/NiSx6HDeN5
— The New Arab (@The_NewArab) 17 ottobre 2022
Le nuvole di sostanze inquinanti non hanno nulla di positivo
Gli effetti della guerra e dei suoi inquinanti vanno oltre le statistiche. Per ogni pallottola che esce dalla canna di un fucile, per ogni frammento di scheggia di una bomba fatta esplodere, per ogni nuvola di fumo di carne e metallo ardente, c’è la vita di una persona innocente che è stata spenta o permanentemente danneggiata.
Mentre la battaglia può essere temporanea per i soldati coinvolti, per i civili diventa permanente. Il bombardamento di una città che provoca la distruzione dei sistemi idrici può inquinare e contaminare l’acqua del rubinetto di una famiglia a tempo indeterminato.
Un altro fattore che contribuisce alla fine dell’Iraq è la crisi climatica. A partire dal mese scorso, le Nazioni Unite hanno classificato l’Iraq come il quinto paese al mondo più vulnerabile al cambiamento climatico.
Una serie di gravi eventi meteorologici, come le tempeste di polvere, hanno contribuito a tale risultato. All’inizio di quest’anno, l’Iraq ha subito nove diverse tempeste di polvere nell’arco di due mesi, la maggior parte delle quali ha causato ogni volta la chiusura della maggior parte del settore pubblico.
La quinta temperatura più alta mai registrata sulla Terra si è verificata a Bassora, un’altra città legata alle paludi, nel 2016. Bassora è la capitale economica dell’Iraq, sede dei più ricchi pozzi petroliferi del Paese.
Per due giorni consecutivi, nel luglio 2016, la temperatura registrata è stata di 53,9°C. Questa non è una temperatura alla quale un essere umano può vivere normalmente, anche all’interno di una città con le risorse adeguate per affrontare le ondate di caldo. Immaginate di dover affrontare questo caldo in un paese con continue interruzioni di corrente e una suprema mancanza di servizi pubblici.
È una graduale diminuzione della qualità della vita che spinge i civili al limite. Quello stesso mese, centinaia di iracheni sono scesi in piazza per esprimere la loro rabbia per le diffuse interruzioni di corrente che la parte meridionale del paese stava affrontando.
Un’intervista di Al Jazeera con un uomo di nome Sami Mohsin ha rivelato che il suo unico modo per proteggere i suoi figli dal caldo torrido era portarli in giro con la sua macchina con l’aria condizionata accesa.
Mezzo pieno, presto vuoto
I residenti delle paludi hanno affermato che l’ottenimento dello status di patrimonio mondiale dell’UNESCO non ha migliorato la loro qualità di vita.
Citano le promesse non mantenute e la negligenza del governo centrale nei confronti della loro situazione, in relazione al costante peggioramento delle loro condizioni di vita. Questi problemi hanno creato difficoltà a coloro i cui antenati hanno abitato questa regione per migliaia di anni.
Gli Ahvar al-Chibayish di Nassiriyah, città della provincia di Zikar, si guadagnano la vita con l’agricoltura, la pesca e l’allevamento degli animali, così come i loro antenati. Gli abitanti di Ahvar, che vivono in riva al mare, si guadagnano da vivere vendendo il latte di bufala
Il dilemma che devono affrontare gli abitanti delle paludi è tra la perseveranza e l’abbandono. Con la maggior parte degli arabi delle paludi che sono già stati sfollati, le scelte sono tra preservare la storia e il patrimonio mentre si affrontano debiti e pericoli, o abbandonare la terra in cerca di sopravvivenza.
La parte meridionale dell’Iraq potrebbe diventare inabitabile nel corso della nostra vita.
L’invasione illegale guidata dagli Stati Uniti ha provocato lo sfollamento di almeno 9,2 milioni di persone. Quanti altri saranno sfollati a causa del riscaldamento globale?
I rifugiati dalla guerra torneranno ad essere rifugiati, questa volta dalla crisi climatica. Un rapporto dell’Institute for Economics and Peace afferma che la crisi climatica potrebbe sfollare 1,2 miliardi di persone in tutto il mondo entro il 2050.
Un dittatore, un’invasione e una crisi climatica… Gli iracheni sembrano non poter prendersi una pausa.
Traduzione di Grazia Parolari “Tutti gli esseri senzienti sono moralmente uguali” -Invictapalestina.org