In una nuova campagna, gli attivisti di Barcellona stanno esortando la loro città a tagliare tutti i legami con Israele, mesi dopo che il Parlamento della regione ha riconosciuto i “crimini dell’Apartheid” di Tel Aviv, mentre in Catalogna e Spagna cresce la solidarietà con la Palestina.
Fonte: English version
Di Bianca Carrera – 12 gennaio 2023
Dopo essere diventato il primo Parlamento europeo a condannare Israele per il suo “crimine di Apartheid” contro il popolo palestinese nel giugno 2022, la Catalogna è in procinto di raggiungere un altro obiettivo che crea un precedente: la cessazione dei legami diplomatici ed economici tra la sua capitale, Barcellona, e lo Stato israeliano.
Due mesi fa, una coalizione di associazioni cittadine sotto il nome di ‘Prou Complicitat’, in catalano, ‘Basta complicità’, ha presentato una petizione per chiedere al municipio di Barcellona di tagliare i legami con lo Stato israeliano e rafforzare la cooperazione e il sostegno nei confronti del popolo palestinese.
A metà dicembre, la campagna non solo aveva raggiunto la soglia delle 1.000 firme richieste, ma lo aveva fatto a velocità record.
Questa dimostrazione di sostegno nei confronti della Palestina, tuttavia, non è un fenomeno nuovo, ma piuttosto, come affermano gli organizzatori, parte di una richiesta storica.
Rifiutare di essere complici
La città di Barcellona ha un accordo di cooperazione di lunga data con lo Stato di Israele dal 1998. Nello spirito degli Accordi di Oslo del 1993, il quadro di cooperazione avrebbe dovuto portare la pace nella regione, ma quando le promesse di Oslo svanirono, così fecero le speranze per l’accordo Barcellona-Tel Aviv-Gaza.
Salah Jamal, fondatore della Comunità palestinese di Catalogna, ricorda di essere stato presente alle discussioni che hanno dato vita all’accordo. La sua allora approvazione, con la speranza che la Palestina potesse finalmente essere libera, gli lascia ora l’amaro in bocca.
“Ricordo molto bene che avevamo i nostri dubbi, poiché conoscevamo la natura dello Stato di Israele. Ma, nonostante tutto, abbiamo firmato nella speranza che questo e Oslo funzionassero. Alla fine, purtroppo, i nostri dubbi si sono rivelati fondati”, ha dichiarato.
L’accordo non solo non è riuscito a concretizzare progetti di pace, poiché uno dei pochi programmi sviluppati sotto di esso, il Parco della Pace di Barcellona a Gaza, è stato attaccato due volte dalle forze israeliane e ridotto in macerie, ma ha effettivamente contribuito a rafforzare l’occupazione militare, affermano gli attivisti.
“Israele usa accordi come questo con città tanto amate come Barcellona per ripulirsi l’immagine, per mostrarsi come una società progressista, aperta, multiculturale e tollerante. Non vogliamo più essere coinvolti in questo mascheramento”, ha detto Alys Samson, un membro della coalizione che gestisce la campagna.
Sul piano della politica locale, la campagna non poteva arrivare in un momento migliore, con attivisti come Alys entusiasti della concreta possibilità di veder soddisfatte le loro richieste.
La decisione del Parlamento catalano dello scorso giugno di schierarsi in solidarietà con la Palestina è stata particolarmente degna di nota, ma non è l’unica cosa che dà speranza agli attivisti per i diritti dei palestinesi in Catalogna.
Nel marzo 2021, il Consiglio Comunale per la Cooperazione Internazionale di Barcellona è diventato la prima istituzione a chiedere al governo della città di annullare l’accordo di gemellaggio e tagliare i suoi legami con Israele per contribuire alla pace.
A metà dicembre 2022, il difensore civico di Barcellona ha dichiarato che la cooperazione con Israele violava la carta dei diritti umani di Barcellona e allo stesso modo ha chiesto al governo della città di annullare il gemellaggio.
“Il nostro sostegno è individuale, organizzativo e anche istituzionale. L’unica cosa che manca ora è che il Consiglio Comunale agisca”, ha detto Alys, che spera che nella prossima riunione del Consiglio del 27 gennaio, quando le richieste della campagna saranno probabilmente discusse e votate, Barcellona smetta di essere complice all’Apartheid.
Sulla Palestina, la Spagna è unita
Ma Barcellona, e la Catalogna, non sono sole nella lotta. Sebbene gli organizzatori della campagna ritengono che la politicizzazione della società civile catalana dovuta al suo movimento indipendentista favorisca un forte senso di solidarietà con altri popoli oppressi, la verità è che la solidarietà palestinese è forte in gran parte della Spagna.
Nel 2018, la capitale Valencia, una regione appena sotto la Catalogna, si è dichiarata “Zona Libera dall’Apartheid” in riferimento alla campagna del movimento di Boicottaggio, Disinvestimento e Sanzioni (BDS). Pochi mesi dopo, il Parlamento Regionale di Valencia è diventato il primo al mondo ad approvare questa richiesta del BDS.
In Navarra, già nel 2014, il Parlamento Regionale ha approvato una proclamazione che invitava Israele ad adempiere ai propri obblighi ai sensi del diritto internazionale e porre fine all’occupazione e alla colonizzazione delle “Terre Arabe”. A Siviglia, in Andalusia, quello stesso anno il Consiglio Comunale dichiarò l’ambasciatore israeliano in Spagna “persona non grata” (una locuzione latina per “persona non gradita”).
Nei Paesi Baschi, quasi tutti i sindacati, compresi i più grandi, hanno rilasciato una dichiarazione di solidarietà con il popolo palestinese in risposta all’assalto israeliano a Gaza del 2021. E nel resto del territorio spagnolo, almeno 80 istituzioni pubbliche si sono dichiarate “zone libere dall’Apartheid”.
Inoltre, gli attivisti del BDS in Spagna affermano che non esiste un solo movimento popolare pro-Israele.
“In Spagna l’unica cosa che esiste è ‘ACOM’, Azione e Comunicazione del Medio Oriente, che non è un movimento sociale, ma una lobby di persone di estrema destra con legami con l’ambasciata israeliana e senza radici popolari”, ha spiegato un attivista, che ha preferito rimanere anonimo.
“Si dedicano semplicemente a fare pressione sulle élite e a presentare denunce contro i consigli comunali e gli attivisti che simpatizzano con la causa palestinese”.
Il sostegno della Spagna alla Palestina: da Al-Andalus alla Guerra Civile
Le ragioni del sostegno della Spagna alla Palestina sono molteplici e, secondo un attivista del movimento BDS di Valencia, hanno molto a che fare con la storia della Spagna.
Dopo l’espulsione di ebrei e arabi nel 1492, la nazione spagnola fu forgiata dalle élite cattoliche su una falsa narrativa che negava la diversità storica del Paese e della sua civiltà. Questa narrazione è stata utilizzata dal dittatore Francisco Franco durante la Guerra Civile Spagnola ed è ancora utilizzata oggi dai partiti di estrema destra.
Pertanto, per la sinistra, “è chiaro che la destra si identifica con quella narrazione cattolica, e quindi con l’islamofobia e la giudeofobia, dal momento che l’Inquisizione spagnola ha perseguitato sia i musulmani che gli ebrei”, ha spiegato l’attivista.
Con una forte tradizione progressista e di sinistra nel Paese, ritiene che il movimento di contrasto all’ideologia di destra si tradurrà facilmente in sostegno ai gruppi più vulnerabili presi di mira dalla destra, in particolare le comunità musulmane ed ebraiche.
“Ancora una volta, vediamo come il sionismo in Israele non rappresenta l’ebraismo e gli ebrei, in quanto sono in grado di allearsi e costruire ponti con le forze di destra e di estrema destra che in molti casi hanno un terribile passato anti-ebraico”, ha aggiunto.
La lotta non è facile, ma la speranza è forte
Non tutto è roseo per il fronte di solidarietà palestinese della Spagna. I gruppi associati all’ACOM hanno presentato denunce contro quasi tutte le istituzioni pubbliche che hanno condannato lo Stato israeliano, portando in alcuni casi alla cancellazione delle loro dichiarazioni.
Nel 2016, otto attivisti filo-palestinesi spagnoli sono stati accusati di crimini d’odio e antisemitismo per aver chiesto al festival reggae locale Rototóm di essere coerente con i suoi valori e di non invitare il cantante filo-israeliano Matisyahu.
Rischiavano da quattro a nove anni di reclusione e, sebbene il caso sia stato finalmente chiuso nel 2021, ha inviato un messaggio forte al movimento di solidarietà con la Palestina in Spagna che le loro azioni potrebbero essere criminalizzate.
Tuttavia, per gli attivisti di Barcellona e della Catalogna, la speranza è più viva che mai, poiché vedono come la richiesta storica di tagliare i legami con lo Stato israeliano stia per concretizzarsi, creando un precedente per altre città e Stati.
“La speranza resiste, per una semplice ragione: questa è una causa giusta, e finché è una causa giusta, ci sarà speranza”, ha detto Jamal.
Alys sa che la lotta sarà lunga e avverte che “l’Apartheid non cadrà da solo, ma dobbiamo abbatterlo”. Dalla Spagna al mondo, invita tutti a unirsi alla lotta.
Bianca Carrera è una scrittrice e analista indipendente specializzata in politica mediorientale e nordafricana, oltre che in questioni ambientali, presso l’Istituto di Studi Politici di Parigi. Ha scritto per Al Jazeera, Oxfam, elDiario.es e altri.
Traduzione: Beniamino Rocchetto – Invictapalestina.org
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