Il regime militare israeliano sui palestinesi è un Parlamento, Governo, Tribunale, Carceriere e Boia tutti insieme.
Fonte: English version
Di Amira Hass – 6 febbraio 2023
L’attuale governo è pericoloso per molti ebrei, anche per quelli che hanno votato per i partiti della coalizione di governo. Ma prima di tutto è pericoloso per tutti i palestinesi, su entrambi i lati della Linea Verde. Potrebbe attuare vari piani di espulsione, che i suoi alti ministri, Bezalel Smotrich e Itamar Ben-Gvir, hanno avanzato apertamente.
Non si accontentano solo dei “piccoli” e indiretti tipi di esilio che i precedenti governi Laburista e Likud hanno condotto, come i divieti di costruzione per i palestinesi e l’affollamento nell’area A, l’invio alla colonia penale di Gaza e la revoca del loro status di residenza. Ma per la grande espulsione, fuori dai confini della Grande Terra d’Israele, si deve creare il caos politico-militare. In altre parole, la guerra. Durante una guerra sarà più facile riprendere la Nakba del 1948.
Se l’espulsione di massa sembra una finzione, ricordiamoci che fino a poco tempo fa parlare di Golpe legislativo antidemocratico suonava delirante. Dopotutto, molto prima che i ministri della giustizia agissero per indebolire il sistema giudiziario, che non ha mai fermato l’espropriazione, la discriminazione e l’espulsione dei palestinesi dalla loro Patria, era di fatto parte integrante dell’ideologia e delle pratiche israeliane. Anche prima che lo Stato fosse fondato, considerava i nativi come un’eccedenza inutile, che nel peggiore dei casi doveva essere ignorata e nel peggiore dei casi eliminata.
Il pericolo di espulsione è concreto perché la maggior parte di chi manifesta contro il governo è convinto che fino ad ora Israele fosse una democrazia. Sono stati e sono tuttora ostinatamente ciechi al fatto che la loro democrazia per gli ebrei è stata una dittatura militare per i palestinesi. La dittatura di cui mettono in guardia è già in atto da sei decenni. Sostenuta non solo dai cittadini ebrei e drusi di Israele, ma anche dagli ebrei della diaspora che la sostengono moralmente e finanziariamente, e dall’Occidente, illuminato ai propri occhi, che la tratta con infinita tolleranza.
Il regime militare israeliano sui palestinesi è un Parlamento, Governo, Tribunale, Carceriere e Boia tutti insieme. Non c’è mancanza di separazione dei poteri più grande di questa. Controlliamo una popolazione conquistata, la priviamo dei diritti civili e, ancor prima dell’invenzione della falsa narrazione, pretendiamo che tutto sia legale e giusto. Generazioni di israeliani, compresa la maggior parte dei manifestanti di oggi, sono state addomesticate nel vedere tutti i “piccoli” tipi di espulsione che sono stati sviluppati e attuati come una condizione naturale. I residenti di Masafer Yatta e il loro sgombero, con l’approvazione dell’Alta Corte di Giustizia, non li interessano.
La comunità LGBT renderà difficile far passare le iniziative legislative contro di essa. L’esclusione delle donne susciterà una maggiore opposizione di quanto presuma il Partito Noam. Il previsto danno ad anziani, malati, lavoratori dipendenti e studenti seminerà lo sgomento anche tra le fila dello Shas e del Likud.
Ma il potenziamento del piano di eliminazione dei palestinesi, ha una maggioranza alla Knesset (Parlamento) più grande della dimensione della coalizione. I parlamentari laburisti Naama Lazimi e Gilad Kariv, considerati la speranza progressista collettiva, hanno già dimostrato che la discriminazione contro i palestinesi fa parte del consenso. Sono tra i membri dell’opposizione che hanno votato, così vergognosamente!, con questo governo velenoso e distruttivo per consentire la revoca della cittadinanza dei cittadini palestinesi di Israele. Oggi si aggrappano a una scusa precisa, domani ne afferreranno un’altra per sostenere un provvedimento di espulsione più ampio. Loro, i loro elettori e i sostenitori della destra “moderata” di Benny Gantz, Gideon Sa’ar e Avigdor Lieberman non si metteranno di traverso per evitare l’incubo che la destra dei coloni sta pianificando.
Questa non è una profezia. È vietato profetizzare su un disastro causato dall’uomo come se fosse un luogo esistente nello spazio, ed è solo questione di tempo prima che lo raggiungiamo. Questo è un avvertimento, un allarme, una richiesta di aiuto.
Amira Hass è corrispondente di Haaretz per i territori occupati. Nata a Gerusalemme nel 1956, Amira Hass è entrata a far parte di Haaretz nel 1989, e ricopre la sua posizione attuale dal 1993. In qualità di corrispondente per i territori, ha vissuto tre anni a Gaza, esperienza che ha ispirato il suo acclamato libro “Bere il mare di Gaza”. Dal 1997 vive nella città di Ramallah in Cisgiordania. Amira Hass è anche autrice di altri due libri, entrambi i quali sono raccolte dei suoi articoli.
Traduzione: Beniamino Rocchetto – Invictapalestina.org
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