Più del 43,9% delle giornaliste in Marocco sono state oggetto di molestie all’interno del luogo di lavoro, da parte di colleghi, caporedattori o datori di lavoro.
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Saeeda Malih – 4 febbraio 2023
“Più del 43,9% delle giornaliste in Marocco sono state oggetto di molestie all’interno del luogo di lavoro, da parte di colleghi, caporedattori o datori di lavoro. Mentre l’82,8% ha ammesso che la molestia è stata verbale, il 17,2% ha dichiarato che era fisica”. Sono questi gli scioccanti risultati rivelati da uno studio dal titolo “L’approccio di genere nelle istituzioni mediatiche marocchine e la protezione delle giornaliste donne”, condotto dalla pluripremiata giornalista marocchina, Magda Ait El Kataoui, per il Forum marocchino per Young Journalists (FMJJ), con il supporto dell’organizzazione internazionale dei media Internews.
Lo studio, di cui Raseef22 ha ottenuto copia, conferma che “il 30,3% di coloro che hanno subito molestie ha dichiarato che proveniva da un collega giornalista, mentre il 24,2% ha affermato che proveniva dal caporedattore e il 9,1% dal loro direttore editoriale”. Sottolinea che “il 91,2% delle giornaliste non denuncia i propri colleghi, funzionari e altri molestatori, mentre solo l’8,8% di loro lo ha fatto”, per non parlare delle differenze di retribuzione tra giornalisti e giornaliste, in tutte le mansioni e incarichi di responsabilità, con la giustificazione che “il giornalista (maschio) ha maggiori responsabilità finanziarie rispetto alla giornalista donna”.
Al “questionario” su cui si basa lo studio hanno preso parte 66 giornaliste, studentesse di media e stagiste, che rappresentano la comunità della stampa in Marocco e che lavorano in istituzioni mediatiche private o pubbliche. Delle partecipanti, il 74,2% appartiene alla fascia di età compresa tra i 20 e i 35 anni, 14 giornaliste (21,2%) hanno un’età compresa tra i 36 e i 45 anni e 3 giornaliste (4,5%) appartengono alla fascia di età compresa tra i 46 e i 55 anni.
Difendere e temere la società
Magda Ait El Kataoui, autrice dello studio e coordinatrice dell’Associazione marocchina delle giovani giornaliste donne (AMJT), afferma: “Sebbene le giornaliste difendano le donne e con i loro materiali giornalistici coprano tutti le tipologie di problemi che incontrano, ciò non accade quando sono molestate. Hanno paura di rivelarlo, per timore di come potrebbero essere definite o di ciò che potrebbe loro capitare ”. Ne giustifica la ragione dicendo che “possono essere convinte da coloro che le circondano, come i loro padri, mariti o fratelli, perché, purtroppo, la società marocchina non è ancora d’accordo nell’accettare il lavoro delle donne nel campo del giornalismo”.
“Una giornalista donna che non è in grado di difendersi quando viene molestata si contraddice, soprattutto se si occupa di questioni relative ai diritti umani”
Parlando con Raseef22, Magda aggiunge che le giornaliste “evitano di rivelare di essere state molestate per paura che la società proietti su di loro i loro stereotipi, quindi optano per il silenzio”, osservando che “solo due decenni fa, la professione di giornalismo e in Marocco era monopolizzata dagli uomini; poi le donne sono entrate in questo campo a pieno titolo, e sebbene il numero di giornaliste donne oggi costituisca una piccola percentuale, penso che sia una percentuale che sta crescendo giorno dopo giorno”.
Circa il 44% delle giornaliste marocchine subisce molestie sul lavoro, così come discriminazioni nelle posizioni e nei salari rispetto agli uomini. Un recente studio rivela i problemi che le donne giornaliste devono affrontare nel Paese
Secondo i dati del Consiglio nazionale della stampa annunciati lo scorso luglio dopo aver elaborato le domande di tessere stampa ufficiali per l’anno 2021, 3.394 professionisti, tra cui 953 giornaliste donne, hanno ottenuto tessere stampa ufficiali. Le giornaliste donne rappresentano appena il 28% della stampa ufficiale, la stessa percentuale che si era registrata nel 2020, durante il quale 2.928 persone, di cui 831 giornaliste donne, hanno ricevuto la tessera ufficiale. Questa percentuale, dice Kataoui a Raseef22, “oggi non è sufficiente in Marocco, ma aspiriamo ad aprire più porte alle giornaliste donne, facendo sì che trovino un sostegno all’interno della società per proseguire gli studi e la formazione nel campo del giornalismo e dei media, nonché esercitare la professione”.
Chiara discriminazione
Le cifre rivelate da questo studio sono state descritte come “scioccanti”, soprattutto perché denunciano una serie di aspetti riguardanti entrambi i sessi, tra cui “salari e privilegi legati a viaggi, seminari di formazione e coperture speciali”, poiché “il 62,1% di loro ha rivelato che la discriminazione (finanziaria) esiste e danneggia le giornaliste donne. Inoltre, “il 57,6% delle giornaliste afferma che la gestione dell’istituto mediatico in cui lavorano non tiene conto delle esigenze e della privacy delle donne al lavoro, mentre il 30,8% conferma di lavorare fino a tarda notte e il 23,1% si lamenta di orari di lavoro inadeguati”.
Secondo lo stesso studio, “alcuni dei vincoli che ostacolano il lavoro delle giornaliste donne sono dovuti agli stereotipi della società sui giornalisti in generale, che sono spesso di parte e scorretti, a causa dell’esistenza di una crisi di fiducia tra il lavoro giornalistico e la società. Ma soprattutto, l’impatto di queste percezioni non si limita alla rappresentazione, ma si estende piuttosto all’incarnazione del comportamento come azioni e atteggiamenti, che si traduce in un aumento della violenza fisica e mentale inflitta alle giornaliste”.
Difendono i diritti ma sono vessate e discriminate nel loro lavoro. Una situazione che sta suscitando crescente indignazione tra le giornaliste in Marocco
Amal Kennin, giornalista, afferma che “una giornalista donna che non è in grado di difendersi quando viene molestata si contraddice, soprattutto se si occupa di questioni relative ai diritti umani e sostiene una serie di principi, ciò nonostante la giustificazione di temere la perdita del lavoro. Ritiene che “una giornalista donna molestata da un collega giornalista deve informare il caporedattore, e nel caso in cui sia molestata dal caporedattore, dovrebbe informare il direttore editoriale, e se è molestata, ad esempio, dal direttore editoriale, dovrebbe informare il Consiglio nazionale della stampa (un’istituzione ufficiale). Ma capisco la difficoltà di poter provare le molestie”.
Per quanto riguarda il miglioramento delle leggi relative al lavoro giornalistico, Kennin dice a Raseef22 che “dovrebbe essere emanata una legge per migliorare il lavoro giornalistico in generale, e non per una discriminazione positiva a favore delle donne giornaliste. Dal punto di vista dell’eguaglianza, io sono come il mio collega giornalista maschio. Ognuno di noi è in grado di lavorare sul campo, il che dovrebbe riflettersi sui salari”.
Nello stesso contesto, Sami Elmoudni, capo del Forum marocchino dei giornalisti giovanili, afferma: “Lo scopo di questo questionario è identificare i vari problemi legati al lavoro delle giornaliste donne all’interno delle istituzioni mediatiche in Marocco, così come come valutarli e monitorarli accuratamente, il che ci consentirà di trovare sbocchi per adattare le politiche pubbliche relative al campo dei media con approcci di genere”.
Parlando con Raseef22, Elmoudni prosegue dicendo: “Attraverso questo studio, stiamo lavorando per presentare una serie di proposte al fine di formulare una politica pubblica che sostenga il genere all’interno delle istituzioni dei media”. Inoltre osserva che “all’interno del Forum marocchino dei Giovani Giornalisti, il lavoro è stato svolto su una serie di assi all’interno di questo quadro, e quindi non è possibile promuovere i valori di uguaglianza ed equità nella pratica senza gli stessi valori all’interno di queste istituzioni”.
Questo lavoro, insieme ad altri studi, tenta di fornire una più chiara concezione dei diritti e dei doveri all’interno delle istituzioni mediali, affinché la “lente della società” non sia inquinata dai comportamenti dannosi quotidianamente denunciati, e riveli la gravità della situazione.
Traduzione di Grazia Parolari “Tutti gli esseri senzienti sono moralmente uguali” -Invictpalestina.org