Con questo “focus su Israele”, OrientXXI inizia la pubblicazione di una serie di articoli inediti che trattano le conseguenze del movimento di protesta contro la riforma della giustizia del governo Netanyahu, temporaneamente sospesa lunedì 26 marzo 2023.
Copertina: Tel Aviv, 26 marzo 2023. Manifestazione contro la riforma della Corte suprema israeliana. Ahmad Gharabli/AFP
Alain Gresh – 28 marzo 2023
Traduzione dal francese di Luigi Toni
Fonte con approfondimenti: https://orientxxi.info
I cortei fanno impressione per il numero, la durata e la determinazione di chi partecipa. Lo slogan è chiaro e unisce tutti: fermare la riforma della giustizia promessa dalla coalizione suprematista di estrema destra al governo di Israele. Ufficiali e soldati si sono uniti al movimento. Centinaia di riservisti dell’aeronautica militare hanno annunciato che non parteciperanno più ai periodi di addestramento svolti regolarmente fino a questo momento. I veterani del servizio di sicurezza interna (Shin Bet) hanno manifestato davanti alla residenza di uno dei loro ex leader, il ministro dell’Agricoltura Avi Dichter. Anche membri delle forze speciali dell’esercito israeliano (Sayeret Matkal) si sono uniti alle proteste. Gli esperti del digitale e i lavoratori dell’industria dell’informazione, un’eccellenza d’Israele, hanno condannato le riforme in corso. E Benjamin Netanyahu è stato costretto la sera del 26 marzo a sospendere la sua riforma della giustizia, non senza aver prima concesso al ministro fascista Itamar Ben Gvir il diritto di formare un corpo di polizia speciale sotto il suo controllo. Ma, per ora, il movimento va avanti.
Chi uccide senza scrupoli
Non è forse una splendida notizia? Tuttavia, guardando le cose con una certa distanza, ciò che colpisce è anche la cecità di questo movimento e il rifiuto di vedere le cause della deriva autoritaria in atto che non è iniziata con il governo di Benjamin Netanyahu. I piloti che manifestano non sono gli stessi che bombardano Gaza senza alcuno scrupolo? Le reclute della Sayeret Maktal si sono distinte soprattutto per l’uccisione di alcuni vertici palestinesi all’estero, come i tre leader dell’Organizzazione per la Liberazione della Palestina (OLP) a Beirut nel 1972 o del numero 2 del movimento a Tunisi, Abu Jihad (Khalil Al-Wazir) nel 1988. Quanto allo Shin Bet, è da decenni che si occupa di dare la caccia ai militanti palestinesi nei territori occupati e a “neutralizzarli” e, come l’esercito, a “coprire” i pogrom come quello avvenuto a Huwara. E che dire di quei lavoratori delle industrie high-tech che hanno perfezionato gli strumenti di controllo sui palestinesi prima di esportarli per aiutare le dittature di tutto il mondo?
Se domani la riforma venisse definitivamente bocciata, sarebbero tutti felici di continuare a “fare il proprio dovere” – si può persino pensare che la stragrande maggioranza continuerà a farlo, anche se Benjamin Netanyahu farà valere la propria posizione. Per quanto riguarda la Corte Suprema, vale la pena ricordare che, mentre è una garanzia per la maggioranza ebraica, nella maggior parte dei casi si è schierata con le autorità quando si è trattato di colonizzazione e diritti dei palestinesi.
“È una disgrazia per un popolo d’aver asservito un altro popolo”
Riflettendo sull’oppressione inglese dell’Irlanda e sul fatto che la classe operaia inglese era caduta nello sciovinismo, Karl Marx scrisse: “È una disgrazia per un popolo d’aver asservito un altro popolo”. Marx sottolineava così che la liberazione dei lavoratori inglesi sarebbe stata possibile soltanto dopo la liberazione e l’indipendenza dell’Irlanda. Ciò che la stragrande maggioranza degli israeliani che stanno manifestando non vede – e questa cecità colpisce anche il governo americano e quelli europei – è che l’attuale deriva è solo la logica conseguenza di decenni di occupazione, espropriazione, negazione nei confronti dei palestinesi. Ma, per la prima volta, questa deriva autoritaria si sta rivoltando contro gli ebrei israeliani. Questo è quanto accaduto durante la guerra d’indipendenza del popolo algerino: si può facilmente immaginare come sarebbe oggi la Francia se l’esercito avesse schiacciato il Fronte di Liberazione Nazionale (FLN) e l’Organizzazione Armata Segreta (OAS), in collusione con l’esercito, prendendo il potere.
Senz’altro c’è una frangia molto minoritaria del movimento in Israele che si oppone all’occupazione e che sventola, sebbene sia proibito non solo dalle autorità ma dalla maggioranza dei manifestanti, la bandiera palestinese. Mentre un singolo Stato domina di fatto l’intero territorio che si estende dal Mar Mediterraneo al fiume Giordano, e impone la sua legge – una legge illegale secondo il diritto internazionale – non è più possibile sognare una democrazia per i soli ebrei, una democrazia che esclude metà della popolazione e che in realtà è sinonimo di apartheid come molte organizzazioni per i diritti umani ora riconoscono.
Ancora una volta è stato l’editorialista del quotidiano Haaretz (23 marzo 2023) Gideon Levy a catturare la natura del movimento in corso. Rivolgendosi ai suoi concittadini, li ha esortati:
“Continuate a protestare con forza, fate tutto il possibile per rovesciare questo cattivo governo, ma non pronunciate il nome della democrazia invano. Non state combattendo per la democrazia. State combattendo per un governo migliore, secondo voi. Questo è importante, legittimo e impressionante. Ma se foste davvero democratici, avreste combattuto per uno Stato democratico, che Israele non è – e che voi non siete”.