8 aprile 2023 – Dalla pagina Facebook di Roberto Prinzi
Ogni volta che un civile è ucciso è sempre una sconfitta per l’umanità intera, una ferita insanabile per tutti coloro che hanno a cuore la vita di ogni singolo individuo a prescindere dalla sua nazionalità, colore e sue opinioni. Un dolore infinito per familiari, partner e amici che la retorica e le strumentalizzazioni della politica non allevieranno di certo. Vale ovviamente anche per Alessandro Parini, il ragazzo romano ucciso ieri sera a Tel Aviv.
Se un “arabo israeliano” ha compiuto tecnicamente l’attentato ieri sera, bisogna però ricordare – e i media mainstream faziosi non lo stanno facendo – che, come tutti i morti innocenti che lo hanno preceduto in quella terra martoriata, Parini è una vittima di un conflitto coloniale brutale che Israele appoggiato dall’Occidente alimenta ogni ora da 75 anni ai danni dei palestinesi, gli abitanti autoctoni della terra di Palestina.
Fornire il contesto in cui l’attentato ha avuto luogo non elimina il dolore o giustifica l’atto, non cancella le lacrime e la rabbia per un’altra vita spezzata, ma permette di comprendere i perché e senza i perché non ci possono essere soluzioni.
Raccontare solo di una macchina di un “terrorista arabo-israeliano”, mettere sotto il tappeto l’aggressione quotidiana degli occupanti (israeliani) ai danni degli occupati (palestinesi) è operazione vile. Da mesi i Territori Occupati palestinesi vivono una escalation drammatica di violenza da parte di Tel Aviv.
Le gravi provocazioni israeliane ad al-Aqsa – sottovalutate da noi o descritte solo come opera di alcuni fanatici -, la violenza delle forze armate israeliane sulla Spianata delle Moschee, i tanti palestinesi uccisi negli ultimi mesi durante i raid israeliani in Cisgiordania non possono essere dimenticati su un lungomare della “città che non dorme mai” le cui “luci” di “civiltà” fanno da contraltare al “buio” islamico.
Anche i Parini palestinesi uccisi in queste settimane, anni, decenni coltivavano sogni tra un raid o bombardamento israeliano e un altro. Avevano anche loro familiari e amici distrutti dal dolore della perdita. Erano anche loro esseri umani anche se non erano dei Parioli e ad attenderli non erano le aspettative di una brillante carriera da avvocati.
Solo la fine dell’occupazione della Palestina, solo l’idea di un terra per tutti i suoi abitanti (che siano ebrei, cristiani, musulmani, atei è irrilevante) non ci farà piangere i tanti Alessandro che da anni, con nomi diversi ma per lo più arabi, si passano il testimone nero della morte.