La canadese Scotiabank detiene la più grande quota estera dell’azienda produttrice di armi Elbit Systems, i cui prodotti sono stati collegati a violazioni dei diritti umani.
Fonte: https://theintercept.com
Di Murtaza Hussein – 6 aprile 2023,
La banca canadese che detiene la più grande quota estera di un’azienda produttrice di armi israeliana è sotto osservazione da parte di gruppi per i diritti umani per la sua partecipazione nella società.
Lo scorso autunno, Scotiabank, una delle più grandi banche del Canada, è stata segnalata da Bloomberg per essere diventata uno dei principali azionisti di Elbit Systems, il principale appaltatore della difesa di Israele. Martedì, in una riunione degli azionisti, un rappresentante del gruppo di attivisti per gli investimenti etici Eko ha presentato una petizione a nome di 12.000 firmatari chiedendo a Scotiabank di disinvestire dall’azienda.
“Da quando la petizione è iniziata in ottobre, abbiamo chiesto a Scotiabank di disinvestire da Elbit Systems. Questa è un’azienda le cui armi hanno causato innumerevoli morti tra i civili”, ha detto Angus Wong, responsabile della campagna di Eko, il gruppo precedentemente noto come SumOfUs. “La domanda non è perché possiedono azioni, ma perché sono il maggiore azionista straniero di Elbit. Chiediamo di sapere perché Scotiabank sta investendo centinaia di milioni di dollari di fondi di famiglie della classe media in questa azienda”.
Un rappresentante di Scotiabank all’incontro non ha affrontato le questioni relative ai diritti umani di Elbit o sull’ampia portata degli investimenti di Scotiabank, ha detto Wong, che ha presentato la petizione. All’assemblea degli azionisti di Scotiabank, un rappresentante della banca ha definito tutte le decisioni sui fondi come condotte “nell’interesse degli azionisti”.
La gigantesca partecipazione di Scotiabank in Elbit Systems, stimata in circa 500 milioni di dollari (458 milioni di euro), fa impallidire quella dei suoi due maggiori concorrenti nazionali, TD Bank e Royal Bank of Canada. Le altre due banche che insieme detengono circa 3 milioni di dollari (2.748.600 euro) in azioni della società.
“L’investimento di Scotiabank in Elbit Systems tramite la sua 1832 Asset Management (Gestione Patrimoniale) è insolitamente grande per una banca delle sue dimensioni”, ha affermato Adriana DiSilvestro, consulente di ricerca specializzata in responsabilità aziendale. “È insolito che un gestore patrimoniale (asset manager) di queste dimensioni possieda quella percentuale di Azioni in Circolazione di una società a meno che non abbia una sorta di interesse strategico”. (Le Azioni in Circolazione sono tutte le azioni di una società che sono state autorizzate, emesse e acquistate dagli investitori e sono da questi detenute. Si distinguono dalle azioni proprie, che sono azioni detenute dalla società stessa, che pertanto non rappresentano alcun diritto esercitabile.)
L’investimento in Elbit passa attraverso il ramo di gestione patrimoniale di Scotiabank, 1832 Asset Management, e una particolare sottodivisione nota come Dynamic Funds, molti dei cui fondi sono gestiti da un gestore di fondi e dirigente di nome David Fingold. (Scotiabank ha rifiutato di commentare e Fingold non ha risposto a una richiesta di commento.)
David Fingold è un prolifico investitore in controverse società israeliane: secondo recenti rapporti, i fondi sotto la sua gestione avevano anche acquisito una partecipazione di circa il 2% nella Mizrahi-Tefahot Bank, una società israeliana inclusa in un elenco delle Nazioni Unite di società che traggono profitto dagli insediamenti israeliani, e l’8% di Strauss Group, un conglomerato che è comproprietario di Sabra ed è stato criticato in passato per il suo sostegno pubblico all’esercito israeliano. I fondi gestiti da Fingold rappresentavano l’intera partecipazione di 1832 Asset Management in queste società.
Gli investimenti israeliani di Fingold
Anche se non è possibile attribuire gli investimenti di Fingold in società come Elbit a una particolare posizione ideologica, i suoi post sui social media consistono in gran parte a riferimenti a influencer e siti web filo-israeliani. Molti dei suoi post ricondividono contenuti del Ministero degli Affari Esteri israeliano e di figure filo-israeliane come Hananya Naftali, inclusi post che caratterizzano i palestinesi come sostenitori del terrorismo e del nazismo.
Alla fine del 2021, Fingold ha anche condiviso un articolo su Twitter riferendosi al capo del consiglio di amministrazione di Ben e Jerry, Anuradha Mittal, come “antisemita dell’anno”, una reazione all’annuncio della società che non avrebbe venduto i suoi prodotti negli insediamenti israeliani. (A seguito della richiesta di commento di The Intercept, Fingold ha reso privato il suo profilo Twitter.)
L’annuncio del boicottaggio di Ben e Jerry coincise con il disinvestimento di 1832 Asset Management di grandi quote finanziarie nella società madre del marchio, Unilever. La società è diventata l’obiettivo di diffusi sforzi di disinvestimento dai fondi di investimento statali negli Stati Uniti nel 2021 a causa della posizione di Ben e Jerry sul conflitto.
Le informazioni pubblicamente disponibili mostrano che 1832 Asset Management deteneva quasi 700.000 azioni di Unilever il 31 marzo 2021, una quantità importante che l’azienda ha venduto totalmente entro settembre dell’anno successivo. L’aggiornamento più recente alla posizione dell’azienda mostra una posizione più piccola di circa 67.000 azioni. Il riposizionamento non indica se sia stata la negoziazione di Dynamic Funds a determinare la liquidazione.
In un’intervista del 2019 con un notiziario finanziario israeliano, Fingold ha spiegato che i suoi investimenti in Israele sono stati sovradimensionati rispetto all’indice MSCI World, che funge da linea guida su come i fondi comuni di investimento dovrebbero distribuire i loro investimenti in varie economie globali. Alcuni fondi si adattano alla ponderazione dell’indice, ma Fingold ha affermato che Dynamic Funds non l’ha fatto.
“Siamo arrivati in Israele già nel 2002 e abbiamo investimenti qui da molto tempo”, ha detto Fingold nell’intervista. “La maggior parte delle aziende non può investire oltre il peso di Israele negli indici MSCI, ma a noi non interessa il peso di Israele, e Israele rappresenta una quota maggiore del nostro portafoglio di investimenti rispetto alla sua proporzione negli indici”.
Investimenti socialmente irresponsabili
Sebbene l’investimento socialmente responsabile sia diventato uno strumento di commercializzazione attraente per le istituzioni finanziarie, non è cambiato molto nel modo di alterare i bilanci delle grandi aziende.
Scotiabank pubblicizza in modo prominente i suoi “quattro pilastri per un’attività bancaria responsabile” e si vanta della sua quotazione negli indici di investimento socialmente responsabili. L’azienda pubblicizza inoltre la sua “alleanza” con varie comunità emarginate nel materiale promozionale e ha identificato la “promozione dei diritti umani” come un obiettivo ambientale, sociale e gestionale fondamentale nelle decisioni di investimento.
Questo linguaggio ammaliante non le ha impedito di detenere una partecipazione importante in un produttore di armi accusato di facilitare terribili violazioni dei diritti umani.
Elbit Systems è sotto esame da anni da parte degli attivisti per il suo coinvolgimento nell’armare le unità militari israeliane operanti nei Territori Palestinesi Occupati. L’azienda è uno dei principali sviluppatori di tecnologia dei droni per l’esercito israeliano, nonché di sistemi d’arma, munizioni e strumenti di sorveglianza.
I droni sviluppati da Elbit sono stati coinvolti nell’esecuzione di attacchi che hanno ucciso civili. Un famigerato attacco del 2014 nella Striscia di Gaza che ha ucciso quattro bambini che giocavano su una spiaggia sarebbe stato effettuato con l’aiuto di un drone di sorveglianza progettato da Elbit.
Gli attivisti denunciano che la tecnologia di sorveglianza sviluppata da Elbit sia stata venduta anche a regimi come l’Etiopia, che le ha impiegate per prendere di mira dissidenti e giornalisti sia a livello nazionale che all’estero.
Diverse importanti banche e fondi pensione europei hanno disinvestito da Elbit negli ultimi dieci anni a causa dell’uso della sua tecnologia nella Cisgiordania occupata. La società è stata anche presa di mira per il suo presunto coinvolgimento nella produzione di munizioni a grappolo accusate di aver causato danni indiscriminati ai civili nelle zone di guerra.
La scorsa primavera, il fondo sovrano australiano ha vietato gli investimenti in Elbit a causa della presunta produzione di bombe a grappolo da parte di una sussidiaria. La decisione ha seguito iniziative simili intraprese dai fondi gestiti dal governo norvegese e svedese, nonché dalla banca londinese HSBC, per disinvestire da Elbit per le ampie preoccupazioni relative ai diritti umani.
Poiché la situazione della sicurezza nei Territori Palestinesi Occupati continua a deteriorarsi, Elbit è rimasta oggetto di preoccupazioni per gli investimenti etici.
La petizione presentata dagli attivisti all’assemblea degli azionisti di questa settimana per Scotiabank è solo l’ultima mossa di una crescente campagna contro il coinvolgimento delle istituzioni finanziarie occidentali con Elbit.
Gli attivisti per i diritti umani affermano che la semplice dichiarazione che le decisioni sui fondi si basano esclusivamente sui rendimenti non è sufficiente per affrontare le preoccupazioni etiche di molti investitori.
“Questa è una società produttrice di armi e la situazione in Israele rende l’investimento in Elbit Systems un investimento potenzialmente redditizio”, ha affermato Ward Warmerdam, ricercatore economico presso la società di ricerca olandese sugli investimenti etici Profundo. “Ma dovrebbe preoccupare i consumatori che i fondi che hanno investito vengano diretti verso un’azienda che trae profitto dall’occupazione dei Territori Palestinesi”.
Murtaza Hussain è un giornalista di The Intercept che si occupa di sicurezza nazionale e politica estera. Scrive su CNN, BBC, MSNBC e altri notiziari.
Traduzione: Beniamino Rocchetto – Invictapalestina.org