Israele considera un palestinese gay un facile bersaglio

“Ogni caso in cui possiamo intrappolare un innocente, ricattabile in cambio di informazioni e quindi reclutabile come collaboratore, è oro per noi”,

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Yoana Gonen – 12 aprile 2023

Immagine di copertina: Militanti palestinesi del gruppo Lion’s Den a Nablus, all’inizio di questo mese.Credit: MOHAMMED ABED – AFP

Nel suo ultimo video, il 23enne Zoheir, di Nablus,  indossa un cappotto verde militare mentre parla alla telecamera con una voce che suona sorprendentemente calma, mentre la sua tensione si riflette principalmente nei lunghi respiri che fa di tanto in tanto . Si può anche vedere una profonda abrasione vicino all’occhio sinistro.

“Collaboravo con l’esercito [Shin Bet] a causa di un video di sesso gay tra me e un altro della città”, dice. “Quello con cui ho dormito, è stato quello che mi ha reclutato e che lavora con l’esercito.”

Zoheir spiega come lo Shin Bet lo abbia ricattato, minacciando di rivelare la sua identità sessuale,  e come lo abbia costretto a riferire sui movimenti di palestinesi armati, successivamente assassinati dalle forze israeliane. La sua confessione è stata rilasciata lunedì dagli attivisti di Lion’s Den di Nablus, che affermano di averlo giustiziato per la sua collaborazione con Israele.

Un altro video mostra Zoheir, con lo stesso cappotto verde,  giacere nel suo stesso sangue, senza vita.

Israele ha reso Zoheir un bersaglio facile ed è responsabile della sua morte non meno di coloro che lo hanno ucciso. Ricattare membri innocenti della comunità LGBTQ è una pratica comune dei servizi di sicurezza israeliani. Ovviamente non la limitano ai membri LGBTQ, ma la usano su chiunque la cui vulnerabilità possa essere sfruttata per costringerli a fare cose contrarie alla loro coscienza, mettendo così a rischio la loro vita, compresi i malati che dipendono da Israele per i permessi di cure all’estero e persone in difficoltà economica.

“Ogni caso in cui possiamo intrappolare un innocente, ricattabile in cambio di informazioni e quindi reclutabile come collaboratore, è oro per noi”, ha detto N., uno dei 43 diplomati dell’unità 8200, che nel 2014, a seguito di queste atrocità, si rifiutò di entrare nel servizio di riserva.

Per questo Istituto esperto nelle tattiche più atroci, il fragile status delle persone LGBTQ palestinesi è una miniera d’oro. “Nel corso di formazione studiano e imparano a memoria varie parole che significano gay in arabo”, ha detto N.. L’obiettivo è rilevare nelle intercettazioni il minimo accenno alla sessualità di una persona a caso e usarlo contro di essa. Quindi l’esercito più morale del mondo rovinerà la vita di quella persona, solo perché è gay. Questa pratica, inoltre, fa sì che ogni persona LGBTQ nei territori venga vista come un potenziale collaboratore, peggiorando ulteriormente la situazione della comunità già perseguitata.

Israele si vanta di essere un luogo LGBTQ-friendly e ama persino ostentare il trattamento riservato alla comunità gay come prova della sua superiorità rispetto ai suoi vicini. Ma allo stesso tempo non esita a minacciare con la violenza le persone LGBTQ palestinesi e a costringerle a fare ciò che vuole. Questo non è solo un crimine di odio omofobo – la Corte internazionale dell’Aia definisce “costringere i cittadini della parte ostile a prendere parte alle operazioni di guerra dirette contro il proprio paese” un crimine di guerra

La spaventosa morte di Zoheir ci ricorda ancora una volta che la democrazia israeliana, per la quale stiamo ora combattendo, è una democrazia solo per ebrei. Questo fallimento si riflette soprattutto negli ex ufficiali dello Shin Bet che si uniscono alle proteste contro il colpo di stato del regime, inclusi gli ex capi Nadav Argaman, Ami Ayalon, Yuval Diskin e Carmi Gilon. Gli uomini che praticavano metodi dittatoriali ed  ricattavano persone LGBTQ spaventate, stanno ora tenendo discorsi appassionati sulla libertà e l’uguaglianza.

Invece di ascoltare i vertici dell’Istituzione delle tenebre, sarebbe meglio interiorizzare il messaggio di coloro che vengono alle manifestazioni con bandiere palestinesi: uno stato che tratta le persone come mezzi per i propri fini, e ha sulle mani il sangue di persone innocenti, non sarà mai una vera democrazia.

 

Traduzione di Grazia Parolari “Tutti gli esseri senzienti sono moralmente uguali” -Invictapalestina.org