Gli indonesiani possono sentirsi orgogliosi per aver pagato un prezzo così alto. Hanno pagato il prezzo per aver fatto la cosa giusta.
Fonte: English version
Di Miko Peled – 11 aprile 2023
I palestinesi vengono uccisi in numero record. Sionisti fanatici razzisti e pieni di odio invadono la Moschea di Al-Aqsa. I fedeli palestinesi sono terrorizzati dalle forze israeliane. Eppure è l’Indonesia che viene penalizzata a livello internazionale semplicemente per essersi impegnata in discussioni sul non consentire a una squadra di calcio israeliana di giocare sul suo suolo.
La squadra di calcio israeliana under 20 avrebbe dovuto giocare in un torneo FIFA in Indonesia questa estate. Ma dopo discussioni interne indonesiane sul bando di Israele dal giocare, la FIFA ha deciso di revocare il torneo e non permettere all’Indonesia di ospitarlo.
Ci si aspetterebbe, dopo diversi rapporti pubblicati da importanti organizzazioni per i diritti umani di fama internazionale che affermano che Israele è colpevole del crimine di Apartheid, un crimine così atroce da essere classificato come un crimine contro l’umanità, che le organizzazioni sportive internazionali prendessero posizione e vietassero a Israele di partecipare ad eventi sportivi internazionali. Tuttavia, non lo fanno, e spetta ai singoli atleti e Paesi opporsi all’Apartheid di Israele.
La CNN ha riferito che “l’organo di governo mondiale del calcio FIFA ha privato l’Indonesia del suo diritto di ospitare la Coppa del Mondo maschile Under 20 di quest’anno dopo che un funzionario indonesiano si è opposto alla partecipazione di Israele”. La CNN scrive inoltre che “la FIFA ha deciso, a causa delle circostanze attuali, di rimuovere l’Indonesia dall’ospitare la Coppa del Mondo FIFA Under 20 2023”, ha dichiarato l’organo di governo sportivo in una nota senza fornire ulteriori chiarimenti. “Un nuovo Paese ospitante sarà annunciato il prima possibile, con le date del torneo che attualmente rimangono invariate”.
Inoltre, secondo il rapporto della CNN, la dichiarazione dei funzionari della FIFA affermava che “erano possibili anche sanzioni contro la Federcalcio indonesiana (Football Association of Indonesia – PSSI)”. La domanda è, perché? Perché l’Indonesia viene penalizzata e perché si discute di sanzioni contro di essa? Cosa ha fatto l’Indonesia per meritarsi un simile trattamento?
Una strategia di misure punitive
Il Presidente indonesiano Joko “Jokowi” Widodo ha fatto appello al pubblico in un discorso televisivo, ribadendo il sostegno dell’Indonesia ai palestinesi ma anche sottolineando che il Paese deve seguire i regolamenti della FIFA, secondo l’agenzia di stampa statale Antara. “Non dobbiamo mescolare le questioni sportive con gli affari politici”, avrebbe detto.
Il presidente della PSSI Erick Thohir ha dichiarato mercoledì di aver perorato il caso dell’Indonesia al presidente della FIFA Gianni Infantino, mostrandogli anche una lettera del Presidente indonesiano. Arya Sinulingga, membro del comitato esecutivo della PSSI, ha dichiarato alla CNN che la decisione della FIFA derivava dal rifiuto di Wayan Koster, governatore dell’isola turistica di Bali, di ospitare le partite se Israele avesse partecipato. Koster aveva inviato una lettera al Ministero dello Sport indonesiano chiedendo che a Israele sia vietato competere nella provincia e che si rifiuti di ospitare una squadra israeliana.
Punire chi si schiera
Alle Olimpiadi estive di Tokyo del 2021, i judoka Fathi Nourine dell’Algeria e Mohamed Abdelrasool del Sudan si sono rifiutati di competere contro i membri della squadra di judo israeliana, scegliendo invece di ritirarsi. La risposta è stata immediata: sia Nourine che il suo allenatore sono stati squalificati per dieci anni, ponendo fine alla loro carriera.
Tuttavia, non dovrebbe spettare ai singoli prendere posizione; è responsabilità del Comitato Olimpico Internazionale escludere Israele. Tuttavia, sia la FIFA che il Comitato Olimpico Internazionale non sono in grado, non vogliono o hanno paura di opporsi al regime di Apartheid israeliano.
Il Presidente indonesiano avrebbe detto che lo sport non dovrebbe essere mischiato con questioni politiche, e ha ragione. Tuttavia, la questione della Palestina non è una questione di politica; è una questione di vita o di morte. La Palestina è una questione di valori. Israele è uno Stato illegittimo, razzista e violento che sta terrorizzando i suoi vicini. La brutalità con cui Israele sta trattando i palestinesi non è una questione di politica, e quindi mettere al bando Israele non significa mescolare la politica con lo sport. La ragione per bandire Israele non è un disaccordo politico; è una questione profondamente morale che le persone di coscienza non devono ignorare.
Una posizione morale per mettere al bando Israele e sostenere i palestinesi non ha nulla a che fare con la politica, ma molto con il mantenimento di una posizione coerente con il diritto internazionale e umanitario. Un Paese che spara costantemente ai calciatori gambizzandoli in modo che non siano in grado di giocare non deve essere autorizzato a partecipare a eventi sportivi internazionali. Uno Stato che ordina ai suoi agenti di polizia di entrare in un luogo di culto sacro pieno di fedeli disarmati e di picchiarli e terrorizzarli non dovrebbe avere il privilegio di partecipare a competizioni sportive internazionali.
Israele è uno Stato che obbliga milioni di palestinesi in ghetti senza diritti e terrorizza uomini, donne, bambini, anziani, operatori sanitari, giornalisti e persone di ogni estrazione sociale mentre concede privilegi agli ebrei israeliani, e non deve essere autorizzato a partecipare a eventi sportivi internazionali. Non si tratta di mescolare la politica con lo sport, ma di sostenere i valori dello sport al di sopra del semplice gioco. Quando Nourine ha rifiutato di salire sul tappeto e combattere contro un membro della squadra israeliana, non ha mischiato politica e judo. Ha sostenuto i principi dello sport e delle arti marziali affermando che ci sono cose che sono più importanti di vincere una partita. Le sue azioni, infatti, avrebbero dovuto premiarlo con una medaglia d’oro perché agendo come ha fatto, ha sconfitto i suoi avversari senza mettere piede sul tappeto. Questo dovrebbe essere lo sport.
La FIFA ha sbagliato a penalizzare l’Indonesia. Era invece, la squadra israeliana che avrebbe dovuto essere bandita e le partite potevano continuare come previsto in Indonesia. Gli indonesiani possono sentirsi orgogliosi per aver pagato un prezzo così alto. Hanno pagato il prezzo per aver fatto la cosa giusta, e quando tutti i Paesi seguiranno le orme dell’Indonesia e tutti gli atleti seguiranno il percorso di Fathi Nourine e Mohamed Abdelrasool, i palestinesi avranno una possibilità di sconfiggere l’Israele dell’Apartheid. Agire come loro, accelererà la liberazione della Palestina.
Miko Peled è uno scrittore e attivista per i diritti umani, nato a Gerusalemme. È autore di “The General’s Son. Journey of an Israeli in Palestine” (Il Figlio del Generale. Viaggio di un Israeliano in Palestina) e “Injustice, the Story of the Holy Land Foundation Five” (Ingiustizia, Storia dei Cinque Della Fondazione Terra Santa).
Traduzione: Beniamino Rocchetto – Invictapalestina.org