Occupazione israeliana: come Microsoft, IBM, Cisco e Dell consentono la sorveglianza e il controllo in Palestina.

La tecnologia è diventata parte integrante della nostra vita moderna, ma per i palestinesi la grande industria tecnologica è diventata anche un altro modo in cui Israele esercita il controllo.

Fonte. English version

Di Jessica Buxbaum – 23 giugno 2023

A settembre dello scorso anno, Israele ha installato un’arma controllata dall’intelligenza artificiale a un posto di blocco militare nella città occupata di Hebron, in Cisgiordania. Ora, quella stessa tecnologia è stata impiegata all’ingresso del campo profughi di Aida a Betlemme. In tutta la Gerusalemme Est occupata, si possono trovare telecamere di sorveglianza posizionate strategicamente agli angoli delle strade. E in tutta la Cisgiordania, gli incontri dei palestinesi con i soldati israeliani spesso includono non solo violenza, ma sistemi di riconoscimento facciale progettati per acquisire i loro dati personali.

La tecnologia è diventata parte integrante della nostra vita moderna, ma per i palestinesi la grande industria tecnologica è diventata anche un altro modo in cui Israele esercita il controllo.

Who Profits (Chi Ne Trae Profitto), un centro di ricerca israeliano che documenta i legami del settore privato con l’Occupazione israeliana, ha pubblicato a maggio un rapporto sul ruolo delle multinazionali tecnologiche nel facilitare le violazioni dei diritti umani da parte di Israele. L’impatto di ciascuna azienda varia, con alcune che supervisionano un grande progetto mentre altre forniscono attrezzature a un sistema già in atto.

Nella sua analisi Who Profits scrive:

“Indipendentemente dalle dimensioni, il lavoro di queste società rafforza la capacità di un’economia di Occupazione israeliana già altamente tecnologica e orientata ai dati e la sua capacità di espropriare, reprimere, controllare e sottoporre i palestinesi su entrambi i lati della Linea Verde a una sorveglianza pervasiva”.

Mentre innumerevoli aziende israeliane e internazionali sono coinvolte nell’Occupazione israeliana, Who Profits ha evidenziato quattro società tecnologiche americane nel suo Rapporto: Microsoft, IBM, Cisco Systems e Dell Technologies.

Il ruolo dei giganti tecnologici

Secondo Who Profits, la società tecnologica multinazionale Microsoft, una delle più grandi aziende informatiche del mondo, ha una lunga storia di collaborazione con l’industria militare e tecnologica israeliana.

L’applicazione “Al Munaseq” (“Coordinatore” in arabo) funziona su Microsoft Azure, la piattaforma dell’azienda per i servizi di archiviazione esterni (cloud computing). È stata sviluppata dal Ministero della Difesa israeliano e viene utilizzata per gestire i permessi per i palestinesi nella Cisgiordania occupata e a Gaza quando entrano nella Palestina occupata nel 1948, l’odierna Israele. L’applicazione può accedere all’indirizzo IP, alla fotocamera, ai contenuti e alla posizione del telefono del titolare del permesso.

Microsoft ha stretto forti collaborazioni con l’esercito israeliano e con il settore dell’istruzione. L’azienda offre attualmente corsi di intelligenza artificiale per ufficiali dell’Unità “Metodi di Combattimento Militare e Innovazione”. Ha anche recentemente lanciato corsi di formazione gratuiti sulla sicurezza informatica per i veterani e sta collaborando con i militari in un programma che aiuta le studentesse delle scuole superiori a entrare nelle unità ad alta tecnologia nell’esercito.

La principale alleanza commerciale dell’azienda è con l’esercito israeliano, ma fornisce anche servizi agli insediamenti e al governo. Le sue applicazioni sono utilizzate da studenti e insegnanti nelle scuole dell’insediamento di Ma’ale Adumim. Microsoft collabora anche con l’Università di Ariel, l’unica università israeliana situata in un insediamento, per fornire l’uso gratuito delle sue applicazioni e dei servizi di posta elettronica. l’Università Ariel è anche un’istituzione riconosciuto da Microsoft, che offre agli studenti un corso Microsoft Certified Solutions Associate (Associato di Soluzioni Certificate Microsoft).

Microsoft Israel, la filiale locale della società, ha attualmente un contratto con la polizia israeliana per fornire servizi di archiviazione esterni per sei mesi a partire da gennaio e per fornire licenze per i prodotti Microsoft fino a dicembre 2025.

Quest’anno, dopo molto ritardo, Microsoft prevede di aprire la sua prima banca dati centrale esterna nel Parco Tecnologico Modi’in, situato tra Tel Aviv e Gerusalemme. Si stima che la società spenda 1-1,5 miliardi di dollari (915 milioni – 1.372 miliardi di euro) per la banca dati.

L’azienda tecnologica e informatica IBM collabora con l’Autorità Israeliana per la Popolazione, l’Immigrazione e le Frontiere per gestire il sistema Eitan per la banca dati del Registro della Popolazione del governo. Questo sistema informatico memorizza le informazioni personali dei palestinesi e dei siriani che vivono sotto l’Occupazione israeliana. I dati archiviati vengono spesso utilizzati per attuare le politiche discriminatorie di Israele.

Le filiali israeliane di IBM, Red Hat Israel e IBM Israel, collaborano ampiamente con l’IDF. Red Hat fornisce modelli di elaborazione dati di prossimità (edge computing) e banche dati di archiviazione basati su programmi a diverse unità militari israeliane ed è coinvolta in progetti congiunti nelle divisioni Servizi Informatici e Difesa Cibernetica. Nel 2020, IBM Israel è diventata il principale fornitore informatico di tre nuovi centri logistici regionali militari.

La multinazionale americana collabora con il Ministero della Difesa e il Ministero dell’Istruzione per aumentare l’interesse degli studenti nella tecnologia, con l’obiettivo di migliorare la difesa e le capacità tecnologiche di Israele. Spesso questo significa che il suo personale tiene lezioni nelle scuole insieme agli ufficiali militari. L’azienda ha anche partecipato a eventi presso l’Università di Ariel.

IBM collabora anche con la polizia israeliana, fornendo apparecchiature informatiche e programmi dal 1975. Più recentemente, nel 2018, l’azienda ha istituito un centro di ricerca informatica a Be’er Sheva, una città nel deserto del Naqab, accanto a una base militare di telecomunicazioni e sede della direzione dei Servizi Informatici. Il centro e la sua ubicazione fanno parte del piano del Ministero della Difesa per trasferire gli ufficiali dell’Unità Cibernetica nel settore dell’alta tecnologia dopo aver terminato il loro servizio.

Anche il gigante tecnologico Cisco Systems ha lanciato centri tecnologici nel Naqab, con due situati nelle città beduine palestinesi di Hura e Ar’arat al-Naqab. Questi centri, insieme al centro informatico di IBM, fanno parte degli sforzi di Israele per colonizzare il Naqab con gli ebrei israeliani mentre espelle la comunità beduina nativa. Nell’ambito dei piani per giudaizzare l’area, l’esercito israeliano ha costruito il suo più grande centro dati sotterraneo per la tecnologia dell’informazione e della comunicazione nel deserto, completo dei sistemi di elaborazione, comunicazione, sicurezza informatica e bilanciamento del carico di Cisco Systems (la capacità di un router di distribuire il traffico su tutte le porte di rete del router che si trovano alla stessa distanza dall’indirizzo di destinazione).

Inoltre, Cisco Systems ha aperto altri tre centri tecnologici nei Territori Occupati nelle Alture del Golan siriano e in Cisgiordania e prevede di aprirne altri cinque in questi Territori Occupati.

Quest’anno, il gigante dell’elettronica Dell Technologies ha vinto una gara d’appalto da oltre 150 milioni di dollari (137,2 milioni di euro) dal Ministero della Difesa per fornire ai militari servizi di archiviazione e manutenzione e altre apparecchiature. Nel 2021, la filiale israeliana di Dell, VMware Israel, si è assicurata un contratto per la fornitura dei suoi prodotti alla polizia israeliana da agosto 2021 a gennaio 2027.

I servizi virtuali di VMware aiutano a gestire il sistema di sorveglianza della polizia israeliana a Gerusalemme Est, noto come Sistema Mabat. Circa 400 telecamere di sicurezza sono state installate nella Città Vecchia di Gerusalemme, con la videosorveglianza monitorata 24 ore su 24, 7 giorni su 7, da un centro di comando e controllo della polizia.

Definita la “Nazione Startup”, i progressi tecnologici di Israele hanno attirato aziende tecnologiche da tutto il mondo. Ma man mano che la grande industria tecnologica diventa sempre più coinvolta con le industrie militari e tecnologiche israeliane e collaborano più attivamente con l’Apartheid, più palestinesi e siriani sotto l’Occupazione vengono abusati digitalmente.

Jessica Buxbaum è una giornalista corrispondente da Gerusalemme per MintPress News che copre Palestina, Israele e Siria. Il suo lavoro è apparso su Middle East Eye, The New Arab e Gulf News.

Traduzione: Beniamino Rocchetto – Invictapalestina.org