Fonte: https://mondoweiss.net/
Un membro del comitato direttivo della potenziale milizia privata di Itamar Ben-Gvir vuole eliminare la distinzione tra civili e combattenti, non solo per i palestinesi, ma anche tra coloni e soldati israeliani.
Di Jonathan Ofir – 28 giugno 2023
Immagine di copertina: L’ex Colonnello Ephraim Laor fotografato nelle Alture del Golan siriano occupate nell’aprile 2014, davanti a due carri armati con verdi colline sullo sfondo.
Da lunedì circola sui media israeliani un video di una conferenza del Colonnello (in pensione) Efraim Laor, uno dei circa 15 membri del comitato direttivo per la formazione di una “Guardia Nazionale” che sarebbe direttamente alle dipendenze del Ministro della Sicurezza Nazionale, Itamar Ben-Gvir. I gruppi per i diritti dei palestinesi hanno avvertito che questa formazione diventerebbe essenzialmente una milizia privata fascista e suprematista ebraica, dal momento che il ministro che l’ha voluta (Ben-Gvir) è lui stesso condannato per aver sostenuto un’organizzazione terroristica e incitamento alla violenza contro i palestinesi. Ora, i contenuti della conferenza di Laor, tenuta all’Università Bar-Ilan nel 2019, servono solo a confermare questi timori:
“Chi non vuole essere coinvolto non partecipi. Chi è in una linea di conflitto è lì perché l’ha scelto, o si è lasciato convincere a farlo. Non dovrebbe esserci distinzione tra genere, sesso o età. Chiunque si trovi in una linea di conflitto ha solo due possibilità: vincere o morire”, ha detto.
Il nemico, in altre parole, è chiunque ricada all’interno di quella “linea di conflitto”, contro il quale una politica generale di sparare per uccidere è l’unica opzione appropriata:
“Un nemico deve essere ucciso, non si spara alle cellule terroristiche, gli si spara tra gli occhi, chi non riesce a farlo, 15 cm più in basso. Compresi quelli che sono lì e non partecipano all’attacco. Ma davanti al nemico, non ci si sta a chiedere se è coinvolto o meno, lo è, e deve essere eliminato”.
La difesa del Genocidio di Laor richiede anche che gli israeliani diventino combattenti civili, creando milizie civili a cui sarebbe concessa la licenza di uccidere. La minaccia immediata insita in questo diventa evidente nel contesto della Guardia Nazionale, che nelle stesse parole di Laor, “i civili israeliani avrebbero dovuto iniziare a organizzarsi molto tempo fa”.
Al centro delle affermazioni di Laor c’è un’intenzionale cancellazione della distinzione tra combattenti e civili, considerando qualsiasi palestinese un obiettivo legittimo: “Le guerre che si verificano intorno a noi non sono tra organizzazioni, ma tra popoli, e il combattimento è una totale indeferenza di un popolo contro un altro popolo”.
Nemmeno Laor si lamenta di una realtà esistente. In realtà lo sta proponendo come modello per “resuscitare un fantasma chiamato difesa civile organizzata da comuni civili”.
Laor si è lamentato del fatto che “molte energie sono state investite dall’apparato della difesa per evitare di danneggiare i non combattenti”, e se l’orribile primato israeliano di danni a civili, inclusi giornalisti famosi, con impunità è la sua misura, allora si può essere certi che il suo programma prevede il versamento di molto sangue innocente. Il suo capo, Ben-Gvir, ha recentemente chiesto di uccidere “migliaia di terroristi” durante lo stesso discorso in cui ha detto ai coloni più estremi che “la Terra di Israele è per il popolo di Israele, noi vi sosteniamo, andate sulle colline e stabilitevi li: vi amiamo”.
L’uso del termine “terroristi” da parte di Ben-Gvir è di per sé uno sviluppo recente per il Ministro-Terrorista condannato: in passato guidava folle ultranazionaliste che gridavano “Morte agli Arabi” nelle strade, ma in anni più recenti lo si visto interpretare il politico ben educato, invece di incitare la folla a cantare “Morte ai Terroristi”. Tuttavia, come chiarisce il discorso di Laor, il termine “terrorista” è essenzialmente diventato un eufemismo per qualsiasi palestinese, e lui ne sta fornendo il quadro ideologico, ritenendo chiunque faccia parte di quelle altre “persone” un militante coinvolto meritevole di esecuzione extragiudiziale.
Secondo Canale 13, che per primo ha mandato in onda il servizio che ha portato alla luce la conferenza del 2019 (che non è stato riprodotto integralmente), c’è stata una certa opposizione liberale ai proclami di Laor in sala. Laor quindi risponde così:
“Vogliamo parlare del quotidiano Haaretz? Quello si può usare al massimo come carta igienica”, dice, prendendo in giro il quotidiano liberale israeliano. “Sto parlando di ciò che è necessario, non di qual è la situazione attuale”.
Ma forse più chiaramente, Laor sta cercando di riconcepire l’idea dell’esercito in termini di conflitto interno. Afferma che l’esercito dovrebbe essere coinvolto esclusivamente in operazioni in “territorio nemico”, presumibilmente in altri Paesi, lasciando il compito della sicurezza interna, per così dire, ai civili. Porta un esempio ipotetico della città israeliana settentrionale di Kiryat Shmona:
“È necessario paralizzare l’intero Paese e attivare l’intera IDF perché Kiryat Shmona è stata attaccata (11 aprile 1974)? La risposta è no. Kiryat Shmona ha bisogno di proteggersi. Potrebbe esserci una situazione in cui Kiryat Shmona viene attaccata e compiuta una strage. Questo non dovrebbe paralizzare tutto il nostro Paese”.
Apparentemente, Laor sta distinguendo tra ciò che è all’interno dei confini israeliani (per i civili da difendere) e ciò che è al di fuori di essi. Purtroppo, Israele ha di fatto annesso il Territorio Palestinese Occupato, trattandolo in molti modi come parte del Paese e allo stesso tempo trattandolo come territorio nemico.
Pertanto, l’attuazione pratica delle idee di Laor potrebbe significare consentire ai coloni di mettere in atto Pogrom in presunta difesa del loro territorio d’origine, qualcosa che abbiamo visto svolgersi più volte negli ultimi mesi, con il sostegno diretto o tacito dell’esercito e dei principali ministri del governo. Quando il Ministro delle Finanze Bezalel Smotrich ha chiesto che il villaggio di Huwara fosse “spazzato via”, la sua correzione parziale è stata che, sebbene lo intendesse davvero, intendeva che dovrebbe essere lo Stato a farlo, non i civili.
Ma le idee di Laor riflettono più accuratamente l’atteggiamento della destra fascista israeliana, che mira a formalizzare e permettere ai civili di agire come milizie. È proprio questa nozione che ispira la Guardia Nazionale di Itamar Ben-Gvir.
Dissonanza cognitiva liberale e di destra
Una cosa che potrebbe scioccare le persone al di là della natura apertamente fascista della difesa di Laor è che negli ultimi anni ha ricoperto posizioni di dirigente in diverse organizzazioni coinvolte nel soccorso in caso di calamità. Questa è una doppiezza a dir poco sbalorditiva: sostenere una tale sanguinosa devastazione mentre si lavora nel settore del salvataggio della vita delle persone. Ma questo è solo un esempio di come le imprese liberali vengono utilizzate da Israele e dagli israeliani per bilanciare le loro visioni e azioni nettamente illiberali (a volte genocide). Tale doppiezza si manifesta in tutto lo spettro politico, sia con estremisti di destra come Laor, sia con centristi come Gadi Eisenkot, autore della famigerata “Dottrina Dahiya”.
Cito la Dottrina Dahiya perché è importante notare che la cancellazione della distinzione tra civili e combattenti è stata, di fatto, introdotta dai liberali: Eisenkot è, dopotutto, considerato un liberale e un importante oppositore della riforma giudiziaria. È anche lo stesso Capo di Stato Maggiore dell’esercito che, nel giustificare l’assedio del quartiere Dahiya a Beirut nel 2006, ha promesso nel 2008 che Israele avrebbe “applicato una forza sproporzionata” e “causato gravi danni e distruzioni” a ogni villaggio da cui partissero i razzi sparati contro Israele, perché “dal nostro punto di vista, questi non sono villaggi civili, sono basi militari”. Ma l’attuale governo di destra sta spingendo ancora oltre la cancellazione della distinzione tra civili e combattenti, sta cancellando anche la distinzione per gli israeliani (tra coloni e soldati).
Tuttavia, non dovrebbe sorprendere nessuno che presunti liberali come Eisenkot sostenessero contemporaneamente crimini di guerra così eclatanti. Si scopre che persino l’eroe liberale Golda Meir ha avvelenato un villaggio palestinese per costruire l’ennesimo insediamento.
In tal senso, i liberali sionisti non dovrebbero essere così scioccati dalle dichiarazioni di Laor o Ben-Gvir. Stanno semplicemente seguendo l’esempio dei loro “noti” predecessori.
Jonathan Ofir è direttore d’orchestra, musicista, scrittore e blogger israelo-danese, che scrive regolarmente per Mondoweiss.
Traduzione: Beniamino Rocchetto – Invictapalestina.org