I ballerini palestinesi di afro-dabke hanno trovato identità e forza in questa danza energica ed espressiva.
Fonte: English version
Di Zena Al Tahhan – Ramallah, Cisgiordania occupata – 28 settembre 2023
La Dabke ha molto in comune con varie danze africane, così che il coreografo palestinese Sharaf DarZaid ha deciso di unirle.
“Penso che il folklore africano sia nel mondo una delle forme di danza più vicine alla Dabke “, dice ad Al Jazeera il 36enne padre di due figli nel suo ufficio al Popular Art Center (PAC) di Ramallah, nella Cisgiordania occupata.
La Dabke, che letteralmente significa “pestare i piedi” in arabo, è una danza popolare originaria della Palestina, dell’Iraq, della Giordania, del Libano e della Siria, ampiamente eseguita in occasioni gioiose come i matrimoni.
Questa danza è diversa dagli altri generi di danza: è un’espressione delle tradizioni, della cultura e della vita quotidiana di un popolo.
DarZaid balla la Dabke da quando aveva 11 anni e la insegna da quando ne aveva 19, ma è stato solo quando ha preso lezioni di danza africana in Europa che ha iniziato a capire la Dabke in un modo più profondo, dice.
Nel 2014,durante una borsa di studio di danza di cinque mesi a Parigi, DarZaid strinse amicizia con Serge Tsakap, un ballerino di origine camerunese.
“Quando mi mostrò le mosse che imitavano il modo in cui tagliano la canna da zucchero, mi resi conto di quanto fossero simili alle mosse della Dabke ispirate al taglio del grano con una falce”, dice DarZaid, con gli occhi che si illuminano di eccitazione.
DarZaid dice di aver trovato paralleli nelle danze camerunesi, ispirate all’agricoltura e agli animali.
“Hanno movimenti legati alla preghiera per la pioggia come facciamo noi, e imitano animali come cavalli e uccelli.
“Ci sono anche movimenti ispirati all’atto di raccogliere l’acqua dai pozzi, proprio come noi usiamo le brocche alle sorgenti. O come setacciano il grano e come noi usiamo i mulini a mano per produrre la farina”, spiega.
Oltre alle somiglianze nell’ispirazione, DarZaid trovò somiglianze anche nello stile.
“Ciò che distingue la danza folcloristica è che è un po’ “rozza”. Io la chiamo “rozzezza elegante”. Non puoi ballare la Dabke ed essere elegante come nel balletto. È più popolare, punta più sulla presenza, sul carisma, sulla personalità, sull’energia e sulla vivacità”, tutte caratteristiche che ha trovato nella danza africana.
Il ruolo delle danze nella società va oltre i movimenti stessi. “La danza africana e la Dabke sono una pratica popolare che unisce le persone. Il balletto, il contemporaneo e il jazz, ad esempio, non lo fanno”, afferma DarZaid.
«Anche dal punto di vista politico: in Africa la danza la usano, anche attualmente, per combattere l’oppressione. Il Sudafrica ne è il più grande esempio con l’apartheid”, sottolinea.
“La nostra lotta contro l’occupante non riguarda solo la terra… È anche una lotta esistenziale e identitaria. La Dabke fa parte della nostra identità, è un patrimonio artistico e culturale e la conserviamo come forma di resistenza artistica e culturale”.
“Mi ci sono ritrovata”
Dopo aver combinato i due generi, DarZaid e Tsakap hanno tenuto lezioni a Parigi e poi hanno intrapreso un tour afro-dabke in tutta la Francia. Quando è tornato in Palestina nel 2014, DarZaid ha iniziato a tenere lezioni di afro-dabke al PAC e da allora non ha più smesso.
Sebbene palestinesi di ogni provenienza abbiano frequentato le lezioni di DarZaid, esse hanno significato più per alcuni che per altri.
Shaden Qous, una ballerina Dabke di 21 anni, è una delle poche centinaia di afro-palestinesi che vivono nella Città Vecchia di Gerusalemme. Frequenta le lezioni di DarZaid dal 2015.
“La mia esperienza con l’ Afro-Dabke è particolarmente speciale perché sono di origine africana”, dice Qous, sottolineando che i suoi nonni sono immigrati in Palestina dal Ciad.
“Non era solo un altro stile di danza. Ho sentito una connessione con essa. Mi ci sono ritrovato”, dice ad Al Jazeera la studentessa di giurisprudenza del quarto anno dell’Università di Birzeit.
Nella Città Vecchia vive una piccola comunità di circa 350-450 palestinesi originari del Ciad, della Nigeria, del Senegal e del Sudan, mentre altre centinaia vivono a Gerico, nella Cisgiordania occupata e nella Striscia di Gaza assediata. La maggior parte emigrò durante l’occupazione britannica della Palestina (1917-48), mentre altri arrivarono in Palestina già nel XII secolo.
Sebbene Qous abbia dei parenti in Ciad, non ha alcun legame con loro. L’esperienza dell’Afro-Dabke, dice, è stata per lei un’occasione per conoscere meglio sè stessa.
“Come parte della comunità africana, penso che sia importante trovare anche una piccola connessione per ricordarti chi sei ed esplorare il tuo posto nella cultura di cui fai parte e che forma la tua personalità e la tua identità, ” sottolinea.
“Sono innanzitutto palestinese, di origine africana. L’afro-Dabke è la stessa cosa: la mia identità di ballerina è che sono innanzitutto una dabeekeh [ballerina di Dabke]”, spiega Qous, che balla Dabke da quando aveva sei anni.
Dina Amin, regista e ballerina di 27 anni che vive a Ramallah, ha frequentato tutte le sue lezioni da quando nel 2018 è tornata dagli studi all’estero.
“L’Afro-Dabke è molto speciale per me. Lo faccio quando voglio essere felice. Alcuni giorni, quando mi sveglio, metto su alcuni ritmi afro e ballo, anche se solo per cinque minuti”, dice Amin ad Al Jazeera.
Amin spera che l’afro-dabke si diffonda in altre parti del mondo.
“Ciò mostrerà la nostra identità palestinese al mondo e costruirà ponti e consapevolezza. Penso che questa fosse l’intenzione di Sharaf”.
Jerusalema
Nel 2020, la canzone Jerusalema del produttore Master KG e del cantautore Nomcebo Zikode dal Sud Africa, divenne virale, dando vita a una sfida di ballo con dozzine di gruppi che eseguirono le proprie versioni della danza
DarZaid creò la coreografia di una versione palestinese con l’ Afro-Dabke, lavorando con gruppi di solidarietà sudafricano-palestinese e con diverse compagnie di ballo in Palestina. Vi si esibirono ballerini provenienti da cinque governatorati – Gaza, Gerusalemme, Betlemme, Ramallah e Jenin, con in totale più di 130 ballerini palestinesi.
Il video, ampiamente condiviso, è stato visto più di mezzo milione di volte solo su YouTube.
“Penso che la sfida di danza di Jerusalema sia stata un punto di svolta per l’Afro-Dabke”, dice Qous, che ha allenato i ballerini di Jerusalema e che vi ha lui stesso partecipato.
“Questa semplice esperienza ci ha aperto tantissime porte. Ha cominciato a costruire ponti.
“Penso che l’Afro-Dabke sia molto importante, ha costruito relazioni tra noi e le persone in Africa. Questo è qualcosa a cui dobbiamo pensare come palestinesi: come possiamo rafforzare le relazioni con il mondo esterno per servire la nostra causa?”
Jerusalema Dance Challenge – Sharaf Dar Zaid
Traduzione di Grazia Parolari “Tutti gli esseri senzienti sono moralmente uguali” -Invictapalestina.org