I fallimenti di ottobre

Nell’ottobre 1973, e di nuovo nell’ottobre 2023, gli israeliani hanno avuto un assaggio della loro stessa medicina. Inoltre, hanno fallito militarmente e politicamente. Non potevano immaginare che gli arabi fossero capaci o abbastanza coraggiosi da lanciare un attacco così audace.

Fonte: English version

Di Miko Peled – 7 ottobre 2023
Immagine di copertina: Un carro armato israeliano M60 distrutto tra i detriti di altri mezzi corazzati dopo un contrattacco israeliano nel Sinai durante la Guerra dell’Ottobre del 1973. (FOTO: WIKIMEDIA COMMONS).

Al momento in cui scrivo, i combattenti palestinesi di Gaza hanno il controllo di diversi insediamenti israeliani, per lo più intorno a Gaza nella regione del Naqab. Sono passate quasi sedici ore e ancora l’esercito israeliano e le altre forze di sicurezza stanno lottando per trovare l’interruttore della luce, per così dire. In un’operazione militare combinata che includeva attacchi missilistici e una massiccia invasione di terra, i palestinesi di Gaza hanno lanciato un attacco senza precedenti nella Palestina del 1948, o “Israele”.

Il giornalista televisivo israeliano Oded Ben-Ami, lo stesso che ha dato la notizia dell’attacco a sorpresa del 6 ottobre 1973, ha definito l’attacco di oggi un brusco risveglio, riferendosi al 1973 come il fallimento del 6 ottobre. Oggi ha affermato che stiamo assistendo al fallimento del 7 ottobre. In entrambi i casi tutti i sistemi che avrebbero dovuto prevenire o almeno avvisare di un attacco a sorpresa di tale portata si sono rivelati fallimentari.

Sono passate più di dieci ore e gli israeliani negli insediamenti in tutto il Naqab e soprattutto intorno a Gaza sono sotto assedio, con i combattenti palestinesi che hanno preso il controllo e solo una piccola presenza militare israeliana. Ciò che forse è ancora più difficile da comprendere è che i combattenti palestinesi sono entrati e ora controllano il Quartier Generale della Brigata di Gaza dell’IDF: è qui che è di stanza il comandante della Brigata, il Generale Nimrod Aloni. I palestinesi di Gaza si aggirano liberamente attorno ad una base militare increduli davanti ai carri armati israeliani abbandonati.

Nel frattempo, migliaia di feriti si trovano negli ospedali israeliani della regione, e arrivano notizie di oltre 200 israeliani morti a causa di questo attacco. I palestinesi a Gaza riferiscono di avere decine di ostaggi.

Ogni anno, durante i giorni e le settimane che precedono il 6 ottobre, la stampa israeliana pubblica articoli, storie e, di tanto in tanto, un filmato o una testimonianza inediti sulla Guerra dell’Ottobre del 1973, nota anche come come la Guerra dello Yom Kippur. L’attacco a sorpresa lanciato dagli eserciti egiziano e siriano nel giorno dello Yom Kippur del 1973 fu devastante non solo per l’esercito israeliano, ma per l’opinione pubblica israeliana. Ora, tre decenni dopo il disastro del 6 ottobre, i palestinesi hanno dato agli israeliani un altro brusco risveglio.

Non dimenticherò mai il giorno in cui iniziò la guerra nel 1973. Era un pomeriggio soleggiato durante lo Yom Kippur ed essendo una famiglia ebraica laica, non eravamo in sinagoga né a digiuno. Ero a casa di un amico quando giunse la notizia della guerra e iniziarono a suonare le sirene. Il padre del mio amico mi ha suggerito di tornare a casa, cosa che ho fatto. Casa mia era a soli cinque minuti di cammino, ma sembrava inquietante. Vivevamo in una comunità tranquilla proprio sulla collina della Route 1, che è l’autostrada principale tra Gerusalemme e Tel Aviv. Era una giornata molto tranquilla perché era Yom Kippur, non c’erano traffico o trasporti pubblici, ed era strano sapere che era in corso un’altra guerra.

Fino a quel momento, gli israeliani erano abituati a guerre brevi e decisive e a operazioni eroiche in cui l’esercito israeliano, uno dei migliori al mondo, o almeno così credevamo, ne usciva sempre vittorioso e gli arabi umiliati. Quando sono arrivato a casa mio padre era al telefono con il suo amico ed ex compagno d’armi, il Generale in pensione Ezer Weizman. Erano entrambi membri anziani dell’Alto Comando israeliano solo pochi anni prima, ed entrambi si ritirarono dopo la Guerra dei Sei Giorni, del 1967.

Un giornalista israeliano in diretta da Tel Aviv ha affermato che “gli israeliani pensavano che l’era delle grandi guerre fosse finita”, poiché scene di combattimenti con combattenti palestinesi a Sderot e in altri insediamenti israeliani vengono mostrate in tempo reale. Ciò che gli israeliani hanno dimenticato, o forse non hanno mai realizzato, è che i soldati israeliani non sono coraggiosi, e certamente non invincibili. Ormai da decenni è stato dimostrato che comparati ai combattenti arabi i soldati israeliani sono inferiori.

L’opinione comune era che dopo la sconfitta e l’umiliazione della guerra del 1967, “gli arabi non avrebbero osato attaccarci”. Ebbene attaccarono e nel 1973 colsero l’esercito israeliano con i pantaloni abbassati. I riservisti israeliani dormivano all’interno delle loro fortificazioni mentre l’esercito egiziano costruiva ponti per consentire a migliaia di soldati di attraversare il Canale di Suez nella penisola del Sinai. Queste truppe egiziane sono poi entrate nelle fortificazioni israeliane, uccidendo e facendo prigionieri i soldati israeliani. Poi fu il deserto del Sinai ad essere occupato dalle forze egiziane, ora interi insediamenti israeliani sono occupati dalle forze palestinesi.

L’esercito egiziano ha marciato incontrastato nella penisola del Sinai, e l’esercito siriano ha marciato senza incontrare resistenza sulle Alture del Golan, entrambi territori occupati da Israele nel 1967. Si dice che i siriani avrebbero potuto prendere tranquillamente le Alture di Golan e raggiungere la Galilea se non avessero smesso di avanzare temendo di finire in un’imboscata.


Palestinesi prendono il controllo di un carro armato israeliano dopo aver attraversato la recinzione di confine con Israele da Khan Yunis nel Sud della Striscia di Gaza il 7 ottobre 2023. (Foto: Stringer/Immagini APA)

Ricordo ancora le parole che il Capo di Stato Maggiore dell’esercito israeliano, il Generale David Elazar disse nel 1973: “Spezzeremo loro le ossa, li sconfiggeremo”, e mia madre sorrideva amaramente mentre diceva, soprattutto a se stessa: “Avreste dovuto impedirlo e ora tanti ragazzi sono morti”. Conoscendola, il dolore che espresse fu per la morte di ragazzi su tutti i fronti della guerra.

Ezer Weziman andò in pensione e si unì al Partito di destra Herut, il precursore dell’odierno Likud, e mio padre si ritirò per intraprendere la carriera accademica, nonché quella che nella politica israeliana era considerata una politica di sinistra. I due rimasero amici per tutta la vita. Quando scoppiò la guerra, la reazione istintiva fu quella di richiamare i generali che costituivano l’Alto Comando del 1967 in modo che potessero salvare la situazione.

Alcuni di quei generali erano ancora in servizio, così chiamarono quelli che si erano ritirati, tutti tranne due: mio padre, Matti Peled, ed Ezer Weizman. Weizman ora era un politico, quindi non poteva essere convocato. Mio padre era una spina nel fianco del Primo Ministro Golda Meir e del Ministro della Difesa Moshe Dayan, la coppia Golda-Dayan, perché per diversi anni aveva chiesto al governo israeliano di fare la pace con i suoi vicini arabi.

L’elenco delle imputazioni che si possono muovere contro la coppia Golda-Dayan è troppo lungo per questo articolo, ma quella che, a mio modesto parere, dovrebbe essere l’accusa principale è che la guerra avrebbe potuto essere evitata del tutto se non fosse stato per la loro arroganza. Dal 1970, quando Anwar Sadat divenne Presidente dell’Egitto, aveva chiesto un accordo di pace con Israele, e il governo guidato dal duo Golda-Dayan lo ignorò. Dopo tre anni di tentativi di riconquistare pacificamente i territori sottratti all’Egitto, optò per la guerra.

I palestinesi chiedono la loro libertà da decenni, quindi questo attacco, ben pianificato ed eseguito, avrebbe dovuto essere previsto. Tuttavia, Israele ha dimostrato ancora una volta che il suo esercito è un esercito incompetente, eccessivamente orgoglioso e troppo fiducioso.

In quegli anni mio padre aveva scritto per il quotidiano israeliano Ma’ariv e aveva parlato parecchio in pubblico. Ha invitato il governo israeliano ad impegnarsi in colloqui di pace con i suoi vicini arabi, compresa l’Organizzazione per la Liberazione della Palestina, che ha definito il legittimo rappresentante del popolo palestinese. In particolare criticava la coppia Golda-Dayan. Era feroce nelle sue osservazioni riguardo alla loro mancanza di lungimiranza e codardia e al loro comportamento irresponsabile ignorando l’appello alla pace di Sadat. Inutile dire che non si piacevano affatto.

Un altro aspetto personale della storia riguarda mio fratello, Yoav Peled. All’epoca studiava negli Stati Uniti e partecipò ad un’iniziativa per convincere gli ex ufficiali israeliani che si trovavano negli Stati Uniti a tornare immediatamente e combattere per il loro Paese. Anche lui tornò e ricordo di essere andato a prenderlo all’aeroporto e di averlo portato direttamente in una base militare perché potesse prendere il comando di un’unità di carri armati e unirsi alla guerra contro gli egiziani. Se sembra una follia, è perché lo era. Eppure quella era l’atmosfera che prevaleva in quel momento.

Il comando israeliano allora, come oggi, era nel caos più completo. Avevamo perso i contatti con mio fratello e nessuno sapeva dove fosse. L’esercito israeliano ha subito pesanti perdite; un gran numero di soldati erano dispersi in azione e non c’era modo di sapere se un particolare soldato fosse vivo o morto o forse fatto prigioniero. Anche oggi sta accadendo lo stesso, con un’eccezione: sono i civili israeliani quelli uccisi, feriti e dispersi, perché nessuno immaginava che gli arabi fossero capaci o abbastanza coraggiosi da lanciare un attacco così audace.

Come allora, così è oggi, una prontezza di reazione fallimentare. Ma ciò che era peggio era che, poiché alcuni generali in pensione erano tornati, non esisteva una chiara catena di comando, il che significa che la ripartizione del comando avveniva ai più alti livelli dell’esercito.

Dopo la fine della guerra, una commissione d’inchiesta assolse il governo da ogni illecito e attribuì tutta la colpa ai vertici militari. Ma c’erano molte colpe da parte di tutti, e assolvere il governo è stato un grosso errore, perché l’esercito prendeva gli ordini dal governo, e non viceversa.

C’erano informazioni attendibili secondo cui gli egiziani avrebbero attaccato nel 1973. Queste informazioni provenivano da diverse fonti, tra cui il Mossad, il servizio informazioni dell’esercito e persino il defunto Re Hussein di Giordania, che aveva avvertito il governo israeliano che la guerra era imminente. Ci si può solo chiedere come i servizi segreti israeliani giustificheranno la mancanza di preparazione per l’attacco del 7 ottobre 2023.

Sei anni dopo, l’Egitto riacquisì la penisola del Sinai e tra i due Paesi fu firmato un accordo di pace. La coppia Golda-Dayan è stata destituita dall’incarico, anche se Dayan è riuscito a tornare alle alte cariche nel nuovo governo di destra. Golda ha mantenuto la sua eredità di grande leader, anche se chiaramente non lo era.

Mentre l’umiliazione della guerra del 1973 brucia ancora nei cuori e nelle menti degli israeliani, una nuova e forse maggiore umiliazione è ora presente. Nelle guerre che precedettero il 1973, Israele attaccava sempre quando i suoi nemici erano deboli e impreparati. Nell’ottobre 1973, e di nuovo nell’ottobre 2023, gli israeliani hanno avuto un assaggio della loro stessa medicina. Inoltre, hanno fallito militarmente e politicamente.

Una cosa è certa: indipendentemente dal successo di questa operazione, è probabile che i palestinesi pagheranno un prezzo elevato. Il mio amico, l’attivista Issa Amro di Hebron, è stato duramente picchiato e arrestato dai soldati israeliani. Secondo le notizie che giungono da Hebron, ha bisogno di cure mediche. Lui non è che un esempio. Si spera che questo successo militare palestinese porti a un reale vantaggio politico per tutti i palestinesi.

Miko Peled è uno scrittore e attivista per i diritti umani, nato a Gerusalemme. È autore di “The General’s Son. Journey of an Israeli in Palestine” (Il Figlio del Generale. Viaggio di un Israeliano in Palestina) e “Injustice, the Story of the Holy Land Foundation Five” (Ingiustizia, Storia dei Cinque Della Fondazione Terra Santa).

Traduzione: Beniamino Rocchetto – Invictapalestina.org