Dall’arroganza all’umiliazione: le 10 ore che hanno scioccato Israele

Per Israele, la guerra lampo palestinese è un fallimento militare e una catastrofe politica di proporzioni colossali

Fonte: English version

Marwan Bishara – 7 ottobre 2023

Immagine di copertina: Palestinesi guidano un veicolo militare israeliano per le strade di Gaza nel mezzo dell’operazione militare lanciata da Hamas nel sud di Israele il 7 ottobre 2023 [EPA/Haitham Imad]

Pochi giorni dopo che il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu aveva pronunciato un discorso vanaglorioso alle Nazioni Unite, annunciando la creazione di un nuovo Medio Oriente incentrato su Israele e i suoi nuovi partner arabi, i palestinesi, che aveva completamente omesso dalla sua fantastica mappa regionale, hanno inferto a Israele un colpo fatale, politicamente e strategicamente.

Il movimento di resistenza palestinese Hamas ha lanciato un’incursione fulminea meticolosamente pianificata e ben eseguita da Gaza in Israele, via aria, mare e terra. Insieme a migliaia di missili lanciati contro obiettivi israeliani, centinaia di combattenti palestinesi hanno attaccato aree militari e civili israeliane nella parte meridionale del paese, provocando l’uccisione di almeno 100 israeliani e la cattura di dozzine di soldati e civili israeliani, trattenuti come ostaggi

Gli obiettivi di Hamas  non sono segreti: in primo luogo, vendicarsi e punire Israele per la sua occupazione, oppressione, insediamento illegale e profanazione dei simboli religiosi palestinesi, in particolare della Moschea Al-Aqsa a Gerusalemme; in secondo luogo,  minare la normalizzazione araba che abbraccia il regime di apartheid di Israel e, infine, garantire un altro scambio di prigionieri al fine di ottenere il rilascio del maggior numero possibile di prigionieri politici palestinesi dalle carceri israeliane.

Vale la pena ricordare che il leader di Hamas nella Striscia di Gaza, Yahya al-Sinwar, che ha trascorso più di due decenni nelle carceri israeliane, è stato rilasciato durante uno scambio di prigionieri. Come molti altri palestinesi Mohammed Deif, il capo del braccio militare di Hamas, ha perso i propri cari a causa della violenza israeliana: un figlio neonato, una figlia di tre anni e sua moglie. C’è quindi anche un chiaro aspetto punitivo e vendicativo nell’operazione.

In questo senso, l’attacco può essere stato incredibilmente scioccante, ma non è stato affatto sorprendente.

L’arroganza ha  fatto fpagare il conto a Israele e ai suoi leader, che si credevano invincibili e avevano ripetutamente sottovalutato i loro nemici. Dall’attacco arabo “a sorpresa” dell’ottobre 1973, i successivi leader israeliani sono rimasti scioccati e intimoriti, ancora e ancora, da ciò di cui sono stati capaci i popoli da loro oppressi.

Sono stati colti impreparati dalla resistenza libanese dopo l’invasione israeliana del Libano nel 1982, dalle Intifada palestinesi negli anni ’80 e 2000, e dalla resistenza palestinese dopo più di cinquant’anni di occupazione israeliana e quattro guerre consecutive a Gaza.

Chiaramente, anche la leadership militare e civile israeliana non si aspettava la massiccia operazione di Hamas, il cui successo rappresenta un grave fallimento militare e dell’intelligence israeliana. Nonostante la sofisticata rete di spie, droni e tecnologia di sorveglianza, Israele non è riuscita a rilevare e prevenire l’attacco.

Ma il danno arrecato a Israele va oltre il fiasco dell’intelligence e militare; è anche una catastrofe politica e psicologica. Lo Stato invincibile si è dimostrato vulnerabile, debole e terribilmente impotente, il che non  giova ai suoi piani di diventare il leader regionale di un nuovo Medio Oriente.

Le immagini degli israeliani che fuggono dalle loro case e dalle loro città in preda alla paura rimarranno radicate nella loro memoria collettiva per molti anni a venire. Oggi è stato probabilmente il giorno peggiore nella storia di Israele. Un’umiliazione assoluta.

Netanyahu, lo spin doctor, non sarà in grado di cambiare la situazione, indipendentemente da come la dipingerà. Israele non avrà la possibilità di annullare ciò che il mondo ha visto sabato mattina: un paese frenetico perso nelle sue stesse fantastiche illusioni.

L’establishment militare israeliano cercherà senza dubbio di riprendere l’iniziativa strategica e militare di Hamas assestandogli immediatamente un duro colpo militare. Come ha fatto in passato, intraprenderà gravi campagne di bombardamenti e omicidi, portando a grandi sofferenze e innumerevoli vittime tra i palestinesi. E come è successo più e più volte in passato, ciò non distruggerà la resistenza palestinese.

Ecco perché Israele,  con il pretesto di annientare Hamas e altre fazioni palestinesi, potrebbe prendere in considerazione la ridistribuzione delle sue forze armate nelle città, nei paesi e nei campi profughi palestinesi della Striscia di Gaza e della Cisgiordania

Una presa di potere così totale è il desiderio storico dei membri più fanatici della coalizione di governo israeliana, che vogliono distruggere l’Autorità Palestinese, prendere il controllo diretto dell’intera Palestina storica o di quella che chiamano “La Grande Terra di Israele”, e realizzare la pulizia etnica dei palestinesi.

Sarebbe un grosso errore. Porterebbe a una vera e propria guerra asimmetrica e, nel processo, isolerebbe Israele come mai prima d’ora. Persino i leader occidentali, che finora hanno sostenuto Netanyahu, esprimendo in modo ancor più trasparente la stessa ipocrita solidarietà con l’apartheid israeliano, potrebbero iniziare a prendere le distanze dal governo israeliano.

La scandalosa umiliazione di Israele sta già minando la sua posizione strategica e politica nella regione. I regimi arabi che hanno normalizzato le relazioni con Israele e stanno collaborando con il governo Netanyahu appaiono sempre più insensati  ogni ora che passa.

Nel disperato tentativo di invertire il suo fallimento personale e mantenere la sua fragile coalizione, Netanyahu è determinato a reagire in modo eccessivo e, nel processo, allontanerà molti dei suoi nuovi e potenziali partner regionali.

In qualunque modo andrà, l’eredità di Netanyahu sarà segnata dal fallimento. Potrebbe benissimo trascinare con sé il suo omologo palestinese, l’ottuagenario Mahmoud Abbas, nel dimenticatoio della storia.

Anche Abbas sta fallendo politicamente, cercando di restare in bilico tra la condanna dell’occupazione israeliana e il coordinamento della sicurezza con essa. Un simile atto di bilanciamento non è più sostenibile.

Ma il cambiamento che sta arrivando non riguarda solo le personalità; riguarda i due popoli nel loro insieme e se vogliono vivere in pace o morire combattendo. Il tempo e lo spazio per qualsiasi altra cosa nel mezzo sono passati.

I palestinesi hanno chiarito oggi che preferirebbero lottare in piedi per la giustizia e la libertà piuttosto che morire in ginocchio nell’umiliazione. È giunto il momento che gli israeliani prestino attenzione alle lezioni della storia.

 

Marwan Bishara è un autore che scrive ampiamente sulla politica globale ed è ampiamente considerato un’autorità leader in materia di politica estera degli Stati Uniti, Medio Oriente e affari strategici internazionali. In precedenza è stato professore di Relazioni Internazionali presso l’Università Americana di Parigi.

Traduzione di Grazia Parolari “Tutti gli esseri senzienti sono moralmente uguali” – Invictapalestina.org