Israele, che cerca sempre di incolpare i palestinesi per le atrocità che compie, è la fonte meno attendibile sui bombardamenti dell’ospedale di Gaza.
Fonte: English version
Di Chris Hedges – 18 ottobre 2023
Israele è stato fondato sulla menzogna. La menzogna secondo cui la terra palestinese era in gran parte disabitata. La menzogna secondo cui 750.000 palestinesi fuggirono dalle loro case e dai loro villaggi durante la Pulizia Etnica da parte delle milizie sioniste nel 1948 perché gli era stato detto di farlo dai leader arabi. La menzogna secondo cui furono gli eserciti arabi a dare inizio alla guerra del 1948 che vide Israele conquistare il 78% della Palestina storica. La menzogna secondo cui Israele dovette affrontare il pericolo dell’annientamento nel 1967, costringendolo a invadere e occupare il restante 22% della Palestina, così come le terre appartenenti all’Egitto e alla Siria.
Israele si fonda sulla menzogna. La menzogna secondo cui Israele vuole una pace giusta ed equa e sosterrà uno Stato palestinese. La menzogna secondo cui Israele è l’unica democrazia in Medio Oriente. La menzogna secondo cui Israele è un “avamposto della civiltà occidentale in un mare di barbarie”. La menzogna secondo cui Israele rispetta lo stato di diritto e i diritti umani.
Le atrocità di Israele contro i palestinesi sono sempre accompagnate dalle menzogne. Le ho sentite. Le ho registrate. Le ho pubblicate nei miei articoli per il New York Times quando ero capo dell’Ufficio per il Medio Oriente del giornale.
Ho seguito la guerra per due decenni, inclusi sette anni in Medio Oriente. Ho imparato parecchio sulle dimensioni e sulla letalità degli ordigni esplosivi. Non c’è nulla nell’arsenale di Hamas o della Jihad Islamica Palestinese (PIJ) che avrebbe potuto replicare la massiccia potenza esplosiva del missile che ha ucciso circa 500 civili nell’Ospedale arabo-cristiano al-Ahli a Gaza. Niente. Se Hamas o la Jihad Islamica palestinese avessero questo tipo di missili, enormi edifici in Israele sarebbero ridotti in macerie con centinaia di morti. Non è successo.
Il sibilo, udibile nel video pochi istanti prima dell’esplosione, sembra provenire dall’alta velocità di un missile. Questo suono lo rivela. Nessun razzo palestinese fa questo rumore. E poi c’è la velocità del missile. I razzi palestinesi sono lenti e goffi, chiaramente visibili mentre si inarcano nel cielo e poi scendono in caduta libera verso i loro obiettivi. Non colpiscono con precisione né viaggiano a velocità quasi supersonica. Non sono in grado di uccidere centinaia di persone.
L’esercito israeliano, previo avvertimento noto come “bussare sul tetto”, il familiare avvertimento dato da Israele di evacuare gli edifici, ha lanciato missili senza testate sull’ospedale nei giorni precedenti all’attacco del 17 ottobre, secondo i funzionari dell’Ospedale al-Ahli. I funzionari dell’Ospedale hanno anche affermato di aver ricevuto chiamate da Israele che dicevano: “Vi avevamo avvertiti di evacuare due volte”. Israele ha chiesto che tutti gli ospedali nel Nord di Gaza vengano evacuati.
In seguito all’attacco all’Ospedale, Hananya Naftali, un “assistente digitale” del Primo Ministro israeliano Benjamin Netanyahu, ha postato su X, ex Twitter: “L’aviazione israeliana ha colpito una base terroristica di Hamas all’interno di un ospedale di Gaza”. Il post è stato rapidamente cancellato.
Dall’incursione in Israele del 7 ottobre da parte dei combattenti della Resistenza Palestinese, che secondo quanto riferito ha causato la morte di circa 1.300 israeliani, molti dei quali civili, e ha visto circa 200 rapiti come ostaggi e portati a Gaza, Israele ha effettuato 51 attacchi contro strutture sanitarie a Gaza che secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), hanno ucciso 15 operatori sanitari e ne hanno feriti 27. Dei 35 ospedali di Gaza, quattro non funzionano a causa dei gravi danni e degli attacchi. Solo otto dei 22 centri sanitari primari dell’UNRWA sono “parzialmente funzionali”, afferma l’OMS.
La sfacciataggine delle menzogne israeliane ha sbalordito quelli di noi che sono stati corrispondenti da Gaza. Non importava se avessimo assistito all’attacco israeliano, compresa l’uccisione di palestinesi disarmati. Non importava quanti testimoni intervistassimo. Non importava quali prove fotografiche e forensi ottenessimo. Israele ha mentito. Piccole bugie. Grandi bugie. Enormi bugie. Queste bugie sono arrivate di riflesso e istantaneamente dai militari israeliani, dai politici israeliani e dai media israeliani. Sono stati amplificati dalla ben oliata macchina della propaganda israeliana e ripetuti con rivoltante copia incolla nei mezzi di informazione internazionali.
Israele si impegna in quel genere di menzogne incredibili che caratterizzano i regimi dispotici. Non deforma la verità, la capovolge. Dipinge un quadro diametralmente opposto alla realtà. Quelli di noi che sono stati corrispondenti dai Territori Occupati si sono imbattuti nelle fantasmagoriche narrazioni israeliane, che abbiamo doverosamente inserito nelle nostre storie, richieste secondo le regole del giornalismo americano, anche se sappevamo non essere vere.
Israele ha inventato un lessico orwelliano. I bambini uccisi dagli israeliani diventano bambini vittime del fuoco incrociato. Il bombardamento dei quartieri residenziali, con decine di morti e feriti, diventa un attacco chirurgico contro una fabbrica di bombe. La distruzione delle case palestinesi diventa la demolizione delle case dei terroristi.
La Grande Bugia, Große Lüge, alimenta le due reazioni che Israele cerca di suscitare: il razzismo tra i suoi sostenitori e il terrore tra le sue vittime. Le grandi bugie alimentano il mito di uno scontro di civiltà, una guerra tra democrazia, decenza e onore da un lato e terrorismo islamico, barbarie e medievalismo dall’altro.
George Orwell nel suo romanzo “1984” definì la Grande Bugia “doppio pensiero”. Il doppiopensiero usa la “logica contro la logica” e “ripudia la moralità rivendicandola”. La Grande Bugia abolisce sfumature, ambiguità e contraddizioni che possono affliggere la coscienza. È progettato per creare dissonanza cognitiva. Non ammette zone grigie. Il mondo è bianco e nero, buono e cattivo, giusto e ingiusto. La Grande Bugia consente a chi ci crede di trarre conforto, un conforto che stanno disperatamente cercando, nella propria superiorità morale anche se abrogano ogni moralità. Alimenta, quello che Edward Bernays chiamava, il “compartimento a prova di logica dell’adesione dogmatica”. Tutta la propaganda efficace, scrive Bernays, punta e si basa su queste irrazionali “abitudini psicologiche”.
I sostenitori israeliani sono assetati di queste bugie. Non vogliono sapere la verità. La verità li costringerebbe a esaminare il loro razzismo, l’autoillusione e la complicità nell’oppressione, nell’omicidio e nel Genocidio.
Ancora più importante, la Grande Bugia invia un messaggio inquietante ai Palestinesi. La Grande Bugia afferma che Israele intraprenderà una campagna di terrore di massa e Genocidio e non si assumerà mai la responsabilità dei suoi crimini. La Grande Bugia cancella la verità. Cancella la dignità del pensiero e dell’azione umana. Cancella i fatti. Cancella la storia. Cancella la comprensione. Cancella la speranza. Riduce tutta la comunicazione al linguaggio della violenza. Quando gli oppressori parlano agli oppressi esclusivamente attraverso la violenza indiscriminata, gli oppressi rispondono attraverso la violenza indiscriminata.
Il disegnatore Joe Sacco e io abbiamo osservato i soldati israeliani schernire e sparare a ragazzini nel campo profughi di Khan Younis a Gaza. Successivamente abbiamo intervistato i ragazzi e i loro genitori in ospedale. In alcuni casi abbiamo partecipato ai loro funerali. Avevamo i loro nomi. Avevamo le date e i luoghi delle sparatorie.
La risposta di Israele fu di dire che non eravamo a Gaza. Ce lo eravamo inventato.
Il Primo Ministro israeliano, il Ministro degli Esteri, il Ministro della Difesa e il Portavoce della Forza di Difesa Israeliana (IDF) ha immediatamente attribuito l’uccisione della giornalista di Al Jazeera Shireen Abu Akleh nel 2022 a uomini armati palestinesi. Israele ha diffuso il filmato di un combattente palestinese che, secondo loro, ha sparato e ucciso la giornalista, che indossava un giubbotto antiproiettile e un casco con la scritta “PRESS” (STAMPA).
Benny Gantz, che all’epoca era Ministro della Difesa, ha dichiarato che “nessun fuoco israeliano era stato diretto contro la giornalista”, e che l’esercito israeliano aveva “visto filmati di sparatorie indiscriminate da parte di terroristi palestinesi”.
Questa menzogna è stata diffusa fino a quando le riprese video esaminate da B’Tselem, il Centro israeliano per i diritti umani nei Territori Occupati, hanno identificato la posizione dell’uomo armato palestinese raffigurato nel video. Il video, ha scoperto l’organizzazione per i diritti umani, è stato girato in un luogo diverso da quello in cui Shireen è stata uccisa.
Quando Israele viene sorpreso a mentire, come è avvenuto con l’omicidio di Shireen, promette un’indagine. Ma queste indagini sono una farsa. Raramente vengono condotte indagini imparziali sulle centinaia di uccisioni di palestinesi da parte di soldati e coloni israeliani. Gli autori dei reati non vengono quasi mai processati o ritenuti responsabili. Il modello di offuscamento israeliano è prevedibile. Lo stesso vale per la collusione di quasi tutti i principali media insieme ai politici Repubblicani e Democratici. I politici statunitensi hanno denunciato l’omicidio di Shireen e hanno doverosamente ripetuto il vecchio mantra, chiedendo “un’indagine approfondita” da parte dell’esercito che ha commesso il crimine.
Pochi mesi dopo, Israele ha ammesso che esisteva “un’alta possibilità” che un soldato israeliano avesse ucciso la giornalista per sbaglio, ma a quel punto lo scoppio delle proteste di piazza e la rabbia per l’uccisione della giornalista erano finiti e il suo omicidio era in gran parte dimenticato.
Quando verranno fuori le prove definitive sul bombardamento dell’ospedale, anche questo sarà un lontano ricordo.
C’è un filmato drammatico girato da France 2 TV nel settembre 2000 all’incrocio di Netzarim nella Striscia di Gaza, dove si vede un ragazzo di diciannove anni colpito e ucciso da un cecchino israeliano, di un padre che cercava di proteggere il suo figlio dodicenne traumatizzato, Muhammad al-Durrah, dagli spari israeliani che alla fine l’hanno ucciso.
L’uccisione del ragazzo ha dato luogo alla tipica campagna di propaganda israeliana. I funzionari israeliani hanno mentito per anni sull’uccisione, prima incolpando i palestinesi della sparatoria, poi suggerendo che la scena fosse stata simulata e infine insistendo che il ragazzo fosse ancora vivo.
Quando un soldato israeliano, nel 2003, uccise la studentessa ventitreenne e attivista americana Rachel Corrie, schiacciandola a morte con un bulldozer mentre cercava di impedire la demolizione illegale della casa di un medico palestinese, l’esercito israeliano disse che era un incidente di cui Corrie era responsabile.
Secondo un rapporto del 2023 del Comitato per la Protezione dei Giornalisti (CPJ) con sede a New York, l’esercito israeliano ha ucciso “almeno” 20 giornalisti dal 2001, senza alcuna responsabilità. “Subito dopo che un giornalista viene ucciso dalle forze di sicurezza, i funzionari israeliani spesso lanciano una contro-narrativa rispetto a quanto riferito dai media”, ha concluso il CPJ. Ciò include l’attribuire la colpa delle morti al “fuoco indiscriminato” da parte dei palestinesi o i tentativi di screditare coloro che sono stati uccisi come “terroristi.”
Israele blocca il lavoro delle organizzazioni indipendenti per i diritti umani riguardo alle atrocità e ai crimini di guerra che commette a Gaza e in Cisgiordania. Si rifiuta di collaborare con la Corte Penale Internazionale su possibili crimini di guerra nei Territori Occupati. Non collabora con il Consiglio dei Diritti Umani delle Nazioni Unite e vieta l’ingresso nel Paese al Relatore Speciale delle Nazioni Unite sulla situazione dei diritti umani nei Territori Palestinesi Occupati dal 1967. Israele ha revocato il permesso di lavoro a Omar Shakir, direttore di Human Rights Watch (Israele e Palestina), nel 2018 e lo ha espulso. Nel maggio 2018, il Ministero degli Affari Strategici e della Diplomazia Pubblica israeliano ha pubblicato un rapporto in cui invitava l’Unione Europea e gli Stati europei a sospendere il loro sostegno finanziario diretto e indiretto e i finanziamenti alle organizzazioni palestinesi e internazionali per i diritti umani che “hanno legami con il terrorismo e promuovono il boicottaggio contro Israele”.
Dopo il bombardamento dell’ospedale, Israele ha inizialmente diffuso un video che mostrava i razzi palestinesi della Jihad Islamica che colpivano l’ospedale. Gli israeliani hanno rapidamente rimosso il video quando i giornalisti hanno notato che i timbri indicavano che le immagini erano state scattate 40 minuti dopo l’attacco sull’ospedale.
I propagandisti israeliani, consapevoli che i razzi palestinesi hanno poco potere esplosivo, hanno poi affermato che Hamas immagazzinava munizioni sotto l’ospedale. Ciò ha causato la massiccia esplosione, hanno detto. Ma se ciò fosse vero, significherebbe che ci sarebbe un’esplosione secondaria. Non c’era. E ora Israele ha diffuso quella che dicono sia una registrazione di due militanti di Hamas che discutono dell’attacco missilistico all’ospedale. I militanti si chiedono a vicenda, in una conversazione autoincriminante troppo ridicola per essere credibile, se Hamas o la Jihad Islamica abbiano effettuato l’attacco. Per favore. Come ha potuto Israele completamente all’oscuro dell’incursione di migliaia di militanti palestinesi armati da Gaza in Israele il 7 ottobre essere in grado di intercettare questa conversazione incriminante di due presunti militanti?
“Israele ha un’intera unità di mistaravim, agenti israeliani sotto copertura addestrati per fingersi palestinesi e operare segretamente tra i palestinesi”, scrive il giornalista Jonathan Cook. “Israele ha prodotto una serie televisiva molto popolare su questi agenti a Gaza intitolata Fauda. Bisogna essere più che creduloni per pensare che Israele non potrebbe, e non vorrebbe, falsificare un’intercettazione come questo per ingannarci, proprio come inganna regolarmente i palestinesi a Gaza”.
Israele ha da tempo preso di mira anche strutture mediche, ambulanze e medici, come sottolinea lo studioso del Medio Oriente Norman Finkelstein. Ha bombardato un ospedale pediatrico palestinese durante la guerra in Libano del 1982, uccidendo 60 persone. Ha inoltre effettuato attacchi missilistici su ambulanze libanesi chiaramente segnalate durante la guerra del 2006 tra Israele e Libano. Ha danneggiato o distrutto 29 ambulanze e quasi la metà delle strutture sanitarie di Gaza, inclusi 15 ospedali, durante l’assalto a Gaza del 2008-2009 noto come Operazione Piombo Fuso. Proibiva abitualmente che i palestinesi feriti venissero prelevati dalle ambulanze durante questa operazione, lasciandoli spesso morire. Durante l’Operazione Margine di Protezione, l’assalto di 51 giorni a Gaza nel 2014, Israele ha distrutto o danneggiato 17 ospedali e 56 centri sanitari primari e danneggiato o distrutto 45 ambulanze.
Amnesty International, che ha indagato sugli attacchi israeliani a tre di questi ospedali nel 2014, ha respinto come false le “prove” degli attacchi offerte da Israele. “L’immagine twittata dall’esercito israeliano non corrisponde alle immagini satellitari dell’Ospedale al-Wafa e sembra rappresentare una posizione diversa”, si legge nel rapporto.
Quelli che smascherano le menzogne israeliane saranno attaccati da Israele e additati dai suoi sostenitori come antisemiti e apologeti dei terroristi. Sono banditi dai media convenzionali. Gli vengono negati gli spazi per parlare della questione e, come è successo a me, viene revocato l’invito a partecipare agli eventi universitari.
È un vecchio gioco, a cui ho giocato molte, molte volte come giornalista. Porto le cicatrici delle bugie diffuse da Israele e dalla sua lobby. Nel frattempo, Israele continua il suo massacro, sostenuto e persino lodato dai leader politici occidentali, tra cui Joe Biden, che accompagnano il fiume di bugie provenienti da Israele come un coro wagneriano.
Chris Hedges è un giornalista vincitore del Premio Pulitzer, è stato corrispondente estero per quindici anni per il New York Times, dove ha lavorato come capo dell’Ufficio per il Medio Oriente e dell’Ufficio balcanico per il giornale. In precedenza ha lavorato all’estero per The Dallas Morning News, The Christian Science Monitor e NPR. È il conduttore dello spettacolo RT America nominato agli Emmy Award On Contact.
Traduzione: Beniamino Rocchetto – Invictapalestina.org
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