Mentre il bombardamento a tappeto di Gaza da parte di Israele entrava nella sua terza settimana, lasciando oltre 5.000 morti e almeno un milione di residenti sfollati, un istituto con sede a Tel Aviv ha pubblicato un Piano per la soluzione finale dell’autoproclamato Stato Ebraico.
Fonte: English version
Di Kit Klarenberg – 24 ottobre 2023
In un documento tecnico pubblicato più di una settimana dopo l’attacco a sorpresa di Hamas alle basi militari israeliane e ai kibbutz, l’Istituto per la Sicurezza Nazionale e la Strategia Sionista ha delineato “un piano per il reinsediamento e la stabilizzazione finale in Egitto dell’intera popolazione di Gaza”, basato sulla “rara e unica opportunità di evacuare l’intera Striscia di Gaza” offerta dall’ultimo assalto israeliano all’enclave costiera assediata.
Pubblicato in ebraico sul sito web dell’organizzazione, il documento è stato redatto da Amir Weitman, “un gestore di investimenti e ricercatore ospite” presso l’Istituto che guida anche il forum liberale del Partito di governo israeliano Likud. Il documento inizia rilevando che ci sono 10 milioni di unità abitative sfitte nel vicino Egitto che potrebbero essere “immediatamente” occupate da palestinesi. Weitman ha poi assicurato i lettori che “il piano sostenibile si allinea bene con gli interessi economici e geopolitici dello Stato di Israele, dell’Egitto, degli Stati Uniti e dell’Arabia Saudita”.
La proposta di Pulizia Etnica di Weitman fa eco ai piani di trasferimento forzato avanzati nei giorni scorsi da ex funzionari israeliani, capitalizzando sugli ordini di evacuazione impartiti all’intera popolazione civile del Nord di Gaza dall’esercito israeliano.
Il sinistro Piano di Weitman immagina che Israele acquisti queste proprietà al costo di 5 – 8 miliardi di dollari (4,74 – 7,6 miliardi di euro), un prezzo enorme che corrisponde solo all’1 – 1,5% del PIL israeliano.
“Queste somme di denaro necessarie per ripulire Gaza in relazione all’economia israeliana, sono minime”, sostiene Weitman. “Investire singoli miliardi di dollari per risolvere questo difficile problema è una soluzione innovativa, economica e sostenibile”.
Weitman ha riconosciuto che il suo piano equivale virtualmente a “acquistare la Striscia di Gaza” da parte di Israele, sostenendo che la mossa sarebbe “un investimento molto utile” per i sionisti perché “acquisirebbe molto valore nel tempo”. Ha affermato che le “condizioni del territorio” locali nell’area fornirebbero a “molti” coloni israeliani un elevato tenore di vita, consentendo quindi un’espansione degli insediamenti a Gush Dan vicino al confine egiziano, dando “un enorme impulso all’insediamento nel Negev”.
Nel dicembre 2021, Tel Aviv ha approvato i piani per stabilire quattro insediamenti nel Negev per ospitare 3.000 famiglie di coloni.
Una guerra genocida per porre fine a tutte le guerre
Sebbene l’Egitto abbia finora respinto le pressioni israeliane per un esodo di massa dei palestinesi di Gaza attraverso il valico meridionale di Rafah, Weitman ha sostenuto che il Cairo accoglierà l’esodo di massa dei profughi palestinesi come “uno stimolo immediato” che “fornirà un enorme e proficuo beneficio al regime di al-Sisi”.
Weitman ha affermato che i principali creditori del Cairo, tra cui Francia, Germania e Arabia Saudita, probabilmente accoglieranno con favore un’economia egiziana rivitalizzata, grazie agli “investimenti israeliani” nella rimozione permanente dei palestinesi. Suppone che l’Europa occidentale accoglierà con favore “il trasferimento dell’intera popolazione di Gaza in Egitto”, perché “ridurrà significativamente il rischio di immigrazione clandestina, un enorme vantaggio”. Nel frattempo, si aspetta che Riyadh acconsenta perché “l’evacuazione della Striscia di Gaza significa l’eliminazione di un importante alleato dell’Iran”.
La Pulizia Etnica di Gaza significherebbe la fine di “incessanti e ripetuti cicli di combattimenti, che infiammano il fuoco dell’odio contro Israele”. Inoltre, “la chiusura della questione di Gaza garantirà una fornitura stabile e maggiore di gas israeliano liquefatto all’Egitto”, proveniente dalle vaste riserve palestinesi sequestrate da Israele vicino alle coste di Gaza.
Ci si aspetta che i palestinesi, a loro volta, coglieranno al volo l’opportunità di essere trasferiti con la forza dalle loro case piuttosto che “vivere in povertà sotto il governo di Hamas”. È quindi necessario che Israele “crei le giuste condizioni” affinché possano “immigrare” da Gaza al Cairo. Weitman ha osservato che i due milioni di abitanti di Gaza “costituiscono meno del 2% della popolazione egiziana totale, che oggi comprende già 9 milioni di rifugiati. Una goccia nel mare”.
Il documento concludeva minacciosamente: “Non c’è dubbio che affinché questo Piano possa realizzarsi, si devono creare le giuste condizioni. Attualmente queste condizioni sono soddisfatte e non è chiaro quando tale opportunità si ripresenterà di nuovo, se mai accadrà. Si deve agire immediatamente. Ora”.
“Se vogliamo sopravvivere, dovremo uccidere, uccidere e uccidere”
Per quanto barbare possano sembrare queste proposte, esse riflettono ciò che molti funzionari israeliani sembrano discutere in privato, e ciò che almeno un ex capofila del governo ha apertamente promosso come soluzione altruistica al “problema palestinese”.
“C’è un’enorme distesa, uno spazio quasi infinito nel deserto del Sinai, proprio dall’altra parte di Gaza”, l’ex Vice Ministro degli Esteri di Israele, ha dichiarato Danny Ayalon facendo eco alla logica sionista genocida dietro la proposta di Weitman in un’intervista con Marc Lamont Hill di Al Jazeera. “L’idea è, e non è la prima volta che verrà pensato, che se ne vadano verso aree aperte dove noi e la comunità internazionale prepareremo le infrastrutture, 10 città con cibo e acqua, proprio come per i profughi siriani”.
Nel 2004, il demografo sionista Arnon Sofer dell’Università di Haifa presentò piani dettagliati per l’isolamento di Gaza direttamente al governo di Ariel Sharon. Ciò ha comportato il ritiro completo delle forze israeliane dall’area e la costruzione di un rigoroso sistema di sorveglianza e sicurezza per garantire che niente e nessuno entrasse o uscisse senza il consenso sionista. Predisse un bagno di sangue perpetuo:
“Quando 2,5 milioni di persone vivranno in una Gaza blindata, sarà una catastrofe umana. Quelle persone diventeranno animali ancora più di quanto lo siano oggi. La pressione al confine sarà immane. Sarà una guerra spaventosa. Quindi, se vogliamo sopravvivere, dovremo uccidere, uccidere e uccidere. Tutto il giorno, tutti i giorni, l’unica cosa che mi preoccupa è come garantire che i ragazzi e gli uomini che dovranno compiere la mattanza possano ritornare a casa dalle loro famiglie senza traumi e conseguenze”.
L’Istituto ha proposto una fantasiosa soluzione chiara e semplice per raggiungere lo stesso obiettivo proposto da Sofer. Perché abbia successo, tutto ciò che i palestinesi devono fare è deporre le armi e dirigersi verso il deserto dell’esilio perpetuo.
Kit Klarenberg è un giornalista investigativo e collaboratore di MintPresss News che esplora il ruolo dei servizi segreti nel plasmare la politica e le percezioni. I suoi articoli sono apparsi su The Cradle, Declassified UK e The GrayZone.
Traduzione: Beniamino Rocchetto – Invictapalestina.org