Contemporaneamente alla devastazione di Gaza, Israele intraprende un’altra guerra in Cisgiordania

Insieme all’invasione di terra e alla devastante campagna di bombardamenti a Gaza, Israele sta conducendo una guerra separata in Cisgiordania, con arresti di massa, uccisioni da parte dell’esercito, violenza dei coloni e attacchi aerei.

Fonte:English version

Di Jessica Buxbaum – 2 novembre 2023

Il 20 ottobre, l’esercito israeliano ha sfrattato il noto attivista palestinese Issa Amro dalla sua casa nella città Occupata di Hebron, in Cisgiordania, dopo che aveva ospitato un attivista israeliano e un giornalista australiano.

“Non hanno apprezzato il fatto che scrivessi contro la guerra a Gaza e facessi video sui social media, quindi mi hanno punito”, ha detto Amro, informando che i soldati hanno trasformato il cortile della sua abitazione in un avamposto militare.

Prima dello sgombero, Amro ha detto di essere stato arrestato e picchiato dalle forze israeliane per dieci ore il 7 ottobre, il giorno dell’incursione di Hamas.

L’esercito israeliano non ha risposto alle richieste di commento sulla detenzione di Amro o sul suo sfratto al momento della pubblicazione.

Dopo l’attacco di Hamas e la successiva guerra di Israele contro la Striscia di Gaza in risposta, i palestinesi in Cisgiordania hanno sperimentato un inasprimento della repressione israeliana.

L’escalation degli attacchi in Cisgiordania

Israele ha assistito al più brutale attacco da parte dei militanti palestinesi nella storia dello Stato quando i combattenti di Hamas hanno sfondato il confine e sono entrati in Israele all’inizio di questo mese, uccidendo 1.400 israeliani. La ritorsione di Israele è stata dura, mettendo in atto una campagna di bombardamenti contro la Striscia di Gaza diversa da qualsiasi cosa la regione abbia mai sperimentato.

Finora sono stati uccisi più di 9.000 palestinesi, tra cui 3.600 bambini, e il bilancio delle vittime probabilmente aumenterà man mano che i soldati israeliani sul campo invaderanno l’enclave costiera.

Mentre la guerra di Israele contro Gaza continua, i palestinesi in Cisgiordania affermano che Israele ha lanciato una guerra anche contro loro.

“È una guerra ovunque, dalla Cisgiordania a Gaza a Gerusalemme Est,” ha detto Amro. “La guerra è contro tutti i palestinesi, ma in forme diverse”.

Dall’inizio della guerra, le forze armate e i coloni israeliani hanno ucciso 129 palestinesi, tra cui almeno 35 bambini, in Cisgiordania in meno di un mese, secondo la documentazione dell’organizzazione palestinese per i diritti umani, Al-Haq.

La maggior parte delle vittime si è verificata durante le incursioni dell’esercito israeliano nei villaggi, nelle città e nei campi profughi palestinesi.

“Ogni volta che c’è un incursione, si vedono scontri da parte della gente del posto e Israele impiega la sua politica di sparare per uccidere contro i palestinesi”, ha detto Aseel Al Bajeh, ricercatore e responsabile dell’ufficio legale di Al-Haq.

Al Bajeh ha descritto come l’11 ottobre sia stato uno dei giorni più sanguinosi in Cisgiordania dall’inizio della guerra. Poi, i coloni israeliani hanno preso d’assalto il villaggio di Qusra, a Sud di Nablus, provocando la morte di quattro palestinesi da parte di coloni e soldati.

“Le forze di Occupazione israeliane si sono unite e non solo sono rimaste passive, ma hanno di fatto sostenuto i coloni e ucciso un quarto palestinese nello stesso giorno”, ha detto Al Bajeh.

Dall’inizio della guerra, le forze e i coloni israeliani hanno ucciso 129 palestinesi nella Cisgiordania Occupata, tra cui almeno 35 bambini. (Getty)

Il giorno successivo, i coloni hanno attaccato il corteo funebre, uccidendo un palestinese e suo figlio. Altrove, il 12 ottobre, un gruppo di soldati e coloni israeliani ha brutalmente aggredito tre palestinesi nel villaggio di Wadi al-Siq, vicino a Ramallah.

Secondo le loro testimonianze, sono stati picchiati, denudati, legati e fotografati. A due di loro gli sarebbe stato urinato addosso, uno aveva bruciature di sigarette sul corpo e un altro è stato abusato sessualmente quando un aggressore ha cercato di inserirgli un oggetto.

Secondo i resoconti delle vittime, il confine tra colono e soldato era indistinguibile durante l’attacco, con i palestinesi a volte incapaci di distinguere quale fosse l’uno e l’altro.

Le testimonianze delle vittime fornite ad Al-Haq hanno esposto in dettaglio come i funzionari dell’Amministrazione Civile Israeliana, l’organo di governo israeliano della Cisgiordania, siano arrivati durante l’assalto per controllare i documenti d’identità dei palestinesi e abbiano detto al gruppo armato che i tre palestinesi erano stati precedentemente arrestati per violazione della sicurezza. I funzionari dell’Amministrazione Civile poi presumibilmente se ne andarono e gli aggressori proseguirono.

“La persona che ha testimoniato ha detto che era come se avessero dato il via libera ai coloni per continuare ad attaccarci e picchiarci”, ha detto Al Bajeh.

L’esercito israeliano ha detto che la Polizia Militare ha aperto un’indagine sull’episodio e che l’ufficiale in comando è stato rimosso dal suo incarico.

Le forze israeliane sono state anche accusate di utilizzare indiscriminatamente munizioni letali, sia durante manifestazioni di solidarietà, incursioni dell’esercito o scontri tra soldati e palestinesi.

“Attraverso la nostra documentazione e indagine, diventa più chiaro per noi che le regole per il fuoco libero sono sempre più allentate”, ha detto Ayed Abu Eqtaish, direttore del programma di responsabilità presso l’organizzazione per i diritti, Difesa Internazionale dell’Infanzia (Defense for Children International, Palestine – DCIP).

L’intensificarsi delle incursioni ha portato ad un aumento delle detenzioni di palestinesi. Secondo quanto riportato da Al-Haq, dal 7 ottobre sono stati arrestati in Cisgiordania più di 1.700 palestinesi.

“Le autorità di Occupazione israeliane stanno ora intensificando le loro misure di punizione collettiva”, ha detto Al Bajeh. “Che si protesti, pubblichi sui social media o che si sia un attivista, si è soggetti a punizione collettiva, rischiando di essere uccisi o arrestati durante le manifestazioni”.

Secondo il gruppo per i diritti dei prigionieri palestinesi, Addameer, i detenuti palestinesi stanno vivendo condizioni più dure, come l’interruzione dell’elettricità, la limitazione dell’acqua a un’ora al giorno, l’infermeria e le mense chiuse.

Anche le restrizioni fuori dal carcere si sono intensificate, spingendo molti palestinesi a diventare prigionieri nelle proprie case.

I residenti locali esaminano le conseguenze di un attacco aereo israeliano sulla Moschea di Al Ansar, dove due palestinesi sono rimasti uccisi nel campo profughi di Jenin il 22 ottobre 2023. (Getty)

Amro ha descritto come l’esercito israeliano abbia imposto un blocco nelle aree palestinesi di Hebron, con i residenti autorizzati a lasciare le loro case solo per mangiare ogni due giorni tra le 18:00 e le 19:00. Ancora una volta, l’esercito israeliano non ha risposto alle domande relative al blocco.

La città della Cisgiordania meridionale non è l’unico posto dove i palestinesi sono isolati gli uni agli altri. Younes Arar, un attivista per i diritti palestinesi, ha descritto come l’esercito israeliano abbia barricato gli ingressi dei villaggi con una maggiore presenza militare o con blocchi di cemento.

“I palestinesi non possono più utilizzare le strade principali dall’inizio dell’aggressione a Gaza, quindi cercano strade alternative che siano interne, tra città e villaggi”, ha detto Arar, spiegando come gli ci sono volute tre ore, il doppio del consueto lasso di tempo, per andare da casa sua a Beit Ummar, a Nord di Hebron, a Ramallah per lavoro.

E mentre i missili israeliani piovono sulla Striscia di Gaza, anche la Cisgiordania si trova ad affrontare i bombardamenti aerei. Nelle ultime settimane, gli attacchi aerei israeliani hanno ridotto in macerie parte dei campi profughi di Tulkarem e Jenin.

Nell’ultimo attacco, le forze israeliane hanno ucciso il sedicenne Mousa Khaled Mousa Jabarin, utilizzando un missile lanciato da un drone il 30 ottobre nel campo profughi di Jenin, secondo la documentazione del DCIP.

Al Bajeh ha descritto come la distruzione delle infrastrutture palestinesi sia una tattica chiave utilizzata da Israele durante le sue incursioni in Cisgiordania.

Negli ultimi giorni, le forze israeliane hanno demolito l’iconico ingresso ad arco del campo profughi di Jenin e raso al suolo la statua della Rotonda del Cavallo, realizzata con i resti un’ambulanza bombardata dall’esercito israeliano nel 2002.

Le forze israeliane hanno anche demolito un monumento e una strada a Jenin dedicati a Shireen Abu Akleh, una giornalista palestinese uccisa dall’esercito israeliano nel 2021.

“Israele sta giocando una sorta di guerra psicologica contro i palestinesi, sottoponendo chiunque a violenza e intimidazione per non permettere a nessuno di affrontare questo Regime di Apartheid”, ha detto Al Bajeh.

Eppure, come una fenice che risorge dalle ceneri, Al Bajeh ha descritto come i palestinesi continuino ad andare avanti nonostante la distruzione, descrivendo come dopo le incursioni a Jenin i palestinesi siano scesi in strada e abbiano cantato.

“Continueremo a resistere, il danno che è stato causato sarà riparato anche se le vite perse sono insostituibili, ma continueremo a lottare contro questa Occupazione”.

Jessica Buxbaum è una giornalista corrispondente da Gerusalemme per MintPress News che copre Palestina, Israele e Siria. Il suo lavoro è apparso su Middle East Eye, The New Arab e Gulf News.

Traduzione: Beniamino Rocchetto – Invictapalestina.org