In un editoriale intitolato: “Non Lasciamoci Intimidire dal Mondo”, il Maggiore Generale Giora Eiland sostiene che tutti i palestinesi a Gaza sono obiettivi legittimi e che anche una “grave epidemia” a Gaza “avvicinerà la vittoria”.
Fonte: English v ersion
Di Jonathan Ofir – 20 novembre 2023
Immagine di copertina: Il Maggiore Generale Giora Eiland
Dal 7 ottobre non sono mancati appelli al Genocidio da parte dei leader israeliani, così come piani chiari, anche a livello ministeriale, per la completa Pulizia Etnica di Gaza. E mentre l’uso di eufemismi biblici come il riferimento ad “Amalek” e agli Amaleciti del Primo Ministro Netanyahu può sembrare troppo vago per alcuni, anche se la storia suggerisce l’uccisione di bambini, durante la pausa domenicale, il Maggiore Generale Giora Eiland, ex Direttore del Consiglio di Sicurezza Nazionale, ha deciso di parlare di Genocidio più esplicitamente.
In un articolo in ebraico sull’edizione stampata del quotidiano centrista Yedioth Ahronoth intitolato: “Non Lasciamoci Intimidire dal Mondo”, Eiland ha chiarito che l’intera popolazione civile di Gaza è un obiettivo legittimo e che anche “gravi epidemie nel Sud della Striscia di Gaza faranno avvicinare la vittoria”. La sua conclusione non lascia dubbi sulla sua opinione:
“Non sono solo i combattenti di Hamas armati, ma anche tutti i funzionari ‘civili’, compresi gli amministratori degli ospedali e degli istituti scolastici, e anche l’intera popolazione di Gaza che ha sostenuto con entusiasmo Hamas ed esultato alle sue atrocità il 7 ottobre”.
Eiland si pronuncia contro la preoccupazione umanitaria e l’intero principio di distinzione:
“Israele non sta combattendo un’organizzazione terroristica ma contro lo Stato di Gaza”.
Pertanto, secondo Eiland, “Israele non deve fornire all’altra parte alcuna capacità che prolunga la sua esistenza”.
Eiland si fa beffe dell’idea delle “povere donne” come rappresentazione di civili non coinvolti:
“Chi sono le ‘povere’ donne di Gaza? Sono tutte madri, sorelle o mogli di assassini di Hamas”.
La formulazione ricorda quella dell’ex Ministro della Giustizia di estrema destra Ayelet Shaked, che, durante l’assalto del 2014, suggerì che il nemico di Israele fosse l’intero popolo palestinese:
“Dietro ogni terrorista ci sono decine di uomini e donne, senza i quali non potrebbe impegnarsi nel terrorismo. Ora questo include anche le madri dei martiri, che li mandano all’inferno con fiori e baci. Dovrebbero seguire i loro figli, niente sarebbe più giusto. Dovrebbero scomparire, così come le case in cui hanno allevato i serpenti. Altrimenti alleveranno altri serpenti”.
Eiland si pronuncia contro l’arrendersi alla sensibilità americana. La pressione umanitaria (cioè l’eliminazione di tutti i beni di prima necessità) è un mezzo legittimo di guerra, e afferma:
“Il governo israeliano deve assumere una linea più dura nei confronti degli americani, e avere almeno la capacità di dire quanto segue: Fino a quando tutti gli ostaggi israeliani non saranno rilasciati, non parlarci degli aspetti umanitari”.
Inoltre, anche il resto della comunità internazionale, con le sue preoccupazioni umanitarie, deve essere contrastata, anche la diffusione di gravi epidemie è un mezzo legittimo di guerra:
“La comunità internazionale ci avverte di un disastro umanitario a Gaza e di gravi epidemie. Non dobbiamo tirarci indietro, per quanto difficile possa essere. Dopotutto, gravi epidemie nel Sud della Striscia di Gaza avvicineranno la vittoria e ridurranno le vittime tra i soldati dell’IDF”.
Ma no, Eiland non è un sadico né un genocida, tutto questo non è altro che un mezzo per raggiungere un fine apparentemente giusto:
“E no, non si tratta di crudeltà fine a se stessa, poiché non sosteniamo la sofferenza dell’altra parte come fine, ma come mezzo”.
L’articolo scandalosamente genocida di Eiland è stato elogiato dal Ministro delle Finanze Bezalel Smotrich, che ha twittato l’articolo completo e ha affermato di “sottoscrivere ogni parola”. Smotrich è noto, tra le altre cose, per aver incitato a spazzare via Huwwara” in Cisgiordania, quindi non dovrebbe sorprendere che ora appoggi l’appello di Eiland a fare lo stesso a Gaza.
Un campo di concentramento
Eiland è da sempre sorprendentemente schietto riguardo al suo punto di vista sullo stato della Striscia di Gaza. Nel 2004, allora capo del Consiglio di Sicurezza Nazionale, considerava la Striscia di Gaza come “un enorme campo di concentramento” mentre sosteneva che gli Stati Uniti costringessero i palestinesi a rifugiarsi nel deserto del Sinai come parte di una “Soluzione a Due Stati”.
Secondo un dispaccio diplomatico statunitense trapelato ottenuto da Wikileaks:
Riaffermando un’opinione personale che aveva precedentemente espresso ad altri visitatori del governo americano, il Direttore del Consiglio di Sicurezza Nazionale Eiland ha proposto all’Ambasciatore Djerejian una Soluzione Finale diversa da quella comunemente immaginata come la Soluzione dei Due Stati. Il punto di vista di Eiland, ha detto, parte dal presupposto che considerazioni demografiche e di altro tipo rendano impraticabile la prospettiva di una Soluzione a Due Stati tra il Fiume Giordano e il Mare Mediterraneo. Attualmente, ha detto, ci sono 11 milioni di persone in Israele, Cisgiordania e Striscia di Gaza, e quel numero aumenterà fino a 36 milioni tra 50 anni. L’area tra Beer Sheva e la punta settentrionale di Israele (comprese la Cisgiordania e Gaza) ha la più alta densità di popolazione al mondo. La sola Gaza, ha detto, è già “un enorme campo di concentramento” con 1,3 milioni di palestinesi. Inoltre, la terra è circondata su tre lati da deserti. I palestinesi hanno bisogno di più terra e Israele non può permettersi di cederla. La soluzione, ha sostenuto, sta nel deserto del Sinai.
È interessante vedere Eiland riconoscere una tale realtà anche prima del “disimpegno” da Gaza del 2005, prima dell’elezione di Hamas nel 2006, e prima dell’assedio genocida del 2007, la cui gravità è solo aumentata dal 7 ottobre. A questo punto, considerare Gaza come un campo di concentramento sembra forse un termine troppo debole: è diventata un campo di sterminio.
Ecco il testo completo dell’articolo di Eiland tradotto dall’amica Tali Shapiro:
Non Lasciamoci Intimidire dal Mondo
Di Giora Eiland, Yedioth Ahronoth – 19 novembre 2023
Verso il collasso di Hamas
Il dibattito sulla conformità di Israele alle richieste internazionali per consentire l’ingresso di carburante a Gaza riflette un conflitto fondamentale tra Israele e gli Stati Uniti riguardo alla narrazione corretta.
Secondo la narrazione americana, ci sono due gruppi di persone a Gaza. Uno sono i combattenti di Hamas, che sono terroristi brutali e quindi devono morire. La maggior parte della popolazione di Gaza appartiene ad un secondo gruppo, quello dei civili innocenti che soffrono senza alcuna colpa. Pertanto Israele non deve solo evitare di far loro del male il più possibile, ma deve anche agire per rendere loro la vita più facile.
L’altra, e più corretta, narrazione è la seguente: Israele non sta combattendo un’organizzazione terroristica ma contro lo Stato di Gaza. Lo Stato di Gaza è infatti sotto la guida di Hamas, e questa organizzazione è riuscita a mobilitare tutte le risorse del suo Stato, il sostegno della maggioranza dei suoi cittadini e l’assoluta lealtà della sua amministrazione civile, attorno alla dirigenza di Sinwar, pur sostenendo pienamente la sua ideologia. In questo senso Gaza è molto simile alla Germania nazista, dove ebbe luogo un processo simile. Poiché questa è la descrizione accurata della situazione, è anche corretto condurre la guerra di conseguenza.
Una guerra tra Stati non si vince solo con il confronto militare, ma anche con la capacità di una parte di rompere il sistema della parte avversaria, e la capacità economica, in primis la capacità di fornire energia, è della massima importanza. Il crollo della Germania all’inizio del 1945 fu dovuto principalmente alla perdita dei giacimenti petroliferi della Romania, e una volta che la Germania non ebbe abbastanza carburante per i suoi aerei e carri armati, la guerra fu vinta.
Israele, quindi, non deve fornire all’altra parte alcuna capacità che prolunghi la vita. Inoltre, ci diciamo che Sinwar è così malvagio che non gli importa se tutti gli abitanti di Gaza muoiono. Tale presentazione è imprecisa, dal momento che: chi sono le “povere” donne di Gaza? Sono tutte madri, sorelle o mogli degli assassini di Hamas. Da un lato, fanno parte dell’infrastruttura che sostiene l’organizzazione, e dall’altro, se subiscono un disastro umanitario, allora si può presumere che alcuni combattenti di Hamas e i comandanti più giovani inizieranno a capire che la Resistenza è inutile e che è meglio evitare danni irreversibili alle loro famiglie.
Il modo per vincere la guerra più velocemente e a un minor prezzo per noi richiede un collasso del sistema dall’altra parte e non la semplice uccisione di altri combattenti di Hamas. La comunità internazionale ci avverte di una catastrofe umanitaria a Gaza e di gravi epidemie. Non dobbiamo tirarci indietro, per quanto difficile possa essere. Dopotutto, gravi epidemie nel Sud della Striscia di Gaza avvicineranno la vittoria e ridurranno le vittime tra i soldati dell’IDF. E no, non si tratta di crudeltà fine a se stessa, dal momento che non sosteniamo la sofferenza dell’altra parte come fine, ma come mezzo.
All’altra parte viene data la possibilità di porre fine alla sofferenza se si arrende. Sinwar non si arrenderà, ma non c’è motivo per cui i comandanti delle milizie di Hamas nel Sud della Striscia di Gaza non si arrendano quando non avranno più né carburante né acqua, quando le epidemie colpiranno anche loro, e quando il pericolo per la vita delle loro donne aumenterà. Il governo israeliano deve adottare una linea più dura nei confronti degli americani e avere almeno la capacità di dire quanto segue: Fino a quando tutti gli ostaggi israeliani non saranno rilasciati, non parlarci degli aspetti umanitari”.
E sì, crediamo che anche la pressione umanitaria sia un mezzo legittimo per aumentare le possibilità di salvare gli ostaggi. Ma non dobbiamo, assolutamente non dobbiamo adottare la narrazione americana che ci “permette” di combattere solo contro i combattenti di Hamas invece di fare la cosa giusta, combattere contro l’intero sistema avversario perché è proprio il suo collasso civile che avvicinerà la fine della guerra. Quando figure di spicco israeliane dicono ai media: “O noi o loro”, dovremmo chiarire la questione di chi siano “loro”. “Loro” non sono solo i combattenti di Hamas armati, ma anche tutti i funzionari “civili”, compresi gli amministratori ospedalieri e scolastici, e anche l’intera popolazione di Gaza che ha sostenuto con entusiasmo Hamas e ha esultato alle sue atrocità il 7 ottobre.
Jonathan Ofir è un direttore d’orchestra, musicista, scrittore e blogger israelo-danese, che scrive regolarmente per Mondoweiss.