Parla Ghada El Khatib, che si occupa di 300 cani nel Sud del Libano facendo i conti con la mancanza di cibo e i bombardamenti israeliani.
Intervista di Danielle Krikorian – Dicembre 2023
Traduzione dall’arabo di Paul Samrani – Traduzione dall’inglese e adattamento di Grazia Parolari
Immagine di copertina: cani del rifugio Woof N’Wags (Tutte le foto sono di WNW)
Raccontaci qualcosa di te e del rifugio Woof N’ Wags
Il rifugio è stato creato da mio marito Joe nel 2017. Io a quei tempi ancora non lo conoscevo, ci siamo incontrati a Ghobeiry, durante una manifestazione per protestare contro l’utilizzo del veleno come metodo di contenimento dei cani randagi.
Abbiamo iniziato il nostro cammino insieme a Cola, ma poi la municipalità si è opposta, e così ci siamo trasferiti a Sud, ad Anqun, e da 5 anni ci occupiamo insieme del rifugio. Il rifugio però esisteva già da prima che io incontrassi Joe.
Joe aveva un fratello di 22 anni che amava i cani. Abitavano assieme, e con loro vivevano 5 cani.
Poi suo fratello è morto in un incidente stradale. Joe ha allora deciso che preferiva vivere tra i cani e lontano dagli umani. Così ha dato vita al rifugio in onore di suo fratello, realizzando quello che era stato il suo sogno.
Anche mia madre, che Dio la benedica, amava i cani. È morta circa un anno fa, per un tumore. Era una grande sostenitrice del rifugio e ha sempre aiutato cani e gatti.
Quando ho incontrato Joe lui era vegano. Io non lo ero. Certo, mi rattristava vedere uccidere un agnello o qualsiasi altro animale, ma è stato Joe che mi ha aiutato a capire che gli animali sono esseri come noi, ed è grazie a lui che sono diventata vegana. Joe è vegano dal 2014, io lo sono da 4 anni.
So che hai un adorabile maiale di nome Dixon al rifugio. Qual è la sua storia?
Eravamo a Tiro, per recuperare dei cani in difficoltà, e abbiamo incontrato una persona che lo aveva salvato dal macello, ma che non poteva occuparsene. Così lo abbiamo preso noi. Dixon era molto piccolo, aveva circa un mese, e per 3 mesi è vissuto in casa con noi. Poi però non è più stato possibile, perché davvero combinava molti guai, e così gli abbiamo costruito una casetta tutta per lui. Ora ha 2 anni, e ovviamente è molto cresciuto. Dixon è estremamente affettuoso, sia con noi che con gli altri animali. Va d’accordo con tutti. I gatti spesso mangiano assieme a lui, e anche i cani stanno volentieri con lui.
È bello vedere come cerchi di dimostrare che anche i maiali sono animali affettuosi.
Ci proviamo, ma viviamo in un paese in cui… cosa c’è da dire? Alcune persone, dopo aver visto le foto di Dixon, hanno persino smesso di aiutarci. Secondo loro, i maiali sono disgustosi e impuri. Una volta abbiamo pubblicato un video di Dixon, stavamo festeggiando il Natale, e alcune persone hanno pubblicato commenti molto sgradevoli. Puoi immaginare quali…
Quindi hai postato meno su Dixon? Per paura di perdere sostenitori?
Assolutamente no. Pubblichiamo ancora e continuiamo a parlare di Dixon. Non ci interessa cosa dicono le persone. Chi desidera aiutare i nostri animali è il benvenuto, se non vogliono farlo, liberissimi di agire diversamente.
La maggior parte del nostro tempo comunque è dedicata ai cani. Abbiamo 300 cani. Di questi moltisono stati feriti da colpi di arma da fuoco e hanno perso una zampa, alcuni sono ciechi… Richiedono tutta la nostra attenzione e cura.
Dixon è sano, grazie a Dio. Mangia bene e gioca con i gatti e con i cuccioli. È principalmente mio marito che si occupa di lui, mentre io passo la maggior parte del tempo con i cani.
Quindi ospiti oltre 300 cani.
Sì. Si può dire che oltre che un rifugio, siamo anche un’infermeria. Ospitiamo cani che hanno perso una zampa, cani paralizzati, ciechi. C’è un bellissimo golden retriever a cui abbiamo dovuto amputare una zampa perché gli avevano sparato, così come a un Ivor, che è stato sfruttato come cane da combattimento per poi essere abbandonato in gravissime condizioni. Lo abbiamo recuperato, curato, e ora è molto felice qui da noi.
Come vieni a conoscenza di questi cani? Te li portano?
Attraverso i social media. Le persone a volte pubblicano post su cani che necessitano di essere aiutati. Quando vediamo che nessuno dà loro alcun aiuto, andiamo noi.
Ho salvato molti cani ad Akkar per esempio, nonostante là ci siano molte organizzazioni che si occupano di cani e gatti. Ma nessuno risponde mai a richieste di aiuto, possono passare anche giorni, così mandiamo un taxi a prendere il cane e ce lo facciamo portare.
Di solito sono randagi? O pensi che siano cani che sono stati abbandonati?
Entrambi. A volte vengono abbandonati da persone che non li vogliono più.
Al rifugio abbiamo un husky che molto probabilmente è stato abbandonato. In realtà abbiamo molti cani che i libanesi definirebbero “razza pura” e che sono stati abbandonati. Il fenomeno si verifica soprattutto con l’inizio dell’anno scolastico.
Ma la maggior parte dei cani che salviamo sono randagi.
Pensi che la situazione economica attuale abbia esacerbato e aumentato i casi di cani abbandonato per strada?
Sì, molti più cani vengono ora lasciati per strada. Infatti il nostro rifugio è ormai pieno. Ad essere sincera, passano giorni in cui i cani non mangiano perché non posso permettermi di nutrirli.
Come hai detto prima, ogni cane ha la sua storia. Nella tua esperienza, molti erano stati abusati prima di essere accolti qui?
Si potrebbe dire che il 70% dei cani del nostro rifugio ha subito abusi.
Potresti condividere con noi la storia di uno dei tuoi cani?
Ti racconterò la storia di Toby. Toby è un golden retriever, un cane dolcissimo e affettuoso che ama i bambini. All’inizio dell’anno scolastico, la famiglia con cui viveva non l’ha più voluto e l’ha abbandonato.
Gli hanno sparato a una zampa perché stava frugando in un bidone della spazzatura in cerca di cibo, a Tripoli. È rimasto in strada ferito per più di una settimana, senza che nessuno lo aiutasse, fino a che non siamo andati a prenderlo noi. Non puoi immaginare in che condizioni lo abbiamo trovato. Abbiamo dovuto amputargli la zampa. All’inizio per lui è stato molto difficile, ma ora cammina e gioca liberamente e si è affezionato moltissimo a noi. Se per un giorno non ci vede, si agita tantissimo.
Naturalmente tutti i nostri cani sono sterilizzati e castrati. Lo facciamo immediatamente dopo il loro arrivo al nostro rifugio.
Mia sorella, che vive negli Stati Uniti, ci aiuta a coprire i costi di questi interventi.
Siete solo tu e tuo marito a occuparvi rifugio? Oppure avete dipendenti o volontari?
Attualmente siamo solo io e mio marito. L’attuale situazione al sud rende difficile trovare qualcuno che voglia lavorare qui. Molte persone hanno lasciato il sud, spaventate.
Prima avevamo due operai, ma se ne sono andati. I nostri figli, quando durante le vacanze scolastiche vengono a stare da noi, danno una mano come possono.
Quindi i 2 lavoratori che avevi assunto se ne sono andati di recente a causa delle crescenti tensioni sul confine?
SÌ. Da quando è iniziato il lancio dei razzi. Zahrani è molto vicina, così come Nabatiye. Sentiamo il rumore dei bombardamenti.
Quindi questo mette sicuramente in pericolo te e il rifugio.
Sì. Ma cosa possiamo fare? Dove possiamo portare i cani? Il trasloco ci costerebbe almeno 4.000 dollari. Dalla recinzione del rifugio, all’affitto…
Come vi finanziate?
Abbiamo un’amica, una volontaria, che vive negli Stati Uniti. Ha creato per noi un account PayPal così come una pagina GoFundme. Quindi fondamentalmente ci finanziamo attraverso donazioni.
La municipalità non vi aiuta? O altre organizzazioni?
No. Il Comune non ci sostiene affatto economicamente anzi, è alla municipalità che paghiamo l’affitto mensile di 500 dollari. Il padre del sindaco è il nostro affittuario. Quando il tasso di cambio del dollaro rispetto alla lira libanese è aumentato, hanno alzato l’affitto. Che potevamo fare? O accettavamo, o dovevamo andarcene. Non abbiamo avuto scelta. Abbiamo investito molti soldi e molti sforzi nel rifugio.
Ci sono organizzazioni internazionali che sostengono il vostro lavoro?
No, nessuna. Recentemente ci siamo registrati come ONG per cercare di ottenere dei finanziamenti. Abbiamo tutti i documenti in regola, ma il ministro ha attualmente sospeso l’approvazione di tutte le richieste. Una volta che il ministro lo farà, e diventeremo ufficialmente una ONG, sarà sicuramente più semplice ottenere fondi.
Quindi, per ora, la tua principale e unica fonte di sostegno finanziario sono le donazioni online.
Sì. Tramite GoFundme o Paypal.
I cani del rifugio sono adottabili?
Tecnicamente sì. Ma qui in Libano le persone non meritano di adottare cani. È successo che abbiamo dato cani in adozione, per poi riprenderli poco dopo perché maltrattati. Non ho salvato questi cani perché vengano nuovamente abusati. È molto difficile trovare persone affidabili.
Una volta ho dato in adozione uno dei nostri cani, Fox. Era un cane bello cicciottello. È tornato da noi pelle e ossa, irriconoscibile
Hai una percentuale di quanti cani sono stati adottati?
Circa 8. Ricevo molte chiamate e messaggi da persone che mi chiedono se possono adottare.
Quando rispondo dicendo loro che la maggior parte dei nostri cani sono tripodi o ciechi, perdono interesse.
Proprio ieri ho ricevuto un messaggio da un ragazzo che diceva che voleva un cane da caccia maschio. Lui ha un cane femmina e voleva che si accoppiassero. L’ho bloccato immediatamente. Non ho tempo per rispondere a messaggi simili.
In Libano è davvero difficile trovare persone affidabili
Siete in buoni rapporti con i vicini?
Siamo in una valle, non abbiamo vicini Siamo solo noi e i cani. È come vivere in un luogo abbandonato.
Nessuno viene in questa zona, tranne i membri del Movimento Amal che vengono per l’addestramento militare, e a loro il nostro rifugio non dà fastidio
Quali sono i principali ostacoli e problemi che stai affrontando in questo momento?
Il nostro problema principale è garantire il cibo.
E i costi delle vaccinazioni?
Otteniamo uno sconto. Tutti i nostri cani hanno le vaccinazioni di base. Quindi non è quella la nostra principale preoccupazione.
E per quanto riguarda le spese veterinarie?
Quelle sono molto costose
Non ottieni sconti o prezzi speciali?
Dipende. Alcuni veterinari lo fanno. Ma perlopiù sono pazienti e aspettano che copriamo il conto. Per esempio: dobbiamo 6000 dollari a un veterinario che da tempo è in attesa di essere pagato, ed è una somma davvero enorme. A volte chiama, ma io non sempre rispondo, perché ora non posso proprio permettermi di pagare il conto, non abbiamo soldi sufficienti.
Le persone ci chiedono sempre di salvare i cani e promettono che ci aiuteranno a coprire i costi, ma poi spariscono.
Pensi che sarà possibile evacuare i cani se gli scontri dovessero intensificarsi?
Questo è esattamente ciò di cui ho paura, dover evacuare e non essere pronti.
Il Movimento Amal probabilmente ci avviserebbe, e l’evacuazione probabilmente non avverrebbe all’improvviso. La regione è sotto il loro controllo. Se succede qualcosa, penso ci avviserebbero con anticipo
Tuttavia, dovrei avere l’attrezzatura e le risorse necessarie.
Allora di cosa avresti bisogno oggi per poterti spostare?
Innanzitutto, dobbiamo garantire il cibo. Non tutti i giorni riusciamo a dare da mangiare ai cani, e per quanto cerchiamo di farli stare bene, di farli giocare, non possiamo lasciarli senza cibo.
E se la guerra dovesse arrivare qui, restare senza cibo sarebbe una catastrofe. Dovrei lasciare andare i cani, e potrebbero essere uccisi.
Nel momento in cui il cibo fosse garantito, qual sarebbe la successiva priorità?
Siamo riusciti a trovare un pezzo di terra a Jbeil. Sposterei il rifugio a Jbeil. Sarebbe meraviglioso. Ma non è una cosa facile. Non sono certa di riuscire a farlo, ma sarebbe certamente un passo necessario per garantire la sicurezza dei nostri cani.
Quindi avete un terreno a Jbeil che potrebbe fungere da nuovo rifugio?
Sì. Ma il trasloco ci costerebbe circa 4.000 dollari. Oltre ai cani adulti, abbiamo molti cuccioli e Dixon. Ho molta paura per Dixon. Perché se lo lasciassi andare gli sparerebbero subito, ne sono sicura.
Quindi cosa coprirebbero i 4000 dollari?
Dovremmo pagare l’affitto del terreno e coprirne i costi, trasportare i cani dal sud fino a Jbeil. 4000 dollari è davvero il minimo di cui avremmo bisogno. Dovremmo anche recintare l’intero spazio, trasferire tutte le nostre cose e allestire il nuovo rifugio.
Se non riuscissi a coprire i costi, dovresti chiudere il rifugio?
Ovviamente no!
Non abbandonerò mai i miei cani, qualunque cosa accada.
Inoltre non li cederei mai a qualcun altro.
Li daresti ad un altro rifugio?
NO! Non tutti i rifugi che operano qui lo fanno in modo etico e con buone intenzioni. Molti lo fanno solo per ottenere donazioni, e non si interessano per nulla dei cani che recuperano. Se qualcuno lascia un cane nel nostro rifugio, potrebbe tornare tra 100 anni e io sarei in grado di dare loro aggiornamenti. Non posso davvero fare a meno dei cani. E poi alcuni di loro hanno sviluppato fobie e ansie nei confronti degli estranei, e sono tranquilli solo con noi.
Siamo giunti alla fine dell’intervista. Voglio darti lo spazio per esprimere tutto ciò che ritieni ci sia sfuggito o che desideri evidenziare o ribadire.
Ciò che vorrei innanzitutto evidenziare è che avremmo necessità di un aiuto costante per garantire il cibo ai cani. Oggi non hanno mangiato, e non so cosa accadrà domani o dopo. Il cibo è la cosa fondamentale. Certamente saremmo immensamente felici se, oltre al cibo, dovessimo riuscire a dare una migliore sistemazione a tutti loro, spostando il rifugio in zona più sicura.
Perciò vorrei lanciare una richiesta di aiuto, e non solo agli amanti degli animali. So che per molti non solo gli animali non contano tanto quanto le persone, ma non vengono neppure considerati esseri senzienti capaci di amare e di soffrire come noi. Ebbene, se solo queste persone potessero guardare negli occhi uno dei nostri cani, sono certa che sarebbero le prime a non permettere che possano subire ulteriori sofferenze oltre a quelle a cui già sono stati sottoposti.
Grazie.
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