Israele non riuscirà nei suoi obiettivi di Pulizia Etnica di Gaza a causa dell’eroica Fermezza dei palestinesi, ma il prezzo sarà il loro sangue, a meno che tutte le persone di coscienza non utilizzino tutti i canali possibili per costringere Israele a fermarsi.
Fonte: English version
Di Mustafà Barghouti – 9 dicembre 2023
Immagine di copertina: Il Primo Ministro israeliano Netanyahu ha chiarito che il suo obiettivo è costringere la popolazione di Gaza a rifugiarsi nel deserto del Sinai (Al-Araby Al-Jadeed)
Dopo che Israele ha ripreso il suo assalto a tutto campo su Gaza, il bombardamento da parte dei suoi aerei da guerra, artiglieria e carri armati ha travolto l’intera Striscia, da Rafah nel Sud fino all’estremo confine settentrionale.
L’esercito israeliano sta disperatamente cercando di rimediare al suo fallimento dopo 50 giorni di guerra, con questo nuovo tentativo di schiacciare la Resistenza nel Nord di Gaza e Gaza City per assicurarne il controllo. Finora non è riuscito a raggiungere questo obiettivo, nonostante la ferocia dei suoi attacchi.
Sta anche, cosa ancora più importante, tentando di spostare gli abitanti risoluti di queste aree, che sono rimasti, nel Sud di Gaza, terrorizzandoli attraverso bombardamenti incessanti.
Israele non ha nascosto le sue intenzioni: i suoi aerei hanno lanciato volantini sui residenti di Al-Qarara, Khuza’a e Abasan, tre città nella provincia di Khan Younis, avvertendoli che ormai era una “zona pericolosa” e ordinando loro di andarsene e dirigersi a Sud fino a Rafah, al confine con l’Egitto.
L’obiettivo è evidentemente lo sfollamento di tutti i residenti da Nord a Sud, e da lì, un ulteriore spostamento verso Sud, verso Rafah e il confine egiziano. Gli israeliani sperano chiaramente che il conseguente inasprimento delle sofferenze umane, dato che milioni di persone sono stipate in un’area sempre più piccola, possa esercitare il tipo di pressione necessaria per spezzare la coraggiosa Fermezza palestinese e costringere l’Egitto a rinunciare al suo fermo rifiuto di consentire agli abitanti della Striscia di Gaza di essere spinti nel deserto del Sinai.
Il quotidiano israeliano Israel Hayom, testata che ha buoni rapporti con Netanyahu, ha scoperto le sue reali intenzioni discutendo di questo piano di sfollamento. Ha scritto che Netanyahu voleva “ridurre” la popolazione palestinese nella Striscia di Gaza “al minimo”, espellendone quanti più palestinesi possibile.
L’articolo presentava ulteriori scenari di espulsione attraverso il valico di Rafah, come l’espulsione della popolazione via mare, che è ciò che accadde ai palestinesi di Yaffa e Haifa durante la Nakba nel 1948. Tuttavia, poi tornò a descrivere il piano di Netanyahu come “fantasia politica”, a causa della sua incapacità di fare i conti con la Fermezza del popolo palestinese e la sua insistenza nel rimanere nella propria Patria anche se il prezzo è la morte e il martirio.
A ciò si aggiunge la linea politica dell’Egitto, nonché una diffusa opposizione internazionale, anche da parte di molte figure dell’amministrazione statunitense. Il giornale ha inoltre aggiunto che anche i membri del gabinetto di guerra israeliano, come Gantz, Gallant e Eisenkot, considerano i piani di Netanyahu irrealistici e inverosimili, anche se vorrebbero che potessero essere realizzati.
Alcuni media occidentali, che hanno mostrato un vergognoso e ignobile livello di condiscendenza nei confronti di Israele, hanno negato che il suo obiettivo sia la Pulizia Etnica, anche se questa è già stata effettivamente effettuata dato che l’80% della popolazione di Gaza è stata costretta a lasciare le proprie case, e centinaia di migliaia, sotto feroci bombardamenti, costretti a spostarsi verso Sud. Non solo, ma coloro che hanno tentato di tornare a Gaza City e nel Nord durante il cessate il fuoco temporaneo sono stati colpiti.
Questi media ignorano ciò che Netanyahu stesso ha dichiarato apertamente nei primi giorni dell’aggressione, cioè che tutti gli abitanti della Striscia di Gaza devono lasciare le proprie case. Inoltre, ignorano che il portavoce militare israeliano Richard Hecht ha detto in modo ancora più chiaro che l’intera popolazione della Striscia di Gaza doveva lasciare le proprie case e dirigersi in Egitto, una dichiarazione che ha riempito i titoli del quotidiano israeliano Yedioth Ahronoth.
Ma i palestinesi non se ne andranno, perché hanno sperimentato lo sfollamento forzato nel 1948 e conoscono profondamente l’amarezza e l’umiliazione subite da coloro che sono costretti a diventare profughi. Sono anche pienamente consapevoli che se lasciano la Palestina, la loro Patria, e lasciano la Striscia di Gaza, non gli sarà mai permesso di tornare.
L’eroica Resistenza del popolo di Gaza al barbaro assalto di cui il mondo è stato testimone passerà alla storia; ma ogni essere umano degno oggi deve mobilitare tutte le proprie energie per costringere Israele a fermare la sua selvaggia aggressione e impedire la Pulizia Etnica che Netanyahu sta pianificando di attuare.
Il bilancio del primo giorno in cui Israele ha ricominciato i bombardamenti su Gaza è stato di 200 morti e circa 600 feriti. Israele ha anche bloccato l’ingresso di tutti gli aiuti a Gaza attraverso il valico di Rafah, il che costituisce la punizione collettiva di 2,3 milioni di persone. Tutto ciò si aggiunge all’insopportabile pressione sugli ospedali e sulle strutture sanitarie private di medicinali e attrezzature mediche.
Ribadiamo pertanto la nostra richiesta ai governi dei 57 Stati arabi e islamici riuniti a Riad, di organizzare un convoglio di aiuti umanitari che li rappresenti collettivamente e di invitare le organizzazioni umanitarie internazionali a prendervi parte, affinché rompano il blocco in atto imposto illegalmente da Israele al valico di Rafah.
Se ciò dovesse accadere, Israele oserà davvero bombardare un convoglio rappresentativo di 57 Stati, la cui popolazione conta oltre due miliardi di persone, un quarto della popolazione mondiale?
Parallelamente, con la ripresa dell’assalto israeliano, rinnoviamo la nostra legittima richiesta da parte di tutti gli Stati che hanno normalizzato le relazioni con Israele, di annullare i loro accordi, interrompere le relazioni ed espellere i suoi ambasciatori.
Allo stesso modo chiediamo che tutti gli Stati arabi e islamici inviino un messaggio chiaro agli Stati Uniti, alla Gran Bretagna e a tutti gli Stati che sostengono la continuazione dell’assalto israeliano e rifiutano di sostenere un cessate il fuoco completo e permanente. Questo messaggio dovrebbe affermare chiaramente che i loro interessi negli Stati arabi e islamici subiranno danni se persisteranno nella loro posizione.
Israele e la sua Occupazione non spezzeranno la volontà del popolo palestinese, né la sua Fermezza. Né riuscirà a raggiungere il suo obiettivo di sfollamento e Pulizia Etnica. Tuttavia, il prezzo di questa Resilienza viene pagato con il sangue: quello dei palestinesi e dei loro figli.
Quindi la domanda è questa: quante altre migliaia di bambini dovranno morire prima che le coscienze di coloro che hanno ignorato e fallito nel loro dovere umanitario, nazionale e religioso finalmente si risveglino?
Mustafa Barghouti è fondatore e leader dell’Iniziativa Nazionale Palestinese (PNI), nonché medico, attivista, scrittore e difensore dei diritti dei palestinesi. È membro del Consiglio legislativo palestinese dal 2006 ed è stato nominato per il Premio Nobel per la Pace nel 2010.
Traduzione: Beniamino Rocchetto – Invictapalestina.org