Israele sta approfittando della sua impunità nella guerra di Gaza per paralizzare l’UNRWA?

Gli attacchi israeliani contro i siti delle Nazioni Unite a Gaza rappresentano un’accelerazione calcolata, che mira a dividere e rendere Gaza inabitabile e a cancellare il ruolo storico dell’UNRWA.

Fonte. English version

Di Emad Moussa – 2 gennaio 2024

Immagine di copertina: Gaza, Palestina – 20 giugno 2023: Donne palestinesi camminano davanti al quartier generale dell’Agenzia delle Nazioni Unite per il Soccorso e l’Impiego dei rifugiati palestinesi (UNRWA) durante una protesta contro la riduzione della distribuzione degli aiuti alimentari (Getty)

A metà dicembre, un video dalla linea del fronte a Gaza mostrava una grande esplosione seguita dall’esultanza dei soldati israeliani. Qualcuno assistendo potrebbe essere erroneamente indotto a pensare che Israele sia riuscito a distruggere un obiettivo militare di alto valore. Sotto l’Ospedale Al-Shifa veniva falsamente affermato dalla propaganda israeliana ci fossero un bunker, un tunnel o un centro di controllo di Hamas.

Tuttavia, l’obiettivo era una scuola gestita dalle Nazioni Unite a Beit Hanoun nella Striscia di Gaza settentrionale. Naturalmente, Israele sosteneva che la scuola fungeva anche da avamposto di Hamas. Sebbene non vi siano prove a sostegno di tali affermazioni, anche se fossero vere, la scuola non sarebbe stata un obiettivo militare legittimo ai sensi del diritto internazionale.

Molte delle 183 scuole gestite dalle Nazioni Unite nella Striscia di Gaza sono state bombardate nel corso della guerra israeliana. Alla fine di novembre nel campo profughi di Jabalia, nel Nord di Gaza, l’esercito israeliano ha colpito la scuola di al-Fakhoura trasformata in rifugio, uccidendo almeno 50 civili. Un’altra scuola delle Nazioni Unite è stata colpita nella vicina Tal el-Zaatar, provocando numerose vittime.

Tutto ciò non avviene per coincidenza o per “danno collaterale”. Alcuni la definiscono addirittura una nuova accelerazione nella decennale guerra israeliana contro l’Agenzia delle Nazioni Unite per il Soccorso e l’Impiego dei rifugiati palestinesi nel Vicino Oriente (UNRWA).

Dal 7 ottobre fino al 24 dicembre, 300 dipendenti dell’UNRWA, tutti palestinesi, sono stati uccisi a Gaza. Israele ha anche condotto una campagna sistematica per collegare i dipendenti dell’UNRWA al 7 ottobre, sia come “sostenitori” che come “complici” dell’attacco.

Il Segretario Generale delle Nazioni Unite, Antonio Guterres, ha affermato che in tutta la storia delle Nazioni Unite non si era mai assistito alla morte di personale delle Nazioni Unite in un numero così elevato. Israele ha reagito alle critiche con indifferenza o ripetendo come sua abitudine che l’ONU starebbe nella stessa trincea con Hamas, o con chiunque si opponga all’Occupazione israeliana, compresa l’Autorità Palestinese.

Per aggravare ulteriormente la situazione, Israele ha annunciato che non rinnoverà il visto del personale delle Nazioni Unite presente nel Paese e negherà anche la richiesta di visto per ulteriori arrivi, in seguito alle critiche delle Nazioni Unite nei confronti degli attacchi senza precedenti da parte di Israele contro i civili di Gaza e le sue infrastrutture civili.

La dottrina Dahiyeh? 

Probabilmente, il prendere di mira le strutture dell’UNRWA, proprio come la distruzione delle scuole, degli ospedali, delle moschee e delle chiese di Gaza, rientra nella politica israeliana nota come Dottrina Dahiyeh.

Ideata dall’allora Capo di Stato Maggiore dell’esercito israeliano il Generale Gadi Eizonkot durante l’assalto al Libano del 2006, questa dottrina militare incoraggia la distruzione delle infrastrutture civili per esercitare pressione sulla popolazione affinché si rivolti contro le forze di Resistenza armata.

A Gaza, la dottrina è stata intensificata e ampliata per creare una divisione tra il popolo e la Resistenza attraverso la politica di colpire e terrorizzare, oltre a rendere Gaza abitabile, il che favorirebbe i piani di Israele di spopolare Gaza.

Tuttavia, prendere di mira le strutture delle Nazioni Unite ha obiettivi a lungo termine che si intersecano con la stessa causa palestinese: prendere di mira l’interrelazione tra l’UNRWA, i rifugiati palestinesi e la creazione e legittimità di Israele.

L’UNRWA fu istituita dall’Assemblea Generale nel 1949, e divenne ufficialmente operativa nel 1950, per fornire servizi alle centinaia di migliaia di palestinesi che furono espulsi dalle loro case dopo la nascita di Israele.

Oggi, 5,9 milioni di palestinesi sono sotto il mandato dell’UNRWA in Cisgiordania, Striscia di Gaza, Siria, Giordania e Libano. Il mandato include anche gli sfollati dalla guerra del 1967, nonché gli sforzi di soccorso per le famiglie povere che non soddisfano i criteri dei rifugiati palestinesi ma vivono nelle cinque regioni operative dell’UNRWA.

I servizi includono l’assistenza sanitaria, il benessere e l’istruzione. All’UNRWA è stato riconosciuto il merito di aver svolto un ruolo fondamentale nel rendere i palestinesi tra i più istruiti della regione. I palestinesi comprendono il ruolo dell’UNRWA nel conferire loro potere attraverso l’istruzione che oggi è considerata la loro arma principale per la decolonizzazione.

 L’UNWRA e la questione palestinese 

I palestinesi hanno dibattuto a lungo sul ruolo dell’UNRWA. Alcuni sostengono che sia stata dannosa per l’autodeterminazione, poiché ha creato una cultura di dipendenza e ha depoliticizzato la Questione Palestinese, ricontestualizzandone alcuni aspetti in mere preoccupazioni umanitarie soggette a ricatto finanziario.

Altri sono convinti che l’Agenzia abbia intrappolato i palestinesi in uno stato senza pace e senza guerra, riducendo la loro capacità di sfruttare la Resistenza politica o di raggiungere il loro pieno potenziale.

Ma dal punto di vista di Israele, l’UNRWA è un nemico a prescindere, probabilmente a causa della natura trans-generazionale dell’Agenzia.

Lo status di rifugiati assegnato ai 750.000 palestinesi dopo la Nakba del 1948 è stato trasferito ai loro discendenti. Tanto che oggi la storia, la geografia e il modo di operare dell’UNRWA sono diventati intrecciati, se non sinonimi, con la Questione Palestinese e il suo continuo problema dei rifugiati.

Poiché il problema dei rifugiati rimane irrisolto, l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite è pronta a estendere ripetutamente il mandato dell’UNRWA in Palestina e nei Paesi vicini.

Il livello di impunità israeliano derivante dalla guerra di Gaza sembra aver offerto al governo israeliano una rara opportunità di ottenere ciò che non era riuscito a ottenere in circostanze diverse: paralizzare l’UNRWA e ciò che rappresenta, politicamente e logisticamente.

Alla fine, Israele spera che ciò porti a cacciare l’UNRWA da Gaza e a cedere le sue responsabilità a un’autorità locale gradita ad Israele, a condizione che Israele vinca questa guerra.

Israele: dal definanaziamento  alla distruzione dell’UNWRA 

Perché Israele, perpetuando la questione dei rifugiati palestinesi di cui fa parte l’UNRWA, getta una lunga ombra sul peccato originale dello Stato Ebraico, l’espropriazione e l’espulsione di centinaia di migliaia di palestinesi durante la Nakba.

Molti ebrei israeliani e i loro sostenitori, quindi, pensano all’UNRWA come uno strumento progettato per delegittimare il diritto di Israele di esistere; in quanto tale, sostenendo il diritto al ritorno dei palestinesi, l’UNRWA rappresenta una minaccia esistenziale per lo Stato israeliano.

Per questo motivo, nel 2017, Netanyahu disse a Nikki Haley, allora ambasciatrice degli Stati Uniti presso le Nazioni Unite e ora candidata alla presidenza, che: “È tempo che l’UNRWA venga smantellata e fusa con l’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati” (UNHCR).

L’UNHCR è progettato per fornire ai rifugiati aiuti umanitari e bisogni logistici attraverso il reinsediamento o l’integrazione nei Paesi ospitanti. Ma non possiede alcun meccanismo per il risarcimento o il rimpatrio. Se l’UNRWA venisse integrata nell’UNHCR, ciò significherebbe che ai palestinesi verrà negato l’accesso e perderanno la rivendicazione dei loro diritti storici.

Per anni, Israele ha instancabilmente esercitato pressioni per ottenere il taglio dei fondi all’UNRWA, soprattutto da parte degli Stati Uniti. Un iniziale successo è arrivato nel settembre 2018, quando il Presidente Trump ha annunciato che la sua amministrazione avrebbe cessato di finanziare l’UNRWA. Ha congelato una politica sostenuta da tutti gli ex presidenti americani, sia Repubblicani che Democratici, sin dalla fondazione dell’Agenzia 70 anni prima.

La decisione di Trump è stata revocata dall’amministrazione Biden nel 2020. In realtà, la revoca non aveva lo scopo di preservare il diritto al ritorno dei palestinesi, ma di evitare di innescare sconvolgimenti e instabilità regionali, che si sarebbero rivelati difficili anche per Israele.

Non è chiaro a questo punto se il tentativo di Israele di distruggere fisicamente le strutture gestite dall’UNRWA e prendere di mira il suo personale cambierà l’essenza operativa dell’agenzia. Ciò che sembra chiaro è che una Gaza postbellica richiederà un coinvolgimento più stretto da parte della comunità internazionale per la ricostruzione e la rinascita della Striscia, e l’UNRWA dovrà farsi carico di un peso significativo verso questo obiettivo.

Forse qui sta l’obiettivo finale di Israele: rendere la ricostruzione e il governo di Gaza dopo la guerra impossibili, o quanto più difficili possibile, anche per le Nazioni Unite e la comunità internazionale.

Emad Moussa è un ricercatore e scrittore palestinese-britannico specializzato in psicologia politica delle dinamiche degli intergruppi e dei conflitti, specializzato sulla regione del Medio Oriente e Nord Africa con un interesse speciale per Israele/Palestina. Ha una specializzazione in diritti umani e giornalismo e attualmente collabora spesso con numerosi organi accademici e mediatici, oltre ad essere consulente per un circolo di pensiero con sede negli Stati Uniti.

Traduzione: Beniamino Rocchetto – Invictapalestina.org

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