Tutta la Danimarca in piazza per la Palestina

 

Uno scrittore di We Are Not Numbers (WANN) il 7 Gennaio scorso ha tenuto un discorso di fronte ad una folta folla di manifestanti scesi in piazza a Copenhagen per chiedere il cessate il fuoco .

“Nei media ci chiamano scudi umani per giustificare la nostra uccisione. A nessuno è permesso indagare sui loro crimini, e non permettono ai media internazionali di entrare a Gaza per indagare sulle atrocità commesse lì. Questo è il primo paese nella storia che uccide migliaia di persone mentre dice al mondo che è l’unica vittima.”

 

English version

11 Gennaio 2024 di Salaheldin Eleyan

 

Nota dell’editore: Salah Eleyan stava vivendo fuori Gaza quando suo nipote Karam è stato ucciso in un bombardamento. Per onorare la memoria del bambino che amava, ha parlato a uno delle più grandi manifestazioni di protesta  mai viste a Copenaghen, tenutosi il 7 gennaio 2024. Il testo del suo discorso è riportato di seguito.

Ciao, Salam Alykum,

il mio nome è Salah, sono un palestinese, nato e cresciuto a  Gaza. Sono arrivato in Danimarca quattro mesi fa da studente per seguire il mio sogno di portare avanti i miei studi e la mia ricerca, ma sfortunatamente sono qui oggi per parlare del genocidio contro la mia famiglia e il mio popolo che si sta verificando proprio adesso a Gaza. Genocidio è l’unica parola per ciò che sta accadendo. Nessuno può descriverlo o immaginarlo.

Odio parlare di numeri, ma dobbiamo ricordare al mondo che il numero delle vittime civili uccise dal regime israeliano è di oltre 30.000 – più di 12.000 bambini e 6.000 donne. Il numero dei feriti supera i 58.000. Oltre 6mila sono ancora sotto le macerie.

Ancora una volta, odio parlare di numeri perché non siamo numeri. Le nostre vittime non sono numeri da citare ogni volta che c’è guerra e sofferenza. I nostri figli non sono numeri da segnalare come danni collaterali. I nostri figli sono vite vibranti di speranza, amore e futuro.

Quando nasce un bambino a Gaza, i festeggiamenti iniziano in tutto il quartiere. I vicini vengono a congratularsi e ad essere rassicurati sulla salute della madre. Tutti vogliono vedere questo nuovo angioletto che si è unito alla famiglia. Sono immagini della speranza che desideriamo per il futuro. I nostri figli sono volti, ricordi, risate, sono lo spirito delle case e il rumore delle cene in famiglia.

Saleh Eleyan with his nephew, Karam.

Salah con suo nipote, Karam. Foto fornita da Salah Eleyan

Uno di questi angioletti è mio nipote Karam, di 2 anni e 4 mesi, un bambino nato con bellissimi occhi marroni assonnati, che sorride a tutti, ricambiato da tutti. Contavo i giorni che mancavano alla fine del mio master per poter tornare a Gaza per ricoprirlo dei doni che gli avevo promesso e per ripagare un grosso debito di baci e abbracci che mi mandava ogni giorno al telefono. Il regime israeliano ha ucciso Karam, ha ucciso la mia anima e la persona più vicina al mio cuore. È una ferita dolorosa dentro di me che non guarirà mai.

Non soltanto hanno ucciso dei bambini. Stanno uccidendo ogni persona vivente che potrebbe portare speranza a Gaza. Hanno ucciso i nostri migliori professori, i nostri migliori medici, i nostri migliori ingegneri, i nostri migliori giornalisti, i nostri migliori insegnanti… ma piu di ogni altra cosa le nostre migliori mamme e papà. È un genocidio contro ogni significato della vita e della speranza per il futuro palestinese. Ogni ora sentiamo parlare di nuovi massacri. Le nostre famiglie aspettano solo il loro turno per essere annientate, una per una.

Nei media ci chiamano scudi umani per giustificare la nostra uccisione. A nessuno è permesso indagare sui loro crimini, e non permettono ai media internazionali di entrare a Gaza per indagare sulle atrocità commesse lì. Questo è il primo paese nella storia che uccide migliaia di persone mentre dice al mondo che è l’unica vittima.

È il primo paese nella storia moderna i cui leader si presentano davanti ai media usando termini razzisti e genocidi e affermano che ciò serve a proteggere la civiltà occidentale. Che tipo di civiltà ha bisogno di annientare un intero popolo per proteggerlo? Che tipo di civiltà si protegge uccidendo un bambino ogni 10 minuti? Che tipo di civiltà protegge con uccisioni di massa, punizioni collettive e tagli di cibo, acqua, elettricità? Lasciatemelo dire come sopravvissuto alle guerre precedenti e come zio di un bambino massacrato: questi sono crimini di guerra e non li dimenticherò né perdonerò.

Le persone ci chiedono cosa possiamo fare. Possiamo fare molto. Il vostro boicottaggio delle aziende e dei marchi che sostengono l’occupazione e l’apartheid è un dovere. Pubblicare ogni giorno sui social media, diffondere consapevolezza ed educare noi stessi è un must. Parlare apertamente ogni volta che ne abbiamo l’opportunità è d’obbligo. Partecipare a queste manifestazioni e mantenere lo slancio è una condizione imprescindibile.

Siamo venuti qui per chiedere un cessate il fuoco immediato, per porre fine all’assedio, alla fame e alla pulizia etnica sistematica. Ne abbiamo abbastanza. Ne abbiamo abbastanza dell’ipocrisia, ne abbiamo abbastanza della complicità e ne abbiamo abbastanza del silenzio.

A coloro che vogliono un diverso standard di diritti umani per i palestinesi, diciamo che il nostro diritto alla vita non è condizionato, il nostro diritto alla libertà non è condizionato, il nostro diritto all’autodeterminazione non è condizionato. Siamo nati liberi, non schiavi.

Chiunque vuole la pace deve lottare per la giustizia. Quattro generazioni di palestinesi sono state oppresse e uccise dallo stesso regime. I criminali di guerra che hanno commesso i massacri di Gaza 15 anni fa, sono ancora al potere.

Europa, dove sono le tue sanzioni? Europa, dov’è la tua condanna del genocidio? Quando diciamo che il silenzio è complicità, lo intendiamo sul serio. Siamo ormai a una svolta storica. Puoi essere a favore o contro il genocidio, non c’è altra opzione. Come popolo palestinese, rendiamo omaggio allo stato del Sud Africa. Coloro che hanno sconfitto il genocidio e l’apartheid conoscono molto bene il nostro dolore e la nostra sofferenza. E coloro che sostengono il genocidio e i crimini di guerra dovrebbero preoccuparsi ora perché la storia non dimentica e le persone non si stancano di chiedere la propria libertà.

Il mio messaggio è questo: sappiamo che il dolore è profondo e le immagini dei nostri bambini schiacciati sotto le macerie sono devastanti. Sappiamo che siete stanchi, ma anche i nostri cari a Gaza sono stanchi. Non possiamo permetterci il lusso di crollare. Continueremo a lottare per la nostra libertà, per la nostra giustizia e per la nostra autodeterminazione, e il mondo intero vedrà.

 

Traduzione di Nicole Santini