Il giudice ha respinto la causa contro Biden per motivi tecnici, ma ha confermato in termini forti la recente decisione della Corte Internazionale di Giustizia.
Fonte. English version
Di Mitchell Plitnick – 1 febbraio 2024
Senza dubbio, i sostenitori dell’appoggio dell’amministrazione Biden al Genocidio di Israele a Gaza stanno cantando vittoria per la sentenza federale di ieri su una causa intentata contro l’amministrazione dal Centro per i Diritti Costituzionali (Center for Constitutional Rights – CCR) secondo cui l’amministrazione è complice del Genocidio a Gaza.
Il CCR ha intentato causa a nome di Defense for Children International – Palestine (Difesa Internazionale per l’Infanzia – Palestina) e al-Haq, nonché a nome di otto palestinesi americani che hanno perso numerosi membri della famiglia e hanno subito altre gravi perdite a Gaza. La Corte federale ha stabilito di non avere giurisdizione per decidere sul caso, poiché era di natura politica. Per quello che vale, non sono un avvocato, ma ho avuto una certa esperienza in questo tipo di casi nel corso degli anni e penso che la decisione sia stata probabilmente corretta. In effetti, come sto per esporre, in realtà è stata quella più vantaggiosa per la difesa della Palestina.
La Corte ha stabilito che decidere su questo caso significava esprimere un giudizio sulla politica estera americana e, come scritto nella decisione: “Poiché qualsiasi determinazione a contestare la decisione del ramo esecutivo del governo sul sostegno a Israele è irta di serie questioni politiche, le affermazioni presentati dai querelanti qui si trovano al di fuori della giurisdizione limitata della Corte”.
Questo è corretto, secondo il principio della separazione dei poteri e la struttura costituzionale fondamentale del governo federale. Indubbiamente, questo è deludente per chiunque avesse anche solo un barlume di speranza che un tribunale statunitense potesse pronunciarsi a favore della causa del CCR. Può darsi che io possa adottare un approccio più positivo qui perché non ho mai pensato per un momento che ci fosse qualche possibilità di una vera vittoria in tribunale, e il mio sostegno alla causa è sempre stato radicato nei vantaggi del portarla semplicemente in essere. In questi termini, questa decisione ha superato di gran lunga le mie aspettative.
La Corte ha scritto nella sua decisione che: “L’evidenza indiscussa davanti a questa Corte è conforme alla conclusione della Corte Internazionale di Giustizia e indica che l’attuale trattamento dei palestinesi nella Striscia di Gaza da parte dell’esercito israeliano può plausibilmente costituire un Genocidio in violazione delle norme internazionali”. Sia la testimonianza incontrovertibile dei querelanti, sia il parere degli esperti offerto durante l’udienza su queste mozioni, nonché le dichiarazioni rese da vari ufficiali del governo israeliano, indicano che l’assedio militare in corso a Gaza ha lo scopo di sradicare un intero popolo e quindi rientra plausibilmente nell’ambito del divieto internazionale contro il Genocidio”.
Fermiamoci un attimo e analizziamo. Questo è un giudice federale, e non si è limitato a citare la sentenza della Corte Internazionale di Giustizia secondo cui esisteva un caso plausibile secondo cui Israele stava commettendo un Genocidio a Gaza. È andato oltre e ha affermato che esisteva un caso plausibile, anche usando un linguaggio che lasciava intendere che ritenesse il caso abbastanza convincente. Si tratta di un enorme passo avanti e dobbiamo far sì che questo sia il punto di partenza, e non una sentenza basata su una questione tecnica di giurisdizione. Un giudice federale si è spinto al punto di affermare che gli Stati Uniti erano complici del Genocidio israeliano a Gaza.
Infatti, il giudice è andato anche oltre nella sua conclusione. “Ci sono rari casi in cui il risultato preferito è inaccessibile alla Corte. Questo è uno di quei casi. La Corte è vincolata dai precedenti e dalla divisione dei nostri rami coordinati del governo ad astenersi dall’esercitare giurisdizione in questa materia. Tuttavia, come ha riscontrato la Corte Internazionale di Giustizia, è plausibile che la condotta di Israele equivalga a un Genocidio. Questa Corte implora gli imputati di esaminare i risultati del loro costante sostegno all’assedio militare contro i palestinesi a Gaza”.
Il giudice afferma che vorrebbe che la legge gli permettesse di accogliere la mozione del CCR e degli altri querelanti. Esprime chiaramente che ne hanno il diritto, ma che non ha il potere giuridico di agire su loro richiesta. Questa è un’affermazione monumentale. Arriva addirittura a dire a Joe Biden e al resto della sua amministrazione criminale di riconsiderare la loro politica omicida. Questo non deve essere minimizzato.
Questa non è una sconfitta. Il Giudice Jeffrey White, ha effettivamente creato una situazione che, a mio avviso, è più vincente che se avesse deciso a favore del CCR.
Se lo avesse fatto, l’amministrazione avrebbe immediatamente presentato ricorso e quasi sicuramente avrebbe ottenuto un’ingiunzione temporanea che impediva l’attuazione della decisione fino alla risoluzione del ricorso. In appello, è estremamente probabile che la decisione sarebbe stata annullata a causa dello sconfinamento giurisdizionale.
Ma è quasi altrettanto probabile che un tribunale superiore avrebbe anche affermato la posizione dell’amministrazione Biden secondo cui il caso della Corte Internazionale di Giustizia è “privo di merito”, e probabilmente avrebbe difeso anche qui la politica di Israele e degli Stati Uniti. Ciò avrebbe vanificato quasi completamente la decisione di White.
In questo modo, la decisione di White è l’ultima parola e rappresenta una conferma della decisione della Corte Internazionale di Giustizia. Oltre a ciò, rappresenta un rimprovero da parte del sistema legale degli Stati Uniti al sostegno di Biden al Genocidio di Israele a Gaza.
Questo deve essere gridato ai quattro venti negli Stati Uniti. Questa non è stata una sconfitta, questa è stata un’enorme vittoria per Gaza, per la Palestina e, sì, per la giustizia e anche per la parte migliore degli Stati Uniti. Siamo tutti debitori al RCC per aver portato avanti questa causa, e per i sette coraggiosi: Ahmed Abu Artema, il Dottor Omar Al-Najjar, Mohammed Ahmed Abu Rokbeh, Laila Elhaddad, Waeil Elbhassi, Mohammad Herzallah, Basim Elkarra e un altro querelante anonimo, nonché DCI-Palestina e Al-Haq per aver intentato questa causa.
E sì, dobbiamo gratitudine a Jeffrey White per aver preso posizione e aver detto la verità, parlando a favore della giustizia. So che molti sono delusi dal fatto che non abbia sentenziato diversamente. Lo capisco. Ma a mio parere ha fatto tutto il possibile entro i limiti della legge e, di fatto, ha finito per prendere quella che sarebbe stata la strada politicamente più vantaggiosa per la difesa e il sostegno della Palestina.
Questa è stata una vittoria importante e dobbiamo considerarla come tale.
Mitchell Plitnick è Direttore di ReThinking Foreign Policy (Ripensare la Politica Estera) e autore, con Marc Lamont Hill, di “Ad Eccezione Della Palestina” (Except for Palestine) pubblicato nel febbraio 2021 dalla New Press.